Viva l'8 marzo, l'emancipazione femminile e la lotta contro il capitalismo per il socialismo di Monica Martenghi Un militante buon 8 Marzo, Giornata internazionale delle donne, a tutte le masse femminili sfruttate e oppresse in Italia e nel mondo intero. Alle migliaia e migliaia di operaie e lavoratrici che hanno perso o stanno perdendo il loro posto di lavoro, alle disoccupate e alle precarie che un lavoro vero non lo hanno mai avuto, alle studentesse che rischiano di dover rinunciare allo studio per mancanza di mezzi e per i tagli alle borse di studio, alle donne costrette a subire inaudite violenze fisiche, morali e sessuali specie in famiglia, a tutte le masse femminili sfruttate e oppresse che stanno ammazzandosi di lavoro fuori e dentro casa per far quadrare i magri bilanci familiari e garantire assistenza e cure ai bambini, ai malati e agli anziani non autosufficienti a fronte di tagli sempre più brutali alla sanità e all'assistenza. Buon 8 Marzo a tutte quelle donne che in questi mesi in Italia e nel mondo - specie in Medio Oriente e nord Africa - si stanno battendo per difendere i propri diritti e quelli di tutto il loro popolo. Un buon 8 Marzo speciale va alle militanti e alle simpatizzanti del Partito che oltre a vivere tutti i problemi dell'essere donne nel sistema capitalistico, dedicano anima e corpo alla causa dell'emancipazione femminile, del proletariato, del socialismo e del PMLI. Basta sfogliare "Il Bolscevico" delle ultime settimane, soffermandosi sulle foto a corredo dei servizi sulla campagna elettorale per verificare che le compagne sono state in prima fila e non si sono risparmiate nel propagandare l'astensionismo marxista-leninista nei banchini, nei volantinaggi, nelle affissioni, da Milano a Ferrara, da Firenze a Napoli, dalle provincie di Benevento e Caserta, a Reggio Calabria, alla Sicilia. Le istituzioni e le donne L'obiettivo del pieno diritto delle donne al lavoro sociale, alla liberazione dalla schiavitù domestica, alla piena e concreta parità fra i sessi in ogni campo, mai come oggi sembra allontanarsi. Il capitalismo sta rimangiandosi a poco a poco tutto quello che era stato strappato a costo di grandi lotte e sacrifici da parte del movimento operaio e del movimento femminile. Tutti i governi sia di "centro-destra" che di "centro-sinistra", che si sono succeduti negli ultimi venti anni, si sono mossi in questa direzione. Una tragica realtà che non è stata invertita anzi aggravata dal governo del tecnocrate liberista borghese Mario Monti. Nel campo del lavoro, come in quelli delle pensioni, della sanità, della scuola e dell'università, dei servizi sociali e assistenziali, dei diritti civili nulla sfugge al maglio dei tagli, della privatizzazione, delle liberalizzazioni figlie del liberismo più selvaggio. Torna a dominare incontrastata la triade mussoliniana "Dio, patria e famiglia" che giustifica pienamente sul piano ideologico, culturale e morale la subordinazione sociale, familiare e coniugale delle donne, che si manifesta anche con la violenza sessuale e familiare, trasformatasi in un femminicidio, e nega ostinatamente i più elementari diritti alle coppie di fatto e omosessuali. Quasi tutti i partiti borghesi e del regime neofascista in questa campagna elettorale si sono vantati di aver fatto largo nelle proprie liste alle donne. Alcuni di loro, e alcune associazioni e movimenti femministi, come "Se non ora quando?", si sono spinti a sostenere che le "quote rosa", l'occupazione di posti di potere all'interno del sistema, l'affermazione della "differenza sessuale", possono produrre un profondo cambiamento in Italia e addirittura nel mondo. Ammesso e non concesso che siano molte le donne che entreranno in parlamento, non basta certo una maggiore loro presenza ai vertici del governo, delle istituzioni e dello Stato borghesi, così come dell'economia e della finanza, a produrre una sostanziale differenza e un vero cambiamento. Come non ha portato alcuna differenza la presenza di tre donne in ministeri chiave del governo Monti, quali sono gli interni, la giustizia e il Welfare. La Fornero, a capo del ministero del Welfare, quello che più di ogni altro avrebbe potuto agire a favore delle donne, è divenuta addirittura il simbolo più odioso della macelleria sociale che questo governo ha prodotto. Né hanno fatto la differenza la Thatcher in Inghilterra o la Merkel in Germania. Il problema non è a quale genere appartengono i governanti, i politicanti e i rappresentanti istituzionali e sindacali, ma qual è la loro classe di appartenenza e di quale classe vogliono salvaguardare e tutelare gli interessi. Il capitalismo e le donne La verità è che l'uguaglianza fra i sessi è incompatibile con l'esistenza stessa del capitalismo. Perché il capitalismo non può andare contro la sua natura, che è quella di realizzare il massimo profitto attraverso lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo e l'oppressione e la schiavitù della donna. Fa parte delle leggi del suo sistema economico e produttivo, del suo dominio statale, culturale e sociale. Il capitalismo non solo è responsabile della miseria e dei sacrifici che devono sopportare le masse, ma non ha alcun interesse a liberare realmente e totalmente le donne dalla loro schiavitù familiare e domestica, specie in una fase di crisi economica e recessiva senza precedenti come quella che ormai dura da cinque anni. È infatti la famiglia, e all'interno la donna che ne è il caposaldo, la cellula economica di base del sistema capitalistico e il suo principale ammortizzatore sociale. Quanti lavoratori, giovani, anziani sarebbero già caduti nella più assoluta indigenza se non ricevessero la solidarietà e il sostegno della famiglia? Il capitalismo non è riformabile. Chi lo sostiene come i partiti della "sinistra" del regime, ivi compresi quelli falsi comunisti, "Rivoluzione civile" di Ingroia, il Movimento 5 stelle del qualunquista di destra Grillo, spargono solo nuovi inganni riformisti, parlamentaristi ed elettoralisti per lasciare le cose esattamente come stanno. Tant'è vero che il sindaco grillino di un comune in provincia di Venezia ha licenziato la sua assessora solo perché è rimasta incinta. Checché ne dicano, fermo restando il capitalismo, chiunque andrà al governo, destra o "sinistra" borghese, politicanti uomini o politicanti donne, dovrà semplicemente attuare la politica interna ed estera stabilita dalla grande finanza italiana e internazionale, dalla Banca centrale europea e dall'Unione europea imperialista. Le due leve e il socialismo Per le masse femminili sfruttate e oppresse è decisiva la questione della conquista del potere politico da parte del proletariato maschile e femminile, che resta la madre di tutte le questioni. È questo l'atto fondamentale che facendo tabula rasa della proprietà privata capitalistica, dello sfruttamento dell'uomo sull'uomo e dell'intera sovrastruttura ideologica, statale, politica, culturale e morale capitalistica è in grado di spalancare le porte all'emancipazione della donna le cui leve principali sono la partecipazione in massa al lavoro produttivo e la socializzazione del lavoro domestico. È attraverso queste due leve che le masse femminili potranno partecipare veramente ad ogni livello e grado alla gestione della vita economica, produttiva, politica, sociale e culturale al pari dell'uomo Nel socialismo farà sì la differenza la presenza paritaria delle donne in ogni settore e ad ogni livello istituzionale, politico, amministrativo, economico, militare, culturale. Perché allora esse potranno e dovranno mettere a frutto pienamente nella nuova società e nel nuovo Stato le loro specifiche conoscenze, capacità e sensibilità a favore delle masse femminili e di tutto popolo. La realizzazione della piena e concreta parità fra i sessi è una lotta ancora di lunga durata che è iniziata nel capitalismo, continuerà nel socialismo e si concluderà nel comunismo. Lotta che richiede il massimo sforzo per ottenere un lavoro stabile, a tempo pieno, a salario intero e sindacalmente tutelato per le donne, l'effettiva parità salariale, una fitta rete di servizi sociali e assistenziali pubblici a cominciare dagli asili nido su tutto il territorio nazionale, specie nel Mezzogiorno, una scuola e una università pubbliche, gratuite e governate dalle studentesse e dagli studenti, una sanità pubblica e totalmente gratuita per tutti. Parallelamente occorre continuare a lottare contro il familismo e l'oscurantismo imperanti, per tutelare i diritti civili fin qui conquistati e oggi fortemente messi in discussione come l'aborto, e conquistarne dei nuovi come il riconoscimento delle coppie di fatto, del matrimonio gay e trans, l'abolizione della legge 40 sulla fecondazione assistita, il diritto delle coppie omosessuali e dei singoli all'adozione, il diritto a una ricerca e sperimentazione scientifica libera dai condizionamenti della Chiesa cattolica e del mercato capitalistico. In particolare alle proletarie e alle ragazze coscienti e informate chiediamo di dare il loro massimo contributo allo sviluppo e al radicamento del PMLI, che è fondamentale per far compiere un salto di qualità alla lotta di classe, e alla creazione delle istituzioni rappresentative delle masse fautrici del socialismo. Siamo grati alle astensioniste di sinistra che non si sono fatte incantare dalle nuove sirene borghesi e si sono astenute. Le invitiamo a rafforzare il loro anticapitalismo studiando e applicando il marxismo-leninismo-pensiero di Mao. I compiti delle marxiste-leniniste È così che continueremo a far vivere il vero spirito dell'8 Marzo. Quello spirito di classe che animò le nostre antenate marxiste-leniniste, alle quali saremo eternamente riconoscenti, che alla seconda conferenza della donne socialiste del 1910 decisero di istituire, su proposta delle marxiste-leniniste russe ed europee ispirate da Lenin, la Giornata internazionale delle donne per rivendicare la parità uomo-donna in tutti i campi e i diritti specifici delle donne. Una giornata che Stalin, del quale proprio il 5 Marzo ricorre il 60° della scomparsa, così esaltava: "Nessun grande movimento degli oppressi si è compiuto nella storia dell'umanità senza la partecipazione delle donne lavoratrici. Le donne lavoratrici, le più oppresse fra tutti gli oppressi, non sono mai restate e non potevano restare ai margini della grande strada del movimento di liberazione... La giornata internazionale della donna indica l'invincibilità e preannuncia il grande avvenire del movimento di emancipazione della classe operaia... La giornata internazionale della donna deve diventare un mezzo per trasformare le operaie e le contadine da riserva della classe operaia in un esercito operante del movimento di emancipazione del proletariato. Viva la giornata internazionale della donna! (Stalin, Opere complete, Edizioni Rinascita, volume 7, pagg. 60-61) Ispirate dagli insegnamenti di Stalin e degli altri quattro grandi Maestri del proletariato internazionale, certamente le marxiste-leniniste italiane terranno alta la bandiera dell'8 Marzo e faranno tutto ciò che possono per rispondere all'appello che il compagno Giovanni Scuderi, Segretario generale del PMLI, ha rivolto a tutte le militanti e alle simpatizzanti del Partito in occasione della prossima Giornata internazionale delle donne. Attraverso un messaggio alla Responsabile della Commissione per il lavoro femminile, egli ha infatti scritto: "In questo 8 Marzo, in cui si profila un nuovo governo borghese, nell'ambito dell'emulazione rivoluzionaria, che non deve mai mancare nelle nostre file, il Partito chiede alle compagne di essere le prime nello studio rivoluzionario, nella lotta di classe contro il capitalismo e per il socialismo, nella difesa e nell'applicazione della linea proletaria rivoluzionaria e marxista-leninista del PMLI, nel servire con tutto il cuore il proletariato, le masse e il Partito, con la coscienza che senza il loro contributo ideologico, politico e organizzativo è impossibile dare al PMLI un corpo da Gigante Rosso, elevare la coscienza e la mobilitazione politica delle masse femminili, coinvolgerle nella lotta per l'Italia unita, rossa e socialista e legarle al Partito. Per non sbagliare, per raggiungere questo risultato le militanti del PMLI devono prendere a modello le compagne Monica Martenghi, Responsabile della Commissione per il lavoro femminile del CC del PMLI, e "Lucia" Nerina Paoletti, e tutte quelle, della prima e delle successive generazioni, che brillano per il loro comportamento esemplare. Che l'8 Marzo, nel suo profondo significato di classe in riferimento all'emancipazione femminile, sia sempre fonte di ispirazione per le masse femminili italiane, a cominciare dalle marxiste-leniniste, e per tutto il PMLI". Viva l'8 Marzo, l'emancipazione della donna e la lotta contro il capitalismo, per il socialismo! Avanti con forza e fiducia verso l'Italia unita, rossa e socialista! Coi Maestri e il PMLI vinceremo! Firenze, 26 febbraio 2013 * Responsabile della Commissione per il lavoro femminile del CC del PMLI |