Per le dichiarazioni di Berlusconi a Gerusalemme contro il governo iraniano e a sostegno dell'opposizione dei "verdi"
Dure proteste davanti all'ambasciata italiana a Teheran
I manifestanti gridano: "Morte a Berlusconi
"

Nel pomeriggio del 9 febbraio, mentre si trovava al Senato per un'audizione con le commissioni Esteri delle due Camere dedicata all'Iran e al contenzioso internazionale sul programma nucleare iraniano, il ministro degli Esteri Franco Frattini dava con toni drammatici la notizia di un "tentativo di assalto" da parte di "un centinaio di basiji travestiti da civili" all'ambasciata italiana a Teheran che avevano lanciato pietre e gridato "Morte all'Italia, morte a Berlusconi". Aggiungeva che solo "la presenza della polizia iraniana ha scongiurato l'assalto vero e proprio". Nell'occasione confermava la decisione già presa in precedenza dal governo italiano di aver dato disposizione al nostro ambasciatore a Teheran, Alberto Bradanini, di non partecipare alle cerimonie dell'11 febbraio, in occasione del 31° anniversario della Repubblica islamica.
Poco dopo era lo stesso ambasciatore Bradanini a precisare che "in realtà non si è trattato di un vero e proprio assalto ma di una manifestazione che è durata una ventina di minuti". Forse il ministro Frattini ha cercato di drammatizzare la vicenda per tentare di far passare in secondo piano le ragioni di una legittima e forte manifestazione di un centinaio di studenti che protestavano per le dichiarazioni di Berlusconi a Gerusalemme contro il governo iraniano e le sue ingerenze a sostegno dell'opposizione dei "verdi", gridando "Morte a Berlusconi" e "Morte ai sostenitori del terrorismo".
La protesta si svolgeva anche davanti alla vicina ambasciata di Francia.
I dimostranti avevano cartelli con scritto "Abbasso gli ipocriti", "Condanniamo il sostegno della Francia ai gruppi terroristi", gridavano slogan contro la Francia, l'Italia e la Gran Bretagna e hanno concluso la manifestazione con la lettura di un comunicato nel quale si diffidavano i paesi occidentali, e in particolare Francia, Italia e Gran Bretagna, dall'avere atteggiamenti ostili contro l'Iran e si chiedeva al parlamento iraniano di limitare le relazioni con i governi che "interferiscono" nelle faccende interne dell'Iran.
La televisione di Stato iraniana Press Tv nel dare la notizia e le immagini della protesta denunciava tra l'altro che il riferimento del ministro degli Esteri italiano ai basiji era "un altro deliberato tentativo messo in atto dai membri dell'Unione Europea di demonizzare e mancare apertamente di rispetto per il più importante corpo di difesa popolare iraniano, e dunque è un'offesa a tutti i cittadini iraniani".
Nei giorni precedenti l'ambasciatore italiano a Teheran era stato convocato dal ministero degli Esteri iraniano che gli aveva consegnato una protesta ufficiale per le parole del premier Silvio Berlusconi durante la sua recente visita in Israele.
Alle affermazioni del ministro Frattini rispondeva con una lettera aperta Irib, la redazione italiana della televisione di Stato iraniana, che gli ricordava come "la polizia iraniana ha impedito danni alla Vostra ambasciata ed ha solo acconsentito che gli studenti intonassero i loro slogan come è giusto che avvenga in una democrazia; vuole che impediamo le manifestazioni? Dottor Frattini, com'è che quando quattro delinquenti distruggono le banche a Teheran e vengono arrestati, Lei definisce 'repressione del regime' l'azione della nostra polizia, ma quando si rispetta la volontà degli studenti di manifestare, Lei si dichiara 'preoccupato'?". Quanto al richiamo ai Basiji la lettera afferma che "speriamo sappia che Basiji significa 'volontari'; quando l'intero Occidente, compreso il Suo paese, sostenne Saddam nell'aggressione contro la nostra terra, non avevamo nemmeno un esercito e la gente semplice si fece volontaria per difendere i confini, dando vita al Basiji; oggi in Iran, studenti, medici, operai, insegnanti, commercianti, calciatori, artisti sono membri del Basiji e ciò vuol dire che sono disposti a difendere il paese se i Vostri alleati americani e israeliani, come minacciano di fare, decideranno di aggredire il nostro paese".

17 febbraio 2010