Fermiamo la crociata contro l'aborto e la 194 Non diamola vinta al Vaticano e ai clerico-fascisti non osteggiati seriamente dall'Unione Respingiamo la proposta Turco-Bindi tipica del familismo mussoliniano Come era ampiamente prevedibile, dopo il boicottaggio del referendum sulla fecondazione assistita il Vaticano e le forze clerico-fasciste sono partite all'assalto dell'aborto e della legge 194 convinti che questa sia la volta buona dopo quasi trent'anni di assedio e di attacchi continui. Per il momento non ci sono proposte di revisione o abrogazione della legge sull'interruzione della gravidanza, ma è evidente il tentativo di svuotarla, svilirla e quindi liquidarla. Vanno in questo senso i ripetuti tentativi del ministro della salute, il fascista Francesco Storace, di bloccare la sperimentazione della pillola abortiva RU 486, nonché la proposta dello stesso ministro di aprire le porte dei consultori pubblici ai volontari del nero "Movimento per la vita" per "aiutare" le donne a evitare l'aborto. Sempre di Storace è la proposta alle regioni di sottoscrivere un accordo per monitorare la "prevenzione" prevista dalla 194 "con particolare riferimento al ruolo dei consultori e delle associazioni di volontariato". Tutte proposte che guarda caso sono state subito riprese e rilanciate dal presidente della CEI, Camillo Ruini, a conclusione dell'Assemblea della conferenza episcopale di Assisi a metà novembre. A ruota è giunta la richiesta dell'UDC di istituire un'indagine parlamentare sulla pillola abortiva RU 486 e sull'attuazione della legge 194, prontamente autorizzata dal presidente della camera, Pierferdinando Casini. Nonostante esista già una relazione annuale del ministero della salute sull'applicazione della 194 prevista dalla legge. Dai continui richiami alla "difesa della vita" e di condanna dell'aborto si è insomma passati ad atti concreti che vanno a colpire le donne che abortiscono e gli operatori sanitari (che rappresentano una minoranza) che si fanno carico di garantire fra mille difficoltà l'applicazione della legge negli ospedali e nei consultori pubblici. L'indagine parlamentare infatti rappresenta una sorta di processo di massa per le donne accusate di ricorrere troppo facilmente all'aborto e per i medici non obiettori di coscienza e i consultori pubblici che sarebbero diventati semplici erogatori di certificati di aborto. In più, incombe la minaccia di una presenza offensiva e intimidatoria delle armate del "Movimento per la vita" nei consultori col chiaro scopo di dissuadere le donne dall'aborto e costringerle (con il terrorismo e l'intimidazione morale tipici di questa organizzazione diretta emanazione del Vaticano) a una maternità forzata e non voluta. La connivenza della "sinistra" borghese La cosa più preoccupante, rispetto al passato, è che il Vaticano e i clerico-fascisti non vengono seriamente osteggiati dai partiti dell'Unione che tentano in ogni modo di restare aggrappati alle tonache del papa e di Ruini come è già avvenuto durante la campagna referendaria sulla fecondazione assistita. Eloquente a tal proposito è il silenzio del leader dell'Unione, Romano Prodi, che pur chiamato a intervenire sul tema rifiuta qualsiasi commento. C'è da parte della "sinistra" borghese un atteggiamento di sostanziale tolleranza, debolezza e connivenza con la crociata antiabortista. Si limita a denunciare la strumentalizzazione a fini elettorali della questione dell'aborto e a contestare l'efficacia e il poco tempo a disposizione dell'indagine parlamentare (si dovrà concludere entro il 31 gennaio 2006). Tutto ciò è il riflesso delle numerose conversioni al fronte antiabortista avvenute nel corso degli anni da parte dei leader della "sinistra" borghese da Amato a D'Alema, Fassino e Rutelli. Senza contare che Bertinotti, ormai quasi pronto a prendere i voti, risulta latitante nella battaglia contro l'ingerenza del Vaticano nella vita politica italiana e addirittura contrario a parlare di abrogazione del Concordato. Dulcis in fundo, nel pieno delle polemiche sulla legge 194, la Margherita e i DS, a firma dei loro responsabili degli affari sociali (Livia Turco, Rosi Bindi e Giuseppe Fioroni), hanno proposto un emendamento alla Finanziaria 2006, che non a caso viene definito "evita aborto", che propone un assegno per le ragazze madri e per le donne disoccupate o precarie in attesa di un figlio. In sostanza, un incentivo economico alle donne che rinunciano all'aborto. Non ci stupisce che la proposta Turco-Bindi-Fioroni abbia riscosso il plauso dei vescovi italiani e l'appoggio della Casa del fascio e in particolare dei fascisti di AN che ovviamente ne rivendicano la primogenitura. Una proposta offensiva per le donne e tipica di una politica familista mussoliniana che va respinta totalmente. Tutte le donne, disoccupate, precarie, a basso reddito, che abbiano o meno figli, hanno diritto a un lavoro stabile, a salario intero e a tempo pieno e a servizi sociali e sanitari pubblici adeguati. Questo atteggiamento passivo e connivente della "sinistra" borghese verso i "valori", la cultura, la morale e l'etica cattolici sul ruolo della donna e della famiglia nella società non riflette la volontà della base dei partiti che compongono l'Unione. Unirsi e mobilitarsi in difesa della 194 Ci sono già segnali di mobilitazione e una serie di associazioni femminili e sindacali hanno già promosso una manifestazione nazionale a Milano per il 14 gennaio prossimo. Anche settori cattolici e cristiani, come i Valdesi e gli evangelici, hanno espresso la loro totale condanna della persistente ingerenza del Vaticano negli affari interni italiani e il tentativo di trasformare totalmente lo Stato italiano in uno Stato teocratico e confessionale. Occorre creare una grande unità di tutte le forze politiche, sociali, sindacali e religiose che intendono non darla vinta al Vaticano e ai clerico-fascisti e che sia in grado di promuovere una grande mobilitazione di massa e di piazza in difesa della legge 194 e rappresenti un fermo stop alla crociata in atto contro l'aborto. Occorre ricreare il clima, lo spirito e la mobilitazione che permise nell'81 la schiacciante vittoria nel referendum sull'aborto. La legge 194 è una legge già parziale e fortemente condizionata dalla mediazione e dal compromesso realizzati nel 1978 fra l'allora DC e PCI revisionista in piena era di "solidarietà nazionale". Essa è stata spesso in questi anni vanificata da mancanza di mezzi, strutture e personale medico non obiettore, da un'iter lungo e ferraginoso soprattutto per le minorenni. Era a noi chiaro fin dalla sua approvazione che il concetto di "prevenzione" previsto dalla legge rappresentava il cavallo di Troia per manovre tese a svuotare e liquidare la legge dall'interno. Tant'è vero che oggi la "prevenzione" è del tutto equiparata alla necessità di "dissuadere" le donne dall'aborto e rappresenta il biglietto d'ingresso ai crociati del "Movimento per la vita" nei consultori pubblici, dopo che già spadroneggiano negli ospedali, nelle scuole e ovunque gli è concesso. Nonostante ciò oggi occorre difendere la 194 per quello che di positivo essa contiene, ma anche perché essa è un simbolo delle conquiste sociali e civili delle masse femminili, costate anni e anni di lotte e sacrifici. Occorre sbarrare il passo alla strategia egemonica della Chiesa cattolica, avallata e legittimata dalla destra e dalla "sinistra" borghese, e a chi pretende di ripiombare le donne nella subalternità sociale, familiare, maritale e sessuale e l'intero nostro Paese nell'oscurantismo medioevale. 7 dicembre 2005 |