"Famiglia cristiana" e magistrati: "rischio fascismo" Nel regime neofascista imperante, in cui il governo del neoduce Berlusconi è promosso con 10 e lode dalla stampa Usa, c'è ancora qualche flebile voce che osa rompere l'incanto e disturbare il manovratore. Ma non proviene certo dalla "opposizione di sua maestà" del PD, completamente ammutolito se non ammaliato dal nuovo Mussolini. Proviene dai magistrati accusati di opporsi alla volontà "riformatrice e innovatrice" del governo ma anche, per una volta, da una fonte atipica e insospettabile di tendenze "comuniste" o "giutizialiste" come il settimanale cattolico Famiglia cristiana. In un editoriale sul n. 33 della rivista dei Paolini uscito sotto ferragosto ("Il presidente spazzino nel 'paese da marciapiede'"), il direttore Antonio Sciortino accusa infatti il governo Berlusconi di prendere "provvedimenti tanto ridicoli quanto inutili", come nuovi poteri ai "sindaci sceriffi", il "gioco dei soldatini" nelle città, il "presidente spazzino" che si fa riprendere con scopa e sacchetto a Napoli, ecc. Provvedimenti che mentre rischiano di scatenare una "guerra tra poveri" mirano a sviare l'attenzione dai veri segni di disagio che abbondano e da tempo in questo "paese da marciapiede" che è diventata l'Italia di oggi. A fronte delle "buffonate" che "servono solo a riempire le pagine dei giornali", accusa il prete giornalista, la realtà è fatta di Pil che è allo zero, precariato dilagante, impoverimento delle famiglie, mentre le imprese "godono di salute strepitosa, mostrando profitti che non si registravano da decenni". "È troppo chiedere al governo di fugare il sospetto che quando governa la destra la forbice si allarga, così che i ricchi si impinguano e le famiglie si impoveriscono?", conclude l'editoriale di Sciortino. Alle reazioni inviperite e agli insulti di esponenti della maggioranza come la berlusconiana Bertolini, l'ex ministro UDC Giovanardi (ora sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega alla famiglia, passato a Forza Italia-Pdl) e il fascista Gasparri, che ha annunciato anche una querela nei confronti di Sciortino per averlo criticato insieme alla ministra Meloni sulle olimpiadi, il settimanale cattolico ha risposto anticipando un editoriale in uscita sul numero successivo, a firma del vice direttore Beppe Del Colle, in cui rivendica il diritto di dissentire dalla politica di questo governo, così come in passato è stato fatto "con tutti i governi". E nel ribadire il giudizio sulla proposta di Maroni di prendere le impronte ai bimbi rom, definita a suo tempo "indecente" dal settimanale paolino, ricorda le critiche del Parlamento di Strasburgo e del Consiglio europeo e cita un articolo della rivista cattolica francese Esprit che ha scritto: "Gli italiani sono incredibilmente duri contro i romeni e gli zingari". "Sarà 'incredibile' - aggiunge di suo Del Colle - ma è vero. Speriamo che non si riveli mai vero il suo sospetto, che stia rinascendo da noi, sotto altre forme, il fascismo". La stroncatura del Vaticano Per quanto indiretto, perché citato da altra fonte, questo riferimento al pericolo di "rinascita del fascismo sotto altre forme" ha evidentemente toccato un nervo scoperto, perché le reazioni dei neofascisti contro Famiglia cristiana sono state ancor più rabbiose e senza riguardi. Se l'ex DC Giovanardi aveva già attaccato pesantemente il settimanale definendolo "fazioso", "cattocomunista" e non degno di rappresentare "la vera dottrina della Chiesa", stavolta ha abbandonato ogni ritegno definendo a sua volta da "manganellatori fascisti" gli argomenti usati nei due editoriali. Ma non bastava ancora, e allora si attivava immediatamente il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta, prima andando a rendere polemicamente visita ai soldati dislocati nelle strade di Roma e a portar loro i "ringraziamenti del Paese", poi telefonando al segretario di Stato vaticano cardinale Bertone. Il risultato era un secco e immediato comunicato del direttore della sala stampa vaticana, Lombardi, in cui si sottolineava che Famiglia cristiana "è una testata importante della realtà cattolica, ma non ha titolo per esprimere la linea né della Santa Sede né della Cei. Le sue posizioni sono responsabilità esclusiva della direzione". In pratica, al di là del formalismo ipocrita tipico delle gerarchie ecclesiastiche, si trattava di una netta sconfessione e condanna delle posizioni espresse dal settimanale. La "luna di miele" tra il nuovo Mussolini e il papa nero Ratzinger, sancita nella visita di Berlusconi in Vaticano, non deve essere minimamente turbata! Scontata la soddisfazione della nuova Casa del fascio per il provvidenziale intervento vaticano, espressa in maniera trionfale dal capogruppo del Pdl al Senato Gasparri: "Una sconfessione di questa portata vale mille volte di più di una vittoria processuale per gli insulti subiti". Mentre, anche stavolta, l'"opposizione" brillava per la sua pressoché completa assenza. Se non per negare, come ha fatto la cattolica democristiana Rosy Bindi su la Repubblica del 15 agosto, che quella vaticana sia stata una sconfessione e che ci siano pericoli di fascismo: "Evocare il fascismo è improprio, rimanda a una precisa fase storica", ha detto infatti l'ex ministra, ammettendo di vedere invece una non meglio definita "mutazione genetica della vita democratica". Ma ciò per la Bindi non autorizza un ritorno all'antiberlusconismo, perché "Berlusconi è stato eletto dal 60% degli italiani" (da dove ha ricavato questa cifra?), ed è "questa maggioranza silenziosa che il PD deve riconquistare, sedotta nel cuore e nella mente". Gli allarmi dei magistrati Di pericoli di fascismo ha parlato invece con ben più coraggio il segretario dell'Associazione nazionale dei magistrati, Giuseppe Cascini, in un'intervista pubblicata il 21 agosto su You Tube, in risposta al proclama fascista che Berlusconi aveva appena lanciato dalle sue vacanze dorate in Sardegna annunciando per settembre la presentazione di una nuova e definitiva controriforma della giustizia a firma del suo tirapiedi Alfano. Una controriforma che sarebbe ispirata nientemeno che al giudice Falcone, i cui capisaldi sono rappresentati dalla separazione delle carriere tra pm e giudici, abolizione dell'obbligatorietà dell'azione penale, divisione del Csm in due organismi, di cui uno direttamente asservito all'esecutivo, criteri meritocratici nella valutazione dei giudici. Tutti principi fra l'altro a cui molti nel PD, da Violante a D'Alema, per non parlare dei radicali, si mostrano più che favorevoli e pronti a discutere in parlamento. "Se introduciamo la politica nel Consiglio - ha detto infatti Cascini - rischiamo di richiamarci ad un modello autoritario, ovverosia quello fascista, dove la magistratura non è indipendente dal potere politico e quindi non tutti i cittadini sono garantiti allo stesso modo". Ipotizzando anche la possibilità di un intervento della Corte di giustizia europea per violazione del principio costituzionale di uguaglianza, il segretario dell'Anm ha aggiunto che "il sistema giudiziario attuale, che garantisce l'autonomia della magistratura è stato scritto sulla base delle vicende storiche del '48. I giudici in passato obbedivano al governo fascista. La scelta di una magistratura indipendente che si governa da sola è stata fatta sulla base di quella esperienza". Scontati anche stavolta gli attacchi rabbiosi della canea neofascista, a cominciare dall'immancabile Gasparri, che ha definito "risibili" i timori di Cascini e ha invocato la difesa della democrazia dai "rigurgiti giacobini ed estremistici" dei magistrati, mentre Bossi ha sentenziato: "I magistrati? Lasciateli arrabbiare". L'Anm ha tenuto abbastanza le posizioni, con l'intervento di altri magistrati in difesa della sostanza dell'accusa di Cascini. Tra questi il suo presidente, Luca Palamara e il pm di Magistratura democratica Rita Sanlorenzo, che ha parlato esplicitamente di "un disegno di marca autoritaria che ricorda il regime fascista". Inqualificabile invece, per non dire desolante, la posizione del PD, che per bocca del suo ministro "ombra" della Giustizia Tenaglia, si è limitato a chiedere di riportare il confronto in parlamento perché "un tema così importante non può essere affrontato a colpi di continui annunci né ridotto a sterile polemica agostana". Da parte nostra incoraggiamo gli antifascisti coscienti della gravità della situazione ad andare fino in fondo e a denunciare senza peli sulla lingua che siamo in pieno regime neofascista e che Berlusconi è il nuovo Mussolini. 3 settembre 2008 |