In provincia di Ragusa il dramma di miseria e disperazione Si dà fuoco per opporsi alla banca che gli pignora la casa L'operaio edile disoccupato muore dopo una settimana di agonia Capitalismo assassino Dal nostro corrispondente della Sicilia L'ennesimo dramma della disperazione è esploso in una Sicilia che sprofonda sempre più nella miseria e nella disoccupazione. È successo a Vittoria in provincia di Ragusa. Giovanni Guarascio era un operaio edile disoccupato di 64 anni. Per un debito non saldato di 10.000 euro a causa di un mutuo, la banca gli aveva messo all'asta per 26.000 euro la casa pignorata. Lui si era cosparso di benzina e si era dato fuoco, le fiamme avevano raggiunto anche la moglie, la figlia e due agenti di polizia. L'operaio ricoverato con gravi ustioni all'ospedale Cannizzaro di Catania è morto dopo una settimana di agonia. È l'epilogo di una mattinata infernale per la famiglia operaia, iniziata quando l'ufficiale giudiziario si era presentato per eseguire lo sfratto e immettere in possesso il nuovo proprietario dell'immobile. Per cercare di resistere allo sfratto, operaio aveva murato con conci di tufo la porta della sua abitazione. L'esposizione di Guarascio con la banca risaliva al 2001 e il debito era cresciuto negli anni perché, con moglie e due figlie disoccupate, non era riuscito ad estinguerlo, finendo dilaniato dalla rapacità degli istituti di credito che non esitano per poche migliaia di euro a rovinare la vita di intere famiglie. Anche in Sicilia, negli ultimi giorni, si sono moltiplicati i suicidi o tentati suicidi di disperati. È chiaro che questi atti nascono da situazioni dolorosissime, in un contesto ancora più povero e difficile che in altre zone d'Italia. È in Sicilia, più che altrove, che si chiudono le fabbriche e i cantieri, è in Sicilia che un giovane su due non trova lavoro o non lo cerca nemmeno perché è rassegnato. È Sicilia che un esercito di disoccupati, precari, malpagati deve arrangiarsi ogni giorno con il supporto delle famiglie e delle misere pensioni sociali dei nonni. Sono condizioni difficilissime acuite dalle micidiali politiche antimeridionali e antisiciliane del governi nazionali e regionali che si sono succeduti, non da ultimo il governo del rinnegato Crocetta (PD) che ha varato una finanziaria di lacrime e sangue appena approvata dal parlamento siciliano. Tuttavia, invece di immolarsi al capitalismo le vittime si devono ribellare a questo barbaro sistema e lottare per distruggerlo e conquistare un nuovo sistema economico e una nuova società non più basati sullo sfruttamento dell'uomo sull'uomo e sul profitto. Non bisogna arrendersi. Mai arrendersi al capitalismo. Come ha chiaramente scritto il Segretario generale del PMLI, compagno Giovanni Scuderi, nell'editoriale per il 36° del Partito: "Per cambiare davvero l'Italia non c'è altra strada che quella di combattere contro il capitalismo, ma non basta. Occorre anche lottare per conquistare la società dei lavoratori, ossia il socialismo. Il che vuol dire accumulare le forze necessarie per la rivoluzione proletaria in modo da fare tabula rasa del capitalismo e delle sue istituzioni, cacciare la borghesia dal potere, istituire il sistema economico socialista senza più proprietà privata e sfruttamento dell'uomo sull'uomo, creare un nuovo ordinamento statale al servizio del popolo e instaurare il potere degli operai, che si chiama dittatura del proletariato". 22 maggio 2013 |