Secondo l'Istat che tuttavia ne sottostima l'entità si arriva a 5 milioni di disoccupati Esplode la disoccupazione: mezzo milione in più in un anno Monti ridurrà gli "ammortizzatori sociali". Una donna su cinque rinuncia a cercare lavoro per curare la famiglia Senza lavoro il 35,9% dei giovani I più recenti dati Istat relativi al mese di marzo certificano in modo inequivocabile che nel nostro Paese la crisi economica e sociale rimane gravissima, non accenna ad attenuarsi ma casomai ad acutizzarsi ulteriormente, anche a seguito delle feroci politiche liberiste e recessive del governo Monti, e ha le sue drammatiche ricadute occupazionali. Nell'ultimo anno si sono contati mezzo milione di disoccupati i più. A marzo, per la prima volta dal 1999 la disoccupazione ufficiale ha superato quota 2 milioni e mezzo pari al 9,8% (+ 0,2% rispetto a febbraio, +1,7% nell'ultimo anno). Assai più negativo il dato diffuso dall'Istat che riguarda i giovani tra i 15 e i 24 anni: uno su tre, pari al 35,9% è senza lavoro. È il tasso di disoccupazione giovanile più alto dal 1992. Questa appena descritta è però solo una parte della realtà. Ai senza lavoro (che hanno perso il posto e comunque sono in cerca) iscritti alle liste di collocamento, vanno aggiunti infatti i cosiddetti "scoraggiati" che pur essendo in età lavorativa ed essendo disponibili a lavorare non lo cercano più. Sempre secondo l'Istat questi "inoccupati" o "inattivi" che dir si voglia sono 3 milioni circa (l'11% della forza lavoro) con una crescita del 5% sul dato del 2010. Più o meno un terzo degli 8,6 milioni di europei disposti a lavorare ma non più a cercare un posto. Anche in questo caso le donne pagano un prezzo molto salato: una su cinque ha smesso di cercare lavoro per dedicarsi alla cura dei figli e della famiglia. Pesa certo la crisi economica e la drastica riduzione delle opportunità lavorative, ma influisce anche e non poco, la progressiva demolizione dei servizi sociali e assistenziali da parte dei governi che si sono succeduti e di quello in carica. Pertanto, sommando i senza lavoro iscritti nelle liste di collocamento e gli inattivi scoraggiati, il dato vero della disoccupazione in Italia supera 5 milioni di unità e schizza sopra il 20% della popolazione in età lavorativa. C'è ancora dell'altro da aggiungere a questa situazione vergognosa e intollerabile. Secondo l'elaborazione dell'Osservatorio per i settori produttivi della CGIL, a marzo la richiesta di ore di cassa integrazione ordinaria straordinaria e in deroga è salita alle stelle: quasi 100 milioni di ore, il risultato peggiore degli ultimi 10 mesi, un incremento del 21,63% sul mese di febbraio (236.692.010 le ore dall'inizio dell'anno) e un + 210% sullo stesso periodo del 2011. Dietro queste fredde percentuali, ci sono 455 mila lavoratori che hanno subito un taglio del reddito per circa 908 milioni di euro, pari a 1.900 euro per singolo lavoratore. Non consola e non può essere una giustificazione alla mancanza di risultati del governo Monti in questo vitale campo economico e sociale le cifre negative sulla disoccupazione che si registrano nell'Eurozona: 25 milioni di senza lavoro, pari al 10,6%, o i dati peggiori di Spagna (24,1%) e Grecia (21,7%). Anche perché se si considera la disoccupazione giovanile, il 36% italiano diventa uno dei peggiori della Ue, ben sopra la media del 22,1%. Davanti a questo sfacelo occupazionale che, attenzione, potrebbe peggiorare ancora se, per esempio, non sarà trovata una soluzione adeguata e soddisfacente al problema dei cosiddetti "esodati", appare assurda e reazionaria l'intera politica finanziaria, economica, sociale e del lavoro del governo della grande finanza, della Ue e della macelleria sociale del tecnocrate liberista borghese, Monti. A partire dalla controriforma pensionistica che obbliga a lavorare fino a 70 anni impedendo il ricambio generazionale nel lavoro dei giovani condannati alla disoccupazione o e comunque alla precarietà. La controriforma sul "mercato del lavoro" che liberalizza i licenziamenti e non attua nessun provvedimento serio ed efficace per abbattere il lavoro precario. Per non dire della demolizione degli "ammortizzatori sociali" in tempo di crisi. Più in generale, il programma economico liberista di Monti, fondato sull'austerity dettata dalla Bce, guarda solo ai tagli, all'aumento delle tasse e alla riduzione del debito pubblico, con le sue inevitabili conseguenze recessive e depressive che non può non portare alla chiusura di aziende e perdita ulteriore di posti di lavoro. Monti sin dall'inizio si è riempito la bocca di voler aiutare i giovani ma per loro non ha fatto assolutamente nulla. Occore come priorità, un piano straordinario per l'occupazione giovanile e femminile, con una particolare priorità per il Mezzogiorno. 9 maggio 2012 |