Elezioni politiche del 9-10 aprile 2006
La diserzione delle urne è diminuita dello 0,4%, non del 2,2%
Il neoduce Berlusconi sloggiato da Palazzo Chigi. Lo sostituirà Prodi, l'altra faccia del capitalismo
10.556.194 astensionisti rifiutano di dare il voto alle due coalizioni borghesi
Continua la nostra lotta contro il capitalismo e le sue istituzioni
Secondo i risultati, ancora non definitivi, delle elezioni del 9 e 10 aprile 2006 l'Unione dell'economista borghese e democristiano Prodi ha prevalso di poco sulla Casa del fascio del neoduce Berlusconi, sloggiandolo da Palazzo Chigi. Ma quella che emerge dalle urne non è un'Italia spaccata in due, quella schierata col "centro-destra" e quella schierata col "centro-sinistra". Vi è, sul piano elettorale, una terza Italia, celata dai partiti e dai mass media del regime che è rappresentata dall'esercito degli astenuti composto da ben 10.556.194 elettori, oltre un quinto dell'elettorato, che disertando le urne, annullando la scheda o lasciandola in bianco ha espresso il proprio netto dissenso nei confronti delle due coalizioni borghesi in lizza e alle istituzioni rappresentative borghesi. Un risultato tutt'altro che trascurabile visto il volume di fuoco politico e propagandistico, ivi compreso il vile ricatto morale, messo in campo da tutti i partiti parlamentari per richiamare l'elettorato alle urne.
Agli astensionisti andrebbero quindi aggiunti tutti quegli elettori che sono andati a votare l'Unione tappandosi il naso, animati soltanto dalla volontà di liberarsi del neoduce Berlusconi, ma che non hanno firmato a Prodi alcuna cambiale in bianco.
Dobbiamo premettere che mai come in questa circostanza non possiamo avvalerci di un'analisi scientifica e articolata dei dati elettorali a causa di vari fattori, fra cui il fatto che il Ministero degli Interni ancora non ha fornito i risultati definitivi del voto degli italiani all'estero e che la nuova legge elettorale e la novità del voto degli italiani all'estero rendono per certi versi impossibile il raffronto con le passate elezioni. Vedremo se in seguito sarà possibile ottenere dei dati più attendibili e completi.

L'astensionismo
L'astensionismo totale (diserzione delle urne, schede nulle e bianche) è calato rispetto alle politiche 2001 del 3,4% alla Camera. Un dato che avevamo previsto dato il carattere del tutto particolare di queste elezioni. Ciò dimostra peraltro che l'astensionismo è un voto cosciente, che aumenta o diminuisce secondo precise scelte politiche e non è quindi dovuto a disimpegno e qualunquismo.
L'astensionismo totale è diminuito ma non c'è stato l'assalto alle urne che risulterebbe dal dato fornito dal Ministero dell'Interno ed esaltato dai politicanti borghesi. Secondo il Ministero infatti la diserzione al voto sarebbe diminuita complessivamente del 2,2%, passando dal 18,6% al 16,4%, ma, in realtà, tale diminuzione sarebbe appena dello 0,4%.
Infatti, nel 2001, erano iscritti alle liste nazionali anche i 3,5 milioni di italiani residenti all'estero; quest'anno invece il numero degli aventi diritto sui cui è stata calcolata la percentuale di affluenza alle urne nel 2006 è stata epurata dalla quota di elettori iscritti all'Anagrafe italiani residenti all'estero (AIRE), pari a oltre 2,6 milioni di elettori. Per un confronto omogeneo, occorre quindi correggere la percentuale complessiva di affluenza al voto comprendendo le circoscrizioni estere il che eleva la diserzione alle urne al 18,2% rispetto al 18,6% del 2001.
In sostanza, lo zoccolo duro e più qualificato dell'astensionismo, di coloro cioè che esprimono, in modo netto e coraggioso, sfidando a viso aperto il controllo dei partiti parlamentari e dell'opinione pubblica, il proprio rifiuto e dissenso disertando le urne, è rimasto pressoché stabile. Tanto più che la novità del voto dei residenti all'estero ha facilitato e stimolato l'affluenza ai seggi di questi elettori.
La diminuzione dell'astensionismo totale in termini assoluti e percentuali è quindi quasi interamente da attribuire al calo delle schede nulle e bianche che sono diminuite complessivamente del 60% al Senato e del 66% alla Camera.
Nel 2001 i voti nulli e bianchi erano stati alla Camera 2.972.406 (più 12.167 voti contestati). Quest'anno, secondo i primi dati provvisori, i voti non validi sono 1.093.277, di cui 565.052 schede annullate, 488.603 schede bianche e 39.822 schede contestate.
Complessivamente quindi i voti non validi sono diminuiti di circa un milione e 900 mila. E sarebbe in questa categoria che, per stessa ammissione del segretario dei DS Fassino, l'Unione avrebbe recuperato voti astensionisti che sarebbero stati da egli stesso quantificati in circa un milione e 600 mila, mentre i restanti 300 mila sarebbero stati recuperati dal "centro-destra".
Il recupero sarebbe dunque avvenuto fra l'elettorato astensionista meno deciso e ancora parzialmente condizionato dal controllo dei partiti e delle istituzioni borghesi. Inoltre, questo dato dimostra, come abbiamo sempre sostenuto, che l'astensionismo è prevalentemente alimentato dall'elettorato di sinistra.

L'Unione e la Casa del fascio
L'Unione ha prevalso sulla Casa del fascio per una manciata di voti alla Camera (25.224) che solo grazie al premio di maggioranza si è trasformato in uno scarto di 63 seggi. Al Senato addirittura è la Casa del fascio che prevale sull'Unione per 428.179 voti e il conteggio finale dei seggi premia quest'ultima (158 a 156 seggi) solo per l'effetto dei 4 senatori attribuiti all'Unione nelle circoscrizioni estere, rispetto al solo senatore attribuito al "centro-destra".
Alla Camera l'Unione guadagna circa 2 milioni e mezzo di voti rispetto al 2001, mentre al Senato ne perde circa 11.000. Il che sta a testimoniare che il martellante e ricattatorio richiamo alle urne per sloggiare Berlusconi ha soprattutto pesato sull'elettorato di sinistra più giovane che però è anche quello meno disponibile a dare un voto di bandiera e una volta per tutte e che al contrario sarà pronto a prenderne le distanze sulla base dell'esperienza pratica, una volta che si renderà conto che Prodi è solo l'altra faccia del capitalismo e che il potere politico è semplicemente passato dalla destra alla "sinistra" del regime.
Una realtà dimostrata anche dal fatto che Berlusconi ha proposto all'Unione di formare un governo di grande coalizione, sul modello tedesco, che si occupi di portare in porto le "riforme" più urgenti per poi tornare alle elezioni. E ancora, che destra e "sinistra" borghese si stiano accordando per l'elezione del capo dello Stato.
Il fatto che il "centro-sinistra" sia stato punito nelle regioni dove governa dimostra che l'elettorato di sinistra più cosciente non è disposto a dargli la propria fiducia cieca. È il caso del Piemonte, del Lazio e della Puglia, regioni conquistate appena un anno fa e dove quest'anno ha invece prevalso nuovamente il "centro-destra".
Stesso discorso vale per Rifondazione trotzkista che registra un incremento rispetto al 2001 di circa 360 mila voti. Voti che, com'è facilmente comprensibile, ha recuperato a destra, dalla "sinistra" DS, volenterosa di condizionare a sinistra il proprio partito e l'intera coalizione senza per questo mettere in discussione la stabilità del governo Prodi, garantita dal patto di ferro stipulato dal trotzkista ghandiano Bertinotti.

Elettoralismo e lotta di classe
I risultati elettorali non sono mai la fotografia esatta del Paese. Essi non rispecchiano mai il reale rapporto di forza fra le classi e il loro reale orientamento politico, influenzati come sono dai fatti e dalle situazioni storiche e politiche contingenti e specifiche. La lotta di classe ha dimostrato che spesso essa scavalca, contraddice e scompagina il quadro elettorale. Lo dimostra la grande mobilitazione di massa dei lavoratori e degli studenti francesi che hanno imposto al governo il ritiro del CPE (contratto di primo impiego).
L'elettoralismo e il parlamentarismo sono duri a morire anche nell'elettorato di sinistra e probabilmente saranno le ultime illusioni a cadere prima che il proletariato prenda definitivamente coscienza della necessità di conquistare il potere politico attraverso la rivoluzione socialista. Dobbiamo essere consapevoli che questa presa di coscienza è legata alla nostra capacità di costruire un grande, forte e radicato Partito marxista-leninista capace di far giungere la nostra linea rivoluzionaria, di classe e astensionista a livello di massa, che ancora nella stragrande maggioranza dei casi non è nemmeno conosciuta.
Come ha giustamente affermato l'Ufficio politico del PMLI nei ringraziamenti rivolti a tutte le Istanze e a tutti i simpatizzanti del Partito che hanno partecipato alla campagna elettorale astensionista, battendosi come leoni nonostante le difficoltà e l'insufficienza di forze, mezzi e risorse economiche necessarie a contrastare il volume di fuoco propagandistico dei partiti parlamentari: "Il potere politico passa dalla destra borghese alla 'sinistra' borghese. Ma non crediamo che cambierà qualcosa a favore del proletariato, delle masse lavoratrici e pensionate e delle nuove generazioni. Dovremo quindi continuare a combattere per difendere gli interessi immediati degli sfruttati e degli oppressi, per indebolire, disgregare e delegittimare le istituzioni rappresentative borghesi, per colpire sempre più duramente il capitalismo, per accumulare le forze rivoluzionarie necessarie alla rivoluzione socialista, per costruire un grande, forte e radicato PMLI, per fare acquisire al proletariato una coscienza di classe, per creare le istituzioni rappresentative delle masse fautrici del socialismo, ossia le Assemblee popolari e i Comitati popolari basati sulla democrazia diretta, per abbattere le illusioni elettorali, parlamentari, governative, riformiste e pacifiste, per creare tutte le condizioni soggettive per il trionfo del socialismo sul capitalismo e per la conquista del potere politico da parte del proletariato. Ce n'è del lavoro da fare. Ma non ci spaventa. Abbiamo fiato a volontà, sicuri della vittoria finale. Continuiamo quindi a lavorare come sempre e più di sempre sulla base dei tre elementi chiave, col giusto passo e con la massima tranquillità e serenità, prendendo esempio dalla compagna Lucia per portare fino in fondo la lotta per la costruzione di un grande, forte e radicato PMLI, per l'Italia unita, rossa e socialista.
NON DIAMO TREGUA AL GOVERNO DELLA 'SINISTRA' DEL REGIME!
COI MAESTRI E IL PMLI VINCEREMO!".

12 aprile 2006