Al Mezzogiorno Il triste primato europeo della disoccupazione giovanile Sicilia 37,2% Campania e Sardegna 32,5% Puglia 31,8% Calabria 31,6% Basilicata 31,4% Al nostro martoriato Mezzogiorno va il triste primato europeo della disoccupazione giovanile (tra i 15 e i 24 anni). È quanto emerge dai dati dell'Eurostat (Ufficio statistico della Ue) che ha pubblicato le cifre relative all'occupazione nel 2007 nelle regioni dei 27 stati membri. Infatti tra le dodici regioni europee con il più alto tasso di disoccupazione giovanile, ben sei sono regioni italiane. Infatti se si esclude le prime tre posizioni occupate dalle tre regioni francesi d'Oltremare, con in testa la Guadalupa (55,7%), teatro tra l'altro da oltre un mese delle proteste di piazza contro il carovita, Reunion (50%) e Martinica (47,8), è la Sicilia la regione europea col più alto numero di giovani disoccupati, ben il 37,2%. Poi dal 7° al 12° posto, se si esclude la regione greca di Dytiki Ellada con il 31,6% (11° posto), la classifica parla tutta italiano. C'è la Campania col 32,5%, la Sardegna col 32,5%, la Puglia col 31,8%, la Calabria col 31,6% e la Basilicata col 31,4%. Nessuno sul continente ha una situazione così disastrata e drammatica, neppure l'ultima arrivata nella Ue, la Bulgaria. Se si considera che la media del tasso di disoccupazione nei 27 paesi dell'Unione è del 7,2% significa che il nostro Mezzogiorno viaggia ad una velocità di sviluppo che è quattro volte più lenta del resto d'Europa. Se poi si considera che i dati si riferiscono al 2007, è evidente che attualmente la situazione è ben più nera di quel che questi dati presentano. Basta pensare all'allarme lanciato dal governatore di Bankitalia Draghi secondo cui a causa della recessione i quattro quinti dei contratti a tempo che arriveranno in scadenza nel 2009 non saranno rinnovati. Ossia che svaniranno due milioni e 400 mila posti di lavoro. Un'ecatombe che colpirà in primo luogo i giovani, ormai assunti nella stragrande maggioranza con contratti a termine, e doppiamente i giovani meridionali, sia quelli che un lavoro precario l'avevano trovato nella loro regione sia quelli che pur di lavorare, anche a termine, erano emigrati nelle regioni del Nord. È quindi certo che quelli resi noti da Eurostat "sono dati che troveranno un peggioramento nel 2008 e ancor di più nel 2009 - denuncia preoccupato Fulvio Fammoni, segretario confederale della Cgil. - Statistiche in sequenza dimostrano come il Mezzogiorno sia lasciato al suo destino, oltre alla disoccupazione giovanile ci sono tassi altissimi di lavoro nero e sfruttamento del precariato. Sull'argomento - continua Fammoni - c'è poi una diceria da sfatare: questi dati non derivano dal basso livello di scuola e università nel Sud. I laureati del Mezzogiorno sono di ottimo livello e difatti lavorano, ma nel Nord Italia o nel resto d'Europa, alimentando una emigrazione che impoverisce ancor di più il Sud". Per Fammoni le responsabilità di questa grave situazione e del sicuro peggioramento ricadono interamente sul governo Berlusconi. "In qualunque altro paese europeo certe cifre porterebbero il governo a investire massicciamente sul Sud per invertire la tendenza. E invece il governo Berlusconi con la finanziaria di Tremonti ha fatto l'esatto contrario. Come primi provvedimenti ha tolto i processi di stabilizzazione del percariato, fornendo un effetto trascinamento negativo. In più ha depotenziato enormemente la lotta al lavoro sommerso, ridando mano libera agli imprenditori che vogliono sfruttare il lavoro nero". 25 febbraio 2009 |