Pugno di ferro della polizia canadese contro i contestatori. Quasi 600 arresti Il G20 adotta la linea del rigore A rischio 30 milioni di posti di lavoro La pagheranno i popoli del mondo "L'economia si è allontanata dal precipizio e durante questo fine settimana sono stati compiuti importanti progressi per assicurare la ripresa", ha affermato il 27 giugno, al termine del vertice del G20 che si è svolto a Toronto in Canada, il presidente americano Barack Obama. Il documento finale del vertice sostiene che "se da un lato si assiste a un ritorno alla crescita, dall'altro la ripresa è diseguale e fragile, l'occupazione in molti paesi resta ancora a livelli inaccettabili e l'impatto sociale della crisi è ancora ampiamente sentito". E ancora: "Gli eventi recenti (la crisi greca, ndr) hanno altresì evidenziato l'importanza di finanze pubbliche sostenibili nonché la necessità che i nostri paesi adottino piani di sostenibilità fiscale credibili, graduali e favorevoli alla crescita, che rispondano alle specifiche esigenze nazionali". L'obiettivo lanciato dal vertice è il dimezzamento dei deficit pubblici entro il 2013. Una politica di rigore, da scaricare sulle spalle delle masse popolari, che è stata sostenuta in particolare dai paesi europei, con la cancelliera Merkel in testa, che ha fatto passare come prioritario il risanamento dei conti degli Stati. Una posizione contestata in particolare dagli Usa, con il segretario al Tesoro americano, Tim Geithner, che nella due giorni di Toronto ripeteva ai colleghi che "se spingiamo tutti insieme sul pedale del freno, si torna in recessione". Mentre il consigliere economico di Obama, Larry Summers, aggiungeva che "se non torna la crescita è inutile illudersi, i deficit pubblici continueranno a salire in modo automatico". Queste posizioni si ritrovavano nel documento finale laddove afferma che "esiste il rischio che tagli di spesa sincronizzati danneggino la ripresa". Le pressioni degli Usa erano concentrate su paesi come Cina e Germania affinché facilitassero l'aumento dei consumi interni, per far crescere la domanda sui mercati mondiali. La soluzione trovata a Toronto, come sostenuto da Obama, è che "ogni economia è unica e ogni paese traccia il suo percorso, basta muoversi tutti nella stessa direzione". Una direzione che però non sembra in grado di rispondere neanche alla richiesta di politiche anticrisi coordinate, riportata in un documento del Fondo monetario internazionale distribuito ai partecipanti il vertice e dove si sottolinea che sono a rischio 30 milioni di posti di lavoro entro i prossimi cinque anni. Il documento finale del vertice si limita a registrare che l'occupazione "in molti Paesi resta ancora a livelli inaccettabili e l'impatto sociale della crisi è ancora ampiamente sentito". Se Obama con la Merkel era rimbalzato, meglio sono andate le cose col presidente cinese Hu Jintao che già prima del vertice aveva assecondato una vecchia richiesta degli Usa di rivalutare la moneta nazionale, che renderà il mercato cinese più favorevole ai prodotti occidentali. In accordo con Obama si sono trovati anche altre due potenze emergenti come India e Brasile, nonché la Russia, indicando una crescente sintonia fra questi paesi che al momento relega in secondo piano la superpotenza europea. Una perfetta sintonia fra i paesi del G20 la si registra invece nella repressione che accompagna le manifestazioni contro il vertice: la polizia canadese ha effettuato quasi 600 arresti dopo le manifestazioni che si sono svolte a Toronto il 25 e 26 giugno. 7 luglio 2010 |