Per portare avanti il processo di privatizzazione Le mani di Formigoni soffocano la sanità lombarda Il Pirellone cambia i direttori generali delle Asl e, per la prima volta, sceglie i nuovi direttori sanitari e amministrativi La "sinistra" borghese vota con Formigoni una legge che regala milioni di euro al "no profit" e rafforza il liberismo nella sanità Dal corrispondente della Cellula "Lenin" della provincia di Bergamo Terremoto nella sanità lombarda. A fine dicembre il catto-forzafascista Formigoni ha cambiato i due terzi dei direttori generali delle Asl lombarde. "Nella scelta - ha spiegato Gian Carlo Abelli (Forza Italia), assessore regionale alla Famiglia e alla Solidarietà sociale - abbiamo considerato soprattutto, oltre ai titoli, il merito sul campo". La solita retorica, per buttare fumo sulla più classica spartizione di poltrone, nel vero senso della parola, sulla pelle delle masse, considerato che stiamo parlando di sanità. I titoli e i meriti dei nuovi direttori generali delle Asl infatti sono tutti politici. Alla Lega vanno 10-12 direttori generali, AN scende a 5-6, l'UDC passa a 2, mentre Forza Italia fa il pieno ottenendone 25-26. Come si capisce bene dai numeri, le camicie nero-verdi e i forza-fascisti spadroneggiano nella sanità lombarda. La nomina dei nuovi direttori generali è stata la classica prova di forza dell'asse tra Forza Italia e Lega Nord, anche a discapito degli alleati della Casa del fascio, a dimostrazione che l'unico collante delle coalizioni politiche borghesi, da vere cosche parlamentari, è il denaro. O forse ci sbagliamo? Probabilmente tra i titoli e i meriti a cui fa riferimento Abelli ci sono la condanna per abuso d'ufficio che ha colpito Pietro Caltagirone, premiato con la destinazione al San Matteo di Pavia. Se sei invece di area ciellina ti guadagni la poltrona più importante del Niguarda di Milano, come è capitato a Pasquale Cannatelli. Se invece ti chiami Armando Gozzini e sei il medico del Milan, la squadra di calcio del neoduce Berlusconi, hai conquistato il merito di diventare direttore generale dell'ospedale di Gallarate. La professionalità dei nuovi direttori pare proprio l'ultima cosa a contare. Ritorna il "manuale Cencelli" Di fronte a questo scempio, il PD s'è limitato a piagnucolare di non essere stato coinvolto da Formigoni. Tuttavia, è riuscito a trovare dei meriti nella mossa del governatore: "C'è stata comunque una discreta rotazione e questo è un fatto positivo per la sanità lombarda", ha infatti blaterato Carlo Porcari (PD). Con una simile "opposizione" è ovvio che Formigoni vada a nozze. E infatti entro fine gennaio, per la prima volta nella sanità lombarda, egli arriverà a scegliere direttamente pure i nomi dei nuovi direttori sanitari e amministrativi delle aziende ospedaliere e delle Asl lombarde. Il tutto, dicono alcuni "maligni", nasce dalla necessità di contrastare la crescita numerica dei "manager" leghisti. Da qui l'idea di ricorrere come non mai al "manuale Cencelli", testo sacro della partitocrazia borghese. Analisi del "modello lombardo" Il controllo della sanità lombarda è fondamentale per Formigoni, non perché gli stiano a cuore le masse, ma per il fatto che s'è trasformata in un settore assai redditizio per la lobby che lo sostiene. Il cosiddetto "modello lombardo" si basa sulla concorrenza tra sanità pubblica e sanità privata dall'approvazione della Legge regionale 31/97, che ha consentito e consente di togliere risorse alla prima per darle alla seconda. Il "modello lombardo" di sanità, presentato come il migliore, è in realtà più costoso perché, grazie al peso rilevante del privato e alla competizione tra aziende, favorisce l'espansione della produzione invece che la sua riduzione alle prestazioni davvero necessarie. Per mantenere un sistema che continua a crescere sono necessarie sempre più risorse oltre alle tante che già si spendono. Per questo prima negli anni si è alzata l'Irpef regionale e poi si sono alzati i ticket. Com'è noto e com'è stato ormai più volte dimostrato, l'imposizione dei ticket non ha alcun effetto sulla riduzione del "consumo" (o del "consumismo") sanitario, è solo un'operazione di cassa. In Lombardia continuano a pesare odiosi balzelli, come l'introduzione dal 1° aprile 2007 del pagamento per terapie fisiatriche e di riabilitazione prima gratuite. Ricordiamo, tra parentesi, che non molto tempo fa la Corte dei Conti ha sottolineato le "gravi devianze" nella gestione amministrativa accertate nella sanità lombarda: gravi significa diffuse. Riuscire a far bastare le risorse si potrebbe, bisognerebbe però cambiare linea. Invece di favorire le lobby dell'ospedalità privata, bisognerebbe potenziare la sanità di territorio. Invece, nello spazio tra medici di base e ospedali non esiste ormai più nulla. Nel 2007 il sistema sanitario lombardo è costato più di 17 miliardi di euro, mentre nel 2001 arrivava a 11,7 miliardi: dunque c'è stato un incremento di oltre il 47%. Le masse hanno sborsato di tasca propria, attraverso ticket vari e addizionale regionale Irpef, una cifra che dal 2001 è cresciuta del 228%. Tutto sembra tranne che un modello virtuoso. Il privato, poi, si è potenziato in alcune specialità importanti e redditizie: cardiologia e cardiochirugia (+530 posti letto, mentre il pubblico ne perde 120), urologia, riabilitazione neurologica (dove il servizio pubblico è assente e il privato cresce di 188 posti letto). Le prestazioni ambulatoriali e diagnostiche segnano un boom ancora più marcato, evidenziando con maggior forza la differenza tra pubblico e privato: se nel primo la crescita è stata di 13 milioni di prestazioni, nel secondo raggiungiamo addirittura un incremento del 188%, pari a 40 milioni di prestazioni in più. Il PD vota con la Casa del fascio Formigoni è tanto avaro col pubblico quanto generoso con qualsiasi soggetto privato disposto a sguazzare tra i miliardi di euro della sanità lombarda. E la "sinistra" borghese gli dà pure mano. Il 20 dicembre scorso, infatti, col voto favorevole del Partito Democratico il Consiglio regionale ha approvato la nuova legge "Politiche regionali di sviluppo dei soggetti non profit operanti in ambito sanitario". In pratica, mentre si privano di risorse e posti letto (ridotti del 30% negli ultimi 9 anni) le strutture pubbliche, la legge stanzia 56 milioni di euro annui agli enti "no profit" fino al 2010. Maria Grazia Fabrizio ha così motivato il voto favorevole del PD: "Sarebbe bello se nella nostra regione si rendesse competitivo anche l'aiuto alle persone svantaggiate, e questa legge va nella direzione auspicata". Soprattutto ci va portando una volta di più il dio mercato nella sanità oltre alla solita pioggia di soldi che va a premiare il "privato sociale", che ormai gestisce il 90% del welfare regionale a fini di profitto. Dilaga il privato sociale I concetti di sussidiarità, aziendalizzazione e regionalizzazione della sanità trovano sostenitori sia nel "centro-destra" che nel "centro-sinistra", addirittura nei vertici lombardi della Cgil. Un consenso politico e un continuo foraggiamento bipartisan che ha portato a crescere, nel quinquennio 2001-2005, del 29% le organizzazioni di volontariato iscritte al Registro regionale che si occupano di sanità, del 121% le associazioni "senza scopo di lucro", del 27% le cooperative sociali e del 36% le associazioni di "solidarietà" familiare. Inutile precisare che dietro un così diffuso associazionismo vi siano soprattutto realtà come Compagnia delle Opere, Caritas, Lega delle cooperative e altri operatori di area cattolica. Mentre la Sinistra Arcobaleno lombarda non fa altro che preoccuparsi della tenuta dell'Unione in Consiglio, i marxisti-leninisti lombardi preferiscono lottare con le masse, denunciando gli opportunismi della "sinistra" borghese e rilanciando l'obiettivo strategico del diritto delle masse a una sanità pubblica, universale e gratuita. 30 gennaio 2008 |