Ignorato l'attacco al marxismo e al socialismo I due Castro chierichetti del papa Cuba svenduta al Vaticano La visita di Joseph Ratzinger dal 26 al 28 marzo a Cuba non ha avuto i caratteri dell'evento eccezionale del 1998, quando per la prima volta si incontrarono nell'isola caraibica Karol Wojtyla e Fidel Castro; papa Benedetto XVI ha trovato una strada spianata da allora con il cardinale Jaime Ortega che è da tempo un interlocutore principale del presidente Raul, fratello di Fidel, del suo governo e non solo sulle questioni religiose ma anche in merito allo sviluppo delle riforme economiche capitaliste. Quella di Ratzinger è stata una visita pastorale accompagnata dai due Castro in veste di chierichetti. Che si è conclusa con un atto simile a quello della visita del 1998 quando l'allora presidente Fidel Castro decise di ripristinare in "via eccezionale", poi confermata negli anni successivi, la festività del 25 dicembre in omaggio a Giovanni Paolo II; il 31 marzo il quotidiano ufficiale Granma annunciava che il presidente Raul Castro aveva dichiarato festa nazionale la giornata del Venerdì santo, una "misura di carattere eccezionale", accogliendo un desiderio espresso da Benedetto XVI. Un altro segno evidente della svendita di Cuba al Vaticano. Dalle attese della vigilia è mancata la conversione di Fidel, anche se a questo punto sarebbe solo l'atto finale di un percorso già compiuto. E che forse ha seguito anche il venezuelano Chavez che recentemente per affrontare il cancro ha invocato "Dio dammi ancora tempo". E questi dovevano essere i portabandiera del Socialismo del XXI secolo. Ratzinger è arrivato all'aeroporto di Santiago de Cuba, la seconda città dell'isola, il 26 marzo ricevuto in pompa magna dal presidente Raul Castro, da un picchetto militare e dai 22 vescovi cubani. Ha celebrato messa e visitato il Santuario della Vergine del Cobre, patrona dell'isola. Un luogo nel quale non poté andare Giovanni Paolo II. Nelle due occasioni il papa ha sottolineato che la devozione alla patrona dell'isola è "testimonianza visibile della fecondità della predicazione del Vangelo in queste terre e delle profonde radici cristiane che danno vita all'identità più profonda dell'animo cubano". Si è in parte allargato dato che i cattolici cubani sarebbero un 10% della popolazione, ma Raul non ha detto nulla. Come d'altra parte ha ignorato nei diversi incontri ufficiali l'attacco al marxismo e al socialismo e la richiesta di pace sociale rilanciati dal papa il 23 marzo a bordo dell'aereo che lo portava in Messico, la tappa precedente a Cuba. "Oggi è un tempo in cui l'ideologia marxista, come concepita, non risponde più alla realtà e se non si può costruire un tipo di società occorre trovare nuove modelli, con pazienza, in modo costruttivo. In questo processo, che esige pazienza ma anche decisione, vogliamo aiutare in uno spirito di dialogo, per evitare traumi e per contribuire ad andare verso una società giusta come la desideriamo per tutto il mondo", aveva sostenuto Ratzinger. Lungo la strada che portava l'auto papale verso la Piazza della rivoluzione all'Avana il governo aveva tirato a lucido i cartelloni con slogan quali "Socialismo o muerte" ma che rimanevano parole al vento. Raul e Fidel Castro hanno messo Cuba ai piedi del papa come testimoniato dalla completa copertura mediatica a visita e cerimonie offerta dalla televisione e dalla radio di stato, dalla pubblicazione integrale dei discorsi del pontefice alla soddisfazione per l'esito del viaggio papale espressa dai due quotidiani di partito, Granma e Juventud Rebelde, con due grandi foto in prima pagina dei saluti del papa a Fidel e a Raul Castro. Ultimo appuntamento di Benedetto XVI nella visita all'Avana quello col "pensionato" Fidel che è andato a rendergli omaggio nella nunziatura apostolica della capitale cubana. Un incontro "piuttosto intenso e cordiale", secondo il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi che ha raccontato di come Fidel abbia voluto sottolineare di "aver seguito tutto il viaggio alla tv" e abbia voluto ringraziare il pontefice per le beatificazioni di Madre Teresa, benefattrice di Cuba, per la quale egli aveva venerazione e gratitudine, e quella di Giovanni Paolo II. Ratzinger ha ringraziato e il 28 marzo, in partenza per Roma, ha ricambiato prendendo posizione contro le "misure economiche restrittive imposte dal di fuori del Paese che pesano negativamente sulla popolazione e aggravano situazioni di carenza di mezzi materiali", ovvero il vergognoso blocco economico dell'imperialismo americano su Cuba che neanche Obama ha tolto. 11 aprile 2012 |