Elezioni amministrative e regionali in Spagna La destra batte Zapatero, il mito della "sinistra" borghese I giovani indignati: "Ora dateci spazio" Il voto del 22 maggio per le amministrative e le regionali spagnole ha travolto il PSOE, il partito socialista operaio, di Josè Luis Rodriguez Zapatero, che ha ottenuto il peggior risultato della storia nelle elezioni municipali e è stato battuto dalla destra del Partito popolare (PP) di Mariano Rajoy. Zapatero, il mito della "sinistra" borghese, è stato punito soprattutto dal suo elettorato che lo ha abbandonato manifestando sul piano elettorale la contrarietà in particolare alla gestione della crisi economica piombata in Spagna alla fine del 2008, solo pochi mesi dopo la sua riconferma alla guida del paese. Il governo socialista ha congelato le pensioni, ha tagliato i salari del pubblico impiego, ha aumentato la tassazione e non ha mosso un dito contro l'aumento a quasi 5 milioni dei disoccupati. Messo sotto accusa, seppur tardivamente, dai sindacati per una politica che come quella dei governi di destra ha scaricato i costi della crisi su lavoratori, pensionati e masse popolari, sui giovani che pagano con un livello record di disoccupazione attorno al 45%. Denunce rilanciate dal movimento dei giovani indignati che dal 15 maggio occupano le principali piazze spagnole per far sentire la loro voce e rivendicare in particolare lavoro e giustizia sociale. Zapatero, per parare il prevedibile colpo, aveva annunciato l'intenzione di non ripresentarsi per un terzo mandato alle politiche nel 2012; una mossa che non è servita a impedire il sorpasso della destra sulla "sinistra" borghese che era atteso ma non nelle dimensioni in cui è avvenuto. Dei dati elettorali non conosciamo le cifre precise della diserzione dal voto che risulterebbe diminuita mentre sono aumentati i voti bianchi e nulli. Rispetto ai voti validi risulta che il PP ha ottenuto il 37,53% dei voti, il PSOE il 27,79. Anche nelle precedenti amministrative del 2007 il PP era avanti ma di appena 7 decimi di punto: 35,62% contro il 34,92%. I popolari hanno quindi guadagnato poco meno di due punti mentre i socialisti sono precipitati di più di sette. La distanza tra le due formazioni rispetto al 2007 si è allargata a oltre 2 milioni di voti dei quali 1,5 milioni persi dal PSOE. Tra le altre formazioni della "sinistra" borghese, Izquierda unida (IU) è aumentata di 200 mila voti e di un punto percentuale, dal 5 al 6% ma ha perso la sua città simbolo, Cordoba, dove ha ceduto il governo alla destra. Il PSOE ha perso su tutta la linea, dal governo di quasi tutte le regioni comprese quelle considerate bastioni storici come Castilla-La Mancha, da città come Barcellona, guidata da un sindaco socialista da 32 anni, a Siviglia. Resta al governo nei Paesi baschi, dove è appoggiato dal PP, forse in Extremadura se riuscirà a costruire l'alleanza con IU. Dovrà fare i conti anche col movimento dei giovani indignati che sono rimasti in piazza chiedendo "ora dateci spazio". Il movimento dei giovani ha deciso di mantenere i presidi nelle principali piazze del paese senza fissare una scadenza alla di protesta esplosa il 15 maggio scorso. Lo hanno deciso le migliaia di spagnoli che si sono ritrovati il 29 maggio in Puerta del Sol a Madrid, dove hanno votato per alzata di mano di mantenere il presidio. Lo stesso hanno fatto i manifestanti a Barcellona che hanno ripristinato il presidio in Plaza Catalunya dopo che erano stati cacciati a forza dalla polizia il 27 maggio. 1 giugno 2011 |