Battuto Rafsanjani, appoggiato dalla destra islamica
(Biografia di Ahmadinejad) Un fedele di Khomeini eletto presidente dell'Iran Ahmadinejad rilancia la linea della rivoluzione islamica antimperialista. Khamenei agli iraniani: "Avete umiliato gli Stati Uniti" Una vittoria per tutti i popoli antimperialisti del mondo Mahmoud Ahmadinejad è il nuovo presidente dell'Iran. Nel ballottaggio del 24 giugno ha ottenuto il 61,7% dei voti validi contro il 35,9% di Akbar Hashemi Rafsanjani. I votanti, secondo i dati resi noti dal Ministero dell'Interno, sono stati il 59,8% degli aventi diritto; sui quasi 28 milioni di voti, 17.248.000 sono andati a Ahmadinejad e 10.043.000 a Rafsanjani. Una vittoria netta del candidato fedele a Khomeini, che rilancia la linea della rivoluzione islamica antimperialista, su Rafsanjani appoggiato dalla destra islamica che già aveva visto battuti altri candidati nel 1• turno del 17 giugno. La prima tornata elettorale aveva visto la vittoria di Rafsanjani con il 21% dei voti validi. Ahmadinejad con circa il 19,5% l'aveva spuntata sul candidato sposorizzato dal presidente uscente Kathami, Mehdi Karroubi. Più distanziato l'altro candidato "riformista" Mostafa Moin che non è arrivato al 15%. Un dato importante era stato anche quello della partecipazione al voto, superiore al 62% dei circa 46 milioni di elettori, che aveva costretto molti seggi a prolungare l'orario di chiusura. Cosìccome nella giornata del ballottaggio con una percentuale di votanti pressoché identica. "Umiliati gli Stati Uniti" Una partecipazione al voto sottolineata il 18 giugno dalla guida suprema della rivoluzione islamica, l'ayatollah Ali Khamenei, come una vittoria del popolo iraniano sui "complotti del nemico"; si riferiva in particolare al presidente Usa Bush, "il criminale di Abu Ghraib e Guantanamo", che alla vigilia del voto aveva definito le elezioni iraniane un esercizio solo apparente di democrazia. Il 25 giugno Khamenei ribadiva che con la vittoria di Ahmadinejad gli Stati Uniti siano stati "umiliati nella loro più profonda essenza". In un messaggio video agli iraniani Khamenei dichiarava: "voi avete chiarito il segreto della vostra solidità e della vistra forza contro le politiche espansionistiche della parte arrogante del mondo. Malgrado le sue ciarle, il vostro nemico adesso è umiliato nel profondo di se stesso, per la trasparenza della vostra democrazia". Una lezione non accettata dagli imperialisti. "Elezioni beffa" le ha definite il segretario alla Difesa americano Donald Rumsfeld mentre il ministro degli esteri britannico, Jack Straw, ha commentato che "il processo elettorale non è stato conforme agli standard internazionali, perché gli iraniani hanno potuto votare solo i candidati che erano stati scelti per loro". Parole arroganti dei due principali protagonisti delle elezioni farsa in Iraq e Afghanistan occupate dagli imperialisti. A loro ha risposto anche il quotidiano iraniano Keyan che in un articolo dopo il primo turno elettorale aveva scritto "al mondo che ci tiene sotto osservazione minuto per minuto dobbiamo far vedere che ci sono altri modelli oltre la democrazia pluralista-liberale incompatibile con la mentalità iraniana. Quella è una democrazia apparente alla quale dobbiamo contrapporre la democrazia islamica". Mahmoud Ahmadinejad, sindaco di Teheran dal 2003, ha vinto sovvertendo tutti i pronostici che davano per favoriti nella corsa alla presidenza i candidati della destra islamica. Ha superato il primo turno e nel ballottaggio ha battuto Rafsanjani che aveva già occupato la poltrona presidenziale per due mandati, dal 1989 al 1997. Nelle ultime fasi della campagna elettorale Rafsanjani aveva ribadito di volere continuare il percorso di "riforme" seguito dal presidente uscente, Mohammad Khatami, cioé di volere procedere con le privatizzazioni e le aperture economiche agli investimenti stranieri, con la "distensione" verso l'Occidente, Stati Uniti compresi con i quali si felicitava per aver tolto il veto all'ingresso dell'Iran nel Wto. Una politica da lui stesso avviata nei due precedenti mandati presidenziali. Il popolo iraniano ha scelto un'altra strada. Quella ribadita dal nuovo presidente, che sarà insediato fra due mesi, nelle prime dichiarazioni dopo la vittoria nel ballottaggio. "Lo spirito della rivoluzione islamica è la libertà - ha dichiarato Ahmadinejad - questa valanga di voti dimostra che i diritti umani e le libertà personali non sono calpestati da noi. Siamo preoccupati invece che lo siano in altre parti del mondo. Per esempio in Europa le minoranze religiose e etniche non vedono spesso riconosciuti i loro diritti". "Il popolo iraniano è il custode dei propri diritti" e li ha fatti valere nelle elezioni "dimostrando di non voler subire pressioni interne e esterne". Ha difeso la sovranità della Repubblica islamica iraniana nella decisione di mandare avanti i programmi nucleari civili: "la tecnologia nucleare pacifica dell'Iran è il risultato dei successi scientifici della gioventù iraniana. Abbiamo bisogno della tecnologia nucleare pacifica per l'energia, per applicazioni mediche e agricole e per il progresso scientifico. E continueremo così. Continueremo pure il negoziato (con la Ue, ndr) ma solo se gli europei risponderanno positivamente potremo creare misure di reciproca fiducia". In altre parole i negoziatori di Francia, Germania e Gran Bretagna non possono essere il cavallo di troia degli Usa per bloccare comunque il programma nucleare iraniano, tenuto in sospeso per permettere i negoziati con l'Unione europea. Rilanciata la linea della rivoluzione islamica antimperialista Sul piano internazionale Ahmadinejad ha sottolineato che "ci vogliono rapporti paritari" e rispetto dei diritti reciproci, non il dominio unilaterale di una potenza: "la nostra nazione continua nella sua strada verso il progresso e in questa strada non ha una reale necessità di avere relazioni con gli Stati Uniti. Vogliamo rapporti basati sul rispetto reciproco. (...) Rifiutiamo che il mondo sia sottoposto al dominio di un'unica potenza". In un'intervista al quotidiano saudita Okaz ha ribadito che "gli iraniani non sono un popolo ostile o nemico. Io tenderò la mia mano a tutti e m'impegnerò per ampliare le relazioni con chiunque, fatta eccezione per Israele". In altre parole Ahmadinejad ha rilanciato la corretta posizione antimperialista della rivoluzione islamica iraniana guidata da Khomeini perciò la sua vittoria elettorale rappresenta una vittoria per tutti i popoli antimperialisti del mondo. Non a caso il suo successo alle presidenziali è stato accolto con livore da Usa e Israele. Portavoce della Casa Bianca hanno sostenuto che l'Iran sarebbe "sfasato rispetto alla tendenza del resto della regione, che invece si muove decisamente in direzione della libertà, come mostrano l'Iraq, l'Afghanistan e il Libano". Esempi significativi: Afghanistan e Iraq occupati, Libano sotto la pressione imperialista perché disarmi la resistenza islamica. Con le minacce alla Siria e le pressioni sulla resa incondizionata dei palestinesi agli occupanti sionisti l'imperialismo americano sta sviluppando la propria strategia di controllo della regione. Strategia alla quale si oppone l'Iran già minacciato di recente dal vice presidente americano Dick Cheney che aveva afferamto: "bisogna prendere in considerazione un attacco all'Iran prima che lo faccia Israele". Secondo le veline passate dalla Casa Bianca a quotidiani americani il piano di attacco è già pronto. 29 giugno 2005 |