Rivolta operaia nella fabbrica cinese che produce per Apple Sciopero alla Foxconn di Zhengzhou Ai primi di ottobre almeno quattromila lavoratori della fabbrica Foxconn di Zhengzhou, nella Cina centrale, sono scesi in sciopero fermando la produzione dell'ultimo prodotto a marchio Apple, lo smartphone iPhone5; uno sciopero di protesta contro la decisione della direzione aziendale di non chiudere per la festa della Repubblica per far fronte agli ordini del nuovo prodotto lanciato sul mercato. A causa dei turni massacranti imposti nelle proprie fabbriche per rispettare i tempi di consegna alla Apple anche nello stabilimento di Taiyuan, nel nord della Cina, il 25 settembre oltre 2 mila operai si erano ribellati e si erano scontrati con i guardiani dell'azienda; solo l'intervento in forze della polizia aveva messo fine alla protesta operaia scatenata dal pestaggio a sangue da parte dei guardiani di un lavoratore che si era rifiutato di fare gli straordinari notturni. Foxconn Technology Group fa capo alla Taiwan Hon Hai Precision Industry, è una azienda di proprietà taiwanese con oltre un milione di dipendenti in varie regioni della Cina, e altre decine di migliaia in altri paesi tra i quali il Brasile, che in gran parte produce componenti per la Apple e per altre importanti aziende di elettronica come la Sony, la Hewlett Packard, la Nokia e la Dell. Copre da sola quasi il 40% della produzione del settore elettronico mondiale. Una fonte di guadagno immensa per i proprietari taiwanesi, un inferno per i lavoratori che sempre più spesso si ribellano. Secondo il rapporto di Fair labour association (Fla) che all'inizio del 2012 aveva condotto un'indagine sul lavoro negli stabilimenti cinesi, i lavoratori sono costretti a lavorare per oltre 76 ore settimanali, un lavoro forzato "legalizzato" previsto dalla legge fascista cinese, e a rimanere sulle linee di produzione anche oltre sette giorni consecutivi senza nemmeno una pausa di 24 ore. Orari massacranti e straordinari obbligatori con salari da fame, ai minimi di legge, e senza alcun diritto sindacale. Dopo le proteste e gli scioperi operai dello scorso anno la direzione aziendale aveva promesso che l'orario di lavoro sarebbe stato ridotto a 49 ore settimanali entro l'inizio di luglio del 2013. Intanto gli operai sono torchiati per far fronte alle richieste di Apple e soci. E giustamente scioperano e si ribellano. 10 ottobre 2012 |