I piddini stravedono per il fascista ripulito Emiliano dà le chiavi di Bari a Fini "È stata un'emozione molto forte": così il neopodestà di Bari Michele Emiliano sembra abbia commentato soddisfatto la cerimonia della consegna delle chiavi della città al presidente della Camera e leader di Futuro e libertà, Gianfranco Fini, venuto nel capoluogo pugliese per presentare un suo libro. Che cosa avrà mai indotto il sindaco piddino con fama di sceriffo a concedere un simile onore e con tale entusiasmo al fascista ripulito che capeggia la fronda antiberlusconiana nel "centro-destra"? Per una visita neanche ufficiale e tutto sommato privata nella città, e con una decisione tutta personale che ha destato critiche e malumori tra alcuni notabili locali del PD e nella stessa maggioranza che lo sostiene? "Questa è una faccenda di carattere istituzionale, una prerogativa del sindaco che non riguarda i partiti. Su questo tema non è ammissibile la polemica politica", ha tagliato corto Emiliano, e in sua difesa è intervenuto anche il capogruppo del PD in Consiglio comunale, invitando con sarcasmo i suoi colleghi di partito "turbati dalla consegna delle chiavi a Fini" a chiedere al sindaco di "cambiare la serratura". Ma ultimamente sul conto del neopodestà barese sembra che circolassero voci di contatti telefonici diretti e "amichevoli" con Fini, il quale sarebbe interessato a rafforzare la presenza di FLI nella destra pugliese, ancora saldamente in mano ai berlusconiani Fitto e Quagliariello, mentre a Emiliano interesserebbe coltivare buoni rapporti con Fini in vista di futuri scenari che potrebbero andare oltre la coabitazione forzata con gli alleati-rivali vendoliani. "Togliatti accettò l'alleanza con i badogliani e con i monarchici per dar vita al primo governo dell'Italia libera dal fascismo e proseguire insieme la Resistenza", ha dichiarato ambiguamente il neopodestà a mo' di giustificazione per le critiche ricevute. Una dichiarazione che autorizza i peggiori sospetti sul vero significato dello strano onore tributato a Fini. Non che i suoi colleghi di partito che l'hanno criticato siano tanto meno ambigui di lui in fatto di fascinazione da parte della destra. Per esempio, il deputato pugliese del PD Gero Grassi, che ha disertato la cerimonia della consegna delle chiavi, nel definirla "una mossa strumentale, magari appetibile per Fini che trova una sponda a sinistra e per Emiliano che fa parlare di sé, ma per il resto insensata", si è chiesto polemicamente: "Che rapporti ha mai avuto Fini con Bari? Nessuno. E allora perché darle a lui e non a Schifani, o a Berlusconi"? Peggio mi sento, insomma. Quel che è certo è che oggi sono in molti, in un PD frammentato e in cerca di leader carismatici e papi stranieri, a stravedere per Fini, a Bari come a Roma. 10 novembre 2010 |