Anziché incentivare la larghezza di banda della Rete Il digitale terrestre non serve nemmeno al "pluralismo" dell'informazione Il neoduce fa pagare alla Rai il conto salato di "Rete4" e scatena la guerra contro Murdoch Nessuna rivoluzione copernicana nel campo delle telecomunicazioni. Nessun "viatico di pluralità e democrazia". Questi giochi di parole provenienti da interessati di parte borghese servono solo a rafforzare l'impero mediatico anticomunista e fascista berlusconiano spalleggiato da una "sinistra" borghese che se n'è infischiata delle due sentenze della Corte costituzionale che imponevano a Mediaset di scendere da tre reti a due, e della sentenza della Corte di giustizia europea del 31 gennaio 2008 che ha dichiarato illegittime le leggi italiane in materia. Ma la regolamentazione capitalistica delle limitate frequenze televisive è da sempre un far west che ha visto il cavaliere piduista usare mille sporchi stratagemmi in difesa delle sue tv, con le buone o con le cattive. A partire dalla legge Mammì del 1990 e poi quella Maccanico (di "centro-sinistra", approvata anche col voto del PRC) del 1997, e giù giù fino alla famigerata legge Gasparri (2004), l'armata Berlusconi si è fatta strada col bastone e la carota sulla Rai, a suon di corruzione e mitragliate ideologiche populiste e fasciste per stare al potere e consentire a Rete4 di continuare a trasmettere di fatto anche senza concessione, evitandone così l'esilio su satellite. Ma poiché il satellite non è cosa sua perché il monopolio del cielo è in mano ad un altro pescecane, tale Murdoch con Sky al quale ha dichiarato guerra senza quartiere, il neoduce - il momento - deve accontentarsi del monopolio della terra. Il tutto in barba ai diritti acquisiti da Europa7, messa sempre all'angolo pur essendo vincitrice nel 1999 di una concessione televisiva su scala nazionale di cui non ha potuto usufruire fino ad oggi per via delle frequenze occupate da Rete4. Dunque via Rete4 e al suo posto Europa7? Nemmeno per sogno: il neoduce ha imposto alla Rai l'ennesimo diktat: lo spostamento e la ricanalizzazione - a spese della collettività di RaiUno per risolvere il contenzioso tra Mediaset ed Europa7 (definito in giudicato sia in Italia che in Europa) salvando per l'ennesima volta Rete4. Dunque per Europa 7 arrivano le frequenze, ma non da Rete 4... bensì dalla riorganizzazione dello spettro VHF occupato da RaiUno. Ed ovviamente i costi di questa "riorganizzazione" sono tutti a carico della Rai. Il digitale terrestre e la chimera della "pluralità" E che dire della "mirabolante" Era Digitale? Da sempre contrabbandata a "sinistra" come il paradiso terrestre... una galassia favolosa con centinaia di canali che avrebbero ridotto le televisioni del neoduce ad un puntino insignificante nell'universo. Ciance. Per ogni canale analogico ci sarà un bouquet di alcuni canali digitali - ricevibili solo con l'apposito decoder - di qualità variabile a seconda del bit-rate di trasmissione (...chi ci rimetterà?) e criptabili da parte del gestore in modo da renderli o meno a pagamento. Niente più, niente meno, che una nuova e già vecchia tecnologia, chiusa, unidirezionale, preclusa ad ogni controllo popolare, con un grado di "interattività" ridicolo, che nel complesso lascia presagire un torbido giro speculativo sulla produzione e l'aggiornamento del software e del firmware dei milioni di decoder: uno per ogni televisore almeno fino a quando non saranno integrati direttamente nei tv di nuova generazione. Entro il 2012 la conversione al digitale è un passaggio obbligatorio dettato dalle disposizioni europee. Ma Berlusconi, ora che è al governo, vuole la digitalizzazione forzata perché da una parte stanzia direttamente quei finanziamenti pubblici al digitale terrestre (DTT) che sono in larga parte utilizzati da un soggetto che detiene già posizioni di monopolio nell'analogico, cioè da Mediaset. Dall'altra perché presentando il DTT come già funzionante ha trovato formalmente lo stratagemma che lo protegge dall'accusa di essere in posizione dominante sul mercato salvando così ancora una volta Rete4. Mentre l'operazione dei decoder digitali terrestri "gratis" (cioè a spese dei contribuenti) si configura piuttosto come il tentativo di far decollare la paytv digitale di Mediaset e mettere i bastoni tra le ruote a Sky che gli fa la concorrenza su sport, cinema, ecc. La porcheria più grande è insita nella legge Gasparri, che assicura a chi già trasmette in analogico l'esclusiva sul digitale, tagliando tra l'altro fuori chi non è ancora entrato, traslando così il monopolio dell'analogico sul digitale. Dunque, tutto lascia intendere che anziché esserci più attori ad avere una rete tv col digitale, ci saranno i soliti attori ad avere molte reti tv. In pratica le principali aziende già operanti in analogico potranno convertire in digitale il doppio delle reti già accese. Sostanzialmente Rai e Mediaset passeranno da tre a sei per ciascuna, riempiendo gli spazi "vuoti" con programmi musicali o riciclati da satellite che comunque non faranno di fatto nessuna concorrenza sul piano dell'informazione e saranno invece il pretesto infame di un "pluralismo" formalmente compiuto. 22 luglio 2009 |