Il capo del governo Salmond mente e bara sulle cifre della disoccupazione che dilaga in Scozia Dal corrispondente dell'Organizzazione di Aberdeen (Scozia) del PMLI Il dibattito sull'urgenza di rivedere le politiche economiche e di rilanciare una nuova proposta per l'occupazione apertosi nell'estate 2007, ossia allo scoccare dell'ennesima crisi capitalistica, è più che mai all'ordine del giorno in Scozia. Le dichiarazioni del capo del governo scozzese Alex Salmond, rilasciate lo scorso 10 agosto in occasione di un'intervista radio al programma della BBC "Good Morning Scotland" (GMS), ribadivano l'impegno del Partito Nazionale Scozzese, un partito reazionario, nell'assicurare stabilità economica agli scozzesi, in special modo ai lavoratori del settore pubblico, affermando che non vi sono tagli previsti in questo settore. Si è vantato di un fatiscente primato scozzese in tempi di crisi rispetto al resto della Gran Bretagna: un alto tasso di occupazione e un calo della disoccupazione. Tale dichiarazione, smentita pesantemente dalle molteplici recenti relazioni sulla disoccupazione giovanile e sui tagli nel settore pubblico, ha dato vita a una serie di reazioni a catena che hanno visto un forte dissenso da parte dei giovani, dei lavoratori, dei sindacati e dell'opposizione. Secondo le statistiche rilasciate dal sindacato dei pubblici dipendenti GMB, il tasso di disoccupazione è particolarmente preoccupante tra i giovani e giovanissimi nella fascia d'età 16-24 che nel Nord Ayrshire toccano picchi di 30,3%. Dati provenienti dall'Ufficio delle statistiche nazionali (ONS) rivelano che 73.000 giovani, uno su quattro in alcune aree della Scozia, sono disoccupati. Contrariamente a quanto affermato da Salmond, un numero sempre maggiore di lavoratori sta subendo riduzioni delle ore lavorative ed un cambiamento di contratto da full time a part time. Inoltre, la preoccupazione degli scozzesi aumenta sempre più a causa dell'inflazione e dell'impatto che questa ha sul costo della vita e sul loro potere di acquisto. Ancora una volta invece le misure del governo favoriscono i padroni e non le masse popolari ed i giovani in cerca di lavoro. A dimostrazione di ciò vi sono le misure prese dal Partito Nazionalista Scozzese che ha cancellato il progetto di collegamenti ferroviari all'aeroporto di Glasgow che si prevedeva avrebbe creato circa 1.300 posti di lavoro e gli innumerevoli ritardi su ulteriori progetti di infrastrutture. Sono stati stanziati fondi per 1 trilione di sterline dal governo scozzese al fine di salvare dalla bancarotta alcune banche e per aiutare gli amici del grande business. Nessun aiuto è stato previsto però per i giovani e giovanissimi così pesantemente colpiti dalla crisi finanziaria mondiale capitalistica. Nessun provvedimento per assicurare lavori stabili, formazione adeguata ed un salario decente. L'Ufficio di Consulenza Legale ai Cittadini (Citizens Advice Scotland) ha segnalato che dallo scoccare della crisi economica la disoccupazione giovanile ha raggiunto picchi spaventosi negli ultimi tre anni. L'inchiesta "Being Young Being Heard" infatti rivela che il numero di giovani scozzesi nella fascia d'età 18-24 richiedente indennità di disoccupazione è aumentato vertiginosamente dal 2007: da 23.400 richiedenti in agosto 2007 a 41.895 ad agosto 2010, un aumento di ben 79 punti percentuali. Il sindacalista Jim McFarlane della coalizione socialista in una recente dichiarazione ha affermato che è necessario un programma di investimento nella creazione di occupazione per i giovani per poter garantire lavori socialmente utili indispensabili in Scozia. Il portavoce della campagna locale "Youth Fight For Jobs", Luke Ivory, ha dichiarato: "Tutti i principali partiti sembrano incapaci di offrire soluzioni alla crisi della disoccupazione giovanile che sta raggiungendo livelli disperati. Tutti loro promettono tagli selvaggi alla spesa pubblica che creerà soltanto più disoccupazione e tagli enormi al finanziamento per l'istruzione". Il cuore della questione, attorno al quale ruotano affannosamente i politicanti borghesi all'interno del parlamento al fine di arginare le ripercussioni catastrofiche dell'attuale crisi economica, è rappresentato dalle contraddizioni insite al sistema capitalistico stesso e le sue nefaste conseguenze che si abbattono sulle masse popolari tutte ugualmente colpite senza alcuna discriminazione tra studentesse, studenti, operaie, operai, lavoratrici e lavoratori del settore pubblico. Come si leggeva nel commento de "Il Bolscevico" n. 29 del 28 luglio scorso, "Gli Stati borghesi in balia della finanza internazionale", quello che emerge sempre più in maniera lampante è il ruolo assolutamente preponderante e determinante di una centrale finanziaria internazionale in grado di condizionare le economie dei singoli Stati. L'imperialismo, fase suprema del capitalismo, è un sistema parassitario tutto improntato al raggiungimento del massimo profitto; non tiene conto delle necessità delle masse popolari, piuttosto le schiaccia e costringe a pagare le conseguenze degli sporchi giochi di potere della grande finanza internazionale. L'Organizzazione di Aberdeen del PMLI esprime piena solidarietà alle masse popolari scozzesi così pesantemente colpite dalla crisi finanziaria mondiale del capitalismo. 31 agosto 2011 |