Firmato il contratto nazionale dei Chimici Passa l'impostazione della "riforma" contrattuale padronale e corporativa Prolungata a 3 anni la durata del Ccnl. Cancellati gli scatti di anzianità. Introdotte deroghe al contratto nazionale. Concessi ampi poteri agli enti bilaterali. Ampliati i divieti di sciopero Invitiamo i chimici a respingere l'accordo Come giudicare il nuovo contratto nazionale di lavoro del settore dei chimici (200 mila dipendenti, 1.700 aziende) firmato il 16 dicembre scorso da Federchimica e Farmindustria e Filcem-Cgil, Femca-Cisl e Uilcem-Uil? Confrontando i pro e i contro la bilancia pende, senza alcun dubbio, a favore dei padroni e a sfavore dei lavoratori. La ragione principale è dovuta al fatto che l'accordo sottoscritto recepisce in buona sostanza la "riforma" contrattuale padronale e corporativa del 22 gennaio 2009 approvata separatamente da governo, Confindustria e Cisl e Uil, contro la volontà della Cgil. I cambiamenti peggiorativi introdotti sono perciò di tipo strutturale, riguardano gli aspetti salariali e normativi e più in generale le relazioni sindacali e il modello di sindacato che assume in modo più marcato caratteri concertativi e neocorporativi. Si parte dagli assetti contrattuali. L'accordo sottoscritto ha una durata triennale (1 gennaio 2010 - 31 dicembre 2012) e vale sia per i contenuti normativi sia per quelli economici. Fino ad oggi vigeva un sistema contrattuale quadriennale per la parte normativa con dentro due bienni salariali. Non occorre essere degli scienziati di economia per comprendere che l'allungamento dei tempi contrattuali per la parte salariale rende più difficile il recupero e il miglioramento del potere d'acquisto delle retribuzioni; ciò a maggior ragione in assenza di un meccanismo automatico dell'inflazione. Si prosegue con la cancellazione degli scatti di anzianità che rappresentavano l'ultimo meccanismo automatico di crescita salariale, dopo l'eliminazione della scala mobile. Si tratta, di fatto, di un taglio programmatico dei salari futuri. Si tratta di un nuovo passo verso il modello di struttura salariale sempre più variabile e differenziata in base a criteri dettati dalle aziende. Prova ne sia la formula adottata per la definizione e la distribuzione del "premio variabile" che si fonda su: fatturato, assenteismo, presenza individuale al lavoro. "L'operazione non ha precedenti - può dire con giubilo il presidente degli industriali chimici, Giorgio Squinzi - nella contrattazione collettiva settoriale, ed ha anche una valenza politica ed economica". Non sfugga, in materia di precariato, il trattamento peggiorativo rispetto alla legge per i lavoratori precari. I contratti a termine, secondo l'accordo sottoscritto potranno durare, infatti, da 48 a 54 mesi, ben oltre quindi il limite di 36 mesi fissati dal protocollo Prodi. Non sfugga inoltre le possibilità di ricorrere a deroghe a livello aziendale rispetto alle parti normative del contratto nazionale. Il fatto che nei chimici questa strada delle deroghe era già stata aperta in precedenza, non toglie nulla alla negatività della scelta operata. Aspetti ulteriori nettamente criticabili si trovano nell'impegno sottoscritto a istituire una procedura di conciliazione e arbitrato nella contrattazione collettiva. È questa una caratteristica marcata dei sindacati corporativi di regime. Ad esempio, sotto Mussolini l'arbitrato era obbligatorio per legge. Sono i vertici sindacali che con le controparti fanno e disfanno, i lavoratori sono sostanzialmente tagliati fuori dalle decisioni che li riguardano. Anche la costituzione degli enti bilaterali (a livello aziendale) a cui è demandato il compito di integrazione salariale in caso di crisi vanno in questa direzione. E che dire delle nove regole di "raffreddamento del conflitto" che portano da 4 a 7 mesi la durata del divieto di sciopero a cavallo della scadenza contrattuale e del suo rinnovo. Sia da parte padronale che sindacale si citano come punti positivi dell'accordo i seguenti: esso è stato raggiunto prima della scadenza, senza un'ora di sciopero ed è stato sottoscritto non separatamente ma da tutte e tre i sindacati confederali; cioè anche dalla Cgil che in partenza aveva presentato una sua piattaforma rivendicativa a seguito di un'altra piattaforma avanzata da Cisl e Uil. Tutto bene se i contenuti dell'accordo contrattuale fossero positivi per i lavoratori ma così non è! Altro aspetto sventolato come positivo riguarda l'aumento salariale di 135 euro mensili. Ma si tace che questo aumento è distribuito nel triennio (40 euro nel 2010, 48 euro nel 2011, 49 euro nel 2012), mentre in precedenza la sua valenza era biennale. In ogni caso non andavano aboliti gli scatti di anzianità come contropartita. Si comprendono le dichiarazioni di soddisfazione dei rappresentanti padronali, visto i risultati raggiunti a favore delle aziende. Si comprendono anche i giudizi positivi degli esponenti di Cisl e Uil: c'è infatti nell'accordo contrattuale il recepimento della "riforma" contrattuale di cui sono stati tra i promotori. Stonano, risultano contraddittori e rappresentano oggettivamente un cedimento, invece, gli interventi del segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani, e del segretario generale della Filcem-Cgil, Alberto Morselli. "La firma del nuovo contratto dei lavoratori chimici - afferma il primo - rappresenta un importante risultato". "È un buon contratto - sostiene il secondo - e siamo soddisfatti anche per la forza dell'unità sindacale dimostrata". Netto il dissenso espresso dalla mozione congressuale "La Cgil che vogliamo" che in un comunicato critica la cancellazione degli scatti di anzianità, il raddoppio dei tempi di prova, il peggioramento della legge che porta a oltre 48 mesi il tetto per la stabilizzazione dei contratti a termine. Criticata la trasformazione del premio di risultato in premio di partecipazione che "legato alla presenza, diventa totalmente variabile, impedendo il consolidamento delle retribuzioni aziendali". Contestata anche l'introduzione degli enti bilaterali aziendali per il sostegno del reddito "condizionati alla volontà aziendale e per giunta finanziati da una contribuzione aggiuntiva a carico dei lavoratori". La qualcosa consolida il welfare corporativo previsto dal "Libro Bianco" del ministro Sacconi . La parola ora deve passare alle assemblee delle lavoratrici e dei lavoratori. Il nostro auspicio è che essi non si facciano ingannare dai discorsi fumosi dei vertici sindacali, non si facciano ricattare dai "quattro soldi" contenuti nell'aumento salariale. Il nostro auspicio è che si sviluppi una critica approfondita e puntuale sull'insieme dell'accordo affinché venga respinto e, di conseguenza, si riapra la trattativa per ottenere un nuovo accordo più aderente ai loro interessi. 13 gennaio 2010 |