Contro i governi della destra e della "sinistra" borghese che lavorano per il capitalismo Liberare la Lombardia dal capitalismo, dalla disoccupazione, dalle infiltrazioni mafiose, dai partiti corrotti del regime neofascista. Per l'Italia unita, rossa e socialista! Astieniti (diserta le urne, annulla la scheda o lasciala in bianco)! Il 24 e 25 febbraio gli elettori lombardi sono chiamati alle urne nel cosiddetto "election day", cioè nella stessa data delle elezioni politiche nazionali, anche per il rinnovo del consiglio regionale e del governatore, carica che negli ultimi 17 anni è stata ricoperta dal dittatore ciellino Roberto Formigoni (PDL). Gli aspiranti alla presidenza della Regione sono tre: il caporione nazi-leghista Roberto Maroni, successore di Bossi e già ministro del lavoro e degli interni durante i governi del neoduce Berlusconi, distintosi per aver portato avanti alcune tra le più feroci politiche antioperaie e antipopolari degli ultimi decenni (controriforma fascista delle pensioni e del "mercato del lavoro", repressione delle manifestazioni di piazza dei lavoratori, degli studenti e dei movimenti popolari come quello NO TAV in Val Susa). Oggi lo troviamo a capo di una lista civica di "centro-destra" sostenuta anche dal PDL quantunque la Lega Nord abbia avuto un ruolo determinante nella crisi della giunta Formigoni, dimostrando quindi come si sia trattato unicamente di un "intrigo di palazzo" per assecondare le ambizioni della Lega di giungere alla più alta carica nella regione dov'è il fulcro della borghesia italiana; il candidato del "centro-sinistra" nella lista "Patto Civico per la Lombardia", è il borghese liberista e grande estimatore della politica di macelleria sociale del governo Monti, Umberto Ambrosoli, vincitore delle cosiddette "primarie" svoltesi il 15 dicembre e sostenuto, nella sua corsa a massimo rappresentante del potere borghese regionale, dal PD liberale di Bersani, l'IDV dell'anticomunista Di Pietro, il PSI, i Verdi, fino ai falsi comunisti della Federazione della sinistra (FDS); infine abbiamo Gabriele Albertini, che già ricoprì la carica di neopodestà del capoluogo lombardo, a capo di una giunta confindustrial-fascista di "centro-destra" dal 1997 al 2006, che oggi guida la lista "Movimento Lombardia Civica". La giunta Formigoni Il bilancio dei 17 anni di governo della giunta Formigoni è disastroso per la classe operaia e le masse lavoratrici e popolari lombarde: sono cresciute povertà e disoccupazione, mentre l'unica preoccupazione del dittatore ciellino è stata stangarle in continuazione aumentando tariffe e tasse, le quali sono servite unicamente a finanziare i suoi faraonici progetti come la Brebemi, la Pedemontana, la TAV, o la Tangenziale Esterna di Milano (TEM), per non parlare dell'immenso affare dell'Expo 2015, che, come il PMLI ha sempre denunciato, rispondono unicamente a enormi interessi speculativi e affari capitalistici che stanno peggiorando la situazione ambientale e sociale già compromessa del vasto territorio di Milano e del suo hinterland e, vista l'assenza di adeguati controlli, sono anche una ghiotta occasione per infiltrazioni mafiose. Come risulta da numerose inchieste giudiziarie, la 'ndrangheta calabrese ha allungato i suoi potenti tentacoli in tutta la regione. La corruzione, inoltre, è stata sempre all'ordine del giorno, basti pensare che praticamente tutti i più stretti collaboratori ed amici di Formigoni sono finiti in carcere o inquisiti dalla magistratura: lo stesso governatore è stato indagato con l'accusa di corruzione, con l'aggravante della transnazionalità del reato, nell'ambito dell'inchiesta sulla Fondazione Maugeri. È stato consentito alla lobby politico-affaristica neofascista di ispirazione cattolica "Comunione e Liberazione" (CL) di allargare i suoi tentacoli stanziandosi nei gangli vitali della Regione Lombardia (vero centro del potere finanziario lombardo) riuscendo ad intessere relazioni, muovere appalti, estorcere denaro da gestire poi in maniera assolutamente impropria, mandando al macello ospedali importanti come nel caso del crac del San Raffaele. Attualmente tutti i più importanti ospedali della Lombardia sono legati alla Compagnia delle Opere, il braccio imprenditoriale di CL, grazie ad una colonizzazione delle direzioni sanitarie operata direttamente da Formigoni. Non offrono alcuna reale via di uscita i partiti del "centro-sinistra", che hanno programmi fotocopia a quelli del centro-destra, dimostrando di essere preoccupati unicamente di poter gestire direttamente il gigantesco business degli appalti e delle speculazioni, come già accade nelle giunte comunali di "centro-sinistra" e come è stato dimostrato, tra l'altro, dallo scoperchiamento del cosiddetto "sistema Sesto" con il coinvolgimento di Filippo Penati, ex braccio destro di Bersani. La situazione si è aggravata con la crisi generata dal capitalismo e dalla macelleria sociale prodotta dai governi del neoduce Berlusconi e del tecnocrate liberista borghese Monti e da essa non si può uscire se non combattendo il capitalismo, le sue istituzioni, i suoi governi e i suoi partiti, la sua morale, il suo elettoralismo e parlamentarismo, con i quali maschera il suo potere oppressore e sfruttatore. Sul piano elettorale l'unica arma che hanno a disposizione gli anticapitalisti, gli sfruttati e gli oppressi, le ragazze e i ragazzi destinati alla disoccupazione e alla precarietà è quella dell'astensionismo (disertare le urne, annullare la scheda, lasciarla in bianco). Nessuno dei candidati a governatore dimostra di voler risolvere veramente il devastante problema del lavoro e delle infiltrazioni dei mafiosi che continueranno indisturbati a svolgere i loro sporchi affari, dentro e fuori la Borsa di Milano, il parlamento nazionale e in tutte le istituzioni locali borghesi. La proposta del PMLI Il PMLI propone a tutto l'elettorato lombardo che vuole un vero cambiamento politico e sociale, di lottare contro il capitalismo, per l'Italia unita, rossa e socialista. Il socialismo è la società in cui il proletariato è al potere e non esistono lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo, la proprietà privata delle banche, della terra, dei mezzi di produzione e di scambio, le disparità tra donna e uomo, l'ingiustizia sociale e la disoccupazione. Il socialismo, che non si può conquistare per via elettorale e parlamentare, ma solo con la rivoluzione proletaria, è l'obbiettivo strategico da raggiungere quando si creeranno tutte le condizioni soggettive e oggettive necessarie. Intanto bisogna lottare giorno dopo giorno contro il capitalismo, i suoi governi e le sue istituzioni. Accrescendo la mobilitazione e la lotta dentro le fabbriche, nelle scuole, nelle università e nelle piazze per migliorare le condizioni di vita e di lavoro delle masse, per allargare gli spazi della democrazia borghese, per respingere le leggi e i provvedimenti dei governi centrale, regionali, provinciali e comunali che vanno contro gli interessi dei lavoratori e delle masse popolari, femminili e giovanili. L'astensionismo elettorale, checché ne dicano i suoi detrattori e gli imbroglioni politici, è un voto politico a tutti gli effetti, non un non voto. Un voto che ha le stesse dignità e valenza del voto espresso sulle liste. L'astensionismo spontaneo, in genere, è vissuto come un voto di protesta, di dissenso, di sfiducia verso tutti i partiti che presentano delle liste e i governi e le istituzioni rappresentative borghesi che non hanno fatto nulla per il bene del popolo. Esprime una volontà generale di cambiamento, ma non è in grado di proporre alternative. L'astensionismo elettorale tattico che propone il PMLI invece è fortemente marcato sul piano politico di classe ed è funzionale alla strategia della rivoluzione socialista. Esso esprime una chiara scelta politica anticapitalista e per il socialismo. Chi la condivide ha quindi il dovere di farla propria, di propagandarla e di astenersi con la coscienza di dare così un voto al PMLI e al socialismo. Ma non basta esercitare questo dovere elettorale rivoluzionario e marxista-leninista, poiché tutti i giorni dobbiamo essere nell'arena politica, in maniera organizzata, per combattere il capitalismo e i suoi strumenti, per aiutare e guidare le masse a risolvere i propri problemi immediati e avanzare verso l'Italia unita, rossa e socialista. Dobbiamo quindi impegnarci a costruire le Istituzioni rappresentative delle masse fautrici del socialismo, ossia le Assemblee popolari e i Comitati popolari fondati sulla democrazia diretta. Le Assemblee popolari devono essere costituite in ogni quartiere da tutti gli abitanti ivi residenti (compresi le ragazze e i ragazzi di 14 anni) che si dichiarano anticapitalisti, antifascisti, antirazzisti e fautori del socialismo e sono disposti a combattere politicamente le istituzioni borghesi, i governi centrale, regionali e locali borghesi e il sistema capitalista e il suo regime. Ogni Assemblea popolare di quartiere elegge il suo Comitato popolare e l'Assemblea dei Comitati elegge, sempre attraverso la democrazia diretta, il Comitato popolare cittadino. E così via fino all'elezione dei Comitati popolari provinciali, regionali e del Comitato popolare nazionale. I Comitati popolari devono essere composti dagli elementi più combattivi, coraggiosi e preparati delle masse popolari, eletti con voto palese su mandato revocabile in qualsiasi momento dalle Assemblee popolari territoriali. Le donne e gli uomini (eleggibili fin dall'età di 16 anni) devono essere rappresentati in maniera paritaria. I Comitati popolari di quartiere, cittadino, provinciale e regionale e il Comitato popolare nazionale rappresentano il contraltare, la centrale alternativa e antagonista rispettivamente delle amministrazioni ufficiali locali e dei governi regionali e centrale. Lo scopo fondamentale dei Comitati popolari è quello di guidare le masse, anche se non fanno parte delle Assemblee popolari, nella lotta politica per strappare al potere centrale e locale opere, misure e provvedimenti che migliorino le condizioni di vita e che diano alle masse l'autogestione dei servizi sanitari e sociali e dei centri sociali, ricreativi e sportivi di carattere pubblico. I Comitati popolari devono battersi affinché le città siano governate dal popolo e al servizio del popolo. Lo strumento organizzativo, il principio regolatore della vita, delle attività, delle decisioni e dell'azione dell'Assemblea popolare e dei Comitati popolari è costituito dalla democrazia diretta, che mette al centro la volontà delle masse organizzate e subordina a questa volontà chi è di volta in volta, o per un certo tempo, delegato a rappresentarle, che esclude quindi la delega in bianco e permanente, senza controlli e verifiche, e l'egemonismo e la prevaricazione di singoli e gruppi di potere, praticando un rapporto stretto tra eletto ed elettore e si basa sul coinvolgimento costante delle masse e sul loro protagonismo. I Comitati popolari non devono essere confusi con i comitati di lotta o altri tipi di comitati, come i comitati civici, i comitati popolari spontanei, ecc. Mentre i Comitati popolari sono a carattere permanente e costituiscono gli organismi di direzione politica delle masse fautrici del socialismo, gli altri tipi di comitati sono in genere a carattere temporaneo, sono costituiti da chi accetta o non accetta il capitalismo e il partecipazionismo elettorale borghese, nascono su questioni particolari e specifiche e muoiono quando hanno raggiunto il loro scopo o hanno finito le loro funzioni. Nessun voto ai partiti borghesi e del capitalismo! Delegittimiamo le istituzioni rappresentative borghesi! Costruiamo le istituzioni rappresentative delle masse fautrici del socialismo! Per liberare la Lombardia dal capitalismo, dalla disoccupazione, dalle infiltrazioni mafiose, dai partiti del regime neofascista. Per l'Italia unita, rossa e socialista!! Astieniti (diserta le urne, annulla la scheda o lasciala in bianco)! Il Comitato lombardo del Partito marxista-leninista italiano Milano, 21 gennaio 2013 |