Per soddisfare le ambizioni interventiste dell'imperialismo italiano La finanziaria di Prodi aumenta vertiginosamente le spese militari 4,5 miliardi in più nel triennio per nuovi armamenti offensivi PRC, PdCI e Verdi in silenzio fanno da copertura Qui non c'è gara: Prodi batte nettamente Berlusconi. Nel senso peggiore del termine. Nel senso che il governo dell'Unione aumenta molto di più le spese militari rispetto al precedente esecutivo della Casa del fascio. E lo fa per dare sostegno finanziario alla politica imperialista e interventista che il premier democristiano bolognese e l'ex comunista revisionista D'Alema hanno rilanciato alla grande da quando sono giunti alla presidenza del Consiglio il primo, e al ministero degli Esteri il secondo; che si concreta col mantenimento e l'ampliamento dei contingenti militari all'estero, di cui quello in Libano è solo l'ultimo, con la dotazione di nuove, potenti, sofisticate armi adatte all'offensiva e alla repressione della resistenza dei popoli invasi, con il completamento del modello dell'esercito, da quello più mastodontico composto da militi di leva e quello composto da militi professionisti super addestrati e profumatamente pagati. Le cifre dedicate al capitolo spese militari, che stanno scritte nella Finanziaria, approvata dal governo e ora in discussione in parlamento, sono chiare e indiscutibili. Cifre comunque ulteriormente esplicitate, nel dettaglio, nella Nota aggiuntiva del ministro della Difesa Parisi, presentata alla Commissione Difesa della Camera. Per chi non vuol vedere e non vuol sentire, aggiungiamo, come il PRC, il PdCI e i Verdi che su ciò fino ad ora hanno calato un assordante silenzio. Si parla di ben 4,5 miliardi di euro in più per il prossimo triennio, che si aggiungono allo stanziamento complessivo, da destinare alla dotazione di "armi tecnologiche". Nell'articolo 13 si legge: "Per il finanziamento degli interventi a sostegno dell'economia nel settore dell'industria nazionale ad elevato contenuto tecnologico è istituito un apposito fondo iscritto nello stato di previsione del ministero della Difesa, con una dotazione di 1.700 milioni di euro per l'anno 2007, di 1.550 milioni di euro per l'anno 2008 e di 1.200 milioni di euro per il 2009" La lista della spesa continua nell'articolo 187 dove è segnalato uno stanziamento di 400 milioni di euro per il 2007 e 500 milioni per il 2008 e 2009 destinati alla "manutenzione ordinaria e straordinaria dei mezzi, materiali, sistemi, infrastrutture, equipaggiamenti nonché adeguamento delle capacità operative e dei livelli di efficenza anche in funzione di missioni internazionali di pace". E non è finita qui. Con l'articolo 110 si rifinanziano le attività già previste a favore del settore aeronautico e che ammontano a 100 milioni per il 2007, 110 per il 2008 e altri 100 milioni di euro per il 2009. Si tratta degli aerei Eurofighter, lasciati appositamente fuori dall'articolo 113 affinché abbiano un ulteriore specifico finanziamento. Nella Finanziaria di Prodi (e Bertinotti) ci sono almeno altri due provvedimenti a favore del ministero della Difesa: il primo riguarda la possibilità di vendere le caserme dismesse e incamerare il ricavato, invece che inviarlo al ministero del Tesoro come avviene nella vendita di altri immobili della pubblica amministrazione. E anche questo è un modo per aumentare il finanziamento delle spese militari; il secondo (articolo 57, quarto comma) autorizza le forze armate a non applicare il blocco al 20% del turn-over, previsto invece per tutti gli altri ministeri della pubblica amministrazione. Insomma non ci sono limiti all'assunzione di nuovi militari, se non quelli dettati dalle disponibilità di bilancio. Non va dimenticato l'articolo 188 della Finanziaria che rende automatico il meccanismo di finanziamento (un miliardo l'anno) per le missioni militari all'estero. Passando così il potere decisionale dal parlamento all'esecutivo. Per superare le proteste che questo provvedimento ha sollevato il governo, è vero, si è impegnato a cancellarlo. Ma a tutt'oggi, dell'emendamento promesso non c'è traccia. Da un'attenta lettura della legge di bilancio si scopre che non tutte le spese militari sono segnate nei conti del ministero della Difesa. Ce ne sono altre "nascoste" furbescamente tra i finanziamenti assegnati al ministero "per lo sviluppo economico" elargiti all'industria delle armi. È il caso del programma per la costruzione di 10 unità navali "Fremm" ribattezzate dalla marina italiana "Rinascimento", un programma già avviato dal governo Berlusconi con 30 milioni di euro per il 2006 e 60 milioni per il 2007. Stanziamenti ulteriormente aumentati da Prodi e Padoa Schioppa a 135 milioni di euro per il 2008 e 2009. Dalla Nota del ministro Parisi si apprende che, nel 2007 la spesa complessiva del comparto Difesa ammonterà a 18.134 miliardi di euro. Di questi 12.437 miliardi vanno a Esercito, Marina e Aeronautica; 5.282 miliardi vanno ai carabinieri; 111 milioni per le funzioni esterne; 304 milioni servono per coprire le pensioni. Ma nel conto ci vanno aggiunti gli stanziamenti sanciti negli art.113 e 187, portando la spesa a oltre 20 miliardi di euro. Nel capitolo dedicato all'ammodernamento e rinnovamento dell'apparato militare il grosso dei piani d'investimento va per la costruzione di aerei (1.359 miliardi) ossia gli Ioint. Strike Fighter, un programma questo a cui partecipa anche Israele, e ancora gli elicotteri NH-90 funzionali allo spostamento rapido di truppe in territori di guerra. A ciò vanno aggiunti i già citati Eurofighter che saranno completati nel 2015. Senza dimenticare l'adeguamento dei Tornado e degli Amx. Altri voci importanti di questo programma d'investimenti riguardano i sistemi missilistici (435 milioni) e mezzi navali (535 milioni) che prevedono anche la costosissima portaerei Cavour, altre due nuove fregate della Classe Orizzonte e due sommergibili. Se questo contesto che abbiamo delineato è esatto, e lo è, si pone una domanda ineludibile: non diciamo i vertici dei partiti falsamente comunisti di Bertinotti e Diliberto, perché questi si sono ormai venduti l'anima al diavolo (capitalista), ma la base e gli elettori di questi partiti, più in generale il movimento che in questi anni si è battuto contro le guerre di aggressione, contro l'interventismo militare italiano nei vari scacchieri di guerra, contro l'aumento delle spese militari a danno di quelle sociali, contro la militarizzazione dell'apparato industriale, con Finmeccanica e Fincantieri con un ruolo di punta, possono accettare questa politica militaristica e imperialista del governo Prodi? Non possono! E allora bisogna dare fiato alla protesta, farsi sentire nelle piazze, mandando a quel paese i suddetti vertici che non li rappresentano più. 25 ottobre 2006 |