Nella Conferenza nazionale d'organizzazione Epifani conferma la svolta a destra della Cgil La maggioranza della Fiom e "Lavoro e Società" si astengono sul documento conclusivo, "Rete28Aprile" vota contro Sbagliato il ritiro del documento alternativo di Cremaschi per appoggiare l'emendamento Rinaldini Dal 29 al 31 maggio si è svolta, alla Fiera di Roma, la Conferenza nazionale d'organizzazione della Cgil a conclusione di una discussione iniziata nel dicembre 2007 e che ha coinvolto, secondo fonti sindacali, 500 mila tra quadri e delegati che hanno partecipato a 1.600 conferenze territoriali confederali e di categoria. Le conclusioni della Conferenza hanno confermato la svolta a destra impressa da Epifani, rispetto alla linea dell'ultimo congresso, e un forte dissenso rappresentato dalla maggioranza del vertice Fiom con in testa il segretario generale, Gianni Rinaldini e le componenti di sinistra della Cgil, "Lavoro e Società" di Nicola Nicolosi e "Rete28Aprile" di Giorgio Cremaschi. Un dissenso che si è manifestato soprattutto sul documento politico conclusivo (129 astenuti, 16 No, 582 Sì) e con l'emendamento presentato da Rinaldini (163 Sì, 561 No, 12 astenuti). È una conferma però che ha due aggravanti. La prima riguarda i tempi: quando è iniziato l'iter dello svolgimento delle conferenze d'organizzazione ai vari livelli c'era ancora il governo Prodi, di seguito ci sono state le elezioni politiche vinte dal "centro-destra", l'insediamento del IV governo del neoduce Berlusconi e i primi provvedimenti presi e annunciati. La seconda concerne la proposta di "riforma" della contrattazione messa a punto di recente con Cisl e Uil la quale a ben vedere rappresenta la base programmatica per il "sindacato unitario" della terza repubblica, con una connotazione fortemente neocorporativa perseguito, di fatto, da Bonanni e Angeletti, oltreché da Epifani. Non è che nella relazione e nelle conclusioni di Epifani, cosiccome nel documento politico conclusivo, non ci siano riferimenti all'esito elettorale, al nuovo esecutivo e ai primi decreti da esso adottati, non è che non si parli del cambio della presidenza della Confindustria, da Montezemolo alla Marcegaglia, e vi sono anche sottolineature che riguardano i problemi dei lavoratori, salario e sicurezza sul lavoro su tutti. Ma l'analisi risulta inadeguata e sbagliata, la proposta strategica inaccettabile, le rivendicazioni irrisorie. Come quella di 400 euro annui lordi da chiedere al governo per ogni pensionato e ogni lavoratore dipendente, spacciati come "massiccia redistribuzione fiscale". A Epifani i vari Berlusconi, Bossi, Fini sembrano essere degli sconosciuti dal momento che pone la domanda: "La forza ottenuta dal centrodestra con le elezioni sarà messa al servizio del paese o di interessi di parte?". I casi sono due, o non ha letto o fa finta di non aver letto il programma elettorale del partito neofascista, razzista e xenofobo berlusconiano di cui le prime misure, quali la detassazione degli straordinari, l'introduzione del reato di immigrazione clandestina, il pacchetto fascista per la gestione dei rifiuti in Campania, il divieto delle intercettazioni e le sanzioni pesantissime previste per magistrati e giornali sono figlie. Stupisce inoltre l'atteggiamento "galante" e "delicato" di Epifani verso Emma Marcegaglia che definisce "interlocutore serio e rigoroso". Un atteggiamento del tutto fuori luogo e incomprensibile a fronte dell'arroganza mostrata dalla neo-presidente confindustriale nelle sue prime uscite pubbliche, a fronte della linea ultraliberista, antisindacale e reazionaria che ha sostenuto. E che dire dell'apprezzamento espresso alle riflessioni di Tremonti circa la "globalizzazione" (sic!)? Il cuore della proposta politica di Epifani (e della destra della Cgil di cui è a tutt'oggi il leader) è senza dubbio la "riforma" del modello contrattuale concordata con la Cisl di Bonanni e la Uil di Angeletti, definita dal segretario della Cgil "Una proposta alta e ambiziosa, una mediazione di grande valore". La prima parte della frase è un inganno bello e buono. Come si fa a spacciare per "alta e ambiziosa" una proposta che demolisce il contratto nazionale, sposta la parte preponderante della contrattazione sul secondo livello (aziendale e territoriale), sposa la richiesta padronale del salario subordinato alla produttività e ai risultati aziendali, prefigura sviluppi sciagurati (rottura dell'unità contrattuale e sindacale dei lavoratori tra fabbrica a fabbrica, tra zona e zona, "gabbie salariali", flessibilità orarie senza limiti, ecc.). La seconda parte della definizione ("mediazione di grande valore") è una balla spaziale giacché si tratta di capitolazione della Cgil verso le posizioni storiche cogestionarie e aziendalistiche di Cisl e Uil. Non a caso, nel dibattito svoltosi nella suddetta Conferenza, è venuto fuori il tema della partecipazione dei lavoratori all'impresa (o nella forma dell'azionariato dei dipendenti o in quella della co-decisione) perché il rapporto "capitale-lavoro" sarebbe cambiato e la lotta di classe tramontata. Ed è su questa base che Epifani vorrebbe un'alleanza organica con Cisl e Uil. Su posizioni diverse l'intervento di Rinaldini. Per il segretario della Fiom "il sindacato è malato di una debolezza sulle strategie". Il motivo? "Non sa affrontare la vera cesura dell'epoca moderna, ovvero la globalizzazione che mette le persone in gara su un unico valore: la competitività". "Il sindacato che fa? insegue il mercato?", domanda Rinaldini. "Quando Emma Marcegaglia dice che 150 anni di sindacato del conflitto sono finiti - continua - e che non c'è più altro valore se non l'impresa e il mercato, il sindacato cosa risponde?". "D'altra parte ce lo ha detto anche Bonanni ieri qui alla nostra Conferenza che la 'storia del sindacato antagonista è finita e si apre quella del sindacato collaborativo'". Rinaldini denuncia anche il paradosso delle imprese che da un lato riconoscono che c'è un problema retribuzioni dall'altro danno la colpa al contratto nazionale per indebolirlo e per avere una contrattazione aziendale subordinata alla produttività e ai bilanci delle imprese. Critico anche l'intervento di Cremaschi che in un primo tempo doveva essere il testo del documento di "Rete28Aprile" da presentare come alternativo a quello di Epifani. In esso denuncia l'attacco della Confindustria ai diritti e allo "stato sociale", denuncia il rilancio delle privatizzazioni e contesta la tesi che per aumentare le retribuzioni si debba alleggerire il contratto nazionale, vincolare il salario alla produttività, aumentare gli orari, estendere le flessibilità e la precarietà. Pertanto, per Cremaschi la "riforma" contrattuale non può prescindere dai seguenti punti fondamentali: abbandonare il vincolo dell'inflazione nei rinnovi contrattuali e richiedere forti aumenti salariali; introdurre un meccanismo di aumenti salariali automatico annuale che recuperino la crescita dell'inflazione; ridurre il vincolo che lega il salario alla produttività e alla flessibilità; il diritto dei lavoratori di decidere con il voto segreto le piattaforme e gli accordi. Circa la lotta alla precarietà c'è la richiesta del superamento della legislazione che ne ha favorito la diffusione. L'immigrazione, la Bossi-Fini, la campagna di criminalizzazione dei migranti, la catena degli infortuni sul lavoro, l'avanzata delle destre e "l'attacco liberista al mondo del lavoro" sono altri temi trattati dal leader di "Rete28Aprile". La Conferenza d'organizzazione poteva avere una conclusione diversa da quella poi risultata. Il dissenso di sinistra che si è manifestato in modo consistente contro la linea Epifani poteva unirsi in un documento alternativo e quindi votare contro compatto sul documento politico ispirato dal segretario generale della Cgil. Invece le cose non sono andate così perché Rinaldini ha scelto, per opportunismo, di presentare un emendamento sul salario, contratto nazionale e diritto dei lavoratori di decidere le piattaforme e gli accordi con il referendum e ha scelto, non si capisce perché, di invitare all'astensione sul documento complessivo. Riuscendo a convincere la Fiom e rappresentanti di "Lavoro e Società". Anche i delegati di "Rete28Aprile" gli sono andati dietro, rinunciando a presentare un testo alternativo anche se nel voto finale si sono distinti votando No. Ci sono altri due aspetti che meriterebbero di essere messi in chiaro: le regole statutarie per il rispetto delle decisioni confederali in tutta la Cgil e il ricambio del gruppo dirigente. Aspetti che saranno realizzati, con delega al direttivo nazionale confederale, nei prossimi tre mesi. C'è il sospetto che le soluzioni andranno a comprimere ulteriormente gli spazi del dissenso sindacale di sinistra. 18 giugno 2008 |