Affossata definitivamente la scuola pubblica e instaurata la scuola del regime neofascista e della terza repubblica Il disegno di legge Aprea non deve passare Trasforma le scuole in Fondazioni, cancella i finanziamenti statali in nome dell'autonomia scolastica e del federalismo fiscale, abolisce le Rsu e riduce al minimo la contrattazione sindacale, sostituisce i consigli di circolo e di istituto con i Cda, esclude studenti ed Ata dagli organi di governo, introduce le assunzioni per chiamata diretta, gerarchizza e precarizza al massimo il corpo docenti Trasformazione delle scuole in Fondazioni, entrata di soggetti privati nella gestione delle scuole, ridefinizione dei meccanismi di finanziamento del settore sulla base dell'autonomia scolastica, del federalismo fiscale e delle logiche di mercato (concetto di "costo medio per alunno"), riscrittura di tutte le norme che presiedono al reclutamento e alla carriera dei docenti con deregolamentazione contrattuale in entrata e gerarchizzazione del corpo docenti, drastico ridimensionamento degli spazi di contrattazione sindacale con l'abolizione delle RSU della scuola, l'esclusione dagli organi di governo del personale Ata e la cancellazione del diritto di voto, anche solo consultivo, per gli studenti. È quanto prevede una proposta di legge n.953 dal titolo "Norme per l'autogoverno delle istituzioni scolastiche e la libertà di scelta educativa delle famiglie, nonché per la riforma dello stato giuridico dei docenti", depositata in parlamento il 12 maggio scorso a firma della deputata del Pdl Valentina Aprea, presidente della Commissione Cultura della Camera. Si tratta di un piano di affossamento del sistema dell'istruzione pubblica in Italia. Scuola privatizzata Già il governo Prodi, nel decreto-legge 31 gennaio 2007, n. 7, meglio noto come Decreto Bersani aveva introdotto la possibilità che i privati facessero donazioni nei confronti delle istituzioni scolastiche in cambio di sgravi fiscali. Con la proposta di legge Aprea, l'idea delle scuole come Fondazioni prende definitivamente il largo, spazzando via ogni argine alla formale indipendenza del sistema scolastico dai privati. Nel decreto infatti non solo scompare ogni tetto massimo di donazione ma, fatto senza precedenti, i privati potranno entrare a far parte direttamente dei consigli di amministrazione delle scuole, con pieno diritto di voto anche in materia formativa. Nell'art. 2 si legge infatti che ogni istituzione scolastica "può costituirsi in fondazione, con la possibilità di avere partner che ne sostengano l'attività, che partecipino ai suoi organi di governo e che contribuiscano a raggiungere gli obiettivi strategici indicati nel piano dell'offerta formativa". In premessa e nei comma successivi si specifica che i partner possono essere "enti pubblici e privati, altre fondazioni, associazioni di genitori o di cittadini, organizzazioni non profit". Nell'art.3 vengono ridefiniti gli organi di governo della scuola con la cancellazione del consiglio di istituto e l'introduzione del consiglio di amministrazione (Cda), in carica tre anni e del quale faranno parte, oltre al preside manager (dirigente-scolastico), al massimo altre 10 persone tra "rappresentanti dell'ente tenuto per legge alla fornitura dei locali della scuola" ed "esperti esterni, scelti secondo i criteri del regolamento d'istituto, stabiliti dallo stesso Cda". Nelle riunioni del Cda gli studenti minorenni non hanno diritto di voto. Altrettanto grave è il forte ridimensionamento della contrattazione nazionale, con la cancellazione della rappresentanza sindacale a livello di scuola e l'istituzione al suo posto di una "rappresentanza sindacale unitaria regionale per i docenti e l'area contrattuale della docenza", scorporata da quella sindacale, e da cui resta totalmente escluso il personale ausiliario, tecnico, amministrativo (ATA). Scuola federale La scuola che ha in mente in governo del neoduce Berlusconi è, dunque, una scuola autonoma e privatizzata, funzionale ai principi della devoluzione federalista e della sussidiarietà. Non a caso, la proposta di legge richiama continuamente i nuovi art. 117 e 118 della Costituzione (federalismo), la legge 53/03 ed i suoi decreti attuativi, il DPR 275 /99 (autonomia scolastica),la legge 62/00 (parità scolastica), il decreto legislativo 165/01 e la legge 131/03 (adeguamento dell'ordinamento della Repubblica alla legge di controriforma costituzionale n. 3/2000). Del resto, il ministro Gelmini ha chiarito che l'obiettivo è distruggere la scuola pubblica con queste parole: "L'impianto che ha visto lo Stato garante del diritto all'istruzione appare sempre più come una gabbia che limita le opportunità e la libertà di scelta... è necessario che lo Stato si faccia da parte... e che la sussidiarietà diventi la stella polare del cambiamento". All'art. 1, dal titolo "Decentramento", il disegno di legge specifica che i criteri di finanziamento saranno stabiliti dalla "conferenza Stato-Regioni" e che le regioni finanzieranno le scuole in base al "numero degli alunni iscritti in ogni istituto autonomo" ed in base al "costo medio per alunno". Se alle norme suddette si accosta anche il dettato dell'art. 11, comma 2 del Ddl, che sposta i finanziamenti in base alle "scelte delle famiglie" si può ben dire che si tratta della morte della scuola pubblica. Scuola gerarchizzata All'art. 15 si introduce per coloro che hanno conseguito l'abilitazione e sono iscritti all'albo un contratto annuale di inserimento formativo al lavoro, rinnovabile una sola volta, da stipulare direttamente con il dirigente scolastico, dunque su chiamata diretta. Il lavoro del docente precario sarà controllato da un tutor d'istituto retribuito che potrà imporgli di rimanere al lavoro anche fuori dall'orario e dalle mansioni stabilite. L'aspirante docente dovrà dunque possedere una laurea abilitante, l'iscrizione all'albo regionale degli insegnanti e il titolo di un anno di inserimento lavorativo presso una istituzione scolastica. Dell'assunzione in ruolo e delle progressioni di carriera si occupa l'art .17, il quale, precisando che i singoli dirigenti manager delle scuole potranno bandire autonomamente concorsi, divide il corpo docenti in "docente iniziale, docente ordinario e docente esperto" con un "distinto riconoscimento giuridico ed economico". I primi due livelli saranno "soggetti ad una valutazione periodica effettuata da una apposita commissione". Per diventare docente esperto si dovrà fare un concorso interno per titoli ed esami. Si può prevedere che saranno i crumiri del Cda per i quali il ddl ha disegnato uno stato giuridico paragonabile a quello delle libere professioni. Quel che è certo è che la carriera dei docenti viene gerarchizzata, con conseguente differenziazione salariale e normativa, con il chiaro intento di spaccare l'unità della categoria che in questi mesi, dalle scuole di ogni ordine e grado, è scesa compatta in piazza per affossare la scuola del regime neofascista e della terza repubblica. 28 gennaio 2009 |