Epifani, Bonanni e Angeletti si piegano al diktat di Prodi Firmato un contratto bidone per il pubblico impiego che piace a Confindustria Peggiorato l'accordo quadro di aprile. Allungata la durata contrattuale. Irrisorio l'aumento salariale. Seguirà la controriforma della pubblica amministrazione "Rete 28 aprile" e i sindacati non confederali dicono no Di male in peggio per gli oltre 3 milioni e mezzo di pubblici dipendenti che da due anni lottano per il rinnovo del contratto nazionale di lavoro. Poco meno di due mesi fa, esattamente il 6 aprile, il governo e i sindacati avevano firmato un accordo quadro che stabiliva le modalità di rinnovo di questi contratti e il famoso "Memorandum" per la "riforma" del pubblico impiego. Un accordo che definimmo truffa per l'esiguità dell'aumento salariale, per la mancata copertura del 2006 liquidato con la sola indennità di "vacanza contrattuale"; il "Memorandum" lo definimmo ferocemente liberista perché, tra l'altro, introduce mobilità e licenziabilità a pieni mani, ed è finalizzato a demolire la pubblica amministrazione. Rimesso in discussione subito l'accordo quadro dal ministro per l'Economia, Padoa-Schioppa, con l'appoggio del presidente del consiglio, Romano Prodi, il quale invece dei 101 euro lordi medi mensili concordati ne voleva dare 97 e in più chiedeva l'allungamento a tre anni della durata del contratto, si è assistito a questa ridicola messinscena: i vertici sindacali minacciavano lo sciopero generale del pubblico impiego per il 1 giugno, e della scuola per il 4 giugno, il 29 maggio con la solita sceneggiata della trattativa notturna tra Prodi e i segretari di Cgil, Cisl e Uil Epifani, Bonanni e Angeletti, i rappresentanti del governo e i leader sindacali confederali e di categoria firmavano un nuovo accordo, lo sciopero generale veniva immediatamente revocato. Il tutto senza consultazione e mandato dei lavoratori. Le due parti dell'accordo Questo nuovo accordo che si divide in due parti, il primo sottoscritto dai segretari dei sindacati di categoria che riguarda l'allungamento della durata del contratto, e il secondo sottoscritto anche dai segretari sindacali confederali che concerne la cifra e le modalità di erogazione dell'aumento economico, rappresenta non un compromesso ma una capitolazione di fronte alle pretese del governo. Prodi e Padoa-Schioppa impongono infatti le loro posizioni senza concedere nulla in cambio di quanto più volte pattuito con i sindacati confederali. Quest'ultimi invece fanno gravissime concessioni in campo normativo, in particolare sulla "riforma" del sistema contrattuale, anticipando perciò in buona sostanza le conclusioni del tavolo concertativo recentemente aperto tra governo e "parti sociali" su questo argomento. È vero che alla fine sono stati riconfermati i 101 euro di aumento lordo mensile (che al netto non vanno oltre i 60-70 euro) ma con decorrenza dal 1° febbraio 2007 anziché dal 1° gennaio come concordato nell'intesa del 6 aprile scorso. Per cui, per altra via, è passato lo sconto voluto da Padoa-Schioppa a 95 euro mensili. Ma in questo capitolo bisogna aggiungere altri elementi non secondari: il primo lo abbiamo già accennato, e cioè che questi soldi sono molto pochi; il secondo che comunque non saranno dati prima del 1° gennaio 2008; infine che questi aumenti saranno diversificati categoria per categoria in sede di rinnovo del rispettivo contratto nazionale, alcune prenderanno di più e altre di meno: 93 euro gli enti locali, 104 la sanità, 106 la scuola, 118 gli enti economici, 125 la polizia. E che fine hanno fatto gli aumenti economici per i 13 mesi precedenti dacché era scaduto il contratto, che il governo avrebbe dovuto corrispondere a partire dal 1° gennaio 2006? È vero anche che l'allungamento della durata del contratto da due a tre anni (sia per la parte economica, che per quella normativa) entrerà in vigore per il contratto 2008-2010 e (si dice) avrà "carattere sperimentale". Per "allineare i tempi di negoziazione - si legge nel testo - con i periodi di riferimento e consentire la verifica di obiettivi di miglioramento della funzionalità dei servizi e di incremento della produttività, in attesa della definizione di un nuovo generale accordo di politica dei redditi, le parti si impegnano a concludere entro il 31 dicembre 2007 un accordo inteso a prevedere in via sperimentale la durata triennale dei prossimi rinnovi contrattuali del pubblico impiego". Si tratta di una atroce presa di giro: aperta questa porta, non solo non la si richiude più ma si contribuisce ad attuare la stessa regola anche nei settori privati. Cioè si tratta di un infame cavallo di Troia che finirà per ripercuotersi sui lavoratori di ogni settore. Inoltre l'allungamento da 2 a 3 anni della durata contrattuale si risolverà in una perdita secca del 50% degli aumenti dovuti. Governanti e padroni esultano Le dichiarazioni di Prodi sull'intesa sono di piena soddisfazione, e si capisce perché. Ha ottenuto quanto detto, ha disinnescato ben due scioperi generali in stretta sequenza tra loro, ha salvaguardato i tavoli concertativi messi in piedi, in primis quello sulle pensioni, che diversamente avrebbero avuto conseguenze imprevedibili. Contenta anche la Confindustria che per bocca del suo direttore generale, Maurizio Beretta, giudica l'accordo positivamente perché "ha portato un'innovazione interessante (l'allungamento della durata del contratto, ndr) che va nella giusta direzione". Significativa la chiosa del ministro della Funzione Pubblica, Luigi Nicolais, secondo il quale ora ci si avvia "verso la valutazione del servizio offerto: puniremo per primi i dirigenti, poi gli altri. I fannulloni sono licenziabili". Insomma, una prospettiva di "lacrime e sangue". Fanno ridere e piangere insieme le dichiarazioni dei vertici confederali. Per Bonanni e Angeletti la triennalità del contratto è persino una modifica positiva per gestire la contrattazione e la "politica dei redditi". Epifani si nasconde dietro un'affermazione falsa, e cioè che la sperimentazione triennale è "un'unicità". Non sono però mancate le proteste. "Rete 28 aprile" della Cgil contesta l'accordo sottoscritto sia per la parte economica, sia per la modifica peggiorativa al sistema contrattuale, sia per aver fatto tutto ciò "senza consultare nessuno". "Nel settore pubblico - si legge in un comunicato - Cgil, Cisl e Uil subiscono la sindrome del governo amico". A Berlusconi non sarebbe mai stato concesso e ci sarebbe stato lo sciopero. "Con il governo di centrosinistra, invece - continua - si accetta di ridiscutere all'infinito lo stesso accordo, e poi si rinuncia anche a lottare". In conclusione la Rete chiede la convocazione della assemblee e l'organizzazione del referendum tra i lavoratori pubblici sull'accordo sottoscritto. Per le Rdb-Cub si tratta di un accordo indegno "che calpesta la dignità dei lavoratori pubblici" e promettono battaglia sin dai prossimi giorni. Secondo il coordinatore nazionale dei Cub, Pierpaolo Leonardi, i sindacati confederali "hanno firmato un accordo che modifica e peggiora la struttura del contratto... è uno scandalo che va respinto con mobilitazioni immediate dei lavoratori pubblici". "La triennalizzazione del contratto - afferma - era un obiettivo perseguito da tempo da Confindustria su cui si era già cimentato senza successo Berlusconi. Ci voleva un governo di centrosinistra e i sindacati 'amici' per riuscire in questo capolavoro". I lavoratori pubblici non possono accettare questa intesa che li penalizza e non poco. Devono far sentire il loro dissenso, la loro protesta con scioperi spontanei, con prese di posizione. In ogni caso devono chiedere ai sindacati la convocazione immediata delle assemblee generali nei luoghi di lavoro e l'organizzazione del referendum senza il quale l'accordo non può essere considerato legittimo. Per noi bisogna votare NO al contratto bidone. 6 giugno 2007 |