Alla Riunione del Comitato centrale Epifani non riesce a normalizzare la Fiom La Federazione dei metalmeccanici della Cgil tira a diritto sulla strada dell'autonomia dal governo Prodi La maggioranza del gruppo dirigente della Fiom sta con Rinaldini. La destra riformista con alla testa Fausto Durante ne esce sconfitta. Il tentativo di normalizzare la Fiom da parte del segretario generale Cgil, Guglielmo Epifani, nella riunione del direttivo nazionale del 21-22 novembre, e proseguito in questa circostanza, è fallito o, quanto meno, ha subito una battuta d'arresto. I componenti facenti capo a "Lavoro e Società", in buona parte hanno votato il documento conclusivo presentato da Rinaldini, mentre un'altra si è astenuta, rafforzando così ulteriormente la sua leadership. Sono questi i dati principali e più importanti emersi dalla riunione del Comitato centrale della Federazione dei metalmeccanici della Cgil tenutasi i giorni 27 e 28 novembre a Roma. Una riunione molto attesa, data la posta in gioco, molto intensa sia nel suo svolgimento, che nelle conclusioni. Ecco come la descrive il comunicato stampa ufficiale. Dopo la relazione introduttiva del segretario generale, ha fatto seguito un ampio e approfondito dibattito "nel corso del quale è intervenuto anche il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani". In totale 46 interventi. Al termine dei lavori, dopo le conclusioni tenute dallo stesso Rinaldini, sono stati posti in votazione due documenti contrapposti. Il documento presentato da Rinaldini ha ottenuto 105 voti a favore (pari al 76%). Il secondo documento presentato da Durante ha ottenuto 26 voti (pari al 18%). Sono state registrate 8 astensioni (pari al 5%) essenzialmente invocate dal coordinatore di "Lavoro e Società" in Fiom, Augustin Breda. Nella recente riunione del direttivo nazionale della Cgil, lo ricordiamo, era partito un attacco molto duro da parte di Epifani contro l'attuale direzione della Fiom e, ancor più, contro Giorgio Cremaschi e la "Rete 28 aprile" di cui è leader. Un attacco incentrato sulle posizioni critiche espresse da Fiom e "Rete 28 aprile" nei confronti della legge finanziaria del governo Prodi, sulla loro decisione di partecipare alla manifestazione del 4 novembre a Roma contro la precarietà, nonostante l'indicazione (crumira) della segreteria nazionale della confederazione di prendere le distanze; incentrato inoltre sulla dichiarazione di Cremaschi definita scandalosa e senza precedenti, perché augurava pieno successo allo sciopero del 17 novembre e alle manifestazioni relative, promosso dai Cobas contro la finanziaria e il governo Prodi. Un attacco particolarmente pesante e pericoloso, che parlava di limiti al dissenso, agitava le regole e lo Statuto, arrivava a minacciare provvedimenti disciplinari. Epifani, nel suo intervento ci ha riprovato eccome ad isolare e mettere all'angolo Rinaldini e Cremaschi, sia pure con toni più dialoganti, ma senza nulla concedere in durezza nei contenuti. Il segretario della Cgil ha richiamato le diversità di posizioni e di comportamenti della Fiom rispetto al livello confederale: sul "Memorandum" firmato da Cgil, Cisl e Uil col governo sulle pensioni; sull'"avviso comune" firmato con le associazioni padronali per l'applicazione della circolare del ministro del Lavoro sui call center; sulla legge finanziaria. Ed è tornato sulle due manifestazioni "incriminate" quella del 4 novembre nel corso della quale fu contestato il governo e in particolare il ministro del Lavoro, Cesare Damiano, che fu invitato alle dimissioni, e lo sciopero generale dei Cobas del 17 novembre. Per criticare le posizioni della Fiom, dissimili da quelle della Cgil, Epifani ripropone la questione delle regole statutarie che egli ritiene violate. A questo proposito ha affermato: "Una società democratica vive di regole che non sono forma, ma sostanza della democrazia: vale il principio - ha aggiunto - della maggioranza sempre, e questo vuol dire che quando il direttivo prende un orientamento, questo riguarda tutta la Cgil". Come a dire che per il dissenso non c'è spazio, specie se espresso pubblicamente e fuori dalle strutture; che non c'è spazio nemmeno per un'articolazione di posizioni dissimili tra le categorie e il livello confederale. Come a dire che tutti devono stare muti e allineati in modo acritico dietro la segreteria nazionale confederale. Ma, va detto, Rinaldini non ha fatto alcuna marcia indietro. Sia nella sua introduzione sia nelle conclusioni, molto applaudite, sia nel documento conclusivo che ha presentato ha risposto alle accuse di Epifani e del suo uomo tra i metalmeccanici, Durante, ha difeso l'operato della Fiom sempre supportato dal mandato della maggioranza del Comitato centrale. Ha definito sciocchezze le critiche mistificanti secondo cui la Fiom si muoverebbe più come un partito che come un sindacato. Ha rivendicato lo spazio di autonomia che devono avere le categorie, e quindi anche la Fiom, in un rapporto dialettico con la Confederazione, che sono cosa diversa dalle aree programmatiche che ci sono in Cgil. Unica concessione, la presa di distanza dai Cobas e dalle posizioni assunte contro Damiano in occasione dell'iniziativa di lotta contro la precarietà. E la non condivisione della dichiarazione di Cremaschi a sostegno dello sciopero dei sindacati con confederali; però escludendo totalmente la sua illegittimità e la sua punibilità ai termini statutari. D'accordo con la relazione di Rinaldini si è espresso, nel suo intervento, Cremaschi, in particolare sul "rigetto di ogni strumentalizzazione partitica attribuita alle posizioni della Fiom e di alcuni di noi nel dibattito Cgil". E domanda se il sindacato deve far derivare le sue compatibilità dal quadro politico "come ha scelto il Direttivo Cgil col suo ultimo documento votato" oppure se esso debba operare indipendentemente "facendo pesare la questione sociale su quella politica e non viceversa". Cremaschi contrattacca sulla manovra del governo che "con una mano dà e con l'altra prende" e considera "un grave errore politico le prime dichiarazioni di Epifani e i primi segnali dati dalla confederazione di consenso globale alla finanziaria". Inoltre critica la mancanza di reazione del segretario della Cgil davanti alle pretese del governo circa l'aumento dell'età pensionabile e il "Patto di produttività" con il rischio per la Cgil "di presentarsi al tavolo di gennaio nella posizione di chi deve dare invece quella di chi deve prendere come sarebbe giusto". Sugli accordi sottoscritti, ivi compreso quello strategico sul Tfr, Cremaschi ha detto che andavano sottoposti al giudizio dei lavoratori e non è stato fatto. Ha infine precisato il senso della sua dichiarazione sullo sciopero del 17, "di solidarietà e non di adesione", sollecitando allo stesso tempo la mobilitazione di Cgil, Cisl e Uil sulla finanziaria e sulla politica economica. Nei due documenti conclusivi sopracitati, si confrontano due linee differenti e contrapposte: quella di Rinaldini che: vuole il sindacato autonomo e indipendente "dai padroni, dai partiti e dal Governo"; ritiene che esso non debba far discendere le sue scelte dal "contesto politico" (leggi governo Prodi); giudica in modo critico i contenuti della Finanziaria e appoggia le lotte per modificarla e migliorarla; respinge con nettezza la proposta della Confindustria per un "patto per la Produttività" finalizzato a una gestione padronale della condizione lavorativa e dell'orario di lavoro; ribadisce la necessità di una nuova legislazione del lavoro comprensiva dell'abrogazione della legge 30; chiede la consultazione democratica e il referendum dei lavoratori per l'approvazione delle decisioni e delle piattaforme su Finanziaria, pensioni, contrattazione, precarietà che per la Fiom - precisa Rinaldini - è una priorità. E ribadisce la validità della scelta di co-promuovere la manifestazione del 4 novembre, al di là di alcune polemiche che l'hanno accompagnata. L'altra linea emerge nel documento di Durante in cui invece c'è un giudizio di appoggio pieno della linea economica e della legge finanziaria del governo Prodi, comprensiva "delle proposte correttive avanzate dal sindacato confederale". Finanziaria che "presenta un segno complessivo favorevole per il lavoro dipendente, tale da esprimere una valutazione generale di carattere positivo", anche se, ammette ci sono "limiti e aspetti critici". Sulla precarietà Durante parla di "superamento" e non di abrogazione della legge 30, e apprezza i primi segnali di contrasto contenuti nei provvedimenti presenti nella manovra del governo, ivi compresa la circolare Damiano sull'applicazione del contratto a progetto nei call center supercontestata dai lavoratori interessati. Quindi attacca, con argomenti pretestuosi, la citata manifestazione del 4 novembre perché, a suo dire, non avrebbe permesso la costruzione di uno schieramento più ampio e perché sono emerse posizioni di contestazione della Finanziaria "in contraddizione con lo spirito originario della manifestazione". Va bene che la Fiom si impegni contro la precarietà - concede l'uomo di Epifani - ma in concordia con l'insieme del sindacato confederale. Tre le decisioni concrete approvate dal CC della Fiom: l'invito alle proprie strutture di organizzare la partecipazione alla manifestazione dei lavoratori migranti del 16 dicembre a Milano; la richiesta alla Confederazione di una consultazione vincolante delle lavoratrici, dei lavoratori e dei pensionati prima dell'apertura dei tavoli negoziali con le controparti; l'attivazione di un percorso unitario con Fim e Uilm per la preparazione della piattaforma per il rinnovo del CCNL, fermo restando le regole democratiche sperimentate nell'ultimo rinnovo del contratto biennale. 13 dicembre 2006 |