L'imbroglione trotzkista di Ischia Chi è Domenico Savio Ben volentieri ci saremmo occupati di altro e di più serio, tante e tanto più importanti sono le necessità della lotta politica e di classe in questo momento. Ma non possiamo esimerci dal denunciare chi è veramente Domenico Savio, dal momento che questo imbroglione trotzkista di Ischia non perde occasione per attaccare pubblicamente il PMLI dalle colonne di compiacenti giornali di regime, sia della destra che della "sinistra" borghese, che se lo coccolano in funzione antimarxista-leninista e per spargere confusione fra gli elettori e le masse ischitane, napoletane e italiane. Egli ha fatto di tutto per presentarsi come l'"unico" e "autentico" marxista-leninista in circolazione, vantando passati "gloriosi" e "meriti rivoluzionari" in Italia e a livello internazionale. La sua vita, in realtà, è la fotografia di un percorso revisionista, opportunista e trotzkista condito con massicce dosi di megalomania e narcisismo, come traspare dalle note autobiografiche pubblicate sulla "sua" stampa, il "suo" sito, su Internet e sbandierate in ogni intervista. Autobiografie non sempre coerenti e spesso lacunose in passaggi importanti della sua vita politica. Nasce a Forio il 16 febbraio del 1940 dove rimarrà ininterrottamente, a parte una brevissima parentesi a Milano. A 13 anni si iscrive alla FGCI (recita una sua biografia a firma del fantomatico "Comitato centrale del sedicente Partito comunista italiano marxista-leninista (PCIM-L)" da lui fondato nel 1999). In un'altra biografia, apparsa invece sul suo mensile (oggi cessato) "l'Uguaglianza economica e sociale", l'età del suo ingresso nella FGCI è di 15 anni. In un'altra biografia apparsa in un post su Indymedia in cui il "CC del PCIM-L" augura buon compleanno a Savio, l'età è invece anticipata a 12 anni. Comunque sia, inizia nell'organizzazione giovanile revisionista la sua attività politica e a 18 anni si iscrive al PCI dal quale si dimette solo nel 1976 perché, come ha ricordato in una recente intervista a "Il Riformista", contrario alla "svolta intellettualista di Berlinguer". Nel PCI revisionista, dunque, Savio rimane per ben 18 anni, nonostante che il movimento marxista-leninista italiano fosse nato da tempo sotto la spinta di Mao e della sua battaglia contro il revisionismo cinese e internazionale, nonostante la Grande Rivolta del Sessantotto, nonostante che la svolta del PCI del "compromesso storico" è del 1973. In questi 18 anni Savio fu varie volte segretario di sezione, membro del Comitato federale, delegato a congressi provinciali, regionali e nazionali, candidato alle elezioni provinciali e consigliere comunale di Forio. Del PCI fa salva tutta la storia revisionista fino alla svolta di Salerno del 1944, tant'è vero che il "PCI M-L" viene presentato come l'"erede del Partito comunista d'Italia fondato a Livorno il 21 gennaio 1921" e fa proprio il pensiero e l'azione del capo storico del revisionismo italiano Antonio Gramsci. Uscito dal PCI fonda, infatti, il "Circolo operaio-culturale 'Antonio Gramsci"' e poi aderisce al PdUP e, alla scissione di quest'ultimo, aderisce a DP fino al 1980. Questi passaggi nelle organizzazioni trotzkiste PdUP e DP sono però omessi nella biografia "ufficiale" attualmente in circolazione e le troviamo solo in quella pubblicata nel 1990 su "l'Uguaglianza". Nel 1979 fonda il "Centro di cultura e iniziativa marxista" (CE.C.I.M.) sulla carta ancora in vita. Scrive per un giornale locale fino a ottenere l'iscrizione come pubblicista nel 1984 e il 26 settembre 1984 fonda il mensile "l'Uguaglianza economica e sociale" che, nonostante si avvalga di proventi derivanti dalla pubblicazione di annunci pubblicitari di enti e aziende locali, cessa la pubblicazione nel dicembre 1997 per debiti. A questo giornale collaborano tra gli altri i noti trotzkisti Aldo Serafini, avvocato civilista di Firenze, e Nina A. Andreeva, Segretaria di un sedicente partito comunista russo. Alla fine degli anni '80 Savio sviluppa anche un flirt con il sedicente PCd'I m-l (Nuova Unità) e nel 1990 partecipa e interviene al 5• Congresso nazionale di questo partito che poi confluirà nel PRC. In quell'occasione, arrivò persino a definire il trotzkista e opportunista storico Ludovico Geymonat "simbolo dei marxisti-leninisti in Italia". Nello stesso anno mette in piedi anche un fantomatico "Comitato politico nazionale per l'unità dei marxisti-leninisti" con la pretesa di riunire tutti i gruppi e i partiti che si rifacevano al marxismo-leninismo per "costruire il partito della classe operaia italiana". In realtà, iniziano le manovre di Savio di infiltrazione nel nostro Partito che andranno avanti fino al 1995. In questo periodo egli propose e ottenne un incontro a Firenze, in via Gioberti. Ma i rapporti finirono lì, dal momento che il nostro Partito aveva capito di trovarsi di fronte a un imbroglione trotzkista e sedicente marxista-leninista. Non poteva essere marxista-leninista chi non metteva Mao fra i maestri del proletariato nazionale e internazionale e anzi lo attaccava e lo attacca come "revisionista" e denigra la Grande rivoluzione culturale proletaria cinese; persino l'appoggio a Stalin non era per costui una discriminante per l'unità dei marxisti-leninisti. D'altra parte, riteneva e ritiene il trotzkista Enver Hoxha un "grande marxista-leninista". Non può essere un marxista-leninista chi pretende di ignorare che in Italia un Partito marxista-leninista c'è già dal 1977, senza contare i dieci anni precedenti che ne hanno preparato la fondazione. In più non ci piacevano affatto i legami che egli andava tessendo a livello nazionale e internazionale con gruppi e correnti trotzkiste anche interne a Rifondazione che fanno capo a trotzkisti storici come Livio Maitan, Antonio Moscato, Marco Ferrando e Franco Grisolia con i quali partecipa ufficialmente l'8 aprile 1995 a un Forum organizzato a Roma da "Contropiano" e "Associazione K. Marx". Con un altro trotzkista storico, Franco Molfese (ex PCI, Circolo Marx-Lenin-Stalin di Roma, Associazione Italia-Cina, "Nuova Unità", cofondatore della "Federazione dei comunisti d'Italia m-l" di Giuseppe Maj, Associazione Italia-Albania, poi collaboratore di "Ideologia proletaria"), Savio fonda il 16 maggio 1997 il "Centro Studi e d'Azione del Marxismo-Leninismo (CE.SA.M-L)". Falliti i tentativi di infiltrazione, il 3 dicembre 1999, fonda assieme al figlio Gennaro e ad Alfredo A. La Piccirella, il "Partito comunista italiano marxista-leninista" con "sede nazionale e internazionale" a Monterone di Forio d'Ischia e il cui organo di stampa diventa "Comunismo" il periodico già fondato da Savio nel 1995. Un partito di cui si perdono le tracce fino alle elezioni suppletive dell'ottobre 2004, quando grazie a un'operazione provocatoria imbastita dalla destra del regime neofascista, ma avallata, in funzione antimarxista-leninista e antiPMLI, dalla stessa "sinistra" del regime, per confondere le idee all'elettorato, Savio si presenta improvvisamente come candidato per la Camera e ottiene 2.244 voti. Nel frattempo sono iniziate le calunnie contro il PMLI accusato di settarismo, di estremismo, dogmatismo, di astensionismo strategico e persino di essere opportunista e revisionista. A noi risulta il contrario. Non siamo infatti noi che sempre nella succitata intervista a "Il Riformista" affermiamo che "La rivoluzione non passa dal parlamento... ma questo non significa che occorra la violenza", ossia si teorizza una terza via che non rappresenta nient'altro che lo "spirito santo" del capitalismo. "Noi ci auguriamo - afferma infatti Savio - che ci lascino prendere il potere in modo pacifico". Non siamo noi, ma Savio che ha preso ufficialmente le distanze dai "deprecabili" cortei contro la guerra perché il "PCIM-L" non va a Roma il 20 marzo 2004 "con la feccia del riformismo, del revisionismo, del movimentismo e del pacifismo". Non siamo noi, ma Savio che alle elezioni europee, provinciali e comunali del 12 e 13 giugno 2004 dà l'indicazione di astenersi e poi quattro mesi dopo si presenta alla elezioni suppletive a chiedere un voto per sé. Savio ha persino accusato noi di "non esitare a effigiare Berlusconi come neoduce", dando ad intendere che non approva affatto la nostra battaglia contro il governo del neoduce Berlusconi, sul quale infatti non pronuncia una parola, e il regime capitalista, neofascista, federalista e presidenzialista. Che si tratti di un imbroglione trotzkista non ci sono dubbi. La sua megalomania non ha confini. Basta leggere le ultime righe della sua biografia ufficiale: "Oggi Savio, Segretario generale del PCI M-L, è la guida ideologica e politica sicura del proletariato italiano verso la Rivoluzione e il socialismo ed è una eminente figura del marxismo-leninismo e del movimento operaio e comunista internazionale" (sic!). 3 novembre 2004 |