L'Italia si riarma 15 miliardi di euro per 131 caccia bombardieri F-35 A Cameri (Novara) le basi per l'assemblaggio Ma dove dobbiamo andare a bombardare? Invece di stanziare fondi adeguati a favore dei milioni di operai, precari e disoccupati che in seguito alla crisi economica sono letteralmente ridotti sul lastrico, il governo del nuovo Mussolini continua a tagliare la spesa sociale e i finanziamenti a scuola e università per rilanciare l'industria bellica e l'economia di guerra. A partire dal 25 marzo è in discussione nelle Commissioni Difesa di Camera e Senato la richiesta di parere da parte del governo sul programma di riarmo pluriennale relativo all'acquisizione del sistema d'arma Joint strike fighter, denominato Jsf o anche F-35 Lightning (fulmine), e l'associata linea di assemblaggio finale a Cameri (Novara). Il parlamento, a cui il governo chiede solo un semplice parere, è di fatto esautorato per accelerare la fase operativa del progetto di riarmo che prevede l'acquisizione di 131 cacciabombardieri Jsf completi di relativi equipaggiamenti, supporto logistico iniziale e approntamento delle basi operative nazionali (quattro aeroporti e una portaerei). Tutto per circa 12,9 miliardi di euro nel periodo 2009-2026. A ciò va aggiunta la realizzazione sul suolo nazionale, a Cameri (Novara), di un centro europeo di manutenzione, revisione, riparazione e modifica dei velivoli italiani ed olandesi al costo di 605,5 milioni di euro, da consegnare entro il 2012. A queste spese va aggiunto il miliardo di euro già investito per la fase di sviluppo. Per un totale di quasi 15 miliardi di euro. Una cifra astronomica con cui si potrebbero invece costruire contemporaneamente 5 mila nuovi asili nido, un milione di pannelli solari, dare a tutti i collaboratori a progetto la stessa indennità di disoccupazione dei lavoratori dipendenti e allargare la cassa integrazione a tutte le piccole imprese. Il Joint Strike Fighter (Jsf) è un aereo da combattimento monomotore, monoposto, in grado di operare alla velocità del suono, ma con velocità di crociera subsonica. È ottimizzato per il ruolo aria terra (quindi per l'attacco) ed ha due stive interne per le bombe che possono essere anche di tipo nucleare. È un velivolo di tipo stealth, cioè a bassa rilevabilità da parte dei sistemi radar e di altri sensori. L'aereo assolve un ampio ventaglio delle funzioni operative dell'Aeronautica Militare e della Marina Militare, ed andrà a sostituire gli Av-B della componente imbarcata della Marina e gli Am-X e i Tornado della componente aeronautica. Capofila del progetto sono gli Stati Uniti e vi partecipano altri 8 paesi: Regno Unito al primo livello, Italia ed Olanda al secondo livello, Turchia, Canada, Australia Norvegia e Danimarca al terzo livello. La ditta capocommessa è l'americana Lokheed Martin Aero. L'impresa italiana maggiormente coinvolta è l'Alenia Aeronautica. Per gli Stati Uniti quello del Jsf è il programma più costoso della loro storia militare. Infatti il costo complessivo si dovrebbe aggirare intorno ai 275 miliardi di dollari (all'inizio erano 245 miliardi di dollari). Il costo unitario è già salito da 37/47 milioni di dollari in base al modello, a 50/70 milioni di dollari ma nessuno giura su queste cifre; il costo reale, secondo alcuni si saprà solo quando si dovrà pagare. C'è chi parla di un costo unitario finale molto vicino ai 100 milioni di dollari. Il Pentagono allo stato attuale spenderà 12 miliardi di dollari l'anno per i prossimi 20 anni. Il progetto di riarmo del Jsf fu avviato nel 1998 con il governo D'Alema che firmò il primo memorandum con gli Usa. L'intesa fu poi confermata con un secondo memorandum nel giugno 2002 dal governo Berlusconi, e infine perfezionata dal governo Prodi con la firma dell'accordo da parte del capo di Stato maggiore Tricarico nel giugno del 2006 e con la firma definitiva del protocollo d'intesa da parte del sottosegretario alla Difesa Giovanni Forcieri (DS) il 7 febbraio 2007. Per opporsi alla costruzione di questa nuova fabbrica di morte, a Novara è attivo un movimento per fermare la costruzione della base di assemblaggio dei Jsf. Il movimento (collegato a quello contro la base Dal Molin di Vicenza) è già sceso in piazza in diverse occasioni (l'ultima nel novembre scorso) per tentare di impedire l'avvio dei lavori. In prima fila con i comitati popolari e pacifisti anti F-35 si è schierata la chiesa locale, oltre al PMLI. Insomma, passano i governi, la "sinistra" e la destra borghese si alternano alla guida del Paese, ma la politica imperialista, militarista, interventista e guerrafondaia del capitalismo italiano di cui esse sono entrambe al servizio è sempre la stessa, e la vicenda dei mostruosi F-35 ne è una dimostrazione lampante. 8 aprile 2009 |