Centinaia di vittime della politica razzista e xenofoba dell'imperialismo europeo e italiano Ecatombe di migranti nella più orribile strage del Mediterraneo Davanti a Lampedusa un barcone carico di 518 migranti prende fuoco e cola a picco: oltre 360 i morti tra donne, bambini e uomini. Agghiacciante denuncia dei pescatori di Lampedusa: "Noi salvavamo i migranti e la capitaneria filmava. Ecco gli effetti della Bossi-Fini". Vomitevole ipocrisia di Napolitano, Letta e Alfano. Contestato il governatore siciliano Crocetta a Lampedusa. Il PMLI listerà a lutto le sue bandiere il 12 ottobre. La Responsabile del PMLI per la Sicilia denuncia l'immane strage Abolire la Bossi-Fini. Abolire il reato di immigrazione clandestina. Aprire le frontiere dell'Ue Erano le 7 di mattina dello scorso 3 ottobre quando un'imbarcazione con a bordo 518 migranti si è incendiata ed è affondata al largo della piccola isola dei Conigli di fronte a Lampedusa: il natante, che era salpato dal porto libico di Misurata due giorni prima con a bordo migranti provenienti soprattutto dall'Eritrea e dalla Somalia, era arrivato a circa un miglio e mezzo dalle coste lampedusane, quando qualcuno tra i migranti ha acceso un fuoco per segnalare la presenza del barcone e ricevere soccorso. Della benzina sul ponte dell'imbarcazione ha però fatto divampare un incendio e il successivo sbilanciamento della barca, dato dall'elevato numero di persone a bordo in panico per il fuoco, ha causato il ribaltamento della stessa. Nelle ore successive alla tragedia sono stati tratti in salvo 155 migranti e per giorni interi sono stati recuperati cadaveri in mare, molti che galleggiavano in acqua ed altri rimasti intrappolati dentro il natante che si trova sul fondo del mare a poche decine di metri dalla superficie: il numero delle vittime di questa tragedia ha raggiunto l'agghiacciante cifra di oltre 360 tra donne, bambini, ragazzi e uomini. La peggiore strage di migranti mai accaduta nel Mediterraneo è stata provocata dalla Bossi - Fini A Scicli, in provincia di Ragusa, pochi giorni prima erano annegati altri 13 migranti che si vanno ad aggiungere alle altre migliaia di vittime provocate nei decenni dalla politica razzista e xenoboba dell'imperialismo europeo ed italiano. È soprattutto la criminale legge Bossi-Fini che deve essere messa pesantemente sotto accusa in quanto ha gravi corresponsabilità in queste tragedie e che deve essere immediatamente abrogata pena il ripetersi di tragedie analoghe. Il primo comma dell'articolo 11 della legge n. 189/2002 (la Bossi-Fini) ha introdotto il reato di favoreggiamento all'immigrazione clandestina modificando il testo unico sull'immigrazione per cui rischia fino a 3 anni di reclusione "chiunque in violazione delle disposizioni del presente testo unico compie atti diretti a procurare l'ingresso nel territorio dello Stato di uno straniero", scoraggiando così i soccorsi da parte delle imbarcazioni civili che si trovano nelle vicinanze di natanti con migranti in difficoltà. I pescatori lampedusani che si trovavano lo scorso 3 ottobre nelle vicinanze del barcone in fiamme hanno certamente soccorso immediatamente i migranti, ma non è per niente escluso che qualche magistrato possa configurare per loro il reato di favoreggiamento all'immigrazione clandestina, per cui la gente del mare che - rispondendo a leggi non scritte che risalgono all'alba del genere umano - soccorre doverosamente chi in difficoltà lo fa a suo rischio e pericolo, e questo certo non la incoraggia. I pescatori di Lampedusa che si sono prodigati in questi anni nel salvataggio di migranti in mare chiedono a gran voce che la mostruosa misura punitiva del sequestro dell'imbarcazione di chi ha aiutato migranti in difficoltà in mare venga abrogata insieme alla Bossi-Fini e il PMLI appoggia fermamente questa sacrosanta richiesta. È quello che potrebbe accadere ai sei membri dell'equipaggio della barca da diporto Gamar che per prima ha soccorso i naufraghi salvandone 47 e contemporaneamente chiamando via radio la Capitaneria di porto che inviava due motovedette dopo 45 lunghissimi minuti, mentre nel frattempo anche 20 pescherecci, rischiando anche loro di incappare nei rigori della Bossi - Fini, partecipavano al salvataggio di altre vite, infischiandosene della legge e delle procedure burocratiche imposte via radio, sempre in esecuzione della infame legge citata, dalla capitaneria di porto che avrebbe semmai - con il pretesto di un improbabile "coordinamento" voluto dalla citata legge - rallentato le operazioni di soccorso e che comunque ha inviato due navi dopo ben 45 minuti! Le mostruosità burocratiche della Bossi - Fini sono emerse nell'agghiacciante denuncia dei pescatori: "Mentre noi salvavamo la gente in mare, la capitaneria filmava!" e intanto i migranti annegavano. E tale legge non si limita a provocare morti, scoraggiando la gente di mare dal soccorso ai migranti e burocratizzando le operazioni delle capitanerie facendo loro perdere tempo prezioso, ma perseguita anche i 155 sopravvissuti che sono stati tutti iscritti dalla procura della Repubblica di Agrigento nel registro degli indagati per il reato di immigrazione clandestina, altro "capolavoro" nazista previsto dalla legge. L'ipocrisia delle istituzioni borghesi È anche alla luce di tutto ciò che le prese di posizione del rinnegato Napolitano e di Letta che aggiungono la loro "indignazione" a quella di Alfano che grida "vergogna" in parlamento, risultano ipocrite di fronte ad una sciagura aggravata dalla legge Bossi-Fini, del mantenimento della quale nell'ordinamento giuridico italiano semmai devono tutti e tre vergognarsi insieme all'Unione europea alla quale tale ignobile normativa sta più che bene: molte altre vite infatti avrebbero potuto essere salvate se la Capitaneria di porto, oberata dalle procedure burocratiche imposte dalla citata legge, non avesse impiegato tre quarti d'ora a inviare soccorsi, così come deve suonare un vero e proprio marchio d'infamia l'iscrizione nel registro degli indagati di coloro che svolgono in mare la doverosa attività di soccorso, ed indegno di uno Stato civile deve risultare anche il processo a carico dei poveri disperati sopravvissuti che - avendo perso tutto in mare, spesso anche familiari e amici - ora dovranno subire anche l'ignominia - non per loro ma per la legge che ciò dispone - di un processo. Suscita un senso di ribrezzo in particolare l'atteggiamento ipocrita, parolaio e vuoto di contenuti di Letta che sostiene "decisioni devono essere assunte perché non si ripetano più eventi drammatici come quanto è accaduto a Lampedusa" e poi lascia che a dettare la linea politica su tutta la vicenda sia il fascista ministro dell'interno Alfano, il quale minaccia: "La Bossi- Fini non si tocca" e avverte che non sarà l'ultima tragedia del genere. Non poteva esservi un monito più sprezzante indirizzato alle masse popolari italiane e che suona come un "abituatevi alle stragi di migranti"! Ma se la destra va avanti a testa bassa nel difendere la Bossi-Fini, è la "sinistra" borghese quella che più lavora per rimestare nel fango e confondere le idee alle masse popolari italiane. A partire da Napolitano stesso che senza citare le leggi razziste e xenofobe approvate in Italia contro i migranti, una delle quali porta anche il suo nome, ci fa presente la necessità di "politiche specificamente rivolte al fenomeno dei profughi e richiedenti asilo non regolato da alcuna legge italiana". Ma come non regolate da alcuna legge! E la Bossi-Fini cosa regola secondo il rinnegato Napolitano? Non da meno del suo diretto superiore, il presidente del senato, Pietro Grasso, PD, l'esperta in discorsi emozionali e lacrimosi quanto inconcludenti presidentessa della Camera Laura Boldrini, SEL, il segretario del PD, Guglielmo Epifani, che si limitano a invocare "Un temperamento", "una mitigazione", "un superamento della Bossi-Fini", la "ricerca soluzioni fattibili", gradite a tutti gli schieramenti. Nessuno che abbia chiesto l'abrogazione della Bossi-Fini. Un altro campione di ipocrisia è il governatore siciliano Crocetta, che però ha subito a Lampedusa la giustissima contestazione dei pacifisti che gli hanno rinfacciato di essere tra i principali sostenitori della militarizzazione della Sicilia, di quella politica che è una tra le cause delle stragi di profughi. In contrasto col sentimento di orrore di indignazione popolare che ha percorso la penisola ed è sfociato in diverse manifestazioni, da Lampedusa a Catania (presente il PMLI), a Palermo, e in alte città italiane e che ha indotto gli organizzatori della manifestazione del 12 a Roma ad invitare i manifestanti a portare un segno di lutto. Anche il PMLI risponderà a tale invito, aggiungendo un nastro nero alle proprie bandiere. Immediatamente il Partito ha preso posizione sull'immane strage dell'imperialismo europeo e italiano con un comunicato della Responsabile del PMLI per la Sicilia, Giovanna Vitrano, che punta il dito contro Napolitano, uno di coloro che possono essere definiti i padri della normativa contro l'immigrazione (è la legge Turco-Napolitano del 1998 infatti ad avere istituito quell'aberrante rete di lager che sono i centri di identificazione ed espulsione) ed in Letta e Berlusconi gli esecutori materiali di tutto ciò che è seguito, ovvero la famigerata legge Bossi-Fini, di cui chiediamo immediatamente l'abrogazione, insieme all'apertura delle frontiere UE e all'abolizione del reato di immigrazione clandestina. 9 ottobre 2013 |