Spinta dal papa, dal Vaticano e dalla CEI La destra al Family Day lancia la campagna per imporre la famiglia cattolica La "sinistra" borghese divisa farfuglia e gioca in difesa È inammissibile l'universalità del modello della famiglia cattolica Preceduto da una massiccia campagna propagandistica e mediatica il 14 maggio si è svolto a Roma, in Piazza San Giovanni, il "Family Day", la manifestazione ufficialmente promossa e organizzata dal "Forum delle associazioni cattoliche" in difesa della famiglia. Ma cosa è stata realmente questa manifestazione? Chi l'ha voluta e perché? Col "Family Day" la destra borghese e cattolica italiana ha lanciato la campagna per imporre allo Stato e all'intera società, credente e non, la famiglia cattolica come unico e universale modello di famiglia. Dalle omelie e i discorsi terroristici e sessuofobi del papa, del Vaticano e della CEI si è passati a una vera e propria crociata con tanto di dispiegamento di forze e mezzi e prova di piazza realizzata mobilitando capillarmente ogni associazione, organizzazione e partito fedele alla linea vaticana, ogni singola parrocchia delle ventiseimila disseminate sul nostro territorio. Diciamo questo indipendentemente dalle motivazioni e dallo spirito coi quali molti dei partecipanti (si dice potevano essere un milione) sono giunti in Piazza San Giovanni. Stiamo invece parlando della strategia e degli obiettivi degli ispiratori e dei registi della manifestazione. Era già inammissibile la pesante ingerenza che il papa e la CEI di Ruini e del suo successore Bagnasco ormai quotidianamente esercitano sulla vita politica, istituzionale e sociale del nostro Paese. Ma va oltre ogni limite il fatto che addirittura ora si sia passati alla prova di forza e alla mobilitazione della piazza per imporre il diktat di Ratzinger e dell'episcopato italiano. Nemmeno nel '48 si era arrivati a tanto. E nemmeno nelle battaglie referendarie sul divorzio e l'aborto. La concomitanza del "Family Day" con l'anniversario della vittoria del referendum sul divorzio, che segnò a livello di massa e popolare la prima clamorosa sconfitta del modello di famiglia cattolica e borghese imperante, ha assunto il valore di una rivincita e di una vera e propria sfida retrograda e oscurantista. La posta in gioco Nel mirino non ci sono solo i già blandi e innocui DICO (il disegno di legge sui "Diritti e doveri delle persone stabilmente conviventi"), contro i quali, sulla scia del successo della manifestazione, gli organizzatori hanno annunciato sarà rilanciata la battaglia in parlamento. C'è tutto ciò che di progressista e democratico si è affermato o si va affermando nelle coscienze, nella cultura, nella morale e nel diritto e che mette in discussione i fondamenti stessi della dottrina cattolica fra gli stessi cattolici e credenti. Gli obiettivi tornano ad essere il divorzio, l'aborto, la fecondazione assistita, il riconoscimento delle coppie di fatto e omosessuali, ma anche la contraccezione, la perdita del "valore" della verginità, della "castità prematrimoniale", il venir meno del ruolo preminente della donna in quanto moglie e madre. Si punta alla restaurazione piena del modello cattolico della famiglia che è fondata sul matrimonio fra un uomo e una donna, consacrato, fedele, indissolubile, prolifico, che si fonda su una concezione "naturale" e preordinata della famiglia come disegno divino, luogo in cui si compie l'atto "creativo" di dio e il potere di dio sugli uomini e la natura. E lo si presenta come l'unico ed esclusivo modello di famiglia riconosciuto dallo Stato perché, come più volte ha ricordato Ratzinger, fa parte dei "valori non negoziabili" alla cui difesa sono chiamati tutti i cattolici, legislatori compresi. In questo modo la famiglia cattolica non solo viene imposta ai cattolici, ai quali non viene lasciata alcuna libertà di coscienza, ma persino ai non credenti. Il papa e i vertici della Chiesa cattolica hanno fatto della difesa della famiglia cattolica il perno per riconquistare l'egemonia ideologica, morale e politica in Italia affinché essa diventi una roccaforte della propria egemonia mondiale. E questa esigenza si sposa fortemente con quella della classe dominante borghese che da sempre ha fatto della famiglia cattolica e borghese una delle architravi fondamentali del suo sistema economico e sociale. Non è un caso che fin dal primo governo del neoduce Berlusconi sia stata riproposta e sviluppata, senza soluzione di continuità, una politica economica e sociale di stampo familista e mussoliniano tesa a tentare di far uscire la famiglia borghese e cattolica dalla crisi profonda che ormai l'attanaglia. La resa della "sinistra" borghese Alla crociata vaticana si sono ovviamente arruolati i più alti gerarchi della casa del fascio ma anche della "sinistra" borghese. Al "Family Day" infatti non erano presenti solo Berlusconi, Fini, Casini e Buttiglione, ma anche Mastella e Fioroni. Mentre Rutelli, che ha mandato comunque le sue truppe, ha dichiarato che i suoi incarichi governativi gli impedivano di partecipare. Di fronte alla prova di forza della destra, la "sinistra" borghese invece di rispondere compatta attaccando la vera natura e i veri scopi di questa manifestazione, si è trovata divisa, ha farfugliato e giocato tutto in difesa. Essa ha rinunciato a qualsivoglia battaglia ideologica anche solo in nome della "laicità" dello Stato, per dimostrare invece piena convergenza sul piano programmatico assicurando che questo governo continuerà a portare avanti la politica familista e a ricercare con la destra punti di mediazione e di collaborazione in "difesa della famiglia". Non si tratta con tutta evidenza solo di codardia o di solo calcolo politico. Il fatto è che ormai destra e "sinistra" borghese sono completamente omologati sul piano ideologico, culturale e politico e oltre al liberalismo esse condividono anche l'idealismo, la metafisica, l'oscurantismo religioso e reazionario. Solo lo SDI e i radicali hanno promosso in fretta e furia in contemporanea al "Family Day" una manifestazione, "Coraggio laico", in piazza Navona, alla quale erano presenti anche esponenti Verdi e del PRC, ma completamente disertata dai DS che hanno voluto sottolineare la loro "equidistanza" dalle due iniziative. Ormai i fatti parlano chiaro e dicono chiaramente che il Partito democratico in gestazione vedrà l'egemonia ideologica e culturale della componente democristiana e cattolica presente anche all'interno dei DS. Una di queste, la cattolicissima Livia Turco, ministra diessina della Salute, ha riaffermato che la "famiglia non è un valore cattolico o del centrodestra, no. La famiglia è un valore. E il centrosinistra ha una sua politica per le famiglie". Anche Bertinotti, ormai folgorato sulla via di Damasco, si è guardato bene dal prendere le distanze dal "Family day" dichiarando addirittura che "Le manifestazioni in piazza sono tutte da rispettare... Devo parlare di famiglia in quanto esperto? Ho la stessa moglie da quarant'anni, figlio, nipoti... Qual è la mia concezione di famiglia? Quella che è scritta nella Costituzione". Giustappunto. La sua concezione di famiglia è quella "società naturale" e per di più "fondata sul matrimonio" sancita nella Costituzione del '48 su pressione della destra cattolica e grazie alla cedevolezza dell'allora PCI revisionista. Battere la concezione cattolica della famiglia L'universalità del modello della famiglia cattolica non è invece ammissibile e accettabile. Per noi marxisti-leninisti la famiglia non è un'istituzione assoluta, sacra, eterna e immutabile. Essa non è "naturale vocazione" dell'uomo, né, tanto meno, è ispirata e ordinata a un disegno divino. Questa concezione idealista e metafisica della famiglia è funzionale a rendere eterni e immutabili i rapporti familiari funzionali alla società borghese e all'economia capitalistica. Secondo la concezione materialistica, la famiglia nasce, si sviluppa e si trasforma storicamente in base agli sviluppi e alle trasformazioni sociali e, in ultima istanza, essa è il riflesso della base economica di una determinata epoca storica. La stessa famiglia cattolica si è determinata storicamente ed è tutt'altro che naturale e preordinata. In realtà essa è venuta codificandosi nei secoli a cominciare da Giustiniano in poi, cioè dal momento che la Chiesa cattolica ha assunto un ruolo di organizzatrice della vita sociale e non ha riscontro nel cristianesimo primitivo. Sarà il Concilio di Trento (e siamo già nel XVI secolo) a porre il sigillo a un ordinamento matrimoniale cristiano che sarà un modello di ispirazione per molti degli ordinamenti civili successivi. Solo allora il matrimonio diventa uno dei sette sacramenti e viene sancita la sua indissolubilità. Questo modello di famiglia - unita, indissolubile, stabile, prolifica, gerarchizzata, con al suo interno una rigida divisione di ruoli fra donne e uomini, e più precisamente con la subordinazione e l'oppressione maritale delle donne - è stato fatto proprio dalla classe dominante borghese in quanto funzionale al sistema e all'organizzazione economica e sociale capitalistica. La famiglia così concepita è l'unità economica della società capitalistica, quella società cioè basata sulla proprietà privata, lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo, e l'oppressione dell'uomo sulla donna. Mettere in discussione la famiglia cattolica e borghese equivale dunque a mettere in discussione il sistema economico capitalistico e l'intera organizzazione sociale borghese. Ecco perché si vuole impedire in ogni modo che si affermi una concezione materialista della famiglia e si continua a tenere il proletariato e le masse popolari e giovanili prigioniere dell'idealismo, della metafisica e dei dogmi religiosi cattolici. Dobbiamo al contrario contrapporre alla crociata della destra la battaglia per affermare la concezione materialista della famiglia e perché il proletariato e le masse tornino a battersi contro la famiglia borghese e cattolica e tutte le norme sociali, civili e morali che la regolano. Battersi contro la politica familista mussoliniana e antifemminile del governo Prodi e rivendicare il lavoro per tutte le donne e la socializzazione del lavoro domestico che sono le due leve principali per liberare la donna dalla schiavitù domestica e dalla subalternità maritale e aprire loro la strada dell'emancipazione. 16 maggio 2007 |