Il trasversalista Emiliano rieletto sindaco di Bari col voto determinante dei democristiani Udc Anche la fascista Poli Bortone ha votato per lui Il neosindaco: "Il mio progetto ha dato una casa ai militanti di AN" Michele Emiliano è stato rieletto sindaco di Bari battendo il candidato del PDL, Simone Di Cagno Abbrescia, col 59,8% dei voti validi contro il 40,2%. Dai toni euforici con cui è stata accolta la rielezione parrebbe stato un trionfo: "Da stasera si comincia una sfida, che parte da Bari e si allarga a tutto il mezzogiorno e a tutta l'Italia, per vincere la questione meridionale", ha detto a caldo. E sentendosi chiamato a imprese ben più ambiziose, ha aggiunto: "Trasformeremo Bari in una amministrazione politicamente consapevole di essere il luogo principale della lotta per la emancipazione delle genti del Sud". Ma checché ne dica Emiliano, a ben guardare, il trionfo non c'è stato, tutt'altro. Emiliano cinque anni fa era stato eletto sindaco al primo turno, questa volta è stato costretto al ballottaggio. Una vera e propria doccia fredda per l'ex magistrato, a cui non fa certo difetto l'immodestia, che era convinto di ottenere un plebiscito. Non solo il plebiscito non c'è stato ma ha ottenuto quasi 10 mila voti in meno (9.749 per la precisione) rispetto al 2004 quando di voti ne ottenne 98.052. E non perde solo la sua coalizione complessivamente, ma anche la sua lista personale, "Emiliano per Bari", che lascia per strada 2.772 voti pari al 2,4% del corpo elettorale. L'astensionismo Emiliano non è riuscito a mantenere i propri voti e nemmeno a convincere l'esercito di astensionisti che a Bari è saldamente il primo "partito" con il 29,3% degli elettori. L'astensionismo risulta leggermente in flessione rispetto al 2004 dell'1,3%, ma tale diminuzione è motivata esclusivamente dal calo delle schede bianche e nulle passate da 15.951 del 2004 alle 9.501 attuali, mentre è cresciuta la diserzione alle urne di circa 1.066 unità. L'astensionismo ha tenuto nonostante la vendemmia di liste elettorali presenti in questa tornata elettorale, ben 31 rispetto alle 24 del 2004. Tant'è vero che nel ballottaggio, dove la sfida era ridotta ai due soli candidati sindaci, l'astensionismo ha fatto un vero e proprio balzo in avanti attestandosi al 40,9%, con un incremento dell'11,6% rispetto al primo turno. Dato il massiccio astensionismo, in realtà Emiliano è stato eletto solo col 35,4% dei voti degli aventi diritto al voto, appena 1 su 3. Rispetto al primo turno è riuscito a raccattare solo 1.969 voti in più nel ballottaggio, passando da 98.052 a 100.021 voti. E questo nonostante il trasversalista Emiliano, già sostenuto da una coalizione comprendente PD, Idv di Di Pietro, PRC-PdCI, Sinistra europea, Verdi e una miriade di liste civiche, e dopo aver imbarcato nelle proprie liste persino un neofascista e pluripregiudicato per mafia, Savarese, si è aggiudicato nel ballottaggio anche l'appoggio dell'UDC, di liste civiche di "centro-destra", come la DC che fa capo a Pizza, e persino i voti dell'ex ministro di AN, Adriana Poli Bortone, già sindaco di Lecce fino al 2007, che ha fatto confluire i voti della sua lista "Io Sud" su Emiliano. "Oggi a Bari - ha esultato Emiliano all'indomani dell'accordo con l'UDC - cade il muro di Berlino, la città cancella definitivamente il suo fattore 'K' e non esiste più l'idea che ci siano schieramenti opposti per definizione, cade quella idea che il sindaco avesse solo i comunisti nella sua amministrazione, e si apre a un modello innovativo". Bari laboratorio politico A spingere Emiliano non è stata solo la volontà di far cassetta. Egli ha in mente di fare di Bari il prototipo di un nuovo progetto politico per il Sud e non solo. "Il centro-sinistra non ha vinto da solo - ha enfaticamente dichiarato all'indomani della sua rielezione -. La città si è riunificata con il ballottaggio e il mio progetto ha dato una casa ai militanti di Alleanza nazionale, ai socialisti, ai cattolici democratici orfani di una sponda programmatica. Abbiamo dato vita ad un modello politico diverso, oltre gli steccati tra destra e sinistra. Bari diventa il laboratorio per la risoluzione della questione meridionale, in nome dell'unità delle persone che vogliono realizzare progetti e obiettivi". Un progetto che ha avuto l'input dello stesso D'Alema che ha propiziato in prima persona l'alleanza con l'UDC in Puglia e svolto la sua campagna elettorale al Sud teorizzando il valore strategico di tale alleanze: "Gli apparentamenti tra UDC, Io Sud e PD stanno mutando lo scenario politico, perché al ballottaggio non ci sarà centrodestra contro centrosinistra, ma centodestra contro l'alleanza per il Mezzogiorno, che va oltre il centrosinistra e che coalizza forze che non si sarebbero mai messe insieme". Tale progetto, peraltro, ha il pieno appoggio del governatore della Puglia Nichi Vendola che secondo Emiliano è "contentissimo dell'alleanza con l'UDC" e al quale, in cambio, il neopodestà barese, nonché segretario regionale del PD pugliese, assicura la ricandidatura alle elezioni regionali del 2010. Lo spregiudicato Emiliano Non è la prima volta che le strade di D'Alema e Emiliano si incrociano. Emiliano nato a Bari il 23 luglio 1959, laureato in giurisprudenza nel 1983, a 26 anni entra in magistratura trasferendosi ad Agrigento. Quindi dal 1990 al 1995 lavora presso la Procura di Brindisi e nel 1995 ritorna a Bari come sostituto procuratore della Dia (Direzione Investigativa Antimafia) dove rimane fino al 2003, quando gli viene proposta la candidatura a sindaco di Bari per il "centro-sinistra". È il 2000 quando sulla sua scrivania arriva il fascicolo dello scandalo della missione Arcobaleno, quella "missione umanitaria" che l'allora secondo governo D'Alema mise in piedi per il Kossovo, e che sfiorò lo stesso presidente del consiglio e investì direttamente uomini del suo governo come il sottosegretario Barberi e il sottosegretario diessino Giovanni Lolli. La procura di Bari sentenziò: "Abbiamo a che fare con la più pericolosa organizzazione criminale d'Europa". Quell'inchiesta però è finita nel nulla, e nel frattempo l'ex PM Emiliano da accusatore è diventato l'uomo di punta del PD e di D'Alema stesso in Puglia, divenendone nel 2007 segretario regionale e oggi si presenta come l'uomo in grado di inaugurare la nuova "primavera" di Bari, della Puglia e dell'intero Sud. Chissà quanto respiro riuscirà ad avere questo nuovo progetto politico o, per meglio dire, questa nuova illusione e questo ennesimo inganno della "sinistra" borghese per Bari, la Puglia e il nostro martoriato Meridione. Di sicuro le "primavere" al Sud annunciate a parole in passato, come quella di Orlando a Palermo, quella di Bassolino a Napoli, quella di Bianco a Catania, si sono rivelate tutte nei fatti nient'altro che gelidi inverni. 1 luglio 2009 |