Imbarazzati i vertici di PRC e PdCI In Lombardia approvato il federalismo fiscale Il consiglio regionale ha votato un progetto di legge secessionista. Casa del fascio e Unione fanno a gara a chi è più separatista incalzando il governo Prodi per rompere l'unità del Paese Dal corrispondente della Cellula "Lenin" della provincia di Bergamo Dalla Lombardia giunge un'altra spallata all'unità dell'Italia e del popolo italiano. Il 19 giugno scorso il consiglio regionale ha approvato una proposta di legge sul federalismo fiscale chiaramente secessionista. Il testo prevede di trattenere in regione l'80% dell'Iva contro l'attuale 38,55%, in questo modo le entrate aumenterebbero da 8,5 a 19 miliardi di euro. Inoltre, è previsto il superamento dell'addizionale Irpef, che oggi vale 1,5 miliardi di euro, da sostituire con un'"imposta regionale sul reddito personale", il cui valore stimato è di 4,5 miliardi di euro. Ma non è tutto. La regione vuol mantenere l'intero gettito delle accise sulla benzina, dell'imposta sui tabacchi e sul gioco, più la possibilità di tassare autonomamente i redditi fondiari e la revisione dell'impostazione del fondo di solidarietà nazionale. È anche previsto un sistema che andrà a premiare le regioni più virtuose e a sanzionare quelle che non sapranno fare buon uso delle nuove disponibilità. Un principio punitivo pensato per le regioni del Mezzogiorno e condiviso anche dai partiti del "centro-sinistra", non a caso autoproclamatisi Ulivo del Nord. Altro che solidarietà tra regioni ricche e povere! L'Ulivo del Nord sprona Roma Inoltre il documento regionale, ora da discutere nei due rami del parlamento, non consente nemmeno il mantenimento dei diritti fondamentali e i livelli essenziali di assistenza, smascherandosi così come un attacco frontale alle condizioni di vita delle masse popolari. Ebbene, anziché dare battaglia su un provvedimento tanto anticostituzionale e sfacciatamente antipopolare e filo padronale, l'Unione e i Verdi hanno preferito astenersi. Come ha ironizzato lo stesso "Corriere della Sera" del 20 giugno: "L'Ulivo a non passare per nemico del federalismo fiscale ci tiene proprio". Il segretario della Margherita Guido Galperti, infatti, ha tenuto a precisare che: "è necessario il concorso di tutti per cogliere questo importante obiettivo". Mentre il capogruppo DS Giuseppe Benigni, ha motivato l'astensione dell'Ulivo sentenziando: "riteniamo che la Lombardia debba comunque inviare al governo il segnale che il tempo per l'attuazione del federalismo fiscale è scaduto". Un vero e proprio ultimatum inviato al governo amico nel nome degli interessi padronali lombardi, tutelati sotto le bandiere dell'Ulivo del Nord, a sottolineare come le idee separatiste abbiano sfondato anche nel "centro-sinistra". Infatti, il 18 giugno, ben sessanta deputati del neonato Ulivo del Nord avevano presentato una mozione per impegnare il governo a presentare in parlamento una legge delega sul federalismo fiscale contemporaneamente al Dpef. Cosa propone di diverso questa mozione rispetto al federalismo fiscale secessionista della Casa del fascio lombarda? Tutele per le masse o per le regioni più povere? Macché; in qualità di Ulivo del Nord, la sua preoccupazione è quella di spingere il governo a dare piena attuazione all'articolo 119 della Costituzione, per tenere in più adeguato conto il tema dell'autonomia finanziaria di province e comuni, dato che, denunciano i sessanta deputati del "centro-sinistra", il provvedimento del ciellino Formigoni va nella direzione di un centralismo regionale. La differenza è tutta qui: su quali e quanti capibastone tra i politicanti borghesi devono gestire la ricca cassaforte lombarda. La "sinistra radicale" si scopre federalista A questo punto pare davvero triste la posizione di PRC e PdCI lombardi. È vero che hanno votato contro il provvedimento fascio-leghista, ma Mario Agostinelli di Rifondazione trotzkista l'ha fatto dichiarando al tempo stesso di voler fare parte di questo processo, ricordando che la Lega e Formigoni stanno portando avanti un "sabotaggio", "proprio quando va in porto il federalismo fiscale del governo". Agostinelli ha mostrato di appoggiare la mozione dell'Ulivo del Nord, che come abbiamo visto non è poi tanto differente dal progetto di legge fascio-leghista e formigoniano. Infatti, non è un caso se ad esso l'Ulivo del Nord non si è opposto con il voto. In questo modo, puniti dal recente voto amministrativo e per non sparire dalle assemblee elettive borghesi, invece di spiegare alle masse il carattere antipopolare di entrambi i tipi di federalismo fiscale, i vertici del PRC lombardo si stanno già ritagliando un ruolo istituzionale come copertura a sinistra del futuro Partito democratico del Nord, che invece sta già teorizzando le maggioranze variabili, ossia la possibilità di allearsi alle prossime elezioni con alcuni partiti della Casa del fascio, Forza Italia compresa. Non vanno certo meglio le cose per il PdCI. In questo caso, l'appoggio al federalismo fiscale filo padronale dell'Ulivo del Nord arriva facendosi scudo della storia del PCI revisionista e della sua battaglia per il decentramento amministrativo con la nascita delle Regioni nel 1970. Come spiega il trimestrale del PdCI della Federazione di Bergamo, il federalismo fiscale è un problema "ineludibile", va affrontato "senza alcuna posizione preconcetta", certo non per il benessere della masse, ma "in rapporto alle attività produttive", infatti in Lombardia "vi è una grave carenza di infrastrutture" a causa dei "ritardi" e del "colpevole attendismo dello Stato centrale". Insomma, sembra di sentire parlare un fascio-leghista o il presidente della Confindustria bergamasca! Il governo Prodi realizza il sogno fascio-leghista A combattere coerentemente contro il federalismo fiscale, che disarticola l'unità del Paese, che concentra le ricchezze nelle regioni ricche e, in esse, nelle mani della classe dominante borghese e dei suoi rappresentanti politici, è rimasto solo il PMLI. Il governo Prodi ha appena realizzato il sogno fascio-leghista e confindustriale di disarticolare l'unità fiscale ed economica dell'Italia: lo scorso 28 giugno il Consiglio dei ministri, con l'astensione pilatesca e ininfluente dei ministri Ferrero e Pecoraro Scanio, ha dato il via libera al federalismo fiscale, definendo principi e criteri per l'applicazione dell'articolo 119 della Costituzione. "Con questo provvedimento - ha sottolineato il tecnocrate e antioperario ministro dell'Economia Tommaso Padoa Schioppa - si realizza una piena corrispondenza tra autonomia degli enti locali e loro responsabilità fiscale e si pongono le basi per un cambiamento straordinario". Il provvedimento disciplina il sistema di finanziamento di regioni, province e comuni; e la Lega, pur avendo partorito il progetto di legge lombardo, non esclude il sostegno al documento stilato dal governo Prodi. Vediamo un po' più nel dettaglio il testo uscito dal Consiglio dei ministri: per le regioni le fonti di finanziamento comprendono tributi propri, compartecipazioni Iva e una compartecipazione Irpef. Di gravità estrema il conferimento alle regioni del finanziamento integrale delle prestazioni essenziali su diritti civili e sociali (sanità e assistenza), trasporto pubblico di competenza regionale e delle spese per funzioni fondamentali dei comuni di dimensione minore. Per la parte residua la perequazione è basata sulla capacità fiscale. Per i comuni viene rafforzata la compartecipazione dinamica all'Irpef introdotta dalla Finanziaria per il 2007. Per le province è prevista un'analoga possibilità o la trasformazione in tributo proprio dell'imposta sulle assicurazioni Rca. Ora il testo passerà all'esame della Conferenza unificata per poi tornare a Palazzo Chigi per il varo definitivo. A detta della gran privatizzatrice Linda Lanzillotta, ministro degli Affari regionali e Autonomie locali, il provvedimento "rappresenta un importante passo in avanti per l'attuazione del Titolo V della Costituzione, rimasta congelata per cinque anni". Col federalismo fiscale del "centro-sinistra" di Prodi, Veltroni, D'Alema, Giordano e Diliberto, le masse popolari italiane vengono definitivamente defraudate dei diritti universali conquistati con le lotte, svenduti per tutelare gli interessi fiscali, economici e territoriali delle diverse borghesie regionali. 4 luglio 2007 |