Elezioni regionali La Federazione della sinistra porta l'acqua al Pd Fa parte della coalizione col partito liberale di Bersani in Emilia-Romagna, Toscana, Veneto, Umbria, Liguria, Puglia e Calabria. In Piemonte, Lazio e Basilicata ha stipulato "accordi tecnici di desistenza" con i candidati governatori del PD Dopo l'esclusione dal parlamento nazionale la congrega neorevisionista, trotzkista e socialdemocratica è ora alle prese con l'incubo di essere cancellata anche dai consigli e dalle giunte regionali e dalle amministrazioni provinciali e comunali dove si voterà il 28 e 29 marzo. Il che comporterebbe seri problemi di sopravvivenza per questi partiti, se dopo aver già perso i soldi del finanziamento pubblico e degli stipendi dei parlamentari dovessero vedersi tagliare anche quelli provenienti dai posti di governo e di sottogoverno nelle amministrazioni regionali e locali. Questo incubo si è materializzato quando il partito liberale di Bersani ha cominciato a inseguire accordi elettorali con l'UdC, che logicamente pretendeva quasi sempre l'esclusione di PRC e PdCI dagli accordi di programma col PD, specialmente nelle regioni dove il peso del partito di Casini poteva essere determinante per l'esito della competizione elettorale. È così che la Federazione della sinistra (FdS), formata da PRC, PdCI, Socialismo 2000 e Associazione 23 marzo "Lavoro-Solidarietà", ha dovuto rapidamente adattarsi alla nuova situazione, accettando le più inique e umilianti condizioni dal partito di Bersani pur di non essere esclusa del tutto dalla corsa alle poltrone, e in alcuni casi offrendogli di sua spontanea volontà "accordi tecnici di desistenza" senza nessun obbligo di contropartita da parte del beneficiario. Sulle 13 regioni interessate dal rinnovo dei Consigli e dei governatori soltanto in 7, e non senza affanno in certi casi, la FdS è riuscita a stipulare accordi organici di "centro-sinistra": si tratta di Emilia-Romagna, Toscana, Veneto, Umbria, Liguria, Puglia e Calabria. In queste regioni la Federazione è in coalizione quasi dappertutto con PD, IdV e Sinistra ecologia e libertà (Sel) del rivale Vendola. Però in Liguria convive tranquillamente anche con l'UdC nella lista del candidato del PD Claudio Burlando, mentre in Calabria non si fa problemi di sostenere, assieme al PD, il discusso Agazio Loiero, a differenza dell'IdV che ha scelto di prenderne le distanze sostenendo Filippo Callipo (ma anche l'inquisito De Luca in Campania). In altre 3 regioni (Piemonte, Lazio e Basilicata) la FdS ha concluso "accordi tecnici" di desistenza col PD: ossia sostiene il suo candidato governatore anche se non ne approva in tutto o in parte il suo programma, ed inoltre rinuncia a partecipare alla sua giunta se sarà eletto. In Piemonte, per esempio, la Federazione ha stipulato l'8 febbraio un "accordo tecnico" con la presidente uscente Mercedes Bresso in base al quale, a fronte di un accordo sul programma che riguarda solo principi generici come la difesa dell'occupazione, la dignità del lavoro e così via, le offre pieno appoggio elettorale rinunciando in partenza alla presenza in giunta: il tutto giustificato con la necessità di impedire la vittoria del leghista Cota. Situazione più o meno simile anche nel Lazio, dove la FdS appoggia la candidatura della liberista radicale Emma Bonino in cambio di una "presenza simbolica" nel suo listino e con la rinuncia in partenza a partecipare alla sua eventuale giunta. Lo stesso vale anche per la Basilicata, dove la Federazione garantisce l'appoggio "esterno" a Vito De Filippo, candidato di PD, IdV, SeL e Udc. Nelle tre regioni rimanenti la Federazione si presenta da sola, come in Lombardia con il "rivoluzionario" pentito Agnoletto e in Campania con lo stesso segretario del PRC Ferrero; oppure insieme a Sel, come nelle Marche. In Lombardia il candidato del PD, IdV, Sel e Verdi, Filippo Penati, non ne ha voluto saperne delle insistenti offerte della FdS, disponibile ad un "accordo tecnico" gratuito anche con lui. Nelle Marche le lunghe trattative col PD sono andate in fumo dopo che il partito di Bersani è riuscito ad accordarsi con l'Udc, che non ha voluto imbarcare neanche Sel: di conseguenza ai due esclusi non è rimasto altro che presentarsi insieme candidando l'ex sindaco di Grottammare e presidente della provincia di Ascoli, Massimo Rossi. In Campania, dovendo escludere per ragioni di decenza l'ipotesi di un appoggio diretto o indiretto all'inquisito De Luca, la Federazione ha prima tentato di formare una lista con IdV e Sel, ma dopo che questi due partiti vincendo ogni scrupolo hanno scelto di appoggiare il candidato del PD, ha dovuto presentarsi da sola con Ferrero. In queste tre regioni, comunque, la FdS garantisce il proprio voto ai candidati del PD nei ballottaggi che ci dovessero essere alle comunali e provinciali parziali che si terranno in concomitanza con le regionali. Insomma, in tutte le maniere, o con accordi organici di "centro-sinistra", o con "accordi tecnici di desistenza", la Federazione trotzkista e socialdemocratica svolge il suo ruolo di servizio a beneficio del PD liberale, che è quello di intercettare i voti dei potenziali astensionisti di sinistra e riportarli all'ovile del "centro-sinistra". Accontentandosi in cambio di avere le briciole del banchetto elettorale e in molti casi neanche quelle. 17 marzo 2010 |