Lo afferma un sondaggio del Financial Times Aumenta il divario tra ricchi e poveri Che il divario di reddito tra ricchi e poveri nel mondo sia in aumento è un dato di fatto. Tanto che lo ha rilevato persino un sondaggio effettuato dal quotidiano economico inglese Financial times, considerato quasi una Bibbia del capitalismo. Altro dato significativo è che a sostenerlo sono, tra gli altri, una consistente maggioranza degli intervistati dal sondaggio in diversi paesi come Stati Uniti, Italia, Francia, Germania, Spagna, Inghilterra e Giappone, ossia nei paesi più forti economicamente, quelli annoverati tra i paesi ricchi, dove potrebbe sembrare che tale problema non fosse certo fra quelli più evidenti. Invece anche in quei sette paesi, il sondaggio mette in evidenza che oltre l'80% ritiene a livelli intollerabili la disuguaglianza nella distribuzione del reddito e che il gap sia destinato ad accentuarsi nei prossimi cinque anni. A corredo dei risultati del sondaggio, il quotidiano inglese ha citato un recente rapporto delle Nazioni unite dove si stima che le 50 persone più ricche nel mondo guadagnino più di 416 milioni di poveri. Tutte le ricerche delle istituzioni internazionali, dalla Banca mondiale al Fondo monetario internazionale (Fmi), alla Banca dei regolamenti internazionali, sottolineano che negli ultimi venti anni la ricchezza si è sempre più concentrata in un ristretto gruppo di persone, un pugno di capitalisti, e che la disuguaglianza di reddito è cresciuta ovunque, nelle economie emergenti come in quelle avanzate, nei paesi in via di sviluppo e in quelli industrializzati. Il Fmi, nel suo ultimo studio, afferma inoltre che il trasferimento di reddito si è avuto soprattutto a vantaggio dei ricchi diventati sempre più ricchi a discapito delle classi medie, spinte verso la povertà, mentre i poveri sono rimasti poveri. L'ultima ondata di globalizzazione, secondo il Financial times, ha creato "una super-classe" di persone ricche. L'ultimo rapporto della Banca dei regolamenti internazionali (Bri), si è occupato tra l'altro del gap tra profitti e salari e ha messo in evidenza che la quota destinata ai profitti è cresciuta al massimo livello degli ultimi 45 anni, e di conseguanza quella destinata ai salari tocca il livello più basso. Conseguenza tra l'altro della precarizzazione del rapporto di lavoro e del peggioramento delle condizioni di lavoro che fa sì che i lavoratori dipendenti aumentano in numero assoluto ma diminuisce la quota di reddito che percepiscono. 28 maggio 2008 |