Forti reazioni delle organizzazioni studentesche alle minacce fasciste del neoduce I sindacati, compreso il Siulp, condannano Berlusconi. I giuristi democratici daranno sostegno legale agli studenti in caso di necessità. La "sinistra" borghese nicchia Il PMLI: "Bisogna scendere in piazza per abbattere il governo prima che imponga la camicia nera al popolo" Non si è certo fatta attendere la risposta delle organizzazioni studentesche, dei sindacati e delle associazioni di categoria alla minaccia fascista, lanciata il 22 ottobre dal neoduce Berlusconi, durante una conferenza stampa a fianco della gerarca Mariastella Gelmini, di inviare la polizia nelle scuole e le università occupate. Con la lettera delle "Facoltà occupate della Sapienza di Roma e dell'Ateneo in mobilitazione", indirizzata agli studenti in mobilitazione in tutta Italia arriva la replica più dura: "Questo governo vuole distruggere la democrazia, attraverso la paura, attraverso il terrore, ma oggi, dalla Sapienza in mobilitazione e dalle facoltà occupate diciamo che noi non abbiamo paura e di certo non torneremo indietro sui nostri passi. E' nostra intenzione piuttosto, far retrocedere il governo: non fermeremo le lotte fin quando la legge 133 e il decreto Gelmini non verranno ritirati! E questa volta andiamo fino in fondo, non vogliamo perdere non vogliamo abbassare la testa di fronte a tanta arroganza. Per questo invitiamo tutte le facoltà in mobilitazione del paese a fare la stessa cosa: vogliono colpire le occupazioni e allora che altre mille facoltà occupino!". Sulla stessa linea l'Unione degli Studenti (UdS), che, nel pomeriggio stesso del 22 ottobre, ha emesso un comunicato in cui afferma: "L'utilizzo dell'intimidazione non servirà a fermare le lotte degli studenti...crediamo che queste dichiarazioni siano chiaro sintomo di una crisi profonda della democrazia di questo Paese, dove sempre di più le forze dell'ordine sono utilizzate per arginare il protagonismo della società civile". Anche la risposta dell'UdU non si è fatta attendere: "L'Unione degli Universitari ritiene - afferma il comunicato - che il Presidente del Consiglio dei Ministri debba tornare indietro sulla decisione di usare le forze dell'ordine per reprimere le manifestazioni di dissenso". La conclusione del testo è una dichiarazione di intenti che suona come uno schiaffo all'arroganza fascista del neoduce: "Noi proseguiremo nella nostra protesta, forti delle nostre ragioni, non sarà con la forza che ci costringerete a stare zitti". La Rete degli Studenti Medi, con una nota, fa sapere di considerare "irricevibili" le dichiarazioni di Berlusconi e continua: "La scelta di concentrare nella giornata di ieri (23 ottobre, ndr) le iniziative più eclatanti è stata una scelta vincente per il movimento: siamo riusciti a far slittare la votazione in senato del dl 137 e a costringere la Gelmini ad aprire un dialogo con gli studenti medi e universitari. La giornata di ieri - sottolinea la nota - è una giornata storica: il governo Berlusconi per la prima volta dal suo insediamento è costretto a rivedere la propria tabella di marcia. Non siamo noi ad aver paura, ma Berlusconi, come dimostrano le dichiarazioni di questi giorni". Anche le associazioni sindacali non hanno perso tempo nel condannare le parole del neoduce. La Flc-Cgil afferma: "Desta forte preoccupazione l'atteggiamento irresponsabile del Presidente del Consiglio che usa toni minacciosi e intimidatori nei confronti degli studenti che contestano pacificamente nelle piazze contro provvedimenti ritenuti ingiusti e sbagliati, su cui il Governo si vanta di procedere spedito senza confronti democratici. La minaccia di fermare le legittime proteste con le forze di polizia è un atto spregiudicato di cui il Presidente del Consiglio si assume tutta la responsabilità". Il leader dei Cobas, Piero Bernocchi, afferma che quella di Berlusconi è "una violenta dichiarazione di guerra al popolo della scuola pubblica, sceso in piazza in centinaia di migliaia venerdì scorso ... il monarca di Arcore - continua - si è calato l'elmetto in testa, ha assunto toni di voce e cipiglio quasi mussoliniani ed ha annunciato che ordinerà al ministro degli Interni di assaltare, d'ora in poi, qualunque interruzione di lezioni nelle scuole e all'Università..." Per la Cisl-scuola "la tensione che si sta registrando intorno alla questione della scuola e dell'università, non si risolve con misure di ordine pubblico". Forti malumori contro il neoduce anche in alcuni settori della Polizia. Il segretario del Siulp-Cgil, Claudio Giardullo, afferma: "Si sta cercando un inasprimento dello scontro sociale che non fa bene alla democrazia del nostro paese. A volte si nota da un lato una sorta di accettazione nei confronti di chi si rende protagonista di episodi di violenza vera, come gli ultrà, e dall'altro un utilizzo esagerato e discutibile della legittimità dello strumento polizia, quando siamo di fronte a dimostrazione che riguardano diritti fondamentali come lo studio e il lavoro''. Nel dibattito spicca la forte presa di posizione da parte dell'Associazione Nazionale dei Giuristi Democratici che "manifesta la più viva preoccupazione per le gravissime dichiarazioni rese da Berlusconi in materia di manifestazioni nelle università. Per sostenere il legittimo diritto di manifestare contro le decisioni assunte dal Governo in materia di scuola e università, gli avvocati aderenti ai Giuristi Democratici si impegnano a garantire gratuitamente l'esercizio dei diritti di difesa agli studenti, docenti e personale ausiliario in caso di abusi, qualora si volessero utilizzare le forze dell'ordine per porre fine alle proteste". Quest'ultima vicenda mostra in maniera chiarissisma quanto grande sia il solco tra il sentimento antifascista, più o meno coscientemente espresso dalle masse in lotta, e il ruolo di copertura che la "sinistra" borghese svolge nei confronti del governo del neoduce. La debole "reazione" di Pd, Prc, Pdci e dei loro accoliti ancora una volta era rivolta a disorientare le masse popolari e coprire il neoduce. Le dichiarazioni sono tutto un fiorire di fuorvianti similitudini con vari personaggi politici del passato o stranieri, nel tentativo di scongiurare l'ipotesi che le masse popolari identifichino Berlusconi con Mussolini. Si va dal "Berlusconi-Bava Beccaris", inventato dal segretario del Prc, Paolo Ferrero, al "piccolo Putin isterico", di Luca Casarini, al "modello Pinochet" di Francesco Caruso. Il segretario del Pdci, Oliviero Diliberto, afferma: "Berlusconi e la democrazia sono due cose incompatibili". Sarebbe da chiedergli: "In che senso?". Se vuole dire che Berlusconi è fascista perché non lo dice chiaramente? Il Pd, tramite il presidente dei suoi deputati, Antonello Soro, afferma che Berlusconi dovrebbe venire a spiegare o a smentire in Parlamento le sue affermazioni. Sì, come le masse popolari italiane non avessero compreso alla perfezione le affermazioni del neoduce e come se il parlamento borghese contasse ancora qualcosa di fronte all'arroganza del governo neofascista. Il PMLI, con un tempestivo comunicato dell'Ufficio stampa del 22 ottobre, che pubblichiamo a parte, ha fatto chiarezza politica sulla vicenda, definendo la provocatoria decisione del neoduce "un atto tipicamente fascista e mussoliniano" e invitando a un largo fronte unito per sloggiarlo da Palazzo Chigi, attraverso la mobilitazione della piazza. Il comunicato conclude con l'invito agli studenti a non farsi intimidire dalle minacce di Berlusconi e proseguire nella loro lotta affinché venga ritirato il decreto Gelmini. 29 ottobre 2008 |