Nelle mani della P3 il nero business delle megadiscariche Carboni: "La mia discarica piena di veleni è il più grande scandalo d'Italia" "La mia discarica piena di veleni è il più grande scandalo d'Italia. Lì c'è di tutto, anche la diossina". A parlare è il faccendiere Flavio Carboni, amico di vecchia data di Gelli e Berlusconi, fin dai tempi dello scandalo P2-Ior-Banco Ambrosiano che portò alla morte dei banchieri in camicia nera Sindona e Calvi, intercettato nell'inchiesta sulla loggia P3, mentre parla al telefono col direttore generale dell'agenzia sarda per l'ambiente, Ignazio Farris. Il sito in questione è quello di Calancoi, alle porte di Sassari, una mega-discarica piena zeppa di metalli pesanti, amianto, residui di cantiere, rottami, pneumatici. In quindici anni in questa vecchia cava di tufo (terreno calcareo e quindi permeabile), su quella che una volta era una verde collina, si sono formati puteolanti torrentelli carsici che potrebbero aver già infiltrato la falda acquifera. Secondo i Pm, Carboni la acquistò con l'obiettivo di ricoprire i siti contaminati, una volta stracolmi di veleni, con delle pale eoliche. Il piano prevedeva, attraverso una ragnatela istituzionale di sodali massoni, la depredazione dei fondi pubblici messi a disposizione per la bonifica, mai cominciata, dalla Regione Sardegna e dai Comuni di Sassari e Porto Torres, nonché gli incentivi per gli imprenditori dell'energia "pulita". Lo rivelano quindici delle 66 mila pagine dell'inchiesta sulla P3. L'inchiesta rivela anche che il gruppo si preparava a mettere le mani su un secondo "sito di interesse nazionale": il Sulcis-Iglesiente-Guspinese e che attraverso la società "Fonte eolica spa" sta provando a planare anche su terreni di San Giovanni Suergiu, Gonnesa, Carbonia, Sarrabus. Chi sono gli altri politici e imprenditori in odore di P3 interessati al grande affare? C'è Alessandro Alberani, del gruppo dei forlivesi, in contatto con Giuseppe Cipriani, il ristoratore veneziano titolare della catena di locali di New York, già indagato per crimini finanziari. Antonella Pau, amica storica, prestanome e nipote dell'uomo di Carboni nel Sulcis, Pinello Cossu, si lamenta del dietrofront di Alberani via sms con unŽamica: "Dopo che gli abbiamo sistemato la moglie questa è la ricompensa". La moglie di Alberani, Serena Salvigni, era stata infatti inserita nel coordinamento provinciale del PdL di Forlì-Cesena. LŽuscita di scena del primo imprenditore avrebbe costretto secondo gli inquirenti la P3 a cercare nuovo denaro. Al telefono a Carboni sfugge un altro dettaglio importante: "LŽinvito a trovare altri finanziatori mi è arrivato da Roma. Stiamo preparando una grande offensiva". Entrano in scena quindi Fabio Porcellini e Alessandro Fornari, sempre di Forlì, accusati dai Pm di finanziamento illecito: "per aver versato 6 milioni a Flavio Carboni, al coordinatore del PdL Denis Verdini, al senatore Marcello DellŽUtri e al deputato Massimo Parisi". Dai capi d'accusa notificati dal procuratore aggiunto di Roma Giancarlo Capaldo e dal sostituto Rodolfo Sabelli, emerge il coinvolgimento dell'ex direttore dell'agenzia Unicredit di Iglesias. Stefano Porcu, cagliaritano di 44 anni, avrebbe partecipato alla presunta associazione segreta "promettendo la gestione riservata delle somme di pertinenza del sodalizio". Ovvero il gruppo di politici e imprenditori che ruotavano nell'universo Carboni. Ugo Cappellacci, eletto presidente della Regione Sardegna nel febbraio 2009 per la banda berlusconiana, è indagato nell'ambito della medesima inchiesta, per abuso d'ufficio. 21 settembre 2011 |