Discorso di Emanuele Sala a Firenze Il nostro è un astensionismo attivo di chi si batte contro la terza repubblica per il socialismo Cari compagne e compagni, cari amiche e amici, grazie di essere venuti al nostro dibattito pubblico. L'intervento che mi ha preceduto della brava e scintillante compagna Claudia, incentrato sulla realtà fiorentina e toscana, sui problemi più sentiti delle masse popolari della città del Giglio, sulle malefatte della giunta comunale Domenici e di quella regionale Martini, ambedue di "centro-sinistra", mi permette di passare oltre e di concentrare il mio discorso sull'illustrazione della nostra proposta elettorale a livello nazionale, del nostro programma politico, della nostra indicazione di voto. Non prima però di aver espresso la calorosa e militante solidarietà alla giusta, coraggiosa e indomita lotta degli operai dell'Electrolux (ex Zanussi) di Scandicci, da mesi impegnati nella lotta per impedire la chiusura della fabbrica e la perdita di 450 posti di lavoro. Nelle parole d'ordine sintetizzate brillantemente nel manifesto che, forse, avrete già visto affisso sui tabelloni c'è la nostra proposta elettorale. Esse recitano: "Battere la destra e la 'sinistra' del regime capitalista, neofascista, presidenzialista, federalista e interventista. Lottare contro i piani di Berlusconi e Veltroni della terza repubblica. Per l'Italia unita, rossa e socialista. Astieniti diserta le urne, annulla la scheda o lasciala in bianco". Infine: "Creare le istituzioni rappresentative delle masse fautrici del socialismo". Il tutto su sfondo rosso e accompagnate da una grande falce e martello, da sempre gli emblemi del movimento operaio, del socialismo e del comunismo. Si può essere d'accordo o meno ma è indubbio, è incontestabile che la posizione elettorale, politica e programmatica del PMLI si distingue nettamente, è cosa qualitativamente diversa da quella della destra borghese e di regime, rappresentata principalmente da Berlusconi, Bossi, Fini (e anche da Casini che se si presenta non col PdL ma come UDC); e da quella della "sinistra" borghese e di regime rappresentata principalmente dal PD di Veltroni e la Sinistra arcobaleno di Bertinotti, Diliberto, Pecoraro Scanio e Mussi. La distinzione fondamentale Ecco una distinzione fondamentale su cui vi prego di fare attenzione, una distinzione che poi a cascata caratterizza tutte le altre. Il neonazionalista e presidenzialista Veltroni dice di voler cambiare l'Italia. Il neoduce Berlusconi afferma di voler cambiare l'Italia. L'imbroglione trotzkista Bertinotti anch'egli nel suo tour elettorale sostiene di voler cambiare l'Italia. Esaminando i loro programmi elettorali emerge con nettezza che nessuno di loro vuole rovesciare lo stato esistente delle cose ma solo rafforzare, "riformare" il capitalismo, le sue istituzioni, la sua economia, chi da destra chi da "sinistra". I primi due, anche se non lo dicono apertamente, pensano a una terza repubblica che completi le "riforme" istituzionali, costituzionali ed economiche della seconda repubblica con i caratteri poc'anzi citati. Il loro scopo è rendere competitiva l'Italia capitalista e imperialista nella scena mondiale sia in campo economico che militare. Bertinotti, con una proposta riformista di stampo socialdemocratico, finisce per fare la copertura a Berlusconi e a Veltroni, per ingannare l'elettorato di sinistra già fortemente deluso dall'esperienza fallimentare del secondo governo Prodi, ciò in cambio di un po' di spazio in parlamento e in un futuro governo targato PD. E allora, chi vuole davvero cambiare l'Italia, chi vuole cambiare radicalmente il sistema economico, i rapporti di produzione e di proprietà, il sistema politico e istituzionale, le condizioni sociali deve inevitabilmente, prima o poi, abbracciare il programma del PMLI. Noi vogliamo l'Italia, unita, rossa e socialista. Unita, dal Nord e al Sud e le isole e non spezzettata in 20 stati-regioni come è accaduto, sta accadendo col federalismo razzista e xenofobo di marca bossiana. Rossa, dove primeggiano le idee e gli interessi della classe operaia e delle larghe masse popolari. Socialista, che vuol dire il proletariato al potere, edificazione di nuove istituzioni statali e culturali dirette dal proletariato e di una nuova economia senza sfruttati e sfruttatori e la divisione equa dei beni prodotti, la soddisfazione dei bisogni sociali fondamentali. Il documento dell'Ufficio politico del nostro Partito che porta la data del 3 marzo scorso, non poteva che partire dalla domanda fondamentale: "Votare per il capitalismo o votare per il socialismo"? È una domanda posta in premessa per orientare la scelta elettorale, specie di coloro che sono più informati e coscienti, in testa l'elettorato di sinistra e in primis i fautori del socialismo. Chi sceglie il capitalismo, allora può dare il suo voto ai partiti che ne sono espressione, più o meno di destra, più o meno di centro, più o meno di "sinistra". I grandi, medi e la maggioranza dei piccoli borghesi saranno senz'altro tra questi. Gli operai, i lavoratori a basso-medio reddito, i disoccupati, i precari, i pensionati più poveri, i giovani e le donne del popolo non dovrebbero essere tra questi. Anche se ancora oggi in larga parte non è così, influenzati come sono dal riformismo e dall'elettoralismo borghesi, con la coscienza politica devastata da anni e anni di deideologizzazione e decomunistizzazione da parte del PCI revisionista e dei suoi derivati e da velenose menzognere campagne anticomuniste. Chi sceglie il socialismo invece, come criterio principale della sua scelta elettorale, non può che dare il suo voto al PMLI che nella presente tornata elettorale si esprime disertando le urne, annullando la scheda e lasciandola in bianco. Non può che scegliere il PMLI perché è l'unico Partito in Italia che ha fatto del socialismo il suo programma politico e spende tutte le sue energie per creare le condizioni ideologiche, politiche, organizzative e pratiche per sviluppare un processo politico che abbia come finalità l'abbattimento del capitalismo e la conquista del socialismo. Ci accusano di usare una terminologia "vetero-comunista", di riportare indietro il dibattito perché secondo loro il "socialismo reale" è fallito, le idee del marxismo non si sono avverate. Ci accusano di essere anacronistici nel momento in cui altri partiti (falsi) comunisti, nel nostro Paese il PRC e il PdCI, si apprestano ad abbandonare (anche) la denominazione comunista e il simbolo della falce e martello, per assumere l'emblema del pacifismo piccolo borghese ed imbelle. C'è Veltroni che arriva a definire la lotta di classe "una cosa da pazzi", a sostenere che operai e padroni sono lavoratori che stanno sullo stesso piano e che devono collaborare nel processo produttivo fermo restando magri salari per i primi e lauti profitti per i secondi. Queste sì che sono affermazioni "da pazzi" che non stanno né in cielo né in terra! "I cambiamenti della società - insegna Mao nella sua opera "Sulla contraddizione" - sono dovuti principalmente allo sviluppo delle contraddizioni interne della società, cioè delle contraddizioni tra le forze produttive e i rapporti di produzione, tra le classi, tra il nuovo e il vecchio. È lo sviluppo di queste contraddizioni che fa avanzare la società, che porta alla sostituzione della vecchia società con la nuova". Noi non ci facciamo smontare dalle contingenze sfavorevoli, respingiamo con forza queste sentenze fasulle, teniamo saldi i principi e gli obiettivi proletari e rivoluzionari, certi che "a nuttata ave a passa", il riflusso ideologico e politico progressivamente si esaurirà, le condizioni rivoluzionarie riprenderanno il cammino e il socialismo tornerà di gran moda. Anzitutto tra i giovani principali costruttori del futuro. Non per caso, in occasione del 160° anniversario, abbiamo ri-pubblicato sul n.10 de "Il Bolscevico" il testo integrale del "Manifesto del Partito comunista" di Marx ed Engels, un'opera fondamentale e indispensabile che ha ispirato e continua ad ispirare i comunisti del passato e del presente, dotandoli della concezione del mondo proletaria fondata sul materialismo storico e dialettico, armandoli con la teoria rivoluzionaria che incarna il socialismo scientifico. I grandi maestri del proletariato internazionale ci hanno insegnato che il capitalismo è un prodotto della storia umana, non l'ultimo come qualcuno ha teorizzato, destinato ad esser sostituito da una società più evoluta e giusta, il socialismo e poi il comunismo. Certo non abbiamo la palla di vetro per dire e predire esattamente i tempi. Però, usando il microscopio e il telescopio del marxismo-leninismo-pensiero di Mao è possibile analizzare i fatti, le contraddizioni, le tendenze politiche in atto. Dall'89 ad oggi, ossia dal "crollo del muro di Berlino" e dal disfacimento dell'URSS socialimperialista e dei paesi revisionisti dell'Est ai nostri giorni ne è passata di acqua sotto i ponti. Paradossalmente, nel momento in cui le forze borghesi e reazionarie dichiaravano la vittoria del capitalismo sul socialismo a livello planetario, esso nell'era della globalizzazione imperialista ha mostrato senza orpelli e arrogantemente la sua natura mostruosa sfruttatrice e oppressiva, la sua tendenza inarrestabile rapinatrice e guerrafondaia, la sua incapacità di risolvere le contraddizioni sociali umane sia nei paesi ricchi, ancor più nei paesi poveri del Terzo mondo. I crimini del capitalismo Nessuno può negare che il mondo oggi è attraversato da ingiustizie inedite, crescenti, disumane e intollerabili. Miliardi di uomini e donne costretti a vivere con un dollaro al giorno. Masse enormi, gigantesche, che muoiono di fame, che non dispongono dell'acqua potabile, non dispongono di un tetto dignitoso, non sono nelle condizioni di curare la salute e di combattere patologie micidiali come l'Aids e altre malattie infettive. Donne che muoiono di parto, donne ridotte schiave del sesso. Bambini che periscono come le mosche per fame, malattie, non hanno diritto all'istruzione, sono avviati al lavoro minorile, quando non sono venduti per svariati scopi, tutti infami e nefandi. Poi il sottosviluppo, la mancanza di lavoro, l'assenza di un reddito per vivere o sopravvivere che sono all'origine dell'immigrazione di dimensioni bibliche dai paesi poveri a quelli ritenuti ricchi, compresa l'Italia. Ai detrattori del socialismo e del comunismo noi ricordiamo loro i crimini del capitalismo e dell'imperialismo: il macello perpetrato nella prima come nella seconda guerra mondiale; i mostri del nazismo in Germania e del fascismo in Italia nati nel seno del capitalismo; i campi di sterminio hitleriani; le bombe atomiche sganciate su Hiroshima e Nagasaki, le sanguinose guerre di aggressione da parte dell'imperialismo Usa in Corea, in Vietnam e in Cambogia, le feroci dittature militari in Spagna, in Cile, in Argentina e altri paesi dell'America Latina. Ricordiamo loro le invasioni militari del Kossovo, dell'Afghanistan e dell'Iraq, promosse dall'amministrazione Bush e appoggiate dai governi italiani da D'Alema e Berlusconi e Prodi, compiendo distruzioni e devastazioni di enormi proporzioni di persone e cose. Con la giustificazione della lotta al terrorismo, sono tornati i campi di concentramento come quello di Guantanamo e altri meno conosciuti dove i reclusi, presi e torturati, non sanno nemmeno cosa gli è loro imputato di preciso. Ricordiamo inoltre la quarantennale aggressione, occupazione, devastazione, affamamento del popolo palestinese da parte dei sionisti israeliani, da sempre sostenuti e foraggiati dall'amministrazione degli Stati Uniti. Le delizie del capitalismo si fanno sentire per le masse lavoratrici e popolari anche nei paesi occidentali industrialmente sviluppati, sia pure con intensità e modalità diverse. Sfruttamento, disoccupazione, oppressione, ingiustizia sociale, povertà esistono eccome anche in essi. Basti dire che nel paese più ricco del mondo, gli Usa di Bush, 28 milioni di persone per mangiare hanno bisogno del sussidio alimentare dello Stato, che altre 10 milioni di ragazze madri per andare avanti ricevono il tagliando per comprare i generi di primissima necessità, che oltre 40 milioni di americani non ha la copertura per l'assistenza sanitaria. Disoccupazione, precariato, bassi salari, povertà sono fenomeni in crescendo nel nostro Paese. Negazione di un futuro degno di essere vissuto per le nuove generazioni. Regressioni pericolose per i diritti delle donne. Negazione dei diritti fondamentali per un numero crescente di persone. La catena interminabile di infortuni mortali sul lavoro. Le recenti terribili e intollerabili stragi operaie alla ThyssenKrupp di Torino e alla Truckcenter di Molfetta, ma anche la morte di tantissimi lavoratori che prosegue senza soluzione di continuità per cancro da esposizione all'amianto, parlano da sole. Noi vogliamo mettere fine a tutto ciò, una volta riusciti a conquistare e fondare la Repubblica socialista italiana. Vogliamo cambiare tutto, è scritto nel documento dell'Ufficio politico del PMLI. "Dal sistema economico alle istituzioni; dall'ordinamento giuridico e militare all'istruzione. Cancelleremo le differenze tra città e campagna, tra lavoro manuale e intellettuale. La legge economica fondamentale non sarà più quella della realizzazione del massimo profitto in vigore nel capitalismo, ma quella del massimo soddisfacimento delle esigenze materiali, sociali e culturali delle masse". Noi proponiamo un nuovo tipo di Stato fondato sulla dittatura del proletariato e sull' "autogoverno dei produttori", in cui i lavoratori si amministrino da sé e insieme amministrino e dirigano gli affari economici e politici dello Stato socialista. Intendiamo le fabbriche, le aziende agricole e commerciali, gli organi elettivi centrali e locali, la sanità, la cultura, la scuola, l'università e ogni altro settore statale pubblico. Nel Rapporto politico del 3° Congresso nazionale del PMLI abbiamo tracciato, nelle sulle linee fondamentali il disegno generale di socialismo che vogliamo realizzare in Italia. Per chi è interessato ad approfondire il tema, può chiedere e leggersi questo documento congressuale. Il programma del PdL di Berlusconi Fin qui abbiamo indicato il discrimine tra capitalismo e socialismo, per orientare il voto. Ma a questo criterio di carattere strategico se ne potrebbe unire, in subordine, un altro che è questo: di chi fanno gli interessi i programmi elettorali delle principali forze parlamentari in campo, PdL, PD e Sinistra arcobaleno? Sul miliardario piduista e filomafioso di Arcore e sulla forza politica di cui è premier candidato, il Popolo della libertà, composto essenzialmente da Forza Italia, dalla Lega di Bossi e da AN di Fini non vorrei dilungarmi. Giacché ogni democratico, progressista e antifascista sa (o dovrebbe sapere) chi é Berlusconi, cosa ha fatto nei cinque anni in cui è stato al governo, quali finalità si propone nel caso che tornasse a Palazzo Chigi, di chi fa gli interessi economici e sociali. Troppo lunga la lista delle sue malefatte. È Berlusconi, per dirne una, che ci ha portato in guerra in Iraq. E poi, le leggi vergogna sulla giustizia, la Bossi-Fini sull'immigrazione, la Fini-Giovanardi sulle droghe, l'attacco all'art.18, la "riforma" Maroni sulla previdenza, le controriforme scolastiche della Moratti, quella vergognosa di Gasparri sulla Rai e le telecomunicazioni, la legge 40, anch'essa vergognosa, ferocemente antifemminile, sulla fecondazione assistita, le politiche fiscali a favore dei ceti ricchi e ricchissimi. Inoltre le "riforme" costituzionali presidenzialiste e federaliste sul filo del separatismo bocciate dal referendum popolare. In questo contesto non vogliamo dimenticare la mattanza del 2001 in occasione del G8 a Genova, contro la grande manifestazione dei No Global, con la morte del giovane antimperialista, Carlo Giuliani, e le violenze bestiali e le torture fasciste attuate nella scuola Diaz e nel carcere di Bolzaneto. Noi il neoduce Berlusconi non lo abbiamo mai sottovalutato sin da quando è sceso nell'arena politica come leader della Casa del fascio. Abbiamo sempre denunciato con determinazione il suo disegno politico reazionario e i suoi provvedimenti di legge proposti e approvati. E continueremo a combatterlo e a criticare il programma elettorale del PdL. Programma che in un punto centrale, quello di far affermare la terza repubblica, converge vistosamente con quello del PD di Veltroni. Per il resto, ripulito dalle promesse destinate a scomparire il giorno dopo lo spoglio delle schede, è un'accozzaglia di proposte liberiste, filopadronali, antipopolari. Il pogramma del PD di Veltroni E veniamo a Walter Veltroni e al Partito democratico, definiti da una grande fanfara mediatica e propagandistica la vera novità nella scena politica italiana. Le cose non stanno affatto così. La novità è più apparente che vera. In ogni caso non va a favore della classe operaia e delle masse popolari. Veltroni non è certamente un politico di primo pelo. Il suo percorso nasce come (falso) comunista, in realtà revisionista nelle file della Fgci e del PCI con incarichi di primo piano. Prosegue come liberale anticomunista nelle file del PDS, in quelle dei DS, assumendo cariche importanti come la vicepresidenza del consiglio nel primo governo governo Prodi, la segreteria del partito e quella di sindaco della capitale. Per arrivare all'oggi con i panni neonazionalisti e presidenzialisti a capo del PD con la barra dritta verso la terza repubblica. Attenzione dunque a non farsi imbrogliare dall'immagine mediatica, virtuale e non veritiera, che Veltroni sa dare di sé; in questo egli è efficace quanto Berlusconi. Quanto al PD, sotto il suo simbolo si nascondono due vecchi partiti: i DS, salvo la componente di Mussi e Salvi che hanno dato vita alla Sinistra Democratica (SD) ora confluita nella Sinistra arcobaleno, e la Margherita con le sue origini democristiane. Partiti questi che costituivano l'asse portante della coalizione denominata Unione e del governo Prodi di cui rivendicano l'operato. Il che dice già molto, visto che l'operato del governo Prodi non ha rappresentato affatto una svolta rispetto al precedente governo Berlusconi in politica estera, in politica economica e sociale, nel campo delle "riforme" istituzionali, della previdenza, del lavoro, della scuola e università. Visto che gran parte delle promesse sancite nel programma dell'Unione sono andate deluse, lasciando praticamente intatte quasi tutte le controriforme berlusconiane. Visto che non ha attuato la redistribuzione del reddito, come aveva promesso, a favore dei lavoratori dipendenti e dei ceti più deboli, e ha proseguito ad elargire cospicui sgravi fiscali alle imprese, ai padroni. Nemmeno ha ridotto la precarietà che ormai interessa milioni di giovani. Significativa è l'identità di vedute tra il governo Prodi dimissionario e il candidato premier del PD, Veltroni, sulla svendita dell'Alitalia ad Air France che comporta la perdita, di fatto, della compagnia di bandiera, una micidiale ristrutturazione con tagli pesantissimi all'occupazione, riduzione dei voli, taglio di rami d'azienda. Svendita momentaneamente sospesa a seguito della rottura delle trattative tra i compratori francesi e i sindacati italiani confederali e di settore. Il PD non è il parto di un moto rivoluzionario, ma una costruzione a tavolino nei piani alti del Palazzo tra vecchi volponi politici riformisti e borghesi che hanno attraversato sia la prima che la seconda repubblica, per tentare di riparare alla grossa delusione popolare che ha fatto seguito al governo Prodi e allo sfascio della alleanza politica che ne era alla base. Che ha segnato, tra le altre cose, un ulteriore spostamento a destra degli ex DS, andati oltre la socialdemocrazia per approdare sul terreno classico dei liberali, per cultura, per programma, per approdare sul terreno dell'interclassismo di marca DC, ma anche Mussolini lo praticava nella forma delle corporazioni fasciste. Un esempio lampante di questa concezione lo si trova nelle liste dei candidati dove, accanto ad esponenti del grande padronato come Massimo Calearo ex presidente della Federmeccanica, e Matteo Colannino, ex presidente dei giovani della Confindustria, accanto a un giuslavorista neoliberista come Pietro Ichino che vorrebbe licenziare i pubblici dipendenti e abolire l'art.18 dello "Statuto dei lavoratori", c'è l'operaio della Thyssen Antonio Boccuzzi, ci sono i sindacalisti della Cgil con incarichi nazionali come Passoni e Nerozzi. Da non dimenticare la riconferma dell'altro giuslavorista cosiddetto riformista, Tiziano Treu, cioè colui che ha introdotto in Italia la precarietà di massa per legge. E che dire del candidato in uniforme, il generale Del Vecchio che se n'è uscito con una dichiarazione reazionaria e bigotta contro i gay che, secondo lui, sarebbero inadatti a fare il militare? La nascita del PD è stata salutata positivamente dai "poteri forti", dalla Confindustria, dalla grande stampa borghese, ossia dalla parte avversa agli operai e alle masse popolari. Il PD si pone infatti come referente, come espressione politica di una parte della classe dominante borghese e ha come obiettivo principale la "modernizzazione" dell'Italia capitalistica per renderla competitiva sulla scena mondiale, per permettere ad essa di occupare un suo spazio imperialista sia militarmente che politicamente. Un obiettivo questo che passa dalla "riforma" della forma di Stato e di governo, da quella parlamentare e unitaria, a quella presidenzialista e federalista, attraverso l'ennesima "riforma" elettorale per giungere a un bipartitismo all'americana, con la liquidazione dei piccoli partiti. Caratteristica fondamentale della seconda e della terza repubblica in progetto è il presidenzialismo, ossia lo strapotere autoritario nelle mani del capo del governo e la riduzione del parlamento a mera azione di ratifica di quanto deciso in altri luoghi. Il presidenzialismo in Italia è sempre stato un progetto della destra fascista e golpista. La "repubblica di Salò" di Mussolini aveva questa forma autoritaria di governo. Il Movimento sociale di Almirante, Alleanza nazionale di Fini, l'organizzazione di destra di Edgardo Sogno "Pace e Libertà" legata alla Nato e ai servizi segreti, il piano per la seconda repubblica di Pacciardi, il "piano di rinascita democratica" della P2 di Gelli, perseguivano tutti il presidenzialismo. Questo progetto poi è stato fatto proprio anche da Craxi, dopo di lui da Berlusconi e la sua Casa del fascio, di seguito dai dirigenti PCI-PDS-DS e ora PD con D'Alema in testa che organizzò la Bicamerale golpista per stravolgere profondamente in quella direzione la Carta costituzionale. Il programma elettorale del PD che per inciso ha forti similitudini col manifesto della Confindustria, presentato in periodo di campagna elettorale, è perfettamente funzionale agli obiettivi generali appena detti. Tutto deve essere subordinato alla crescita economica, e quindi ai profitti capitalistici essendo questi due elementi strettamente collegati. Quindi taglio della spesa pubblica per favorire le imprese sia con sgravi fiscali sia con finanziamenti pubblici, quindi una politica di lacrime e sangue per i dipendenti pubblici. Quindi mano libera sull'Alta velocità ferroviaria e sulla costruzione dei rigassificatori e degli inceneritori. Quindi disimpegno crescente dello Stato dal sociale e dai servizi pubblici, da liberalizzare e mettere sul mercato, specie quelli dipendenti dalle amministrazioni locali che rappresentano un grosso boccone per i pescecani capitalisti. Quindi una politica del lavoro fondata sulla concertazione con i sindacati istituzionalizzati per proseguire nella sostanza con le flessibilità, col un "mercato del lavoro" totalmente deregolamentato, per accentuare una politica salariale subordinata alla produttività e alla meritocrazia padronale. Non ci si deve fare incantare da quel furbone di Veltroni che, nel suo giro elettorale ogni tanto tira fuori di tasca un bigliettino per lanciare la promessa del giorno, tot euro per i pensionati poveri, tot euro per i giovani precari, tot euro per le donne che fanno figli. Sono briciole, sono spiccioli per carpire il voto alla povera gente. Anche le dichiarazioni "antimafia" fatte in Sicilia (dove si svolgeranno anche le elezioni regionali) risultano fasulle senza una critica rigorosa e coerente dell'operato del governo Prodi che ha indebolito fortemente la legislazione di contrasto della criminalità organizzata. Risultano fasulle senza una denuncia delle corpose collusioni che vanno avanti almeno dagli anni '70 tra pezzi importanti del PCI, poi PDS e infine DS e Cosa nostra ai massimi livelli, attraverso le cosiddette cooperative rosse e non solo. La Sinistra arcobaleno Le responsabilità delle politiche messe in essere dal governo Prodi ricadono sulle spalle anche di PRC, PdCI, Verdi e SD. Di cosa stiamo parlando? Delle due leggi finanziarie stangatrici 2007 e 2008 che insieme a tagli pesanti alla spesa pubblica hanno aumentato notevolmente le spese militari e regalato un mucchio di soldi alle aziende. Del rifinanziamento delle missioni militari all'estero, Afghanistan e Libano in testa, votato più di una volta. Dell'ampliamento della base Usa a Vicenza. Del protocollo Prodi del 23 luglio 2007 che nei fatti ha confermato, se non peggiorato la controriforma pensionistica di Maroni, ha confermato complessivamente la legge 30 sulla precarietà, ha anticipato pezzi di "riforma" della contrattazione come richiesto dalla Confindustria. E che dire dello scandalo pazzesco dei rifiuti in Campania che è persino peggiorato sotto il governo Prodi, con il verde Pecoraro Scanio ministro dell'ambiente? E che dire delle promesse non mantenute sulla redistribuzione del reddito per lavoratori e pensionati, sulle coppie di fatto, l'abrogazione della Bossi-Fini, ecc. ecc.? Bertinotti, Diliberto, Pecoraro Scanio e Mussi devono rendere conto di questo all'elettorato di sinistra al quale chiedono il voto. Non possono fare finta di nulla o cavarsela colla frasetta: "è tutta colpa dei poteri forti". Costoro, dopo che il governo Prodi è stato mandato a casa, dopo che l'Unione si è sfasciata, dopo la nascita del PD di Veltroni si sono messi insieme e hanno dato vita alla Sinistra arcobaleno. La Sinistra arcobaleno è una formazione politica della "sinistra" borghese, riformista con venature un po' socialdemocratiche, un pò libertarie, un pò liberali, un pò o tutte femministe. La sua costituzione segna senza dubbio una poderosa svolta a destra sia del PRC che del PdCI, anche da un punto di vista formale. Che si concretizza con l'autoscioglimento, di fatto, dei rispettivi partiti, il ripudio della denominazione comunista e l'abbandono della bandiera rossa e della falce e martello. Che significa rottura con la storia e le tradizioni comuniste, con le quali comunque non hanno nulla a che fare, significa uscire da un orizzonte di lotta per il socialismo e accettare il capitalismo, comunque riformato. È uno sbocco questo al quale dovevano arrivare prima o poi, i falsi comunisti Bertinotti e Diliberto, come c'è già arrivato Cossutta e prima di loro Occhetto, D'Alema, Fassino e Veltroni. È un elemento di chiarezza per tutti coloro che, soggettivamente, si sentono comunisti e non vogliono rinunciare a sentirsi comunisti, è un elemento chiarificatore per i fautori del socialismo che dovrebbe aiutarli a fare scelte conseguenti nel futuro prossimo. Il programma elettorale presentato in 100 punti o 100 azioni che dir si voglia, è rivelatore in questo senso, un programma riformista a tutto tondo, che ricalca in buona sostanza quello presentato nelle precedenti elezioni politiche in coalizione con l'Unione. Un programma che non mette minimamente in discussione il capitalismo e nemmeno affaccia, tra l'altro, la necessità del socialismo, che si limita alla difesa della Costituzione borghese del '48 che peraltro, di legge e di fatto, è già stata massacrata da destra, che anche sul terreno puramente riformista risulta debole con tante pecche e tante concessioni alla concezione liberale borghese. Un programma insomma per nulla antagonista e per nulla alternativo a quello del PD; casomai complementare. Che le cose stiano così è dimostrato dagli accordi fatti da Sinistra arcobaleno con il PD per le elezioni comunali di Roma dove il candidato sindaco è il destro democristiano papista Rutelli e per le elezioni regionali in Sicilia a sostegno della Finocchiaro, candidata alla poltrona che fu fino a poco tempo fa di Salvatore Cuffaro. Ecco alcune perle del programma elettorale della Sinistra arcobaleno: propone una "riforma" illusoria e ingannevole dell'irriformabile Onu; propone di venir via dall'Afghanistan ma sulle altre missioni militari, Libano in testa, non dice nulla. Rivendica l'introduzione di un meccanismo automatico di recupero dell'inflazione per salari e pensioni ma con cadenza annuale. Si afferma di voler combattere la precarietà ma non c'è la richiesta di abrogazione della legge 30. Basta con le flessibilità orarie, ma la richiesta si ferma sulle 8 ore giornaliere, con l'accettazione di due ore di straordinario; e le 35 ore settimanali che fine hanno fatto? Poco convincente risulta la proposta del salario minimo orario per legge. Non condivisibile inoltre è per noi la rivendicazione del "reddito sociale" per i giovani disoccupati, inoccupati e per i senza lavoro di lunga durata; in pratica un sussidio per altro risicato in cambio del diritto sacrosanto a un lavoro e a un reddito dignitosi. Poco credibili le preoccupazione espresse sulle pensioni per i giovani se nel contempo non si chiede l'abrogazione delle controriforme di Dini, Maroni e Prodi da sostituire con una legislazione più favorevole. Sulla difesa della laicità dello Stato non c'è la richiesta dell'abrogazione del Concordato tra Stato e Chiesa cattolica. Ridicola infine le proposta sulla riduzione dei cosiddetti "costi della politica" attraverso l'equiparazione degli stipendi dei parlamentari italiani a quelli europei. Nulla è detto sullo scandaloso finanziamento pubblico ai partiti, di cui anche la Sinistra arcobaleno beneficia a piene mani. Promesse, promesse, promesse. Ma Berlusconi, Veltroni e lo stesso Bertinotti dove sono stati in questi ultimi 14 anni? A rotazione sono stati al governo. Sotto di loro le condizioni di vita di lavoro sono peggiorate enormemente. I salari sono andati giù in picchiata a favore dei profitti e delle rendite. la precarietà è diventata la forma prevalente di occupazione, la povertà è cresciuta in modo allarmante. Lo dice l'Istat che il 14,6% delle famiglie fatica ad arrivare alla fine del mese; il 28,4% non riesce a sostenere spese improvvise; il 9,3% è in arretrato con le bollette; il 10,4% non riesce a scaldare adeguatamente la casa. Astensionismo attivo, Assemblee e Comitati popolari Compagne e compagni, amiche e amici, l'indicazione di voto del PMLI non ha nulla a che fare con quella che viene chiamata con disprezzo "antipolitica", e meno che mai è qualunquismo. L'indicazione a disertare le urne o, in subordine, a mettere scheda nulla o bianca, noi la intendiamo come un voto al PMLI e al socialismo, come un atto cosciente di ripulsa e di contestazione delle istituzioni rappresentative borghesi ampiamente fascistizzate, e ai partiti parlamentari che ne fanno parte fortemente corrotti e infiltrati dalle mafie. Naturalmente un po' tutti i partiti parlamentari si stanno muovendo in modo frenetico per contenere e per recuperare il voto astensionista e quello incerto che si aggira addirittura attorno al 30% dell'elettorato. Il PD e il PdL puntano la loro propaganda sul "voto utile" per governare, confermando che costoro viaggiano già all'interno dello schema bipartitico. Il PD inoltre, insieme a Sinistra arcobaleno riesuma lo spauracchio del ritorno di Berlusconi e Bossi al governo per chiedere voti. La Sinistra arcobaleno dal canto suo mendica voti per evitare che la "sinistra" scompaia in parlamento. La paura che impedisce di ragionare in modo razionale, il ricatto morale di appartenenza sono strumenti infidi da combattere e respingere. A chi ci chiede, anche da parte amica, perché non ci presentiamo alle elezioni, anche solo per farci conoscere di più a livello di massa e realizzare in tempi più celeri un più corposo proselitismo, rispondiamo in premessa che la nostra non è una scelta di principio ma tattica e che non è del tutto escluso che in futuro, mutando la situazione e le necessità, ci si possa presentare con forme e modalità da definire. Oggi è più utile ed efficace l'astensionismo e la lotta dall'esterno delle istituzioni rappresentative borghesi che il partecipazionismo elettorale e parlamentare. In questa scelta siamo incoraggiati e sollecitati dalla presa di coscienza di milioni di elettori che almeno dagli anni '70 in poi, in crescendo, ritengono inutile votare per difendere gli interessi delle larghe masse popolari. E poi c'è da considerare la forza corruttrice del parlamentarismo borghese: stipendi da nababbi, prebende varie, scambi di favori, mediazioni su mediazioni. Quante ne abbiamo viste negli anni di organizzazioni e di partiti extraparlamentari, sedicenti rivoluzionari e sedicenti comunisti entrare in parlamento "rossi" ed uscire rosa tendenti al bianco: Pdup per il comunismo, Avanguardia comunista, Democrazia proletaria. La stessa esperienza di Rifondazione comunista e del Partito dei comunisti italiani, non ha dato esito migliore, anzi! Ma per questi opportunisti revisionisti e trotzkisti non c'è alcuna lezione da cogliere e perseguono su questa strada fallimentare. È il caso delle frange trotzkiste uscite dal PRC, "Sinistra critica" e il Partito comunista dei lavoratori di Ferrando, con proprie liste di candidati e persino di candidato-premier; è il caso dei filoterroristi "rossi" inquadrati nei Carc, che in alcune zone presentano proprie liste, in altre danno l'indicazione di votare le suddette organizzazioni trotzkiste, in altre ancora Sinistra arcobaleno e in altre addirittura il PD (sic!). In fin dei conti costoro hanno una sola funzione: drenare il voto di sinistra deluso dai vari Bertinotti, Diliberto e "compagnia bella", tentare di recuperare parte del voto astensionista, quello politicamente più avanzato, per riportarlo all'ovile del parlamentarismo e dell'elettoralismo, per farne una loro massa di manovra da strumentalizzare. Noi chiediamo un voto astensionista consapevole e attivo, inserito all'interno di una strategia politica che tenda al coinvolgimento attivo delle masse, che propone le Assemblee e i Comitati popolari, formidabili strumenti di democrazia diretta. "L'elettorato d sinistra - è scritto nel Documento dell'Ufficio politico del PMLI redatto per queste lezioni politiche - dovrebbe anche impegnarsi a costruire in tutte le città e in tutti i quartieri le istituzioni rappresentative delle masse fautrici del socialismo ossi le Assemblee popolari e i Comitati popolari basati sulla democrazia diretta. Le Assemblee devono essere costituite in ogni quartiere da tutti gli abitanti residenti - comprese le ragazze e i ragazzi di 14 anni - che si astengono alle elezioni, che si dichiarano anticapitalisti, antifascisti, antirazzisti, e fautori del socialismo e disposti a combattere politicamente ed elettoralmente le istituzioni borghesi, i governi centrale locali borghesi e il sistema capitalista e il suo regime. Ogni assemblea popolare di quartiere - prosegue il Documento - elegge il suo Comitato popolare e l'Assemblea dei Comitati elegge, sempre attraverso la democrazia diretta, il Comitato popolare cittadino. E così via fino all'elezione dei Comitati popolari regionali e dei Comitato popolare nazionale. I Comitati popolari devono essere composti dagli elementi più combattivi, coraggiosi, e preparati delle masse anticapitaliste, antifasciste, astensioniste fautrici del socialismo eletti con voto palese su mandato revocabile in qualsiasi momento dalle Assemblee popolari territoriali. Le donne e gli uomini - eleggibili fin dall'età di 16 anni - devono essere rappresentati in maniera paritaria. I Comitati popolari di quartiere, cittadino, provinciale e regionale e il Comitato popolare nazionale - conclude il Documento - devono rappresentare il contraltare, la centrale alternativa e antagonista rispettivamente delle amministrazioni ufficiali locali e dei governi regionali e centrale". Questa delle Assemblee popolari e dei Comitati popolari, è una proposta assolutamente innovativa che in parte prende ispirazione dalla Grande Rivolta del Sessantotto, di cui cade quest'anno il 40° anniversario, e in parte dai Soviet. È indubbiamente un progetto molto ambizioso e di lunga portata che potrà realizzarsi gradualmente nel tempo con la crescita organizzativa del nostro Partito mano a mano che si radicherà in ogni angolo del Paese e con lo sviluppo conseguente della sua influenza politica tra le masse operaie, lavoratrici e popolari. Si tratta di una battaglia titanica che noi comunque vogliamo fare e vincere indipendentemente dal tempo che ci vorrà. All'opposizione del futuro governo borghese, per gli interessi immediati delle masse Un Partito come il nostro, lo avrete capito, che ha come programma fondamentale la lotta per il socialismo e la preparazione delle condizioni oggettive e soggettive per farlo affermare, anche con l'uso dell'astensionismo elettorale e la lotta all'elettoralismo e al parlamentarismo borghesi, non può che stare all'apposizione di qualsiasi governo borghese e anticomunista che uscirà dalle urne: che sia quello di "centro-destra" a guida berlusconiana, che sia quello di "centro-sinistra" a guida veltroniana. È stando all'opposizione, contribuendo allo sviluppo dell'opposizione politica e sociale nel Paese che vogliamo contrastare ogni provvedimento governativo contrario agli interessi della masse, finalizzato al restringimento degli spazi della democrazia borghese e a lanciare l'Italia in avventure militari imperialiste. A volte ci siamo sentiti accusare, in modo strumentale e disonesto, da taluni nostri detrattori, di essere settari. Niente di più falso! Siamo sempre stati disponibili e lo siamo tuttora a realizzare, in ogni campo di lotta, una larga politica di fronte unito e di unità d'azione con le forze sociali, politiche, sindacali, culturali e religiose con le quali abbiamo in comune le stesse rivendicazioni concrete immediate. Sulla base della nostra linea politica e dei nostri obiettivi, non solo siamo disponibili ma ricerchiamo attivamente tali alleanze che già ad un certo livello si realizzano qua e là, specie con i compagni di base del PRC e del PdCI o, a livello sindacale, nelle "Rete 28 aprile" della Cgil, ma che potranno realizzarsi in modo più ampio superando scetticismi e chiusure che talvolta riscontriamo nei nostri interlocutori. Il terreno di lotta è ampio e offre tante possibilità per questo tipo di alleanze e per aiutare lo sviluppo di movimenti di massa. Partendo dai temi internazionali e di politica estera, noi vogliamo batterci contro la partecipazione dell'Italia a qualsiasi guerra imperialista di aggressione, occupazione e saccheggio di risorse di altri paesi, anche sotto l'egida dell'Onu, della Nato e dell'Unione europea. Contro la partecipazione allo "scudo stellare" degli Usa e la produzione dei bombardieri F35. Noi siamo per l'uscita dell'Italia dalla Nato, dalla Ue, dalla Ueo e da tutte le alleanze imperialiste e militari, siamo per la chiusura delle basi Usa e Nato in Italia, per la revoca dell'autorizzazione del governo italiano al raddoppio della base Usa a Vicenza. Siamo per il ritiro immediato dell'Italia dall'Afghanistan, dai Balcani, a cominciare dal Kossovo, dal Libano e dall'Iraq, per il dimezzamento delle spese militari, il ripristino dell'esercito di leva e l'abolizione di quello professionale, non vogliamo il nucleare. Altro terreno è quello dei diritti economici e sociali e del lavoro. Noi vogliamo batterci assieme con coloro che condividono le stesse esigenze, per lo sviluppo e l'industrializzazione del Mezzogiorno non dando spazio alcuno alle mafie, per il lavoro stabile, a salario intero, a tempo pieno e sindacalmente tutelato per tutti i disoccupati e i lavoratori; per l'abrogazione della legge 30 e del "pacchetto Treu", la cancellazione di ogni forma di precariato e di flessibilità, compresi i contratti a termine; per la difesa dell'art.18 dello "Statuto dei lavoratori" e dei contratti nazionali di lavoro, le 35 ore settimanali a parità di salario, la sicurezza certa e controllata sul lavoro. Vogliamo batterci per forti aumenti salariali non legati alla produttività, la restituzione del fiscal drag, il ripristino della scala mobile su salari e pensioni con cadenza trimestrale; per il diritto alla casa per tutti, compresi i migranti, l'abolizione dell'ICI sulla prima casa, il risanamento delle periferie ghetto; per la diminuzione dei prezzi e delle tariffe; per l'abrogazione della Bossi-Fini sull'immigrazione. La nazionalizzazione di tutte le più grosse banche e aziende di interesse nazionale, a cominciare dalla Fiat, così come un sistema fiscale basato sulle imposte dirette che attui una vera ed effettiva progressività nella tassazione dei redditi, attraverso una lotta rigorosa all'evasione, erosione, elusione fiscali, sono altre rivendicazioni importanti che intendiamo portare avanti Vogliamo batterci per le pensioni, la sanità, l'acqua, la scuola e l'università pubbliche, per eliminazione di qualsiasi ticket sanitario e delle liste di attesa; per cancellare i progetti della Tav in Val Susa, del Ponte sullo Stretto, del Mose a Venezia, dei rigassificatori e degli inceneritori. Noi siamo per la raccolta differenziata, il riciclaggio e il riuso dei rifiuti, che vanno drasticamente ridotti attraverso la riduzione degli imballaggi delle merci. Vogliamo che sia colpito duramente lo smaltimento illegale dei rifiuti, in primis quelli industriali e speciali. Vogliamo che siano tempestivamente bonificati i terreni sciaguratamente inquinati con il deposito di rifiuti tossici. Noi siamo per lo sviluppo dell'energia pulita, rinnovabile, non inquinante che progressivamente deve sostituire quella prodotta col petrolio e il carbone. Noi siamo per potenziare e molto la rete ferroviaria, specie al Sud, per il trasporto pubblico di persone e merci. Lo stesso dicasi per il trasporto su mare. Noi siamo per una riduzione della circolazione delle auto private nelle città e il rafforzamento del trasporto pubblico su rotaie, gratis per i ceti più poveri, comunque a prezzi popolari. Particolarmente importanti sono le questioni per la piena parità tra donna e uomini in campo politico, sociale, sindacale, professionale e familiare; la socializzazione del lavoro domestico, l'abolizione del Concordato, l'abolizione della legge 40 sulla fecondazione assistita, la difesa della 194, l'introduzione della pillola RU 486, il riconoscimento dell coppie di fatto indipendentemente dall'orientamento sessuale, il testamento biologico, l'eutanasia. Circa gli scandalosi privilegi di cui godono gli uomini politici con cariche istituzionali noi pensiamo che gli stipendi del presidente della Repubblica, del presidente del Consiglio, dei ministri, dei parlamentari, dei presidenti, dei sindaci e degli assessori regionali, provinciali e comunali, così come quelli degli alti funzionari dello Stato non debbano comunque superare il triplo del salario medio operaio dell'industria. Quelle che ho qui pronunciate in forma sintetica sono solo una parte delle rivendicazioni della nostra piattaforma contenuta nel Programma d'azione del PMLI al quale rimando per una visione completa e per un approfondimento. Per noi, la campagna elettorale che stiamo conducendo a sostegno dell'astensionismo attivo e consapevole è solo un momento di un lungo cammino per fare del PMLI un grande, forte e radicato partito marxista-leninista. A questo proposito, entro l'anno terremo il 5° Congresso nazionale del PMLI, un appuntamento della massima importanza, un'occasione d'oro per i fautori del socialismo, che ancora oggi militano in partiti falsi comunisti, per prendere contatto subito con noi, per un confronto serrato sulla linea e sul programma, per prendere posto nella sua fila. Giacché, ha scritto il nostro Segretario generale, Giovanni Scuderi, nell'Editoriale per "Il Bolscevico" per il 31° anniversario della nascita del PMLI, "Quanti più saremo, tanto più il Congresso ci aiuterà a far diventare il PMLI un Gigante Rosso anche sul piano quantitativo e organizzativo. Una necessità storica - aggiunge Scuderi -, essenziale per la svolta rivoluzionaria della lotta di classe in Italia". Uniamoci per battere la destra e la "sinistra" del regime capitalista, neofascista, presidenzialista, federalista e interventista! Uniamoci per lottare contro i piani di Berlusconi e Veltroni della terza repubblica! Uniamoci per l'Italia unita, rossa e socialista! Uniamoci per creare le istituzioni rappresentative delle masse fautrici del socialismo! Asteniamoci disertando le urne, annullando la scheda o lasciandola in bianco! Coi Maestri e il PMLI vinceremo! 9 aprile 2008 |