Lo denuncia un dossier dell'alto commissariato anticorruzione "L'ecomafia è in grado di condizionare e gestire il mondo del lavoro e rilevanti settori economici ed amministrativi" "La mafia ha in mano la pubblica amministrazione nelle regioni meridionali" L'ecomafia non è soltanto un'organizzazione criminale, ma sta assumendo le caratteristiche di una vero e proprio contropotere territoriale impiantato nei gangli dell'economia e della pubblica amministrazione. L'allarmante denuncia è contenuta in uno studio presentato il 28 novembre scorso al Cnel (Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro) dall'alto commissario anticorruzione, Gianfranco Tatozzi. Nel dossier si citano infatti vicende come "l'emergenza rifiuti in Campania, Porto Marghera, Priolo, Punta Perotti, gli spiaggiamenti di navi sulle coste meridionali", emblematiche di una "emergenza ambientale che incombe da tempo sul nostro paese", solo come punta di un iceberg rispetto a "molte altre realtà cresciute all'ombra di condizionamenti economico-sociali di diversa natura", tra cui quelli legati alla criminalità organizzata stanno assumendo dimensioni sempre più rilevanti. In questo quadro, secondo la relazione del Commissariato, il settore delle costruzioni, il cosiddetto ciclo del cemento, rappresenta per la criminalità organizzata "un interesse di tipo strategico ed il mezzo per imporre tangenti ed estorsioni che, unite ad un'illecita gestione delle procedure di assegnazione degli appalti, determinano un sistema eversivo di contropotere capillare ed insidioso". Talmente capillare e insidioso dall'essere in grado di "condizionare e gestire il mondo del lavoro e rilevanti settori economico-amministrativi". Una delle conseguenze di questo radicato sistema di potere criminale è un impatto "devastante per ampie aree, investite anche da abusivismo edilizio imponente e indiscriminato". Il fatto è - spiega il rapporto - che per l'ecomafia tali attività illecite e criminali assicurano "profitti altissimi a fronte di costi modesti e rischi limitati". Ciò vale in particolare per il traffico di rifiuti pericolosi, il cui trattamento e smaltimento con sistemi illegali "costituisce una vera attività economica, lucrosa e ben sviluppata". Attività che riguarda "l'intera fase del trasporto e dello stoccaggio, previa falsificazione dei documenti". Questo perché gli illeciti ambientali hanno cambiato carattere negli anni. "Si è passati dalle grandi discariche abusive ad un sistema basato sugli interramenti non visibili e sull'abbandono incontrollato dei rifiuti in aree e strutture preventivamente individuate". Tutto ciò produce, si legge sempre nel dossier, "una pressione ambientale drammatica e l'acquisizione di rilevanti profitti per le organizzazioni criminali". Per il rappresentante di Legambiente, Della Seta, questi dati confermano la necessità di inserire i reati ambientali nel codice penale. All'allarme di Tatozzi per l'espansione dell'ecomafia si è poi aggiunto quello del prefetto straordinario di Reggio Calabria, Luigi De Sena, per l'infiltrazione della mafia nella pubblica amministrazione, che nelle regioni meridionali sta assumendo il carattere di una vera e propria "sostituzione" : "L'inefficienza della pubblica amministrazione dà ampio spazio alla sostituzione da parte della criminalità organizzata all'interno di una pubblica amministrazione assolutamente inefficiente: non ci sono centri di eccellenza, non c'è la capacità di assumere responsabilità, non ci sono modelli che possono diventare esempi", ha detto infatti il prefetto. Tutto ciò - pur provenendo da fonti istituzionali - è un'eloquente conferma che, come chiarisce il documento dell'Ufficio politico del PMLI del 1° dicembre, la testa della piovra mafiosa è annidata nell'economia capitalistica e nelle istituzioni borghesi, e che non è con la militarizzazione del territorio, con l'oppressione delle masse e la fascistizzazione della società che la si può sradicare e distruggere, ma nel lungo periodo solo abolendo il capitalismo e instaurando il socialismo. E nell'immediato unendo tutte le forze lavoratrici e popolari nella lotta contro la camorra e le mafie e per rivendicare il lavoro, lo sviluppo e l'industrializzazione del Mezzogiorno. 20 dicembre 2006 |