Da Ciampi a Pera e Casini, a Fini e Tremaglia, a Illy, Fassino e Violante L'anticomunista grancassa del regime neofascista sulle foibe Preceduta da una martellante campagna anticomunista imbastita da Vittorio Emanuele Ciampi, dal nuovo Mussolini Berlusconi, dai suoi scherani fascisti di An con alla testa il caporione Fini e l'ex repubblichino Tremaglia, dal rinnegato Fassino e dal governatore di "centro-sinistra" del Friuli- Venezia Giulia Illy, il 10 febbraio il regime neofascista ha celebrato per la prima volta la "giornata del ricordo" istituita un anno fa dal parlamento nero per ricordare le cosiddette "vittime delle foibe" e "l'esodo dei profughi istriani, fiumani e dalmati". I messaggi, le dichiarazioni e tutte le iniziative editoriali e mass-mediatiche che hanno preceduto e accompagnato le 176 manifestazioni celebrative svoltesi in 84 diverse località italiane, sono tutte improntate nel segno della "riconciliazione e dell'unità" nazionale in chiave anticomunista a conferma che si tratta di un'infame operazione politica tesa a denigrare la Resistenza, il socialismo e il comunismo, a cancellare la memoria storica antifascista, riabilitare il regime mussoliniano e inculcare alle nuove generazioni il veleno del patriottismo e del nazionalismo di stampo mussoliniano. Ad aprire il "fuoco" contro il comunismo e a vomitare altro fango e veleno contro la gloriosa guerra di liberazione dal nazi-fascismo è stato il capo dello Stato Ciampi con un lungo messaggio diffuso dal Quirinale in cui fra l'altro ha ricordato: "Ho accolto con soddisfazione la decisione con cui il Parlamento Italiano ha istituito la Giornata Nazionale del Ricordo. Essa consente di commemorare con continuità una grande tragedia della Seconda Guerra Mondiale. Il mio pensiero è rivolto con commozione a coloro che perirono in condizioni atroci nelle Foibe, nell'autunno del 1943 e nella primavera del 1945; alle sofferenze di quanti si videro costretti ad abbandonare per sempre le loro case in Istria e in Dalmazia. Questi drammatici avvenimenti formano parte integrante della nostra vicenda nazionale; devono essere radicati nella nostra memoria; ricordati e spiegati alle nuove generazioni. Tanta efferatezza fu la tragica conseguenza delle ideologie nazionalistiche e razziste propagate dai regimi dittatoriali responsabili del secondo conflitto mondiale e dei drammi che ne seguirono. Tutti i popoli europei ne hanno pagato il prezzo. Da allora sono trascorsi sessant'anni e si sono avvicendate tre generazioni. E' giunto il momento che i ricordi ragionati prendano il posto dei rancori esasperati". Le parole di Ciampi sono state accolte con grande soddisfazione e rilanciate a gran voce dal neoduce Berlusconi che ha aggiunto: "solo il ricordo di ciò che copre di vergogna l'essere umano, può impedire di ripercorrere la stessa strada dell'odio e di generare i medesimi mostri". Con la "giornata del ricordo - ha aggiunto - celebriamo una storia poco conosciuta, onorando le sue vittime e ricordando le sofferenze di istriani, fiumani e dalmati costretti all'esodo, all'abbandono della propria terra, dei propri beni, spesso anche dei propri familiari". Infine Berlusconi ha rivolto un appello affinché la scuola faccia conoscere "questa tragica pagina di storia ai giovani". Poi è toccato ai presidenti di Camera e Senato, Casini e Pera, celebrare la commemorazione ufficiale osservando un minuto di silenzio alla Camera e al Senato. Parlando nell'emiciclo di Montecitorio dove tutti i deputati e i membri del governo lo hanno ascoltato in piedi e poi applaudito unanimemente, Casini ha sottolineato che: "Per la prima volta questa ricorrenza viene celebrata nella data fissata da una legge dello Stato, approvata lo scorso anno dal Parlamento a larghissima maggioranza. Con quel provvedimento le Camere hanno risposto con chiarezza alle ipocrisie e alle reticenze, che hanno segnato una delle pagine più tragiche ed amare della storia del nostro paese. Si è finalmente realizzata una doverosa operazione di verità, che ha riunito a pieno titolo alla storia della nostra patria il sacrificio di tanti italiani travolti dal furore ideologico e dall'odio tra i popoli, non meno che da una dimenticanza cinica e strumentale. L'istituzione del giorno del ricordo rappresenta per l'Italia l'adempimento di un dovere e una conquista di civiltà, di cui abbiamo il dovere di custodire il senso più profondo, racchiuso in una semplice verità. Le storie di dolore, di cui si compone la vicenda del nostro confine orientale, appartengono nella stessa misura a tutti gli italiani. Di fronte al dramma degli esuli giuliano-dalmati e di fronte alle barbarie delle foibe a nessuno è consentito utilizzare la memoria per alimentare divisioni, per marcare differenze, per acquisire consensi all'una piuttosto che all'altra parte. Se questo dovesse accadere, quel sacrificio verrebbe una volta ancora tradito e la direzione degli eventi subirebbe una brusca ed inaccettabile inversione. Oggi siamo chiamati a vivere il tempo dell'unità e della riconciliazione. Il ricordo della dignità vilipesa di quei nostri connazionali entra interamente all'interno del perimetro dei valori che fondano la democrazia e la libertà dell'Italia, i valori che consentono a tutti gli italiani, pur nella diversità delle opinioni e dell'asprezza dei contrasti, di riconoscersi parte di una comunità che ha le stesse radici, la stessa identità e persegue un medesimo destino". Marcello Pera invece ha addirittura equiparato le foibe a un caso non isolato di "pulizia etnica" e ha aggiunto: "Colleghi, vi ringrazio per i tanti interventi svolti per ricordare le migliaia di italiani che furono uccisi dopo il 1943 dai partigiani di Tito e i molti altri che furono costretti ad essere esuli. Erano, come molti di voi hanno ricordato, colpevoli soltanto di essere italiani. Fu un caso, purtroppo non unico nella storia, di pulizia etnica. è una pagina certamente tragica che giustamente una legge del Parlamento, approvata la scorso anno, ha deciso di riesumare e di ricordare. Credo che questo ricordo sia stato opportuno e che sia un nostro dovere - come peraltro voi stessi avete sottolineato - ricordare non soltanto una volta l'anno, ma di continuo quei fatti, per rispetto intanto delle vittime, dei familiari, dei superstiti e di coloro che hanno sofferto questa forma di esilio, oltre alle uccisioni, ma anche per rispetto della verità storica, che per tanto tempo è stata nascosta o non sufficientemente sottolineata neppure da parte degli storici, e soprattutto - colgo in particolare uno spunto che molti di voi hanno colto - per rispetto della nostra convivenza civile e politica, affinché le gravi, drammatiche e anche tragiche divisioni di ieri non tornino a dividerci oggi". Nel pomeriggio, Ciampi, Pera, Casini e i ministri della Difesa e delle Comunicazioni, Antonio Martino e Maurizio Gasparri hanno deposto presso l'altare della patria a Roma una corona d'alloro in memoria di "tutte le vittime". Fassino invece ha dato il proprio contributo inviando una lettera al presidente dell'associazione esuli per ribadire che: "Le foibe sono una pagina dolorosa della storia italiana, troppo a lungo negata e colpevolmente rimossa. Nelle foibe morirono uomini e donne, fascisti e anche molti antifascisti, colpevoli soltanto di essere italiani e di opporsi all'annessione di Tito. Niente poteva giustificare le atroci sofferenze inflitte a uomini e donne innocenti. E l'esodo fu l'espulsione di massa di una intera comunità, con l'obiettivo di sradicare l'italianità di quelle terre. L'Italia distolse gli occhi colpevolmente e la sinistra non seppe vedere e denunciare. è giusto ricordare quelle tragedie, perché mai più l'Europa abbia a conoscere pulizie etniche, negazione delle identità, oppressione della libertà.". Ma la commemorazione ufficiale a carattere nazionale si è svolta a Trieste alla presenza del triunvirato di An composto dal caporione Fini, dall'ex repubblichino Mirko Tremaglia e dal governatore del Lazio Storace accompagnato da un'intera scolaresca. Presente anche il governatore della regione Friuli-Venezia Giulia Riccardo Illy "centro-sinistra" che fra l'altro è stato contestato da destra nonostante il suo totale appiattimento sulle posizioni dei fascisti. Dopo l'alzabandiera in piazza Unità d'Italia, la cerimonia è proseguita al Teatro Verdi col 1• convegno mondiale degli "esuli" istriani, fiumani e dalmati organizzato dal ministero per gli Italiani nel mondo. Un'adunata di reduci fascisti e repubblichini che in un delirio patriottardo e di odio antislavo ha applaudito il Fini camerata quando ha affermato che: "Non dobbiamo guardare indietro, ma noi siamo quelli che certi temi li avevamo nel cuore quando ci dicevano che era propaganda. Voi avete vissuto anche l'affronto dell'oblio e dell'ignavia". Ma subito dopo non ha esitato a fischiarlo quando ha provato invitare a "mettere da parte il rancore" per accompagnare gli "amici croati" nel loro cammino verso l'Europa e a prendere atto che: "la società e la cultura italiana sono state capaci di ricucire il filo della memoria. Oggi non c'è più una versione di parte, un'opinione di comodo, una verità di sinistra e di destra, ma solo la verità. La Slovenia è in Europa, la Croazia lo ha chiesto. Sulle foibe e sugli esuli c'è una verità che va riconosciuta da tutti. Si è girata una pagina di storia, chi sta entrando in Europa lo sa". L'adunata ufficiale dei fascisti è stata chiusa da Storace, il quale, dopo aver rievocato con "fierezza" la sua giovane militanza spesa tra le file del Msi per "onorare gli italiani trucidati dai titoisti" ha ricordato: "A 18 anni sono venuto qui per la prima volta ad onorare i martiri delle foibe. Eravamo in pochi, ma oggi è la stragrande maggioranza degli italiani che lo fa. è un momento bellissimo. Oggi la patria celebra i caduti per cui abbiamo reclamato verità per 40 anni". Ma a dare il chiaro stampo mussoliniano alla cerimonia sono state le dichiarazioni di Tremaglia che, riferendosi alla sorte dei cosiddetti "infoibati", ha affermato che: "C'è un personaggio che ha detto ammazzateli e che si chiama Palmiro Togliatti. Chi condanna oggi sui giornali il comunismo deve essere conseguente per quanto riguarda questo carnefice numero uno che si chiamava Togliatti. Memoria condivisa - secondo Tremaglia - vuol dire che quando oggi aprite e leggete i giornali bisogna cancellare dalla storia chi in quei giorni aveva detto ai triestini di accogliere le truppe di Tito come liberatrici". Insomma secondo Tremaglia è giunto il momento che i Ds taglino definitivamente i ponti non solo con la storia del movimento operaio, la Resistenza e l'antifascismo ma anche col revisionismo togliattiano e collaborino affinché venga approvata al più presto in parlamento una legge per risarcire gli "esuli" e venga riconosciuto il titolo di "militari belligeranti" ai reduci repubblichini. Un invito immediatamente raccolto dal presidente dei deputati Ds Violante che nel pomeriggio dello stesso giorno a Torino, durante "una rimpatriata" col suo vecchio amico Fini che lo ha raggiunto appositamente da Trieste per presenziare a un altro dibattito su "foibe" e "esuli" nel capoluogo piemontese, ha ricordato: "Quando io e l'allora segretario di An parlammo di foibe, dell'esodo forzato, dei silenzi attorno a questa tragedia, e ne parlammo a Trieste quasi dieci anni fa, beh non tutti gradirono, anche nel mio e nel suo partito. Qualcuno disse che era un tentativo di reciproca legittimazione politica, dimenticando che questa legittimazione avviene solo e soltanto con il consenso degli elettori; altri ci accusarono di voler riscrivere la storia a uso politico. Falso. L'obiettivo deve essere quello di costruire l'unità del paese, quel sentimento di appartenenza alla stessa comunità che, solo, può farlo progredire in senso moderno, al di là di ogni divisione ideologica. Questo sentimento non può nascere sulla menzogna o sull'oblio". Quindi ha aggiunto Violante: "diffondiamo la memoria, sosteniamo associazioni e federazioni che riuniscono dalmati, istriani, fiumani. Soprattutto diamo corso ai risarcimenti. Il parlamento deve occuparsi finalmente di questa materia". Destra e "sinistra" del regime neofascista più unite che mai nel nome del più odioso patriottismo anticomunista. 16 febbraio 2005 |