Elezioni regionali in Catalogna Vince il partito indipendentista di Mas ma non ottiene la maggioranza assoluta La Generalitat esce dal voto più frammentata che mai. Il 30,44% diserta le urne, per un totale di astensionisti del 32% Domenica 25 novembre, nella comunità autonoma della Catalogna, si sono tenute le elezioni per decidere la nuova composizione del parlamento regionale. Il presidente della Generalitat, Artur Mas, aveva indetto le elezioni con un anticipo di due anni, presentandole come una sorta di referendum consultivo sull'indipendenza della comunità autonoma dalla Spagna. Il governo regionale di Mas Con questa mossa il leader della coalizione liberal-democratica Convergenza e Unione (CiU), alla testa del governo regionale da due anni, tentava di incanalare la rabbia delle masse popolari catalane, colpite dalle misure di austerità e dai devastanti effetti della crisi economica e finanziaria capitalistica. In particolare, il presidente catalano cercava di nascondere dietro alle nuove votazioni il chiaro fallimento delle sue politiche economiche e sociali. Infatti, dalla vittoria da lui ottenuta nel novembre 2010, Mas non ha fatto nulla per avviare la ripresa economica della regione, creare posti di lavoro, ridurre le disuguaglianze e attenuare la povertà. Come invece aveva promesso nella precedente campagna elettorale. Al contrario, nei due anni in carica il governo nazionalista da un lato ha aggravato la disoccupazione e la recessione con tagli selvaggi alla spesa pubblica in Catalogna. Dall'altro, ha sostenuto i tagli promossi dal governo nazionale guidato da Rajoy, tra i quali la riduzione dell'indennità di disoccupazione, l'aumento dell'Iva passata dal 18% al 21%, il taglio dei fondi sociali a favore delle persone e delle famiglie in difficoltà per malattia o disabilità. Con il risultato di una disoccupazione che in Catalogna raggiunge il 22% ed un tasso di povertà di otto punti al di sopra della media europea. Il governo Mas, che adesso chiede l'indipendenza della regione, nei due anni in carica ha mostrato comunque di non volerla. Votando con il Partito popolare di Rajoy in favore della legge di stabilità del bilancio che permetteva l'intervento del governo spagnolo nei conti pubblici catalani mentre non ha fatto nulla per ripristinare lo Statuto della Catalogna, bocciato nel 2010 dalla Corte costituzionale spagnola. Durante tutta la campagna elettorale, i partiti in lizza hanno tentato di fare leva sulla rabbia delle masse popolari catalane, centrando i propri slogan e retorica elettorale sulla gravissima crisi economica e finanziaria che imperversa in Europa. Il candidato del CiU si è addirittura presentato come autentico interprete della volontà delle masse popolari catalane. Come recitava lo slogan che si leggeva su tutti i manifesti che tappezzavano le città catalane: "Mas, la volontà di un popolo". Risultato delle elezioni Le elezioni del 25 novembre, hanno raggiunto il record storico di affluenza alle urne in Catalogna, con la partecipazione del 69,5% degli aventi diritto. Il 30,44% ha disertato le urne, per un totale di astensionisti del 32%. Il risultato non ha però dato a Mas il consenso da lui sperato. Infatti, il CiU non ha ottenuto la maggioranza assoluta dei suffragi, perdendo anzi ben otto punti percentuali rispetto al 2010. Per un totale del 30,7% dei voti validi e la conseguente attribuzione di cinquanta seggi, dodici in meno rispetto alle precedenti elezioni. Gli indipendentisti del partito di Sinistra Repubblicana di Catalogna (ERC) hanno ottenuto il 13,7% delle preferenze e ventuno seggi, undici in più rispetto al 2010. Insieme all'ERC, altri due partiti hanno sfiorato il 15%: il Partito Socialista di Catalogna (PSC) ed il Partito popolare (PP), entrambi contrari all'ipotesi di totale indipendenza dalla Spagna. Il PSC che già nel 2010 aveva raggiunto il suo minimo storico, ha ottenuto otto seggi in meno e il 14,4% rispetto ai voti validi. Il PP, che fa riferimento al Partito popolare del primo ministro Rajoy, ha ottenuto un totale di diciannove seggi. Iniziativa per la Catalogna verde, il partito che si definisce "ecosocialista, ecomarxista ed ecopacifista", ha guadagnato un totale di tredici seggi, tre in più rispetto alle precedenti elezioni. Il Partito della Cittadinanza per il centralismo antiautonomista, ha triplicato la sua rappresentazione ottenendo nove seggi. Infine, il partito Candidatura d'Unità popolare (CUP) che si autodefinisce anticapitalista e indipendentista, ha fatto il suo ingresso per la prima volta all'interno del parlamento di Barcellona, ottenendo tre seggi. Il "Partito comunista del Popolo di Catalogna" (PCPC), che ha come programma genericamente "la costruzione del potere operaio e popolare", ha invece condotto la propria battaglia elettorale al di fuori del parlamento, chiedendo il voto nullo alla classe operaia catalana. Ritenendo che "né l'indipendenza in seno all'Unione Europea, né la salvezza del capitalismo rispondono agli interessi della classe operaia" L'indipendenza che vuole Mas non giova alle masse popolari catalane Dal risultato delle votazioni si evince che gli elettori catalani non si sono fatti abbindolare dalla retorica usata da Mas, che con il "referendum consultivo" voleva strumentalizzare il malessere delle masse popolari e riacquistare popolarità dopo le durissime politiche di lacrime e sangue da lui attuate. Mentre chi ha votato per i partiti della "sinistra" parlamentare ha orientato il proprio consenso verso l'ERC, i Verdi e CUP. Penalizzando il PSC che dai tempi di Zapatero non ha fatto altro che obbedire ai diktat dell'Unione Europea. Il presidente della Generalitat è uscito comunque vincitore dalle elezioni ma per costruire una coalizione di governo dovrebbe trovare un difficile accordo con il partito della Sinistra Repubblicana di Catalogna o con i socialisti del PSC, contrari all'indipendenza catalana. Il debole esecutivo dovrà così contrattare con il governo centrale di Rajoy per ottenere le risorse necessarie alla regione e con i numerosi partiti per avere il sostegno parlamentare. Ad ogni modo l'indipendenza di cui parla Mas non gioverebbe per niente alla masse popolari catalane giacché la sua proposta sarebbe quella di rimanere dentro l'Unione Europea imperialista e affamatrice dei popoli. La Catalogna che sogna Mas, infatti, non sarebbe per niente "indipendente", come lui stesso afferma: "gli Stati non sono indipendenti secondo il concetto classico, perché hanno già rinunciato a una parte della loro sovranità per la costruzione europea. Sono interdipendenti". Alla dichiarazione di Mas, la commissaria europea per la Giustizia e i diritti fondamentali, Viviane Reding, si era affrettata a rispondere che senza l'accordo della Corte spagnola, per l'Ue un'ipotetica sovranità catalana non conterebbe nulla e che "l'Ue è con il governo spagnolo". Fame, povertà, miseria, disuguaglianze economiche e sociali, sono frutto della marcia società capitalistica. 12 dicembre 2012 |