Il G8 paga i nuovi governi di Egitto e Tunisia per vincolarli all'imperialismo La guerra imperialista alla Libia sarà intensificata. Minacciate nuove sanzioni all'Iran Il vertice del G8 e gli incontri bilaterali di contorno che si sono tenuti nella città francese di Deauville il 26 e 27 maggio avevano al centro delle discussioni la situazione e gli sviluppi degli scossoni provocati dalle rivolte arabe e in particolare il modo col quale i paesi imperialisti possono continuare a mantenere o allargare il loro controllo su Nordafrica e Medio Oriente. Se per la questione libica ancora aperta la ricetta imperialista propone l'intensificazione della guerra per costringere Gheddafi a andarsene, l'arma usata per tenere il giogo sul collo di Tunisia e Egitto è lo strumento della promessa di finanziamenti la cui gestione sarà affidata a Fondo monetario internazionale (Fmi), Banca mondiale (Bm) e Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (Bers). Senza dimenticare le pressioni e le ingerenze sulla Siria e la minaccia di nuove sanzioni all'Iran; dimenticando invece la situazione in paesi con regimi amici quali il Bahrein e limitandosi a un buffetto al dittatore dello Yemen. "I cambiamenti storici attualmente in opera in Africa del Nord e in Medio Oriente possono aprire la strada a trasformazioni paragonabili a quelle sopravvenute in Europa centrale e orientale dopo il crollo del muro di Berlino", afferma il documento finale sottoscritto dai presidenti e capi di governo di Usa, Germania, Francia, Gran Bretagna, Giappone, Russia, Italia e Canada. E per tenere in mano il pallino di queste trasformazioni "epocali" i paesi del G8 propongono una "partnership durevole" alla Tunisia e all'Egitto, paesi che hanno "intrapreso una transizione democratica". Una transizione originata anche dalla crisi economica che perdurando potrebbe innescare nuove rivolte e far affondare i tentativi di pilotaggio dei paesi imperialisti che mettono nel piatto un po' di soldi. Non troppi, causa la crisi anche le loro casse sono al minimo, ma pur sempre tanti anche se non è il "piano Marshall" buttato sul tavolo da Obama. I primi ministri di Egitto e Tunisia, Essam Charaf e Béji Caïd Essebsi, presenti a Dauville presentavano le loro richieste: la Tunisia 25 miliardi di dollari in cinque anni, dopo aver ottenuto aiuti di emergenza per 1,3 miliardi di dollari, l'Egitto una decina di miliardi di dollari entro un anno. I paesi del G8 si sono impegnati per 10 miliardi di dollari di aiuti bilaterali, altri 10 miliardi dovrebbero arrivare da altri paesi, in particolare i ricchi paesi del Golfo. Una ventina di miliardi saranno stanziati dalle banche adibite allo sviluppo multilaterale: la Banca mondiale ha promesso 4,5 miliardi di dollari all'Egitto e di 1,5 alla Tunisia, la Bers dovrebbe estendere al sud del Mediterraneo il suo campo d'azione finora limitato all'est europeo e gestire una parte di aiuti per 3,5 miliardi di dollari di concerto col Fmi che a sua volta ha promesso di coprire con garanzie un pacchetto di miliardi. La cifra stanziata sarebbe tra i 40 e i 50 miliardi di dollari ma in gran parte non sono soldi freschi, sono fondi di garanzia per permettere ai due paesi, e a altri "che ne seguiranno l'esempio", di ottenere dei prestiti sui mercati finanziari. Gli aiuti, si afferma nel documento finale del vertice, che saranno erogati dalle istituzioni finanziarie internazionali e dalle banche multilaterali di sviluppo saranno comunque legati "al sostegno allo sviluppo e a un adeguato sforzo sul fronte delle riforme", nel senso "democratico" voluto dall'imperialismo. Per quanto riguarda gli interventi dei singoli paesi a Deauville l'inglese Cameron ha annunciato uno stanziamento straordinario per 100 milioni di sterline, circa 130 milioni di euro, mentre Obama ha confermato da parte degli Usa lo sconto di un miliardo di dollari sul debito dell'Egitto, il paese che tiene sott'occhio per la sua importanza nella gestione imperialista dei negoziati di "pace" israelo-palestinesi.. Riguardo alla Libia la dichiarazione finale annuncia un'intensificazione dell'intervento militare affinché Gheddafi se ne vada. Caduta la maschera della protezione dei civili che ha accompagnato l'attacco Nato e Onu alla Libia, il G8 sentenzia che "Gheddafi e il governo libico sono venuti meno alla responsabilità di proteggere il popolo libico e hanno perso ogni legittimità". Si arroga perciò il diritto di decidere il futuro della Libia manu militari. Il premier inglese David Cameron ha precisato che le operazioni miliari entreranno in "una nuova fase", con l'intervento degli elicotteri Apache per azioni ancora più mirate. E per dimostrare, come ha affermato Obama, che "siamo determinati a portare a termine questo lavoro". Che nulla ha a che fare con l'autodeterminazione del popolo libico. Il G8 dedica una parte delle sue attenzioni alle ingerenze in Siria affermando di essere "costernato" dagli avvenimenti in quel paese per il "grande numero di manifestanti pacifici" uccisi e chiede a Damasco di cessare "immediatamente" l'uso della forza. Rimandata la minaccia di una risoluzione Onu che possa aprire a un intervento per l'opposizione della Russia. Per quanto riguarda il grande numero di manifestanti pacifici uccisi nello Yemen gli otto paesi imperialisti si limitano a auspicare che il dittatore Saleh, al potere da 33 anni, se ne vada. I civili morti a Aden non sono uguali a quelli di Damasco. Per concludere il quadro delle questioni della regione è intervenuto il francese Sarkozy, incaricato dai compari imperialisti di annunciare la possibilità di nuove sanzioni contro l'Iran. 1 giugno 2011 |