Nella Conferenza di organizzazione, nonostante le pressioni di Epifani La Fiom boccia il modello contrattuale proposto da Cgil, Cisl e Uil In grande maggioranza votano il documento Rinaldini. Solo il 17% si schiera con la destra di Durante La Fiom nazionale critica duramente e respinge a larghissima maggioranza la proposta di "riforma" della contrattazione messa a punto dalle segreterie di Cgil, Cisl e Uil. È questo il dato principale e per certi versi clamoroso della Conferenza nazionale di organizzazione tenutasi il 15-16 maggio a Cervia. I due documenti conclusivi presentati dal segretario generale, Gianni Rinaldini, sia per le politiche contrattuali che per le politiche organizzative hanno infatti ricevuto rispettivamente 312 e 326 voti su un totale di 413 votanti; mentre il documento presentato in contrapposizione in ambedue le votazioni da Fausto Durante ha avuto solo 70 sì, pari al 17% della platea. Un esito questo non del tutto inaspettato, ma nemmeno scontato considerate le forti pressioni esercitate dal massimo vertice della Cgil affinché fossero messi da parte i dissensi per far prevalere l'unità nella confederazione e tra le confederazioni in vista della trattativa da aprire con Confindustria e col nuovo governo Berlusconi. Nei due giorni di dibattito Fiom si sono confrontate due posizioni e due proposte diverse e in contrasto tra loro: una rappresentata da Rinaldini nella relazione introduttiva e nei documenti suddetti, che ha trovato il consenso molto ampio dei delegati presenti, compreso quello di Giorgio Cremaschi, leader di "Rete 28 aprile" e di Augustin Breda, leader di "Lavoro e Società" in Fiom; l'altra rappresentata direttamente da Guglielmo Epifani, presente alla conferenza e intervenuto subito il primo giorno dei lavori, e dal suo uomo nelle Fiom, appunto Durante. Quest'ultimo nel suo documento tra l'altro aveva scritto: "La Conferenza di organizzazione della Fiom-Cgil fa proprio il documento preparatorio per la conferenza di organizzazione Cgil, condivide l'intervento svolto dal segretario generale della Cgil Guglielmo Epifani". E più sotto aveva aggiunto: "Le proposte contenute nei documenti unitari di Cgil, Cisl e Uil, sia nei nuovi assetti della contrattazione, sia sul fisco e sullo stato sociale, vanno nella giusta direzione. Per tali ragioni, la Fiom è impegnata a costruire il consenso su tali proposte tra le lavoratrici e i lavoratori metalmeccanici". Solo una esigua minoranza gli ha dato retta; gli altri hanno detto No! Gli altri, cioè quasi l'80% del vertice nazionale della Fiom, ha preferito seguire Rinaldini e la linea da lui proposta. In particolare nel documento sulle politiche contrattuali dove denuncia l'offensiva lanciata dalla nuova presidente della Confindustria, Emma Marcegaglia, sui seguenti punti: "defiscalizzazione degli straordinari e dei premi aziendali variabili, alleggerimento del Contratto Nazionale, sia sul piano economico che normativo, eliminazione di vincoli e regole che ingessano il mercato del lavoro, revisione delle norme introdotte nel TESTO UNICO in materia di sicurezza sul lavoro, ridisegno delle relazioni sindacali". Un'offensiva che rischia di diventare, col nuovo governo e con le posizioni della Confindustria "una vera e propria campagna denigratoria contro il sindacato". A proposito di una nuova fase della contrattazione, essa "deve rispondere - si legge sempre sul documento Rinaldini - a precise esigenze dei lavoratori: l'emergenza salariale dovuta al continuo arretramento del potere d'acquisto delle retribuzioni e resa evidente dal trasferimento realizzato in questi 15 anni della ricchezza prodotta dal lavoro ai profitti; il peggioramento delle condizioni di lavoro in termini di aumento di ritmi, carichi di lavoro, ripetitività, in termini di salute e di sicurezza, di aumento degli infortuni anche a carattere mortale; l'aumento delle precarietà del lavoro e l'aumento degli orari di lavoro di fatto; le differenze normative e salariali tra i lavoratori che operano nella stessa filiera produttiva dovuta a processi di appalto, esternalizzazione, e di frantumazione del processo produttivo; il non riconoscimento delle reali prestazioni professionali espresse dai lavoratori e l'assenza di percorsi di reale crescita professionale, l'assenza di una reale formazione quale diritto permanente delle lavoratrici e dei lavoratori; l'emergere di problematiche di carattere ambientale e sociale (casa, assistenza all'infanzia, sanità integrativa, assistenza agli anziani, ecc.)". Con riferimento diretto alla proposta di "riforma" della struttura della contrattazione avanzata da Cgil, Cisl e Uil, il documento Rinaldini a differenza da quanto indicato in essa, precisa che: "Il Contratto nazionale deve rafforzare il suo carattere solidale, la sua funzione normativa e salariale a partire dall'obiettivo di incrementare il valore reale delle retribuzioni. Il passaggio alla durata triennale dei Contratti deve prevedere un meccanismo automatico di tutela dei salari dall'inflazione. La contrattazione aziendale deve mantenere un carattere acquisitivo senza introduzione di vincoli che ne impediscono la concreta possibilità di intervento su tutto ciò che compone la prestazione lavorativa ed il salario non può avere carattere variabile. Il diritto delle lavoratrici e dei lavoratori a decidere la valutazione delle piattaforme e degli accordi tramite referendum è la condizione indispensabile per costruire un processo di unità sindacale. Tale diritto deve poter essere esercitato anche in presenza di diverse posizioni tra le organizzazioni sindacali, perché la democrazia è l'unico modo per evitare accordi separati e far decider i lavoratori". Epifani e con lui la destra della Cgil erano consapevoli dell'esistenza di un forte dissenso in Fiom verso le proposte messe a punto con i vertici Cisl e Uil. Ne aveva avuto prova nel corso dell'ultimo direttivo nazionale confederale Cgil: Rinaldini non aveva partecipato al voto anche per protesta contro l'ingiusto provvedimento disciplinare assunto nei confronti della segreteria milanese della Fiom; Cremaschi aveva votato contro. Cosicché il segretario generale della Cgil ha gettato tutto il suo peso per convincere, con le buone o le cattive, il gruppo dirigente Fiom ad allinearsi in nome di un'unità astratta, slegata dai contenuti, dettata dalla situazione "lunga e difficile che abbiamo di fronte". Diversamente aveva minacciato, sarebbe "un problema anche personale" non senza "conseguenze" prossime future. Ma Rinaldini ha tenuto duro e criticato anche il metodo scelto per dare il via libera alla "riforma" del sistema contrattuale. "Un passaggio così delicato - ha detto - non si può riassumere in un voto del direttivo del comitato direttivo nazionale". Chiare anche le parole di Cremaschi: "Dobbiamo rafforzare il contratto nazionale - ha scandito - perché così si rafforzerà anche la contrattazione aziendale. La controparte vuole solo avere mani libere in azienda: lo schema è di risparmiare sul contratto nazionale e utilizzare quello aziendale per una trattativa a tu per tu con il singolo lavoratore". Per Augustin Breda, "Epifani sbaglia la valutazione sugli effetti del modello contrattuale". "L'unica risposta certa che offre quel modello è la frammentazione delle condizioni economiche e normative". 28 maggio 2008 |