Discorso di Denis Branzanti a Cavriago per commemorare Lenin in occasione dell'89° Anniversario della sua scomparsa La nostra strada non è la via parlamentare ma la via rivoluzionaria dell'Ottobre Scuderi: "Siete compagne e compagni di acciaio come Lenin, orgoglio del Partito e del proletariato cosciente" Saremo con Lenin e lui con noi, fin quando saremo col PMLI Pubblichiamo qui di seguito il discorso integrale che ha pronunciato il compagno Denis Branzanti, in qualità di Responsabile del PMLI per l'Emilia-Romagna, il 20 gennaio a Cavriago (Reggio Emilia), in occasione dell'89° Anniversario della scomparsa di Lenin. Dopo aver letto il discorso, il Segretario generale del PMLI, compagno Giovanni Scuderi, ha inviato al compagno Branzanti, che è anche membro del CC e dell'Ufficio politico del Partito, il seguente SMS: "Considero prezioso ed esemplare il tuo contributo teso a dimostrare che il nostro astensionismo elettorale tattico discende dagli insegnamenti di Lenin ed è conforme alla situazione concreta del nostro Paese. Grazie di cuore!". Il compagno Branzanti così gli ha risposto: "Grazie a te. Sono felice di aver dato, un seppure piccolo, contributo ideologico alla linea astensionista del Partito". Care compagne e cari compagni, il PMLI.Emilia-Romagna vi ha invitati anche quest'anno alla commemorazione di Lenin, nell'89° Anniversario della scomparsa, avvenuta il 21 gennaio del 1924. Il PMLI.Emilia-Romagna ringrazia voi tutti, compagne e compagni, per aver risposto all'appello, e auspica che la vostra preziosa partecipazione non sottragga tempo altrettanto prezioso alla campagna elettorale astensionista, che in Regione è stata aperta ieri con un banchino tenuto dall'Organizzazione di Parma, ma anzi sia occasione per darle ulteriore impulso e vigore. Il messaggio di Scuderi Tutto il Partito trae ulteriore forza e fiducia da questa manifestazione, alla quale giungono i saluti della Commissione per il lavoro di organizzazione del Comitato centrale del PMLI e del compagno Giovanni Scuderi, Segretario generale del PMLI che scrive: "Caro compagno Denis Branzanti, cari e valorosi compagne e compagni dell'Emilia-Romagna e di altre regioni, tutto il Partito è idealmente con voi per commemorare Lenin davanti alla sua statua a Cavriago. Con questa commemorazione voi dimostrate concretamente al proletariato italiano e internazionale che Lenin vive nell'epica lotta del PMLI contro il capitalismo per l'Italia unita, rossa e socialista. Al contempo voi assestate un duro colpo al capitalismo, alle sue istituzioni e ai partiti che li sostengono. Gli insegnamenti di Lenin sull'elettoralismo e il parlamentarismo borghesi, sulla democrazia borghese, sulla dittatura borghese, sulla via rivoluzionaria per la conquista del potere politico da parte del proletariato, applicati conformemente alla situazione concreta del nostro Paese e tenendo conto della storia della lotta di classe ed elettorale internazionale, ispirano la nostra tattica elettorale astensionista, rilanciata con forza e fermezza dall'Ufficio politico del PMLI in questa tornata elettorale. A nome del Comitato centrale e dell'Ufficio politico del Partito vi invio i miei più profondi e riconoscenti ringraziamenti per tutto quello che state facendo e farete nei prossimi giorni per conquistare quanti più voti rossi astensionisti a favore del PMLI e del socialismo. Teniamo sempre alta la bandiera rossa di Lenin, contro il capitalismo per il socialismo, senza deviare di un millimetro dalla via dell'Ottobre. Lottiamo uniti, sotto le bandiere rosse di Marx, Engels, Lenin, Stalin, Mao e del PMLI, aiutandoci e imparando reciprocamente, migliorando giorno dopo giorno, battaglia dopo battaglia, commemorazione dopo commemorazione il nostro lavoro al servizio del proletariato e del popolo italiano. Alla fine ne usciremo vincitori. Siatene certi. Un forte e fraterno abbraccio a ciascuno di voi. Specie a chi da molti anni tira la carretta senza mai battere ciglio e accusare un cedimento. Compagne e compagni di acciaio come Lenin, orgoglio del Partito e del proletariato cosciente. Avanti con forza e fiducia sulla via di Lenin verso l'Italia unita, rossa e socialista, come indomiti pionieri coscienti di compiere un'epica impresa, quella di aprire la strada, come nessuno ha fatto veramente prima del PMLI, al nuovo mondo, quello socialista. Non c'è impresa più bella, più utile, più entusiasmante ai fini dell'emancipazione del proletariato e dell'intera umanità che possa compiere un essere umano. Con Lenin, gli altri Maestri e il PMLI vinceremo! Il vostro compagno di lotta Giovanni Scuderi". Cavriago è come sempre il luogo prescelto per questa manifestazione, perché la presenza di questa piazza intitolata a Lenin, e di questo busto che lo ritrae, ce lo fanno sentire un po' meno lontano, ma quello che ancor più ci fa sentire vicino Lenin è lo studio delle sue immortali opere che hanno sviluppato e arricchito profondamente il marxismo, è la sua azione rivoluzionaria che è rimasta indelebile nonostante il trascorrere degli anni e degli eventi, è il suo fulgido esempio di rivoluzionario comunista dal quale umilmente ma con passione prendiamo esempio. Per questi motivi possiamo a ragione affermare che oggi Lenin è con noi, e lo è ogni giorno, e lo sarà sempre, almeno fino a quando noi saremo con Lenin, fino a quando cioè ci ispireremo a lui e ne seguiremo l'esempio applicandone gli insegnamenti alla nostra situazione specifica per conquistare l'Italia unita rossa e socialista! Dobbiamo stare con Lenin In sostanza saremo con Lenin e lui con noi, fino a quando saremo col PMLI! E dobbiamo stare con Lenin perché ciò che ha fatto Lenin in Russia e poi in URSS rappresenta un traguardo, quello della grande rivoluzione socialista d'Ottobre, al quale aspiravano e di cui necessitano i proletari di tutto il mondo, e al contempo un punto di partenza, quello della costruzione del socialismo in URSS, che costituisce, come l'ha definita Lenin, l'inizio di "una nuova epoca della storia mondiale, l'epoca del dominio di una nuova classe, oppressa in tutti i paesi capitalistici e che dappertutto marcia verso una vita nuova, verso la vittoria sulla borghesia, verso la dittatura del proletariato, verso la liberazione dell'umanità dal giogo del capitale, dalle guerre imperialiste".(1) Mao ci insegna che sono le masse a fare la storia, e ciò è profondamente vero. Ma è altrettanto vero che le masse necessitano di guide, di organizzazioni politiche che le sappiano condurre correttamente nella lotta per l'emancipazione e di persone dotate di grande forza, capacità e intelligenza politica, disposte a metterle al servizio del proletariato e del socialismo, persone come Lenin, e come Marx, Engels, Stalin e Mao, dei giganti, dei modelli rivoluzionari e marxisti-leninisti e degli esempi ai quali ci ispiriamo e ai quali si devono ispirare i proletari, i giovani e i fautori del socialismo del nostro Paese. Questi cinque grandi Maestri del proletariato internazionale hanno dato dei contributi enormi, fondamentali, alla nascita e allo sviluppo del movimento operaio internazionale, fondando e sviluppando il marxismo-leninismo-pensiero di Mao, disarcionando il capitalismo e l'imperialismo in URSS e in Cina, dove per lungo tempo ha sventolato la gloriosa bandiera rossa del proletariato rivoluzionario, dando vita al campo socialista che racchiudeva due terzi dei popoli di tutto il mondo. Ciò che è successo in URSS e in Cina, e più in generale nello stesso campo socialista, dopo la morte di Stalin e di Mao non è imputabile a questi Maestri, anche se alcuni errori dettati dall'inesperienza furono inevitabilmente commessi anche dai Maestri che poi li criticarono, bensì ai rinnegati e traditori alla Krusciov e alla Deng Xiaoping, che fecero cambiare colore al Partito e allo Stato abbandonando la via del socialismo per abbracciare quella del capitalismo, privando i popoli sovietico e cinese delle enormi conquiste sociali, economiche e politiche che il socialismo aveva sancito. Lenin ha dato un contribuito essenziale alla fondazione, allo sviluppo e al consolidamento del Partito Operaio socialdemocratico prima e del Partito Bolscevico poi, ha guidato le masse proletarie e contadine alla distruzione dell'impero zarista, ha diretto sul piano teorico e pratico la Grande Rivoluzione Socialista d'Ottobre e il primo paese socialista al mondo nei suoi primi anni di difficilissima esistenza. Poche parole per racchiudere un patrimonio ideologico, politico e organizzativo enorme e inestimabile, per il quale lo stesso Lenin ha pagato con la persecuzione poliziesca, arresti, deportazioni e confini. Ha pagato con la sua stessa vita, indebolendo il proprio fisico con un'attività politica che non conosceva soste e comportava enormi privazioni, con vari attentati subiti e in particolare quello del 30 agosto 1918 ordito dai menscevichi e dai socialisti-rivoluzionari che ne minò irrimediabilmente la salute e con essa l'azione politica, sino all'aggravarsi della sua crudele malattia e alla morte, giunta alle 18,50 del 21 gennaio 1924. Con la scomparsa di Lenin il proletariato sovietico e quello di tutto il mondo persero una guida sicura, un uomo semplice e al tempo stesso straordinario, piccolo e al contempo un gigante, un allievo di Marx ed Engels ma anche un grande Maestro. Il suo pensiero e la sua opera non andarono però dispersi, grazie a Stalin che fino a quel momento ne era stato un fedele e prezioso collaboratore e sostenitore, per poi raccoglierne il testimone e guidare saldamente l'Unione Sovietica per 29 anni durante i quali conobbe uno straordinario progresso economico e sociale grazie alla pianificazione dell'economia socialista e nonostante la gravosa seconda guerra mondiale. Il nostro ricordo quindi, e il nostro ringraziamento, vanno oggi anche a Stalin, del quale tra poco più di un mese ricorrerà il 60° Anniversario della scomparsa, che il PMLI sta celebrando con varie iniziative. Possano le fulgide figure di Lenin e Stalin, raccolte dal PMLI nella gloriosa bandiera dei Maestri, assieme a quelle di Marx, Engels e Mao, innalzarsi sempre più alte alla testa del proletariato italiano per illuminarne il cammino e la lotta per il socialismo! In particolare oggi dobbiamo studiare e applicare la linea elettorale marxista-leninista in vista delle elezioni politiche. Lenin e il parlamento borghese La lotta contro l'elettoralismo e il parlamentarismo borghesi costituiscono una delle più importanti battaglie condotte da Lenin, che considerava "(Il Parlamento borghese è) un istituto a loro estraneo (agli operai, nda), un'arma di oppressione dei proletari da parte della borghesia, un'istituzione della classe nemica, della minoranza sfruttatrice".(2) Ma la lotta contro le istituzioni borghesi andava, e va tuttora, di pari passo con la lotta per la costruzione delle istituzioni del proletariato, che durante il sistema capitalistico non possono che essere limitate ad una forma embrionale, e che Lenin aveva individuato nei Soviet, che si costituirono spontaneamente nelle fabbriche durante la rivoluzione democratico-borghese del 1905, quali organismi di base della classe operaia, e che ne favorirono l'unità, l'organizzazione e la direzione politica. I Soviet si fondavano sul concetto della democrazia diretta che si esprimeva in particolare sull'elezione diretta e sulla revocabilità immediata dei delegati da parte delle assemblee generali operaie. Furono quindi una nuova forma di democrazia, la democrazia proletaria, contrapposta a quella borghese fondata sulla delega in bianco. I Soviet, prima circoscritti tra i soli operai, si estesero successivamente ai contadini e ai soldati fungendo da contraltare al potere dello Zar che proprio nel 1905, a causa degli scioperi operai e delle rivolte popolari, sostituì il vecchio parlamento puramente consultivo, con uno nuovo, la Duma, dotato di potere legislativo. Questa però fu una concessione alla nobiltà e alla borghesia che la utilizzarono per opprimere e depredare ulteriormente il popolo. Il Partito Operaio Socialdemocratico di Lenin e Stalin, che lavorava per il rafforzamento dei Soviet, inizialmente boicottò la Duma non partecipando alle sue elezioni, successivamente la utilizzò in senso rivoluzionario come tribuna per denunciare la borghesia e lo Zar quando ancora le masse dovevano fare esperienza in tal senso. Le sorti dei Soviet seguirono quelle della lotta di classe e con la sconfitta della rivoluzione del 1905 anch'essi subirono un ridimensionamento, anche perché il regime zarista scatenò una violenta repressione che falcidiò la direzione dei partiti oppositori, con alla testa quello socialdemocratico, molti dirigenti furono arrestati e deportati o costretti all'esilio, stessa sorte toccò più volte anche a Lenin e Stalin. Essi dovettero combattere anche contro le correnti mensceviche e liquidazioniste che volevano distruggere il Partito privandolo della propria funzione rivoluzionaria per renderlo un'appendice delle istituzioni borghesi e zariste, rese sempre più reazionarie e antipopolari. In questo quadro per Lenin e Stalin era fondamentale mantenere salda l'organizzazione del Partito combinando tatticamente le forme di lotta legali e illegali, parlamentari ed extraparlamentari. In questo contesto particolare Lenin riteneva che "La lotta dalla tribuna parlamentare è obbligatoria per il partito del proletariato rivoluzionario, precisamente al fine di educare gli strati arretrati della propria classe...", per il proletariato rivoluzionario "la partecipazione a un parlamento democratico borghese... gli rende più facile dimostrare alle masse arretrate perché tali parlamenti meritano di essere sciolti...".(3) Le indicazioni elettorali di Lenin, raccolte in particolare nella sua celebre opera "L'estremismo, malattia infantile del comunismo", circa il parlamento borghese e il suo utilizzo tattico erano assolutamente corrette e corrispondevano perfettamente alla situazione di allora, sia per quanto riguarda la costruzione del Partito, l'esperienza politica e parlamentare e il livello di coscienza delle masse russe e mondiali, specie in occidente, e la strategia della rivoluzione socialista. Nel contempo però, Lenin e i bolscevichi denunciarono con forza il pantano della democrazia borghese dove li si voleva trascinare. Secondo Lenin, infatti, "La repubblica democratica è il migliore involucro possibile per il capitalismo; per questo il capitale, dopo essersi impadronito di questo involucro - che è il migliore - fonda il suo potere in modo talmente saldo, talmente sicuro, che nessun cambiamento, né di persone, né di istituzioni, né di partiti nell'ambito della repubblica democratica borghese può scuoterlo".(4) La lotta per l'abbattimento del regime zarista e per la conquista della repubblica democratica, doveva costituire solamente un passaggio verso la rivoluzione socialista, in quanto "la sorte riservata al popolo, anche nella più democratica delle repubbliche borghesi, è la schiavitù salariata".(5) Già Marx aveva "mostrato, nel farne l'analisi, il carattere sfruttatore della democrazia borghese e del parlamentarismo borghese, in cui le classi oppresse si vedono concesso il diritto di decidere, una volta ogni tanti anni, quale esponente delle classi abbienti dovrà "rappresentare e reprimere" il popolo in parlamento".(6) Non sono certo il suffragio universale e la partecipazione, più o meno ampia, del popolo al voto, che possono rendere il capitalismo democratico. Come è storicamente comprovato, il parlamentarismo borghese non distrugge le classi e la divisione in classi, anzi "Con la libertà del capitalismo 'democratico' le differenze economiche non si attenuano, ma si accentuano e si inaspriscono. Il parlamentarismo non elimina ma mette a nudo l'essenza delle repubbliche borghesi più democratiche come organi dell'oppressione di classe".(7) Per Lenin quindi "La sostituzione della Stato proletario alla Stato borghese non è possibile senza rivoluzione violenta... La necessità di educare sistematicamente le masse in questa - e precisamente questa - idea della rivoluzione violenta, è alla base di tutta la dottrina di Marx e di Engels".(8) Anche Mao rilevò poi che "Nella società divisa in classi, le rivoluzioni e le guerre rivoluzionarie sono inevitabili, che senza di esse è impossibile compiere un salto nello sviluppo della società, è impossibile rovesciare le classi dominanti reazionarie e permettere quindi al popolo di prendere il potere. I comunisti devono denunciare la propaganda menzognera dei reazionari, i quali affermano per esempio che la rivoluzione sociale non è necessaria, né realizzabile; i comunisti devono attenersi fermamente alla teoria marxista-leninista della rivoluzione sociale per aiutare il popolo a comprendere che la rivoluzione sociale non solo è assolutamente necessaria ma anche pienamente possibile, e che la storia di tutta l'umanità e la vittoria ottenuta nell'Unione Sovietica confermano questa verità scientifica".(9) La lotta del proletariato russo per creare le proprie istituzioni riprese con vigore dopo il febbraio del 1917, quando la vittoria della rivoluzione democratico-borghese portò alla caduta della monarchia. I Soviet dei deputati operai e soldati ripresero a ricostituirsi, diffondersi e radicarsi ovunque, chiedendo la fine della guerra e il raggiungimento di una pace giusta e democratica senza annessioni né riparazioni, fondata sull'autodeterminazione dei popoli; la fine della proprietà privata della terra, la sua confisca ai grandi proprietari fondiari e la sua assegnazione senza riscatto ai contadini; l'introduzione del controllo operaio sulla produzione. È così che si creò il "dualismo di potere" con il governo provvisorio che si dimostrò essere il governo della borghesia, dei kulaki e della prosecuzione della guerra imperialista. Alla VII Conferenza del POSDR che si tenne nell'aprile del '17 Lenin indicò la soluzione nel passaggio di "Tutto il potere ai Soviet", che andavano consolidati, estesi fin nelle campagne e conquistati. Il grande lavoro politico e l'agitazione tra le masse per elevarne la coscienza condotto dai bolscevichi, il formarsi e l'estendersi dei Soviet contadini che si affiancarono a quelli degli operai e dei soldati portarono allo scatenarsi della repressione e al tentativo di colpo di stato kornilovista per annientare la rivoluzione russa e i Soviet quale sua espressione di "governo" e per imporre al paese una dittatura militare. Il violento clima di repressione antibolscevico portò alla fine del dualismo di potere, non si trattava più di dare il potere ai Soviet a causa del tradimento della rivoluzione da parte dei socialisti-rivoluzionari e dei menscevichi che ne detenevano ancora la maggioranza, ma di "Preparare l'insurrezione armata, l'abbattimento della dittatura della borghesia e l'instaurazione della dittatura del proletariato". Fu proprio la vittoria della lotta popolare contro il complotto di Kornilov a mutare i rapporti di forza in seno alla sinistra russa con il passaggio di gran parte dei Soviet con i bolscevichi, che guidarono l'insurrezione vittoriosa nella notte tra il 24 e il 25 ottobre (6-7 novembre) 1917. La vittoria della Rivoluzione d'Ottobre Alle dieci del mattino del 25 ottobre Lenin, che il giorno seguente fu nominato Presidente del Consiglio dei Commissari del Popolo, si rivolge ai "Cittadini di Russia": "Il governo provvisorio è stato abbattuto. Il potere statale è passato nelle mani dell'organo del Soviet dei deputati operai e soldati di Pietrogrado, il Comitato militare rivoluzionario, che è alla testa del proletariato e della guarnigione di Pietrogrado. La causa per la quale il popolo ha lottato, l'immediata proposta di una pace democratica, l'abolizione della grande proprietà fondiaria, il controllo operaio della produzione, la creazione di un governo sovietico, questa causa è assicurata. Viva la rivoluzione degli operai, dei soldati e dei contadini!".(10) Il secondo Congresso panrusso dei Soviet di tutta la Russia che si aprì la sera del 25 ottobre proclamò la vittoria dell'insurrezione rivoluzionaria sancendo il passaggio del potere ai Soviet dei deputati operai contadini e soldati, che da forma embrionale divenne l'organo di governo della dittatura proletaria. Non era però che l'inizio della costruzione delle istituzioni proletarie, compito non certo facile sia per l'inesperienza perché ciò non era mai accaduto prima in nessun'altra parte del mondo, sia per le molteplici difficoltà: dagli attacchi interni a quelli esterni, dalla ricostruzione economica e sociale a quella appunto di creare un potere completamente nuovo. Lenin ancora una volta diede tutto se stesso in questa nuova ed entusiasmante battaglia per dare solide basi al nuovo edificio socialista. Le prime leggi varate dal nuovo governo sovietico mostrarono chiaramente qual era l'orizzonte politico: abolizione delle vecchie caste e del regime di oppressione nazionale, nazionalizzazione delle terre, di tutta la grande industria, delle banche, delle ferrovie, del commercio estero, della flotta mercantile, promulgazione della legge per l'uguaglianza delle donne, dichiarazione di uguaglianza delle diverse nazionalità della Russia, separazione della chiesa dallo Stato, separazione della scuola dalla chiesa, pace di Brest-Litovsk con la Germania. Per rendere le nuove istituzioni corrispondenti al nuovo potere politico, il 24 novembre del '17 venne varato il decreto sulla revocabilità, in qualsiasi momento, dei deputati eletti ai Soviet da parte degli elettori e il diritto di questi di eleggerne un altro al suo posto. Esso sanciva che "Nessuna istituzione elettiva e assemblea di rappresentanti può essere considerata veramente democratica e come autentica rappresentante della volontà del popolo, se non nel caso che riconosca il diritto di revoca da parte dei suoi elettori. Questa disposizione fondamentale e di principio di vera democrazia, si applica a tutte le assemblee rappresentative, senza eccezione, ad anche all'Assemblea Costituente". Il principio della democrazia diretta e della revocabilità del mandato in qualsiasi momento fu il legame che saldò le masse dell'URSS col potere sovietico diretto dal Partito Comunista Bolscevico. Tale principio venne introdotto nella prima Costituzione sovietica del 1918, così come anche in quelle del 1924 e del 1936, nonché in quelle della Cina popolare del 1954 e del 1975. Purtroppo l'aggravarsi delle sue condizioni di salute non permisero a Lenin di vedere che i primi passi, seppur passi da gigante, che muoveva il primo Stato socialista al mondo. Possiamo solo immaginare quanta gioia proletaria rivoluzionaria avrebbe provato nel vedere i popoli dell'URSS, liberi dallo sfruttamento dell'uomo sull'uomo, marciare uniti sotto la bandiera del socialismo verso l'emancipazione e il progresso socialista. Nel corso della sua vita Lenin non smise mai di approfondire lo studio delle opere di Marx ed Engels. Egli era un profondo conoscitore del marxismo. E il marxismo fu sempre, per Lenin, la scienza alla quale rivolgersi per capire gli avvenimenti e la sicura bussola con cui orientarsi per analizzare le situazioni e trovare le giuste soluzioni ad ogni problema posto dalla lotta di classe e dalla impervia e titanica impresa della costruzione e della realizzazione del socialismo. Allo stesso modo noi marxisti-leninisti italiani non dobbiamo smettere mai di approfondire le opere di Marx, Engels, Lenin, Stalin e Mao, ne dobbiamo diventare dei profondi conoscitori in quanto possiamo trovarvi le risposte generali ai problemi particolari che affrontiamo quotidianamente, come per quel che riguarda la tattica elettorale e la costruzione delle istituzioni del proletariato. Al riguardo, ciò che ci hanno trasmesso i Maestri è che l'atteggiamento elettorale, e cioè il partecipazionismo o meno alle elezioni borghesi, è una questione di carattere tattico che va valutata in base alla situazione specifica, al proprio paese, al periodo storico, ed è suscettibile di cambiamento se il Partito del proletariato lo ritiene opportuno. Mentre l'atteggiamento verso le istituzioni borghesi è una questione di carattere strategico. I marxisti-leninisti le possono eventualmente utilizzare come tribuna, ma non possono e non devono ambire a prendervi posto stabilmente, a cercare posti governativi o a sostenere in un modo o nell'altro questo o quel governo, in quanto le istituzioni borghesi, come strumento di dominio di classe della borghesia sul proletariato, sono da rigettare nel loro complesso. Lenin e i Maestri ci insegnano che il capitalismo è irriformabile I Maestri ci hanno insegnato, e la storia lo ha ampiamente dimostrato, quanto siano stati e siano fallimentari e fuorvianti i tentativi di riformare il capitalismo dal suo interno. Conquistare la macchina borghese con la via elettorale oltre che illusorio sarebbe inutile, in quanto essa, così com'è, sarebbe inservibile al proletariato, perché rispondente al sistema capitalista e al suo sistema di sfruttamento. Si tratta invece "di distruggere completamente la vecchia macchina statale e di sostituirla con una nuova".(11) "La realizzazione di qualunque nuovo sistema - ci insegna Mao - richiede necessariamente la distruzione del vecchio. Non esiste costruzione senza distruzione".(12) Il rapporto con le istituzioni borghesi costituisce quindi uno spartiacque tra i veri comunisti, cioè i marxisti-leninisti, e gli imbroglioni politici, i falsi comunisti e i revisionisti che vi sguazzano dal 1956, cioè da quando il rinnegato e revisionista Krusciov nel suo rapporto al XX Congresso del PCUS, scagliò il violento attacco al socialismo e a Stalin, affermando tra l'altro che i comunisti non avrebbero dovuto più seguire la via rivoluzionaria bensì quella parlamentare per conquistare il potere. Noi invece ci atteniamo a quanto scritto da Lenin nel 1919 nel suo "Saluto ai comunisti italiani, francesi e tedeschi", perché corrisponde perfettamente alla nostra situazione: "Soltanto dei mascalzoni o dei semplicioni possono credere che il proletariato debba prima conquistare la maggioranza alle elezioni effettuate sotto il giogo della borghesia, sotto il giogo della schiavitù salariata, e poi conquistare il potere. È il colmo della stupidità o dell'ipocrisia; ciò vuol dire sostituire alla lotta di classe e alla rivoluzione le elezioni fatte sotto il vecchio regime, sotto il vecchio potere. Il proletariato conduce la sua lotta di classe senza aspettare le elezioni per incominciare uno sciopero, benché per il completo successo dello sciopero occorra la simpatia della maggioranza dei lavoratori (e di conseguenza anche della maggioranza della popolazione). Il proletariato conduce la sua lotta di classe abbattendo la borghesia, senza aspettare nessuna votazione preliminare (organizzata dalla borghesia e che si svolga sotto la sua oppressione)... La realtà viva, la storia delle vere rivoluzioni mostrano che assai spesso 'la simpatia della maggioranza dei lavoratori' non può essere dimostrata da nessuna votazione (per non parlare delle elezioni organizzate dagli sfruttatori...) Assai spesso 'la simpatia della maggioranza dei lavoratori' è dimostrata non da votazioni, ma dallo sviluppo di un partito, o dall'aumento del numero dei sui membri nei soviet, o dal successo di uno sciopero che, per un qualche motivo, abbia acquistato grandissima importanza, o dal successo della guerra civile, ecc... La rivoluzione proletaria è impossibile senza la simpatia e l'appoggio dell'immensa maggioranza dei lavoratori per la loro avanguardia, il proletariato. Ma questa simpatia, questo appoggio non si ottengono di colpo, non sono le elezioni a deciderli, ma si conquistano con una lunga, difficile, dura lotta di classe".(13) L'analisi e il bilancio di oltre 100 anni di partecipazionismo istituzionale dimostrano che questo non ha portato, neanche nel nostro Paese, alcun frutto concreto e strategico agli sfruttati, agli oppressi e alle nuove generazioni, non ha nemmeno scalfito il potere della borghesia, anzi lo ha puntellato, e non ha fatto fare nessun passo in avanti alla lotta di classe per il socialismo, ma l'ha frenata come un enorme macigno legato ai piedi. Tant'è vero che le istituzioni borghesi sono la tomba dei partiti storici del movimento operaio che ne hanno frequentato a lungo le lussuose sale, venendone progressivamente corrotti e inglobati all'interno, come dimostra anche la spasmodica lotta per la mera sopravvivenza parlamentare, senza la quale i partiti falso comunisti non sanno che pesci pigliare. La battaglia astensionista del PMLI Queste considerazioni di carattere storico e generale, unite al distacco sempre più diffuso e deciso delle masse dalle istituzioni borghesi travolte da scandali, privilegi, corruzione e ruberie ai danni del popolo già fortemente torchiato, ci inducono a non utilizzare il parlamento nemmeno come tribuna e a propagandare l'astensionismo elettorale, considerandolo come un voto dato al PMLI e al socialismo. Come è scritto nel documento dell'Ufficio politico del PMLI del 15 gennaio "Il voto astensionista marxista-leninista è un'aperta dichiarazione di guerra al capitalismo e di schieramento militante col socialismo, che delegittima, isola, indebolisce e disgrega le istituzioni rappresentative borghesi e i partiti che le appoggiano e ne fanno parte. Quanto più voti astensionisti ci saranno, tanto meno rappresentativi risulteranno il governo, il parlamento e i partiti parlamentari". Alla bandiera dell'astensionismo marxista-leninista occorre però affiancare anche quella delle Assemblee popolari e dei Comitati popolari. In tutte le città e in tutti i quartieri vanno create le istituzioni rappresentative delle masse fautrici del socialismo, ossia le Assemblee popolari e i Comitati popolari basati sulla democrazia diretta, cioè direttamente espressi con voto palese dalle masse popolari attraverso assemblee popolari territoriali, che detengono il potere di revocabilità in qualsiasi momento degli eletti. I Comitati popolari devono rappresentare il contraltare, la centrale alternativa e antagonista delle istituzioni rappresentative borghesi, indebolendole e disgregandole, devono tutelare gli interessi politici, economici, civili e sociali delle masse e far maturare le condizioni per aprirsi la strada verso l'avvenire, il rovesciamento del capitalismo e la realizzazione del socialismo. Pur non ricalcando il modello e le finalità dei Soviet, sorti in altre condizioni, le Assemblee popolari e i Comitati popolari ne riprendono però l'essenza, in linea con gli insegnamenti di Lenin. Mentre la proposta delle istituzioni rappresentative delle masse fautrici del socialismo è di carattere strategico, anche se siamo già pronti a fare esperienze pilota in tal senso nel caso se ne presentasse l'occasione, l'astensionismo elettorale va non solo praticato subito alle elezioni politiche del 24-25 febbraio, con la diserzione delle urne, annullando la scheda o lasciandola in bianco, ma va propagandato con la massima forza possibile in questo mese di campagna elettorale per far comprendere alle masse che l'astensionismo è l'unico voto utile contro la disoccupazione, il precariato, i bassi salari, i tagli alla scuola e alla sanità pubblica, contro la corruzione e gli scandalosi privilegi dei parlamentari, contro le enormi spese militari, contro le guerre imperialiste, contro il fascismo, il regime neofascista, il capitalismo, per il socialismo! Ad ogni tornata elettorale è sempre più evidente come la scelta che si pone non è tra destra, centro e "sinistra" borghesi, ma tra capitalismo e socialismo. Infatti nessuno dei partiti in corsa per il governo mette in discussione il capitalismo italiano e la sua integrazione europea. Tantomeno mette in discussione la cornice borghese costituzionale italiana, peraltro in frantumi da tempo attraverso le leggi costituzionali e le controriforme politiche, economiche e sociali. È evidente, e dichiarato, che chiunque andrà al governo in Italia non potrà che attuare la linea imposta dall'Unione europea, sia in politica estera, come è già avvenuto per l'aggressione alla Libia e come avverrà riguardo la Siria e l'Iran, sia in politica interna per i vincoli del fiscal compact, che comporta il taglio alla spesa pubblica di 45 miliardi di euro ogni anno per venti anni. A dettare legge saranno ancora una volta le organizzazioni politiche e soprattutto quelle economiche e finanziarie della grande borghesia, in particolare la Banca centrale europea e il Fondo monetario internazionale che hanno cambiato d'un colpo i governi di vari paesi europei per sottometterli alle proprie ricette ultraliberiste per scaricare la crisi del capitalismo interamente sulle spalle delle masse lavoratrici e popolari. Ciò è successo anche in Italia dove con un golpe bianco della grande finanza e dell'Unione europea imperialista con la connivenza e la collaborazione di Napolitano, lo screditato e inaffidabile neoduce Berlusconi è stato sloggiato per far posto al tecnocrate liberista borghese Monti, appoggiato dalla stragrande maggioranza dei partiti della destra e della "sinistra" borghese, a partire dal PD, e che ha affossato l'Italia, anziché "salvarla dal baratro", come cianciava. A conferma di quanto affermato da Lenin, e cioè che "La potenza del capitale è tutto, la Borsa è tutto, mentre il parlamento, le elezioni, sono un gioco da marionette, di pupazzi".(14) Al governo Monti dobbiamo il record della disoccupazione, soprattutto giovanile, delle tasse, della cassa integrazione e della miseria. Ciononostante il "centro-sinistra" di Bersani-Vendola, che prevede di conquistare la maggioranza elettorale, è disposto a riallearsi con lui per portare avanti la politica di massacro sociale. Per i lavoratori e per le masse popolari non si prospetta quindi nulla di buono: stessa la musica e stessi anche i suonatori. Anche perché il neoduce Berlusconi, che i rimbambiti dirigenti della "sinistra" borghese avevano dato sconfitto, per l'ennesima volta non parte certo sconfitto dato anche il suo potere mediatico ancora intatto e in ogni caso potrebbe rivestire un ruolo importante per il varo delle controriforme neofasciste, in particolare quella elettorale e quella presidenzialista, e conquistare ulteriore spazio di manovra per tutelare i propri interessi personali, economici e giudiziari unitamente a quelli dei circoli finanziari ed economici della destra borghese che rappresenta. Facciamo pertanto appello alla classe operaia, ai giovani, a tutti gli anticapitalisti e fautori del socialismo a non votare i partiti borghesi e del regime capitalista, compresi quelli falsi comunisti che hanno rinnegato la Rivoluzione socialista per sposare la "Rivoluzione civile" arancione di Ingroia, riformista e tutta interna al capitalismo, e il Movimento 5 stelle del ducetto Grillo che ha aperto addirittura ai fascisti di Casapound e chiede di eliminare i sindacati. Come ha detto il compagno Giovanni Scuderi "Non dobbiamo avere alcuna illusione governativa e dobbiamo lottare al di fuori di ogni governo borghese e delle istituzioni rappresentative borghesi per accumulare le forze e creare le condizioni soggettive per la vittoria della rivoluzione socialista".(15) La posizione e la collocazione del PMLI non può che essere all'opposizione, non solo del governo ma anche del capitalismo, al di fuori del parlamento. Per noi la strada da seguire non è quella parlamentare e istituzionale, bensì quella della lotta di classe, di massa e di piazza, la via luminosa della Grande Rivoluzione Socialista d'Ottobre guidata alla vittoria da Lenin e Stalin. Come affermato da Mao: "Se si vuol fare la rivoluzione, ci deve essere un partito rivoluzionario. Senza un partito rivoluzionario, senza un partito che si basi sulla teoria rivoluzionaria marxista-leninista e sullo stile rivoluzionario marxista-leninista, è impossibile guidare la classe operaia e le larghe masse popolari a sconfiggere l'imperialismo e i suoi lacché".(16) "Questo Partito c'è", e in Italia è il PMLI che da quasi 36 anni, senza contare i precedenti 10 di preparazione, batte sul chiodo rosso della lotta contro il capitalismo, per il socialismo, e continuerà a farlo col martello di Marx, Engels, Lenin, Stalin e Mao. Perché solo così potremo liberare il nostro popolo dallo sfruttamento dell'uomo sull'uomo, dalla miseria, dalla disoccupazione, dalle ingiustizie e dalle disuguaglianze sociali, territoriali e di sesso, dalle guerre imperialiste, e per realizzare un nuovo sistema sociale in cui al potere sia il proletariato, la sola classe che può assicurare democrazia, libertà e benessere a tutto il popolo. Per farlo abbiamo bisogno in particolare della classe operaia e delle ragazze e dei ragazzi che vogliono il cambiamento sociale perché abbandonino ogni illusione elettorale, parlamentare, governativa, riformista, costituzionale e pacifista, si astengano alle elezioni considerandolo come un voto dato al socialismo e al PMLI, e gli diano tutta loro forza intellettuale, politica, organizzativa e morale per portare fino in fondo la lotta di classe contro il capitalismo e per l'instaurazione dell'Italia unita, rossa e socialista. A loro rinnoviamo l'appello "Uniamoci contro il capitalismo, per il socialismo"! Prendiamo esempio da Lenin per combattere le istituzioni borghesi e costruire le istituzioni del proletariato! Uniamoci per far vincere l'astensionismo marxista-leninista contro il capitalismo per il socialismo! Uniamoci per creare le istituzioni rappresentative delle masse fautrici del socialismo! Solo il socialismo può cambiare l'Italia, abbattere il capitalismo e la dittatura borghese e dare il potere al proletariato! Gloria eterna a Lenin e Stalin! Avanti con forza e fiducia verso l'Italia unita, rossa e socialista! Con i Maestri e il PMLI vinceremo! Note: 1) Lenin, Per il 4° anniversario della Rivoluzione d'Ottobre 2) Lenin, La rivoluzione proletaria e il rinnegato Kautsky 3) Lenin, L'estremismo malattia infantile del comunismo 4) Lenin, Stato e Rivoluzione 5) Lenin, Stato e Rivoluzione 6) Lenin, Tesi e rapporto sulla democrazia borghese e sulla dittatura del proletariato 7) Lenin, Marxismo e revisionismo, marzo-aprile 1908 8) Lenin, Stato e Rivoluzione 9) Mao Zedong, Sulla contraddizione, agosto 1937 10) Lenin, Ai cittadini di Russia, 25 ottobre 1917 11) Lenin, Stato e Rivoluzione 12) Mao, Note su Stalin e il socialismo sovietico 13) Lenin, Saluto ai comunisti italiani, francesi e tedeschi, 10 ottobre 1919 14) Lenin, Sullo Stato, 11 luglio 1919 15) Scuderi, Applicare gli insegnamenti di Mao sulle classi e il fronte unito 16) Mao, Forze rivoluzionarie di tutto il mondo unitevi, per combattere l'aggressione imperialista, novembre 1948. 30 gennaio 2013 |