La Fiom di Landini e Airaudo vira a destra, verso la Camusso Nelle ultime due riunioni del suo Comitato centrale tenutesi rispettivamente il 5-6 settembre e il 3 ottobre scorsi, la FIOM ha compiuto, o forse sarebbe meglio dire completato, un cambiamento di linea rispetto a quella decisa nell'ultimo congresso, il XXV, spostata a destra. Autori principali di questa svolta a destra, Maurizio Landini, segretario generale, e Giorgio Airaudo della segreteria nazionale e responsabile per il settore auto. Svolta che si concretizza, per l'essenziale, nell'aver gradualmente eliminato le divergenze, che non erano da poco visto che la maggioranza della FIOM nel congresso della CGIL appoggiò la mozione presentata da "La CGIL che vogliamo", con le posizioni della destra riformista guidata da Susanna Camusso, fino a convergere con queste; nell'aver assunto, come punto centrale dell'agire sindacale l'accordo interconfederale del 28 giugno 2011, mentre in precedenza era stato duramente contestato perché introduceva le deroghe nel contratto nazionale, scippava ai lavoratori il diritto di decidere sugli accordi sindacali e stabiliva regole non condivisibili per certificare la rappresentanza sindacale; nell'aver proposto a FIM, UILM e Federmeccanica un patto per il lavoro (capestro) con al centro il rispetto della suddetta intesa del 28 giugno; infine nell'aver estromesso in modo strumentale la sinistra dalla segreteria nazionale e, con questo gesto repressivo e autoritario, mandato un messaggio chiaro di chiusura verso il dissenso, verso posizioni diverse e critiche rispetto a quelle della segreteria Landini-Airaudo. Il cambiamento di linea Nella riunione del 5-6 settembre Landini presenta il suo documento conclusivo che contiene la proposta del patto. Critica Federmeccanica, FIM e UILM per aver avviato la trattativa per il rinnovo del CCNL "senza la nostra organizzazione" accampando però una "aperta violazione dell'accordo interconfederale del 28 giugno 2011". E poi alle stesse propone di metter da parte per un anno il rinnovo del contratto per lavorare a un "Accordo unitario per il lavoro e per un'industria di qualità, ambientalmente sostenibile". Tra i punti di questo patto torna ancora l'accordo del 28 giugno di cui si dovrebbe applicare le regole per "certificazione e misurazione della rappresentanza sindacale... per dare stabilità alle relazioni sindacali sia a livello nazionale che aziendale, superando la politica degli accordi separati". E anche la disponibilità a firmare i "contratti di solidarietà" che è un modo come un altro per far pagare ai lavoratori il prezzo delle crisi aziendali con la speranza di conservare il posto di lavoro. A quello di Landini vengono contrapposti due documenti conclusivi: il primo di Fabrizio Potetti, Gianni Venturi, Augustin Breda, il secondo di Sergio Bellavita. Alle votazioni risulteranno minoritari, ma è sul secondo che si svolge la battaglia perché Bellavita insiste nelle critiche alla segretaria confederale che ha portato il movimento sindacale alle sconfitte col governo sulle pensioni, il "mercato del lavoro", la cancellazione sostanziale dell'articolo 18 che ora permette libertà di licenziamento. In quest'ambito ricorda la revoca scellerata dello sciopero generale a pochi giorni dall'approvazione del ddl Fornero. Rimarca la gravità della situazione esistente e denuncia la politica liberista del governo Monti. In conclusione propone una linea diversa e opposta da quella di Landini quando afferma che: "il Comitato centrale della Fiom ritiene che non sia stagione né di patti sociali, né di accordi su lavoro e crisi e considera necessaria la costruzione di un fronte sociale ampio e unitario contro le politiche d'austerità del governo Monti. Occorre mettere al centro della nostra iniziativa l'opposizione alle politiche del governo Monti". La FIOM inoltre "respinge ogni ipotesi di patto sociale - si legge nel documento Bellavita - e chiede alla CGIL la proclamazione immediata dello sciopero generale". Le manovre del vertice FIOM La reazione di Landini e di Airaudo, certamente concordata tra loro è la seguente. Il primo presenta uno strano ordine del giorno su "L'unità della Fiom" che di fatto è un richiamo alla disciplina di organizzazione e un siluro nei confronti del dissenso, in primis quello da sinistra. Si usano per questo parole come "solidarietà, lealtà, collegialità" per dire che la funzione generale della rappresentanza spetta solo ed unicamente al segretario generale e che essa deve potersi svolgere senza voci pubbliche discordi. Il secondo, con un colpo di scena presenta, insieme a Laura Spezia, le sue dimissioni. Lo scopo evidente è quello di far decadere l'intera segreteria, cosa che Landini si incarica subito di dichiarare, al fine di mettere fuori da quella nuova che sarà successivamente nominata Bellavita, ossia la sinistra che si riunisce in "Rete 28 aprile" recentemente riformatasi dopo l'esperienza negativa ne "La CGIL che vogliamo" di cui è coordinatore Gianni Rinaldini. E così sarà. Nella riunione del CC della FIOM del 3 ottobre Landini propone la nuova segreteria composta da Giorgio Airaudo, Rossano Rappa, Michela Spera, e Roberta Turi, oltre che da lui stesso. Su 184 aventi diritto, i votanti sono solo 101 di cui 98 favorevoli, 2 contrari, 1 astenuto. Bellavita e altri 16 membri del CC che nel corso dei lavori avevano formalizzato la costituzione dell'area programmatica "Rete 28 aprile-opposizione in Fiom" non hanno partecipato al voto per protesta. "Negato il diritto al dissenso" Duro il giudizio di "Rete 28 aprile". Affermare l'incompatibilità dei dissensi di Bellavita con la presenza in segreteria è "un fatto gravissimo e doloroso che mette in discussione il diritto al dissenso e la maggioranza che ha guidato la Fiom in questi ultimi 10 anni. È un principio inaccettabile - continua - per la Fiom e per la Cgil che il dissenso al segretario comporti l'estromissione dalla segreteria ed è il segno di una involuzione da contrastare a tutti i livelli". Il diretto interessato aggiunge: "Con questo atto autoritario Landini e Airaudo rompono la maggioranza congressuale degli ultimi 3 congressi estromettendo la Rete 28 aprile". Siamo dunque a quella normalizzazione della FIOM tanto perseguita prima dall'ex segretario della CGIL, Guglielmo Epifani, e poi da Susanna Camusso? I segnali, purtroppo per i lavoratori e per i tanti che hanno creduto nella FIOM come punto di riferimento dell'opposizione sociale al governo e a Marchionne, vanno in questa direzione. La strada imboccata del patto, oltretutto fondato sull'accordo del 28 giugno non può che portare l'organizzazione guidata da Landini e Airaudo sul terreno della concertazione, del cedimento se non proprio della capitolazione. Federmeccanica, FIM e UILM lo hanno detto chiaro: se la FIOM vuol tornare al tavolo delle trattative deve accettare il contratto di lavoro separato del 2009 e la piattaforma contrattuale che hanno già iniziato a discutere. Abbandonare la via della lotta per realizzare con le "controparti" patti concertativi, come pare essersi avviata la FIOM di Landini e Airaudo, significa rinunciare, di fatto, a svolgere alcun ruolo di opposizione e di contrasto nei confronti dell'accordo sulla produttività che si profila tra governo e sindacati confederali sul modello Marchionne. Impensabile però che tutto ciò possa avvenire senza colpo ferire. Infatti stanno crescendo il disagio e la protesta tra i dirigenti intermedi e i delegati di fabbrica della FIOM in varie zone d'Italia. Si infittiscono le prese di posizione che contestano l'estromissione di Bellavita dalla segreteria nazionale e la virata a destra della linea dell'Organizzazione. Tutto questo per servire SEL di Vendola e l'accordo elettorale e governativo con il PD di Bersani? I due attuali leader della FIOM hanno delle ambizioni politiche ed elettorali? Entrambi marciano di conserva oppure Airaudo guarda più verso l'Alba (Alleanza Lavoro Beni comuni Ambiente)? 17 ottobre 2012 |