Elezioni del parlamento europeo 2009
Strepitosa vittoria dell'astensionismo. L'Unione europea non ha il consenso del popolo italiano
In 19.696.025 negano il voto all'Europa imperialista e ai suoi partiti. Mazzata a PDL e PD. Bocciate la false liste di "sinistra". L'Idv di Di Pietro, ringalluzzita dal risultato elettorale, si propone come punto di riferimento di tutta la "sinistra" borghese. Oscurata la posizione del PMLI e coperti quasi ovunque i manifesti del Partito
Lavoriamo per allargare il fossato tra il popolo e l'imperialismo europeo e italiano e per unire tutti i fautori del socialismo nel PMLI

L'Unione europea (Ue) imperialista esce con tutte le ossa rotte dalle elezioni europee che si sono tenute dal 4 al 7 giugno nei suoi 27 Stati membri per il rinnovo del parlamento europeo. Su 375 milioni, ben 214 milioni di elettori hanno deciso di disertare le urne, pari al 56,9%. Rispetto alle passate elezioni europee del 2004 l'incremento della diserzione alle urne è del 2,4%.
Fortissima la diserzione alle urne nei due nuovi Stati membri, ossia Bulgaria e Romania, dove rispettivamente si è attestata al 62,5% e al 72,6%. Ma anche nei Paesi storici dell'Unione spiccano la Germania dove ha disertato le urne il 56,7% degli elettori, la Francia (59,5%), l'Olanda (64,5%), la Gran Bretagna (65,7%). Il record assoluto spetta invece alla Slovacchia con l'80,4% di diserzione e alla Lituania col 79,1%.
I popoli europei hanno dunque bocciato l'Unione europea imperialista e i suoi partiti, l'hanno delegittimata e le hanno sottratto quel consenso popolare e di massa strategicamente decisivo per sostenere la sua politica da superpotenza imperialista affamatrice e interventista in lotta con le altre superpotenze imperialiste per il dominio assoluto del globo.

L'astensionismo in Italia
Anche il popolo italiano ha fatto la sua parte per infliggere un duro colpo all'Unione europea. 19.696.025 elettori, pari al 39,1%, si è astenuto. Il 4,4% in più rispetto alle elezioni 2004. Il 16,6% in più rispetto alle elezioni politiche del 2008.
Di questi 17.594.068 elettori hanno completamente disertato le urne, pari al 34,1%, 1.111.268 hanno annullato la scheda, 990.689 l'hanno lasciata in bianco. L'incremento dell'astensionismo è dovuto interamente al balzo in avanti della diserzione alle urne. Questa infatti avanza del 6,4% (del 6% considerando solo il voto degli elettori in Italia), mentre le schede nulle e bianche calano rispettivamente dal 3,2% al 2,2% e dal 3,2% al 2%. La bocciatura dell'Unione europea è dunque stata quanto mai esplicita e coraggiosa da parte dell'elettorato italiano.
L'astensionismo è fortissimo fra gli italiani all'estero dove avevano diritto al voto 1.206.710 elettori. Di questi ben 1.125.027 si sono astenuti, pari al 93,2%, registrando un incremento della diserzione alle urne del 3,4% rispetto al 2004.
Il record assoluto della diserzione alle urne spetta alla Sardegna col 59,1% e alla Sicilia col 50,9% di elettori che non si sono nemmeno recati alle urne. Seguono la Calabria col 44,1%, il Molise col 37%, l'Abruzzo col 38%, la Campania col 36,1%. Per quanto riguarda la Sicilia, dove l'incremento della diserzione alle urne è stato dell'11,3%, certamente ha pesato la guerra di potere in perfetto stile mafioso che ha coinvolto la giunta del governatore Lombardo. Così come per il clamoroso incremento della diserzione alle urne in Sardegna (ben +33,6%) ha giocato il fatto che quest'anno, rispetto al 2004, non si tenevano in contemporanea le elezioni regionali. Ciononostante non può sfuggire che queste due regioni, come in genere tutte le regioni meridionali, ma anche le regioni a più forte componente operaia e popolare come la Liguria e il Piemonte, sono quelle che stanno pagando il prezzo più alto della crisi economica capitalistica e del massacro sociale del governo Berlusconi. Significativo è comunque anche il dato della circoscrizione dell'Italia centrale con un incremento dell'astensionismo del 5% rispetto alle europee 2004 e del 15,4% rispetto alle politiche 2008, nonostante essa annoveri regioni tradizionalmente del "centro-sinistra", come Toscana, Umbria e Marche.
L'astensionismo in Italia è leggermente inferiore alla media europea, ma la tradizione e la storia elettorale italiana non è paragonabile al resto d'Europa.
Tanto più che anche queste elezioni erano caricate di un valore politico interno, col governo del neoduce Berlusconi che mirava a un vero e proprio plebiscito e allo sfondamento della soglia del 40%, e il PD che mirava a restare in piedi dopo l'atterramento delle politiche 2008. L'astensionismo è stato parzialmente drenato anche dal contemporaneo svolgimento di consultazioni provinciali e comunali che hanno coinvolto oltre 33 milioni di elettori, i due terzi dell'intero elettorato italiano.
Non è neanche vero che l'attuale incremento dell'astensionismo alle europee rispetto alle elezioni politiche sia un dato del tutto fisiologico. Secondo uno studio dell'Istituto Cattaneo sull'andamento della diserzione alle urne nei due tipi di consultazioni, l'incremento alle europee 2009 rispetto alle politiche del 2008 doveva essere contenuto al 10,1%. In realtà esso è andato oltre il 14% per cui c'è un 3,9% di diserzione alle urne inattesa rispetto alle dinamiche ormai consolidate. È vero invece che l'elettorato usa sempre più l'astensionismo come un voto vero e proprio, un voto di protesta, di presa di distanza e di delegittimazione delle istituzioni borghesi e dei partiti che le sostengono.

PDL e Lega Nord
Il PDL del neoduce Berlusconi non solo non sfonda l'annunciata soglia del 40 o addirittura del 45% dei voti validi, ma prende una sonora mazzata fermandosi al 35,3% dei voti validi che corrispondono però solo al 21,5% sugli elettori, ossia poco più di un quinto di elettorato. Un calo più contenuto rispetto al 2004 (-555.323 voti), assai più pesante rispetto alle politiche 2008 (-2.972.059). Un dato generalizzato nelle varie circoscrizioni. Solo in Italia centrale e nel Meridione tiene rispetto al 2004, anche se perde cospicuamente rispetto al 2008. Rispetto al 2008 poi perde in modo verticale (ben il 17,1% sugli elettori) in Sicilia e in Sardegna.
Se ne avvantaggia, ma non del tutto, soprattutto la Lega Nord che guadagna circa un milione e mezzo di voti rispetto al 2004, mentre solo 100 mila rispetto alle politiche 2008.
La Lega Nord ha raddoppiato i suoi voti rispetto a cinque anni fa, ma non è al suo record storico non avendo più eguagliato i suoi 3.776.354 voti presi alle politiche 1996. Fra l'altro si registrano flessioni della Lega proprio nelle sue regioni storiche, Lombardia e Veneto, dove perde voti rispetto alle politiche 2008.
Non c'è stato il plebiscito a destra, ma è estremamente pericoloso annunciare la fine del bipartitismo, del berlusconismo e del suo disegno politico come stanno annunciando esponenti del PD, dell'Italia dei valori, Franceschini e Di Pietro in testa. A dispetto della volontà della maggioranza del nostro popolo, il neoduce è tutt'altro che intenzionato a ritirarsi, anche se è consapevole delle insidie giudiziarie che lo attendono, e soprattutto andrà avanti la realizzazione del suo disegno politico ossia la realizzazione piena della terza repubblica capitalista, neofascista, presidenzialista, federalista e interventista.

PD e IDV
Ancor di più esce con le ossa frantumate da questa consultazione elettorale il PD che cala al 26,1% sui voti validi, pari al 15,9% sugli elettori, perdendo ben 2 milioni di voti rispetto al 2004 e addirittura oltre 4 milioni di voti rispetto alle politiche 2008. Anche sottraendo i voti del Partito radicale che nel 2008 si presentò insieme al PD, la perdita è assolutamente pesante. Un dato generalizzato in tutte le regioni italiane, anche se più marcato al Sud.
I voti del PD in parte vengono erosi dall'Italia dei valori di Di Pietro, in parte dalle liste false di sinistra come PRC-PdCI-Sinistra europea e Sinistra e libertà, ma soprattutto perde a favore dell'astensionismo. Secondo uno studio sui flussi elettorali, questo ultimo dato ammonterebbe a oltre 2 milioni di elettori che hanno punito il PD con l'astensione.
Fra l'altro, il pessimo risultato del PD alle europee combacia perfettamente col disastro nelle amministrative dove il PD perde o rischia di perdere proprie roccaforti storiche. Come dimostra la perdita a favore del nuovo partito del fascio e della Lega già al primo turno di 15 province fra cui Biella, Piacenza, Macerata, Teramo, Pescara, Napoli e Bari, o di 6 comuni capoluogo come Pescara, Teramo, Bergamo, Pavia, Campobasso e Verbania.
In sostanza, si va esaurendo quello "zoccolo duro" e quell'eredità lasciata dal PCI revisionista e dalla sinistra DC. Gli elettori del "centro-sinistra", così come gli elettori del "centro-destra", non sono più disposti a firmare cambiali in bianco a chicchessia e sono pronti a chiedere il conto di promesse fatte e non mantenute. Tanto più che "centro-destra" e "centro-sinistra" non si distinguono nella sostanza ed entrambi lavorano per la terza repubblica.
Se ne avvantaggia, almeno momentaneamente, l'Italia dei valori di Di Pietro che diventa il quinto partito italiano (dopo l'astensionismo, il PDL, il PD e la Lega Nord) attestandosi all'8% dei voti validi, pari al 4,9% degli elettori. Guadagna circa un milione e mezzo di elettori rispetto al 2004 e circa 850 mila rispetto al 2008. Un risultato favorito dall'opposizione parlamentare di burro del PD al governo Berlusconi. Tant'è che Di Pietro, un destro mascherato, ringalluzzito dal risultato elettorale, adesso pretende di costituire il punto di riferimento e il perno di tutta la "sinistra" borghese presentandosi in sostanza come il futuro premier in pectore della coalizione di "centro-sinistra".

Le false liste di "sinistra"
Ancora una volta le false liste di "sinistra", la lista composta da PRC, PdCI e Sinistra europea e quella di Sinistra e libertà - composta da Sinistra democratica di Fava, Movimento per la sinistra di Vendola, Partito socialista di Nencini, Federazione Verdi della Francescato, Unire la sinistra di Guidoni (un gruppo proveniente dal PdCI) - subiscono una netta sconfitta. Entrambe non riescono a superare la soglia del 4% e dunque resteranno fuori dal parlamento europeo. Complessivamente prendono circa 2 milioni di voti, ma nel 2004 ne avevano 3.560.715 solo con PRC, PdCI e Verdi. Solo rispetto al 2008 c'è una leggera risalita di circa 650 mila voti.
Il problema è che nonostante questa ennesima scoppola, anziché sviluppare una riflessione e una posizione più a sinistra, arretrano a destra. Sono già emerse contraddizioni ed è in corso un frenetico lavorio politico-organizzativo in entrambi gli schieramenti. Fra chi intende aprire a un'alleanza con il PD, chi addirittura con Di Pietro. È il caso di Ferrero che parla di creare un polo nell'ambito di un'alleanza elettorale. O di Vendola che parla di un cantiere che dia vita a un nuovo soggetto politico della sinistra. Un cantiere fino ad ieri chiuso a Di Pietro e oggi assai più possibilista. In ogni caso l'obiettivo è quello di tenere ancora sotto controllo la sinistra elettorale e ingabbiarla dentro il capitalismo e le istituzioni borghesi.
Occorre che l'elettorato di sinistra rifletta attentamente sulle nuove trappole che questi imbroglioni politici stanno escogitando perché non può continuare a vivere nell'illusione e a dare la propria fiducia a chi nella pratica ha già dimostrato di non meritarsela, di non volere realmente il cambiamento di questa società e il socialismo.

Unirsi al PMLI
Dobbiamo quindi ancora sudare sette camicie per convincere queste importanti forze politiche e sociali che i suddetti imbroglioni politici sono incorreggibili e che mai rinunceranno alle poltrone borghesi e alla loro funzione controrivoluzionaria.
Anche perché anche in questa occasione il PMLI e la sua posizione elettorale e strategica sono stati completamente oscurati dai mass media di regime e ovunque siamo presenti, nonostante gli enormi sforzi fisici, organizzativi ed economici delle istanze, dei militanti e dei simpatizzanti del Partito, i nostri manifesti sono stati puntualmente, sistematicamente e impunemente ricoperti dalle altre forze politiche.
Ciononostante il PMLI continuerà a decuplicare gli sforzi per allargare il fossato che ormai divide il nostro popolo dall'imperialismo europeo e italiano e per convincere i sinceri fautori del socialismo a mandare al diavolo quegli imbroglioni politici e a unirsi al PMLI come militanti o simpatizzanti.
Come ha scritto giustamente la Commissione per il lavoro di organizzazione del CC del PMLI nella sua lettera di ringraziamento alle Istanze, alle Squadre di propaganda dell'astensionismo marxista-leninista e ai simpatizzanti del Partito: "Dobbiamo convincerli attraverso il dialogo, il confronto delle idee e la persuasione. Ma non basta. Occorre dimostrare loro nella pratica, con le azioni concrete del Partito, che il PMLI si merita la loro fiducia, il loro consenso, la loro collaborazione e la loro militanza. Dobbiamo convincerli che a monte di ogni scelta politica e organizzativa, ci sta la scelta della società per cui si vuol lottare: socialismo o capitalismo. È difficile oggi attirare simpatie al socialismo e sradicare le illusioni elettorali, parlamentari, riformiste, pacifiste e governative. Ma non dobbiamo rinunciarvi in nessun caso, spendendo tutte le energie che sono necessarie, soprattutto verso le ragazze e i giovani di sinistra. Dobbiamo essere capaci, istruendoci a sufficienza sul piano rivoluzionario, di convincere i nostri potenziali compagne e compagni che per piantare bandiere rosse e non bandiere bianche, occorre fare come i grandi Maestri del proletariato internazionale e come tutti coloro che hanno osato e osano rivoltare cielo e terra".

10 giugno 2009