Una decisione del G20 e della Commissione europea senza precedenti Fmi e Ue vigileranno affinché vengano effettivamente attuate le misure del massacro sociale stabilite dal governo Berlusconi e avallate da Napolitano L'agenda del vertice del G20, dei venti paesi imperialisti economicamente più forti , che si è svolto il 3 e 4 novembre in Francia, a Cannes, non poteva essere quella a suo tempo definita dalla liberalizzazione degli scambi commerciali ai piani di azione per lo sviluppo delle economie più deboli; la crisi finanziaria e le sue ripercussioni in particolare sull'area dell'euro sempre più sotto attacco della speculazione finanziaria hanno imposto al presidente di turno, il francese Sarkozy, e ai suoi partner di mettere al centro dei colloqui la definizione di strumenti per tamponare le situazioni critiche e impedire un disastroso effetto domino dentro l'eurozona e verso gli altri paesi. A partire dagli Usa che non possono gioire delle difficoltà dell'euro quando minacciano di travolgere anche l'area del dollaro. Non a caso il presidente americano Barack Obama al suo arrivo a Cannes ha sottolineato che "l'aspetto più importante del nostro compito nei prossimi due giorni sarà di risolvere la crisi finanziaria qui in Europa", precisando che comunque il problema della crisi in Grecia e in Italia è europeo e va risolto dagli europei. Così come i presidenti di Cina, Brasile e Russia che sembravano in precedenza disponibili a interventi finanziari a sostegno dell'Europa si dicevano pronti a destinare nuovi finanziamenti ma al Fondo monetario internazionale (Fmi) e non direttamente ai paesi interessati. D'accordo l'India. E sarà il Fmi l'incaricato a "monitorare" o meglio a controllare che siano effettivamente messe in pratica le misure anticrisi, da quella della Grecia col premier Papandreu costretto a rimangiarsi la proposta di sottoporre a referendum i suoi provvedimenti a quelle del massacro sociale stabilite dal governo Berlusconi e avallate da Napolitano. Unione europea e G20, con una decisione senza precedenti, diventano i gendarmi del massacro sociale. Al punto che i loro rappresentanti, davanti alle ventilate dimissioni del governo Berlusconi, ribadivano in modo secco e ultimativo che gli impegni presi dall'Italia dovranno essere onorati qualunque sia il governo. I lavori del vertice di Cannes erano infatti preceduti dai consueti incontri bilaterali che nel caso di Grecia e Italia sono diventati l'audizione di Papandreu e Berlusconi davanti al tribunale dell'asse Sarkozy-Merkel, soprannominato Mekozy, assieme alla responsabile del Fmi, la francese Christine Lagarde. Papandreu prometteva di fare marcia indietro sul referendum per incassare a breve gli 8 miliardi della sesta tranche del primo piano di aiuti europeo. E successivamente si dimetteva per far posto a un governo di salvezza nazionale tra socialisti e destra. Per Berlusconi c'era la messa sotto tutela dell'Italia con il Fmi, affiancato dalla Commisione europea, a controllare ogni tre mesi che gli impegni vengano rispettati. Secondo quanto affermato dal presidente della Commissione Ue, José Manuel Barroso, e dal presidente del consiglio europeo, Herman Van Rompuy, è stato Berlusconi a "chiedere al Fondo monetario internazionale di monitorare tutti i trimestri, in collaborazione con il ministro Tremonti, l'avanzamento del piano con i suoi impegni", forse per blindare una manovra che non è detto metta in pratica il suo governo. Resta il fatto che Fmi e Ue non si sono tirate indietro e hanno accettato volentieri il ruolo di controllori. È proprio il Fmi ad uscire rafforzato dal G20. "Abbiamo bisogno di costruire un muro di protezione - aveva detto Obama - l'Fmi deve avere un ruolo di sostegno importante". Nel documento finale del vertice si delinea un piano di azione per "sostenere la ripresa nel breve termine e restaurare la stabilità finanziaria", attraverso "tutte le azioni necessarie per preservare la stabilità dei sistemi bancari e dei mercati finanziari" dato che "le banche sono adeguatamente capitalizzate e in grado di affrontare l'attuale crisi". Le banche centrali forniranno la liquidità necessaria al sistema. Affiancate dal Fmi le cui casse, già rimpolpate dal raddoppio del contributo dei paesi membri deciso lo scorso anno, saranno irrobustite da una nuova linea di credito da utilizzare in interventi anti-crisi. Per l'Europa e l'euro, al centro della bufera sui titoli di stato, sarà un ulteriore strumento di sostegno assieme al fondo salva-Stati (Efsf) europeo. Prima di tutto il salvataggio delle banche e l'allontanamento del pericolo di fallimento degli Stati e del crollo delle monete. Nel documento finale si sottolinea che i Governi dell'area dell'euro, a partire da quelli sotto osservazione, "si impegnano ad adottare tutte le misure e le azioni necessarie per assicurare la stabilità dell'euro". Il Giappone si impegna a "realizzare speditamente misure fiscali per la ricostruzione dopo il terremoto" e le nazioni emergenti "si impegnano ad adottare politiche macroeconomiche per promuovere il rafforzamento delle loro economie". Ovvero, si arrangino. Come i paesi poveri, per i quali non c'è nulla. 9 novembre 2011 |