Estratti della domanda di ammissione al PMLI del giovanissimo Vladimiro Speranza "Il PMLI è un prodotto e un segno indelebile della lotta di classe" "Voglio dare il mio contributo massimo alla causa dell'emancipazione del popolo italiano e al radicamento della mia Cellula" La campagna di proselitismo 2006 intitolata a Nerina "Lucia" Paoletti si è conclusa positivamente. Gli artefici principali sono stati i giovani e giovanissimi (operai, lavoratori, studenti). Ne è la prova la domanda di ammissione al PMLI del compagno umbro Vladimiro Speranza, uno studente non ancora maggiorenne, di cui pubblichiamo gli estratti qui di seguito. Colpisce il suo interesse verso il marxismo-leninismo-pensiero di Mao, "fin da piccolissimo", come egli dice. Ha già letto una pila di libri, ma non è un "topo da biblioteca", perché si batte in prima fila nelle lotte studentesche della sua scuola in cui svolge un ruolo dirigente e di organizzatore. Dimostra di essere in erba un intellettuale, un politico, un leader, un organizzatore alla Lenin, per intendersi. Vuole trasformare il mondo non solo conoscerlo e interpretarlo. Ci sembra che il compagno Vladimiro Speranza abbia afferrato appieno la concezione marxista-leninista del Partito, in particolare il centralismo democratico. E ora dovrà metterla in pratica autodisciplinandosi, autorganizzandosi non disperdendosi in mille cose e interessi, facendo un buon gioco di squadra e assolvendo con diligenza i compiti assegnatigli dalla Cellula. Da quello che ha scritto e da quello che ha fatto, prima da amico poi da simpatizzante del PMLI, egli appare come una Speranza di nome e di fatto per il nostro amato Partito. Purché, s'intende, sappia proseguire per tutta la vita sulla strada che ha intrapreso con tanto slancio e chiarezza ideologica, politica e organizzativa. Non è infatti facile per nessuno tenere ferme le posizioni dichiarate nella domanda di ammissione al Partito e agire di conseguenza, perché, come si sa, tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare. Nel concreto, le dure prove della lotta di classe che non tutti i nuovi militanti sono capaci di superare. Soprattutto i giovani e i giovanissimi che molto spesso devono superare anche i ricatti economici e affettivi, i controlli, i condizionamenti e la repressione familiare. Abbiamo visto più di una volta membri candidati partire in quarta per poi arrestarsi ai primi ostacoli.Una fiammata e nulla più. Evidentemente pensavano che la militanza marxista-leninista fosse un gioco, una passeggiata primaverile su un prato fiorito. La militanza marxista-leninista, invece, richiede un forte carattere proletario rivoluzionario, una profonda coscienza politica, una determinazione pionieristica, una ferma volontà di dedicare la propria vita alla causa più nobile e più importante che sia mai esistita, quella dell'emancipazione del proletariato e dell'intera umanità. Il compagno Vladimiro Speranza è entrato bene e col passo giusto nell'arena politica, cosciente dei suoi punti forti e di quelli deboli (l'individualismo e l'intellettualismo piccolo-borghese) e di quello che lo aspetta. Come simpatizzante del PMLI ha fatto faville, come militante ci auguriamo che sappia accendere nella sua scuola, nel movimento studentesco e nella sua città un faro in grado di attirare tutti i fautori del socialismo che ricercano un approdo politico ed organizzativo veramente rivoluzionario. Prenda esempio dalla Lucia, e come lei conquisterà il cuore del Partito e darà un contributo inestimabile allo sviluppo e al radicamento del PMLI. Che i militanti della leva Nerina "Lucia" Paoletti abbiano la stessa stoffa, la stessa resistenza e la stessa determinazione di trasformare il mondo e se stessi dei fondatori del PMLI ancora fedeli alla causa! I PRIMI PASSI Fin da piccolissimo mi sono interessato di politica e di economia. Guardavo interessato i Tg, leggevo giornali e opere di Marx e Lenin. Navigando in rete mi sono imbattuto nel PMLI e mi sono subito collegato ad esso, ma la mia scarsa conoscenza del marxismo-leninismo-pensiero di Mao e la mia conseguente superficialità, ma soprattutto il mio individualismo e il mio intellettualismo piccolo-borghese, mi impedivano di accettarne molte posizioni; diventavo però amico del Partito. Nella mia scuola inizia la legittimazione pratica della mia formazione politica. Prendo contatti con gli elementi più avanzati della scuola e con essi fondo un comitato. Cerchiamo principalmente di portare in piazza gli studenti della scuola. Entro in contatto con Lotta comunista: inizia, se vogliamo, la seconda fase della mia formazione politica, che non è più quella dell'avvicinamento e dell'approfondimento teorico e pratico del revisionismo, ma è quella che mi porterà a fiancheggiare il revisionismo da molto vicino. Assorbo completamente - o quasi - tattiche e rivendicazioni immediate di questo gruppo, contemporaneamente però inizio una riflessione su Mao, Trotzki, Stalin e Cervetti. Inizio a fare attività anche col PMLI. Con questo passo in avanti, approfondisco la mia conoscenza del marxismo, iniziando ad allontanarmi dal revisionismo. Durante le vacanze estive continuo quando e come posso l'attività per il PMLI. Partecipo in quel periodo alle prime riunioni dei simpatizzanti della Cellula della mia città (che mi saranno utilissime soprattutto grazie al segretario) ed imparo i primi rudimenti di rispetto del centralismo democratico. IL PMLI Il PMLI è l'unico partito italiano che "per fondamento teorico, composizione di classe, struttura organizzativa e linea politica", ha la capacità - nonché il dovere - di porsi coerentemente alla testa del proletariato e delle masse popolari italiani per portarli alla completa costruzione della società socialista. Questo vuol dire che solo il PMLI è in grado di "realizzare il massimo del realizzabile" in Italia, per dare il massimo contributo alla sconfitta mondiale - quindi definitiva - del capitalismo. Il Partito è un prodotto della lotta di classe, quindi in ultima analisi deriva dalle contraddizioni oggettive tra proletariato e borghesia; cresce e si rafforza sulla base di queste contraddizioni. Il sapersi muovere bene su questo piano è una prerogativa del PMLI, che la deve alle sue teoria, linea politica, composizione e struttura organizzativa. Il centralismo democratico, inoltre, permette contemporaneamente al Partito di non cambiare colore, da rosso qual è, e di svilupparsi nel migliore dei modi possibile. Un tratto distintivo di questa formazione politica è costituito dal suo saper sviluppare e consolidare ottimamente il legame con le masse, proporzionalmente alle sue forze, e questo perché esso lega dialetticamente il generale al particolare, il suo fondamento teorico alla sua linea politica, le contraddizioni oggettive a quelle soggettive. Passiamo oltre: grazie alla particolare cura rivolta verso la formazione dei militanti, dei simpatizzanti, e anche degli amici, col PMLI ognuno ha la possibilità di dare il meglio di sé e di sviluppare la concezione del mondo proletaria; è per questo che, in effetti, ogni militante del PMLI vale molti militanti dei partiti parlamentari falso-comunisti (il tutto senza ricadere in errori piccolo-borghesi di settarismo per un eccessivo sforzo dei compagni). È importante e necessario, però, menzionare anche lo spirito di emulazione che è presente molto nella base e fra i quadri del Partito, e che è rilanciato, come per tutte le cose giuste ed importanti che riguardano la vita interna al PMLI e il suo rapporto con le masse, da "Il Bolscevico". Partendo dalle esperienze dei membri più avanzati e delle Cellule migliori, ogni militante e simpatizzante attivo, grazie proprio al nostro giornale che, oltre a dare spazio a queste esperienze sulle sue pagine, è anche "strumento di comunicazione interno al Partito", ha la possibilità di elevarsi politicamente fino al livello dei membri più avanzati (fatta eccezione per i simpatizzanti che non potranno mai raggiungere il livello di un altro militante sotto tutti i punti di vista data la loro posizione esterna al PMLI). Per concludere posso dire che il Partito "sul piano storico ha già conquistato il suo ruolo d'avanguardia" ed è ormai un segno indelebile nella storia della lotta di classe, solo deve conquistare le stesse cose anche nella pratica e agli occhi delle masse proletarie e popolari. LO STATUTO Lo Statuto è il fondamento del Partito, nel senso che il Partito si sviluppa partendo da questo: lo Statuto, infatti, delinea il fondamento teorico, la struttura organizzativa e a linee generali la linea politica del PMLI. Nella premessa è ben detto che il nostro è "un partito che, per fondamento teorico, composizione di classe, struttura organizzativa e linea politica, non aveva precedenti nella storia del movimento operaio italiano". Di fatti il PCI, il PSI e le varie altre formazioni politiche italiane hanno sempre fatto riferimento al revisionismo, spesso tradendo apertamente il proletariato italiano. Poi ci sono due considerazioni importanti: "Il Partito deve tenere completamente celata la sua struttura organizzativa, di cui ciò che emerge legalmente non può essere altro che una minima parte"; "la nomina dei dirigenti del Partito non può avvenire dal basso". Nell'art. 4 è espressa tutta l'importanza che il PMLI dedica alla formazione dei militanti ed alla sua composizione di classe, che sono due "agenti immunizzanti" contro l'infiltrazione della borghesia nel Partito. Poi ci sono delle indicazioni di vita per i compagni da tenere bene a mente: "i membri del Partito devono praticare il marxismo..., sostenere l'unità..., essere sinceri e onesti..., osare andare controcorrente, praticare critica e autocritica, essere modesti e avveduti, condurre una vita semplice e rivoluzionaria, formare una cosa sola col Partito, essere in ogni momento col Partito e del Partito". La storia, inoltre, ci dimostra che l'unico modo per avere un Partito saldo sulle sue radici ideologiche e ben organizzato, è far sì che "la sua struttura organizzativa sia saldamente basata sul principio del centralismo democratico". Nel 2° capitolo sono definite le caratteristiche che devono avere i quadri del PMLI; vorrei ricordarne una: "I rivoluzionari di professione devono effettuare annualmente un periodo di lavoro a livello di base, cioè come semplici militanti di Cellula, alfine di prevenire il revisionismo, il dogmatismo e il burocratismo, e perché abbiano sempre quella concezione del mondo che è propria del proletariato". Sulla stessa scia la Cina popolare, dove tutti - anche i dirigenti del PCC - dovevano svolgere un periodo di lavoro nelle campagne o nelle fabbriche. Nel 3° capitolo si parla dei membri del Partito, delle loro caratteristiche, dei loro diritti e doveri, e quindi questa parte dello Statuto va tenuta bene a mente. Nei capitoli seguenti sono contenute tutta una serie di informazioni essenziali sulla struttura organizzativa del PMLI, che è la struttura organizzativa di un partito realmente rivoluzionario. IL PROGRAMMA Il Programma massimo è la bussola del PMLI e dei suoi membri: è la nostra strategia e tutto il nostro operato va orientato in funzione di esso e senza creare contraddizioni tra noi e il Programma. Il Programma fondamentale del PMLI consiste nel "realizzare il massimo del realizzabile in un solo Paese per appoggiare, risvegliare la rivoluzione negli altri Paesi" fino alla vittoria completa e definitiva del socialismo sul capitalismo. Il metodo per ottenere l'appoggio, o quantomeno la neutralità benevola delle masse più arretrate, per rifiutare il settarismo e il dottrinarismo, e per applicare coerentemente il marxismo-leninismo-pensiero di Mao alla realtà soggettiva della lotta di classe italiana, consiste nel "legare dialetticamente il particolare al generale". Nel 3° capitolo è scritto che: "...con la sostanziale eliminazione dei residui feudali nell'economia e nello Stato,... con il pieno sviluppo del capitalismo monopolistico di Stato e la maturazione di tutte le condizioni oggettive economiche e sociali, l'Italia è entrata in pieno nella fase della lotta per il socialismo". Lo si può comprendere solo avendo una visione materialista della storia, ed essendo consapevoli che non esistono vie di mezzo tra socialismo e capitalismo, e che lo sviluppo delle forze produttive tende "naturalmente" al socialismo. Nel 4° capitolo si fanno affermazioni che colpiscono, l'Italia viene valutata come "l'anello debole della catena dell'imperialismo europeo". La restante parte del 4° capitolo, quella in cui viene detto che "non si pone altra alternativa che o il trionfo della reazione e l'instaurazione del fascismo aperto", e che ha contribuito a far acquisire sul piano storico il ruolo d'avanguardia del proletariato e popolo italiani al PMLI. Il 5° capitolo è all'insegna del ripudio della socialdemocrazia e dell'individualismo piccolo-borghese. Inoltre viene fatta un'importante valutazione teorica circa il carattere pratico che dovrà avere la rivoluzione socialista in Italia: "insurrezione, guerra civile che partendo dalle città si estenda nelle campagne". Chiara poi la linea marxista-leninista sul parlamentarismo: "oggi partecipare alle istituzioni rappresentative borghesi significa soffocare la loro totale disgregazione" non ci stancheremo mai di ripeterlo. Nel capitolo IX si leggono cose molto importanti: "La politica estera del Partito ha il suo cardine nella lotta contro l'imperialismo", "il Partito appoggia la lotta dei paesi non-allineati e del Terzo mondo". Nel capitolo X viene chiarito come "le contraddizioni fra marxisti-leninisti e revisionisti siano antagonistiche e inconciliabili". Il capitolo XI è importantissimo. Viene definito il socialismo: "È il proletariato organizzato in classe dominante". Viene poi detto: "Nel socialismo non ci può essere nessun tipo di 'pluralismo', né sul piano filosofico, ideologico, culturale e morale, né sul piano politico, economico e partitico". Bisogna combattere la borghesia in tutti i campi della struttura e della sovrastruttura della società, e i mezzi per condurre bene e a fondo questa lotta sono, principalmente, critica e repressione a seconda dei casi si applica o l'uno o l'altro mezzo (o magari entrambi). "La dittatura del proletariato è la più alta forma di democrazia" è evidentemente una frase molto profonda, il PMLI identifica con la rivoluzione culturale proletaria il metodo per portare "la rivoluzione fino in fondo su tutti i campi della struttura e della sovrastruttura", "nel socialismo esistono ancora le classi" e tutto ciò che ne deriva; "la dittatura del proletariato è l'unico mezzo per poter passare dal capitalismo al socialismo". Nel capitolo XII vengono fatte due affermazioni che meritano di essere ricordate: "La rivoluzione socialista italiana non è una cosa a sé e separata dalle altre rivoluzioni socialiste già avvenute, ma è parte della rivoluzione mondiale" da ciò capiamo come il PMLI abbia compreso appieno il significato della legge dello sviluppo ineguale del capitalismo scoperta da Lenin. "La rivoluzione socialista italiana... sarà la prima che scoppierà nell'occidente capitalistico" (ne abbiamo già parlato a proposito del capitolo IV). Il programma conclude dicendo: "Il Partito è nato per dare la libertà al nostro popolo, ma esso non la potrà avere in forma definitiva e consolidata se l'intera umanità non sarà emancipata dallo sfruttamento dell'uomo sull'uomo". I PARTITI FALSI COMUNISTI Il PdCI per me è un partito revisionista, ultraopportunista, e che serve la seconda repubblica. Il PRC ha invece una concezione trotzkista del partito - comune a tutte le sue correnti e sottocorrenti - ed è, a parte per essa, un partito neorevisionista, opportunista come il PdCI e l'alfiere di prima linea della borghesia riguardo al soggiogamento ideologico a sinistra, al confodimento, e allo scoraggiamento delle masse. L'MC-PCL è un gruppo trotzkista per concezione del partito, ed è un miscuglio di diverse correnti revisioniste trotzkiste per il fondamento teorico e la linea politica. Il PC-Rol è un gruppo trotzkista in tutto. I Carc sono un gruppo "ultrasinistro" e, per certi versi, spontaneista. Il PCIML è un gruppo poco serio, in cui è permeato addirittura il nepotismo. Lotta comunista è un gruppo nel quale confluiscono elementi di trotzkismo e di bordighismo (la concezione del partito ne è totalmente succube), è settario e intellettualoide. Le altre formazioni politiche italiane le considero generalmente "ultrasinistre" e revisioniste. L'autonomia, nelle sue varie componenti, manca di una salda teoria e quindi è senza prospettive e molto confusa. I no-global, in particolare, mancano di una visione di classe del mondo (come difetto più importante). PROPOSITI POLITICI Chiedo di diventare militante in prova del PMLI per dare il mio contributo massimo alla causa dell'emancipazione del popolo italiano e, indirettamente, dei popoli di tutto il mondo. Mi piacerebbe condurre la lotta per il socialismo a contatto con le masse e col Partito marxista-leninista che mi supporta e controlla. Sviluppare, unitamente agli altri compagni il radicamento della mia Cellula in modo dinamico e fantasioso, non meccanico; sviluppare il legame del PMLI con le masse, lavorando negli organismi di massa nei quali posso lavorare (Comitato di quartiere e collettivo scolastico); migliorare la mia coscienza politica, diventando appieno un marxista-leninista, e sviluppare la concezione proletaria del mondo sempre più profondamente; diventare un militante stimato dalle masse con le quali sono in contatto, cosa che sono riuscito a fare in minima parte a scuola. 20 dicembre 2006 |