Completare subito la linea 1 della tramvia moratoria delle linee 2 e 3
Astenersi al referendum consultivo del 17 febbraio
(diserta le urne, annulla la scheda o lasciala in bianco)
Né con Domenici né con Razzanelli
Trasporto pubblico e tramvia leggera per Firenze, busvie, autobus elettrici e non inquinanti, efficienti e gratuiti per disabili, pensionati poveri, disoccupati e per spostamenti di lavoro e di studio
Documento del Comitato provinciale di Firenze del PMLI

La tanto attesa tramvia, che doveva dare un decisivo contributo alla soluzione degli annosi e gravi problemi del trasporto pubblico e dell'inquinamento, nelle mani del neopodestà Leonardo Domenici e della sua giunta di "centro-sinistra", con l'appoggio in questo caso anche del PRC, si sta rivelando una fonte inesauribile di problemi per Firenze. Il progetto in corso di realizzazione risulta fallimentare per come è stato concepito, puntando tutto sui privati, e per come procede, senza tener conto delle critiche della popolazione interessata, ma addirittura ricorrendo alla polizia per far avanzare i cantieri o intimidendo e facendo identificare chi protesta in consiglio comunale. Per non parlare della cantierizzazione infinita, delle numerose varianti d'opera e della spaventosa lievitazione dei costi. La tramvia sta monopolizzando il dibattito politico cittadino ed è diventata un banco di prova in cui Domenici e tutta l'Unione dimostrano ogni giorno di più la loro arroganza antipopolare.
Noi marxisti-leninisti puntiamo sul trasporto pubblico, chiediamo piani di sviluppo e ammodernamento del trasporto urbano ed extraurbano. Nel 1988 contribuimmo alla vittoria del Sì ai referendum che chiedevano la costruzione della tramvia da Scandicci a Firenze e la salvaguardia del centro cittadino collegando fra loro le periferie senza attraversarlo.
Di fronte al progetto di Domenici occorre però porsi fino in fondo la domanda se esso risponde davvero alle esigenze della popolazione fiorentina o se invece si usano in maniera pretestuosa i problemi concreti, gravi e urgenti del traffico e dell'inquinamento per mandare avanti un progetto che serve a ingrassare i pescecani capitalisti a costo di sacrificare le reali esigenze delle masse popolari fiorentine.

Un vero disastro per la città
Nella realtà questa tramvia, marcata dalla privatizzazione e dal liberismo, si sta rivelando un vero disastro per la città. Per quella che sarebbe più corretto definire una metropolitana di superficie sono previsti minitreni di 32 metri, che viaggiano su percorsi protetti da cordoli e attraversabili da automezzi e pedoni solo in determinati punti, sovradimensionata rispetto alla struttura urbanistica della nostra città caratterizzata da strade strette. Questa tramvia è invasiva e deturpante, una barriera architettonica destinata a tagliare in due i quartieri che attraverserà, rende impossibile la sosta anche temporanea (pensiamo ad ambulanze, traslochi, ecc.) in molte delle strade interessate. In più per renderla praticabile saranno necessari sottopassi e scavalchi nei punti nodali del traffico cittadino, non previsti nel superficiale progetto iniziale, con spese non esattamente quantificabili.
Fra i passaggi preliminari colpevolmente saltati dalla giunta c'è lo studio approfondito della mobilità cittadina, essenziale per individuare un tracciato della tramvia che corrisponda in primo luogo agli spostamenti per lavoro, studio, problemi di salute.
Nonostante l'esperienza della linea 1, dove la mancanza di tutti i necessari passaggi preliminari, a cominciare dalla decisione presa a suo tempo da Comune e Provincia di Firenze (e avallata acriticamente da Regione Toscana, Arpat e sopraintendenze varie) di non compiere la Valutazione di Impatto Ambientale per scoprire solo oltre a metà dell'opera che il terreno lungo il tracciato della linea era cedevole e richiedeva lavori aggiuntivi per sopportare il peso delle rotaie, per le linee 2 e 3 si sta procedendo allo stesso modo. In più in questo periodo delicato gli uffici del Comune che dovrebbero svolgere un'azione di controllo stanno riducendo i tecnici qualificati sostituendoli con gli amministrativi. Evidentemente Domenici sta dando ai privati completa carta bianca.
Appare sospetta la fretta di aprire cantieri in tutta la città senza chiuderne uno. Questo comportamento, apparentemente illogico, può trovare una spiegazione solo nel fatto che più durano i cantieri e più le ditte appaltatrici guadagnano e per quello che riguarda le adempienze contrattuali, i lavori delle tre linee risultano tutti in corso e si prolungano all'infinito.

Completare la linea 1
La linea 1 da Scandicci a Firenze, che doveva essere completata nel dicembre del 2007, è ormai una realtà; ma sembra che né l'amministrazione comunale né le ditte appaltatrici vogliano arrivare alla chiusura dei suoi cantieri, rimandandola a dicembre 2008. Sono rare le giornate in cui gli automobilisti in fila accanto alle transenne vedono un'attività convincente, almeno nella tratta fiorentina, e c'è da affrontare completamente il nodo cruciale di piazza Paolo Uccello, ancora non toccata direttamente dai cantieri (sono stati trovati anche reperti archeologici), dove la tramvia gira verso l'Arno e incrocia il traffico che da Ponte alla Vittoria si dirige all'Isolotto, a Scandicci e alla strada di grande comunicazione Firenze-Pisa-Livorno. Sarà un cantiere così traumatico per gli abitanti interessati che la giunta sta cercando di rimandarlo a tempi migliori, almeno a dopo il referendum. Vedere poi il tracciato della tramvia finito almeno per un tratto servirebbe a capire bene il suo impatto, l'ingombro, gli attraversamenti pedonali e automobilistici.

Moratoria per le linee 2 e 3
Queste due linee sono entrambe a Nord Ovest. Il tracciato della linea 2 collega Piazza Duomo, la futura stazione della Tav, l'area di Novoli e l'aeroporto ed è esattamente sulle direttrici dei nodi voluti prepotentemente da quella potente consorteria massonica che da trent'anni a questa parte ha imposto le speculazioni nelle aree di Nord-Ovest (i criticatissimi progetti Fiat-Fondiaria e la cementificazione della piana di Sesto), l'incremento del traffico all'aeroporto Vespucci e il loro collegamento con le aree espositive e il centro storico.
Questo progetto è ultra invasivo, non solo per il passaggio davanti al Duomo e al Battistero, ma anche perché bloccherà via Cavour e le vie La Pira e La Marmora, per il passaggio in piazza della Libertà (con la tramvia che nei due sensi di marcia gira intorno alla piazza, anche con due binari sul lato di viale Amendola) e l'incrocio col traffico alla Fortezza, dove sarà necessario un sottopasso.
Nonostante la necessità di migliorare i collegamenti verso il polo ospedaliero di Careggi dalla stazione di S.M. Novella anche gli aspetti negativi della linea 3 sono tanti e tali da richiederne una moratoria; essa spaccherà in due il quartiere 5 fino a Careggi, occupando quasi completamente le sedi stradali, rendendo impossibile la sosta temporanea e finanche la sosta delle ambulanze, deturpando irrimediabilmente il quartiere, come si è già fatto con l'abbattimento degli alberi secolari in viale Morgagni; anche questa linea incrocerà il traffico intorno alla Fortezza. In questo nodo nevralgico per il traffico dovrebbe essere creato un altro sottopasso per i veicoli, con le carreggiate fortemente ridotte per far posto ai binari.
Occorre rimettere in discussione tutto. A nostro parere occorre richiedere la moratoria delle linee 2 e 3, primo passaggio indispensabile per permettere una discussione democratica su questo progetto e sulle richieste ed esigenze della popolazione per il trasporto pubblico. Il ricatto dei maggiori costi che questo comporterebbe non regge, perché questo progetto e la formula del project-financing hanno già inghiottito una quantità spaventosa di soldi pubblici e sono destinati a fare altrettanto per i prossimi 30 anni.

No al "Project-financing" che ingrassa i capitalisti
Una nostra critica di fondo alla tramvia progettata da Domenci è proprio la sua gestione privatizzata, un problema di fondo che ne trascina dietro gran parte degli altri.
Quest'opera faraonica infatti sembra proprio progettata non per soddisfare le esigenze della popolazione, ma per spartire una bella fetta di finanziamenti fra i partner economici. Non a caso questo progetto ha l'appoggio della Confindustria cittadina, guidata da Giovanni Gentile (nipote del filosofo del fascismo).
Il progetto è il frutto di un altro esperimento di finanza creativa del "centro-sinistra" di Palazzo Vecchio; sarà la prima rete di trasporto pubblico in Italia gestita come project-financing, cioè un servizio gestito da una società privata per un numero concordato di anni in cambio di una parte dei finanziamenti; se il ricavato annuale non sarà pari alla cifra minima prevista nel contratto, il Comune di Firenze è impegnato a rifondere la società di gestione del mancato guadagno.
Un metodo già sperimentato disastrosamente per le casse comunali nella realizzazione del sottopasso e del tanto contestato parcheggio alla Fortezza da Basso sui quali la Corte dei Conti ha aperto un'inchiesta, quantificando in 9 milioni di euro i maggiori costi per mancati controlli da parte dell'amministrazione fiorentina.
Sul piano politico Domenici si è già smascherato da sé dichiarando recentemente "Con il project-financing il Comune non realizza direttamente le opere né ne è il controllore".
Noi invece vogliamo che i soldi e i servizi siano pubblici, effettivamente sotto il controllo della popolazione direttamente interessata che decide come debbano essere investiti.
Secondo gli accordi firmati nel giugno del 2005, gli investimenti comunali nella tramvia dovevano essere di 140 milioni di euro sui 487 previsti per il progetto delle tre linee. La linea 1 è stata interamente finanziata con soldi pubblici, mentre i beneficiari del project-financing realizzeranno la linea 2 e il primo lotto della linea 3 e gestiranno l'intera rete tranviaria dell'area fiorentina per 30 anni. In più c'è da finanziare le numerose varianti decise in corso d'opera. E questa è una voragine senza fine.
Il costo della linea 1, a novembre scorso, era salito, dai 122 milioni di euro preventivati, a 224 milioni, compresa la penale per la mancata consegna a dicembre 2007. I costi delle linee 2 e 3 sono per ora quantificati in 300 milioni, già appaltati, più altri 70 milioni per varianti al progetto appaltato. Costi che ricadranno in gran parte sui fiorentini; infatti Stato, Regione e Tav/Rfi hanno già stabilito le cifre dei contributi sulla tramvia. Ad esempio per la linea 1 lo Stato contribuisce con 73 milioni, Tav-Rfi con 33, la Regione Toscana con 30 milioni. Ai comuni di Firenze e Scandicci toccano 69 milioni di euro. Il Comune di Firenze ha annunciato la vendita di beni immobiliari per 5-6 milioni di euro per finanziare le cosiddette "grandi opere", compresa la tramvia.
Beneficiari di questo project-financing sono un'intricata matassa di società, in cui spuntano nomi arcinoti in città, molti dell'area delle cooperative legate agli ex DS (oggi PD), che si spartiscono tutte le grandi opere a Firenze. La società Ratp, colosso pubblico francese gestore del sistema del trasporto pubblico a Parigi e nell'Île de France, è il capofila del raggruppamento di imprese che ha vinto la gara per la costruzione della tramvia e da cui è nata la società di progetto "Tram di Firenze spa", costituita al 49% dai soci gestori Ratp e Ataf; al 2% dal socio progettista Architecna; all'altro 49% dai soci costruttori che sono Baldassini e Tognozzi Costruzioni Generali, Consorzio Toscano Costruzioni, Consorzio Cooperative Costruzioni, Cmb di Carpi, Consorzio Etruria, Ansaldo Trasporti Sistemi Ferroviari, Ansaldo Breda, Alstom Transport, Alstom Transport System, Dicos, Sirti, Coestra e Ciet; finanzieranno l'impresa grazie alle banche Calyon, MPS Banca per l'Impresa (Gruppo MPS) e Infrastrutture Spa. Per la gestione è stata invece creata un'altra società costituita per il 51% da Ratp e per il 49% da Ataf.

I problemi del trasporto pubblico e della sosta a Firenze
Secondo il vicesindaco, l'ex boss DC Giuseppe Matulli (PD), la tramvia, a pieno regime, ridurrà il traffico privato del 4%. Troppo poco per giustificare l'invasione delle principali direttrici del traffico, destinato a rimanere caotico e inquinante in sedi stradali ridotte.
Per quanto riguarda le zone direttamente interessate dalla tramvia, nelle pieghe del progetto strutturale c'è una nota secondo la quale per raggiungere questo 4% di riduzione su base cittadina bisogna che qui il traffico privato scenda fino al 50%, obiettivo da raggiungere anche con vari mezzi disincentivanti, comprese tariffe penalizzanti per la sosta.
Sbandierando l'obiettivo della riduzione dell'utilizzo del mezzo privato, Domenici con arroganza vuole mandare tutti in tram dall'oggi al domani senza risolvere i problemi dal lato dell'aspetto pratico. I mezzi pubblici a Firenze vengono utilizzati poco non perché i fiorentini sono morbosamente attaccati alle automobili, ma per il semplice motivo che sono insufficienti, cari e strapieni nelle ore di punta, una dimostrazione lampante che la giunta Domenici non ha a cuore il trasporto pubblico. Per anni sono state sistematicamente ignorate le rivendicazioni dei lavoratori Ataf per migliorare il servizio, come busvie efficienti che lo migliorerebbero subito con una inezia di spesa rispetto ai milioni sperperati per il progetto faraonico della tramvia della giunta Domenici. Solo a dicembre 2007, dopo ripetute proteste, sono arrivati un po' di soldi dal ministero che però non puntano a migliorare anche le condizioni contrattuali dei lavoratori che giustamente continuano a protestare. Per disincentivare l'uso dell'automobile, indispensabile per ridurre l'inquinamento e la congestione del traffico, si fa ricorso a una politica esclusivamente punitiva verso gli automobilisti: già ora il comune ha abolito le carte lavoro, che davano diritto alla sosta vicino al luogo di lavoro a 30 euro al mese (e già non era poco); le carte in essere non saranno rinnovate. Con questo "colpo di genio" ecco trovati circa 10.000 nuovi utenti per i mezzi pubblici, 10.000 lavoratori che certo non possono permettersi di pagare le normali, esose, tariffe dei parcheggi, e allo scadere delle carte lavoro saranno messi in grossa difficoltà per raggiungere i posti di lavoro con un servizio pubblico tuttora inefficiente. Rendere la vita impossibile agli automobilisti senza offrire una valida e funzionale alternativa nel trasporto pubblico serve unicamente a incrementare gli introiti del comune tramite le multe.

Le forze pro e contro il progetto Domenici
Per la giunta Domenici questo devastante progetto di tramvia è indiscutibile, tutti gli alleati di governo e anche il PRC, pur esprimendo alcune critiche, hanno chinato il capo per non mettere in discussione la formazione dell'Unione in Toscana, hanno votato compatti il 18 dicembre 2006 a sostegno della tramvia. Unica della "sinistra" del consiglio comunale a esprimere un distinguo, astenendosi, è stata Ornella De Zordo di Unaltracitta/unaltromondo. Nell'odg del consiglio c'erano anche tante belle parole sulla necessità di coinvolgere la popolazione, ridurre al minimo l'impatto dei cantieri, studiare apposite busvie per gli autobus, ecc.
I comitati formati dagli abitanti delle zone interessate dalle linee 2 e 3 che hanno espresso delle critiche sul tracciato e si sono opposti all'ingiustificato abbattimento di alberi secolari, hanno subito un feroce ostracismo. La giunta ignora le stesse delibere del consiglio comunale, che nel settembre scorso l'ha nuovamente invitata a organizzare una capillare informazione. Invece Domenici spende in operazioni di mera propaganda, come una miniserie tv del costo di 50.000 euro - poi sospesa dal Corecom per la concomitanza col referendum, poiché sarebbe una propaganda di parte pagata dalla collettività - e stanziando la bella cifra di 1.326.000 euro in propaganda referendaria. Domenici nemmeno accetta di aprire, come richiesto, un tavolo tecnico sulle linee 2 e 3 con la popolazione interessata. Infatti, come ha espresso il vicesindaco Matulli, responsabile della mobilità, il problema nei rapporti con la popolazione, per loro, è intervenire su come le scelte della giunta vengono "percepite", non mettere davvero in discussione questi fallimentari progetti.
"Sonore cazzate" è stata la risposta ducesca di Domenici alla richiesta di moratoria della linee 2 e 3, inviperito per le contestazioni durante i consigli comunali di settembre e ottobre dedicati alla tramvia da parte dei comitati degli abitanti delle zone interessate dalle linee 2 e 3. Eppure nonostante questo clima via via sono aumentate le voci critiche: per la moratoria delle linee 2 e 3 si sono espressi anche Alberto Asor Rosa, per Rete Toscana dei Comitati in Difesa del Territorio, Valdo Spini (PSE) e 8 circoli di Rifondazione.
Nonostante l'ampio schieramento a favore del progetto Domenici, nonostante i grandi mezzi di comunicazione di cui esso dispone, permane un fortissimo dissenso tra le masse popolari fiorentine. In questo senso i dati raccolti recentemente dal sondaggio Doxa (ordinato da Palazzo Vecchio) sono significativi: c'è un 42%, di quanti hanno dichiarato che andranno a votare, si sono espressi contro. Inoltre, c'è un 24% degli aventi diritto che diserteranno le urne.

No anche al micrometrò
Di fronte a quest'opera evidentemente nata e gestita male, con la copertura della cosiddetta "sinistra radicale" cittadina, la destra sguazza nelle facili critiche e nei sarcasmi, anche se il progetto storico da loro adottato è peggiore, e cioè la creazione di una metropolitana sotterranea. Questo progetto è nato nel 1995 da uno studio sponsorizzato dalla Cassa di Risparmio di Firenze e brevettato dall'Università di Firenze, gli studiosi che hanno partecipato alla sua stesura, come Tito Arecchi e Franco Angotti, fanno riferimento sia alla destra che alla "sinistra" del regime. Questo progetto è stato poi adottato e propagandato dal Comitato promotore per la metropolitana a Firenze, fondato nel 2000, presidente Franco Scaramuzzi (squalificato ex-rettore dell'Università di Firenze, più volte inquisito, massone), segretario generale Mario Razzanelli (UDC). Questo comitato ha fatto del micrometrò una bandiera contro il progetto di tramvia di Domenici, non perché alternativo, ma perché prioritario rispetto alla tramvia, comunque da non escludere.
Il progetto del micrometrò, lasciato poi tatticamente in secondo piano nel dibattito politico, è oggi rispolverato e sbandierato sia dagli oppositori che dai sostenitori della tramvia, che in gran parte lo sponsorizzano come un progetto non alternativo ma complementare, lo stesso Matulli l'ha giudicato interessante rimandando però a dopo il completamento delle tre linee della tramvia.
Non dimentichiamo comunque che Berlusconi stesso, quando era presidente del consiglio, ha appoggiato la tramvia di Domenici, a partire dall'accordo del 2003 fino all'intesa quadro per il suo finanziamento firmata, insieme al ministro dei trasporti Lunardi, il 6 giugno 2005.
Il micrometrò a nostro parere ha delle pecche vistose: prevedere fitti scavi anche in zone dove già molti edifici sono in pericolo per la Tav, un tracciato concentrato sostanzialmente nel centro cittadino, facilmente collegabile con autobus, mentre lascia fuori i comuni limitrofi (dove tanti fiorentini sono costretti a trasferirsi per il caro-casa), le periferie, le zone industriali, due poli ospedalieri (Torregalli e Ponte a Niccheri) su tre. Un altro mega investimento che non risolve i problemi di mobilità delle masse popolari e prevede cantieri infiniti.

I referendum consultivi di Razzanelli (Udc)
I referendum promossi da Mario Razzanelli (UDC) nascono in questo quadro. Razzanelli, imprenditore e consigliere comunale, come ama definirsi, ha una marcata vena populistica. Già in passato si fece promotore del referendum contro l'Ipercoop di Gavinana, cavalcando lo scontento diffuso contro quel progetto, depotenziandolo e incanalandolo istituzionalmente. Un megalomane che aspira alla sua visibilità personale e alla sua carriera politica e inquadra in queste aspirazioni le battaglie che via via sposa e strumentalizza.
Anche questi due referendum demagogici sulle linee 2 e 3, che inducono la popolazione contraria alla tramvia a fare affidamento su questo voto consultivo, in realtà soffiano sul fuoco delle polemiche ma non vanno a fondo.
Infatti il quesito sulla linea 2 chiede la revoca delle delibere attuative dal gennaio 2000 senza mettere in discussione gli accordi del Comune di Firenze con il ministero dei Trasporti dell'allora governo D'Alema, a cui fin dal 5 marzo 1999, il Comune aveva trasmesso la documentazione preliminare della linea tramviaria Peretola-Piazza Beccaria per l'ammissione ai contributi di finanziamento, poi ottenuti. Lo stesso per la linea 3. Sottoposta a referendum è la delibera 1631/1321 del dicembre 2000 con cui la giunta comunale approva il progetto definitivo della linea tramviaria da Careggi a Viale Strozzi, ai fini della presentazione al ministero dei Trasporti, quindi non sono sottoposti a referendum gli atti precedenti, compresa la delibera consiliare 15/15 del gennaio che approva il progetto preliminare della linea tramviaria Careggi-Viali di Circonvallazione-Rovezzano-Viale Europa.
Appare chiaro che con questo referendum non si sottopone a giudizio, anche se solo consultivo, il progetto di fondo della tramvia. Anche se vincessero i Sì, non si otterrebbe la moratoria e, come ha già anticipato il neopodestà Domenici, i lavori proseguirebbero senza particolari variazioni.
Il referendum è così evidentemente poco incisivo che il "centro-destra" stesso si sta smarcando dall'iniziativa referendaria di Razzanelli, pur avendola appoggiata fino alla raccolta delle firme. Fronda all'interno dell'UDC: il consigliere provinciale Federico Tondi ha annunciato che si asterrà e scritto una lettera alla direzione del partito criticando Razzanelli. AN e FI, tenuto conto che la tramvia è stata finanziata da Berlusconi e gode l'appoggio della Confindustria fiorentina, sono in difficoltà e non hanno ancora dato chiare indicazioni di voto. Continuano a criticare la tramvia di Domenici e di fatto a sostenere il micrometrò sotterraneo, ma non offrono una sponda al protagonismo di Razzanelli. Un modo per mettersi anche al riparo dalle conseguenze di un risultato sfavorevole al Sì.
Mentre nello schieramento del No (ovvero a favore della tramvia) Domenici ha mobilitato tutte le sue truppe allo scopo di cogliere l'occasione per mettere all'angolo i comitati degli abitanti contrari alla tramvia, i quali, pur non condividendo il metodo personalistico di Razzanelli e il contenuto dei referendum, hanno optato per partecipare e votare Sì nella speranza di far avanzare la battaglia per la moratoria delle linee 2 e 3.
Per il No, accanto all'Unione compreso il PdCI, troviamo il PRC che, benché critico verso il progetto, non vuole mettere in crisi la giunta Domenici, una posizione non condivisa da ben un terzo degli iscritti che in un referendum interno si è espressa per lasciare libertà di coscienza. Il neopodestà fiorentino ha caldeggiato la formazione di un ampio Comitato per il No, che dovrebbe rappresentare la "società civile", che va dai sindacati confederali, all'Arci, a Legambiente, Confesercenti, Acli, Greenpeace e altri. Sintomatiche le grosse difficoltà dei Verdi, pure in maggioranza, che si stanno schierando per il No nonostante un forte dissenso interno.
Per l'astensione Unaltracitta/unaltromondo, che giudica il referendum un ricatto politico, che non giova alla battaglia per migliorare il trasporto pubblico locale.
Inoltre per quanto riguarda il referendum comunale dobbiamo anche sottolineare che è solo consultivo, non uno strumento effettivamente democratico, come potrebbe essere quello abrogativo. La sua istituzione si iscrive in un disegno tendente a ingannare le masse e a recuperare la loro fiducia nel sistema capitalistico e le sue istituzioni. Esso, secondo noi, costituisce un diversivo, una risposta inadeguata e fuorviante, alla pressante richiesta delle masse di contare, di far valere la propria volontà politica, di incidere correttamente sugli affari del Paese e delle città, e non di esprimere un semplice parere consultivo su di esse.

Le proposte dei marxisti-leninisti
Noi marxisti-leninisti, come Unaltracitta/unaltromondo, invitiamo ad astenersi al referendum consultivo del 17 febbraio. Per noi astenersi (disertare le urne, annullare la scheda o lasciarla in bianco) significa bocciare la tramvia di Domenici, privatizzata, sovradimensionata e non rispondente alle esigenze della popolazione, ma anche bocciare il progetto di micrometrò, ugualmente non rispondente alle esigenze della popolazione, e smascherare l'opposizione strumentale ed elettoralistica di Razzanelli. Non dobbiamo dare fiducia a questo referendum solo consultivo e antidemocratico per far avanzare la battaglia per la moratoria delle linee 2 e 3; per conquistare un trasporto pubblico adeguato ai problemi della mobilità fiorentina, e in questo ambito una tramvia diversa e migliore, dobbiamo invece fare leva sulla mobilitazione delle masse popolari.
Secondo noi la strada maestra per rendere i servizi pubblici effettivamente rispondenti alle esigenza della popolazione è quella dell'autogestione e del controllo popolare su tutti i servizi che riguardano la popolazione stessa. In questo senso si rivela nuovamente fallimentare la politica della "partecipazione" istituzionale borghese che non fa realmente contare la volontà popolare, ma si esaurisce in una trappola politica.
Per combattere il traffico e l'inquinamento occorre che la popolazione fiorentina scelga il mezzo pubblico perché comodo, veloce, economico, meno inquinante e non come obbligo per sfuggire alla repressione, e relativa "spremitura" fra multe e tariffe salate, degli automobilisti. Pertanto chiediamo:
- Completare rapidamente la linea 1
- Moratoria immediata delle linee 2 e 3, che dia la possibilità di fare tutti quegli studi preliminari che non sono stati fatti, di dare voce fino in fondo alle richieste e alle critiche della popolazione
- Progettare per le linee che restano da costruire una tramvia leggera che tenga conto della struttura urbanistica della nostra città e delle esigenze della popolazione
- Linee di trasporto pubblico che colleghino le periferie senza attraversare il centro storico
- Seguire le esperienze di utilizzo degli autobus a idrogeno in città come Roma e Torino ed eventuale loro adozione
- Incrementare l'uso dei bussini elettrici nel centro storico
- Sosta gratuita per i residenti e i pendolari nelle aree sanitarie, residenziali e periferiche, con parcheggi presso le vie di penetrazione della città con adiacente il servizio di trasporto pubblico
- Un sistema di piste ciclabili che privilegi i nodi più trafficati, rendendoli velocemente superabili dai ciclisti
- Biciclette elettriche comunali in affitto a prezzi popolari
- Favorire con incentivi economici doppi rispetto a quelli attuali, la diffusione di bici, motorini e motociclette elettriche, aumentando considerevolmente le postazioni di ricarica.

PARTITO MARXISTA-LENINISTA ITALIANO
Comitato provinciale di Firenze

27 dicembre 2007