Lo rivela l'ex vicesegretario DC, Giovanni Galloni Moro sapeva che le "Br" erano infiltrate da Cia e Mossad Prendendo spunto dal caso dell'imam egiziano rapito da spie americane nel nostro Paese, in un'intervista trasmessa il 4 luglio scorso dal programma di approfondimento quotidiano "Next" di Rainews24, l'ex vicepresidente della DC Giovanni Galloni ha rivelato nuovi particolari sul rapimento di Aldo Moro che confermano l'ipotesi non nuova di un ruolo occulto della Cia e del Mossad in quella vicenda. "Non posso dimenticare - ha dichiarato Galloni - un discorso con Moro poche settimane prima del suo rapimento: si discuteva delle BR, delle difficoltà di trovare i covi. E Moro mi disse: 'La mia preoccupazione è questa: che io so per certa la notizia che i servizi segreti sia americani che israeliani hanno infiltrati nelle BR ma noi non siamo stati avvertiti di questo, sennò i covi li avremmo trovati"'. L'ex vicepresidente del CSM ha aggiunto di essersene ricordato proprio ora "perché nei 55 giorni di prigionia di Moro avemmo grandi difficoltà a metterci in contatto con i servizi americani, difficoltà che non incontrammo poi durante il rapimento del generale Dozier". Il generale americano della Nato J. L. Dozier fu rapito dalle "BR" a Verona il 17 dicembre 1981 e liberato senza colpo ferire con un blitz delle forze speciali dei Nocs il 28 gennaio 1982. Il modo rapido e apparentemente "brillante" con cui fu risolto il caso destò subito forti sospetti sulla possibilità che i rapitori fossero infiltrati dai servizi segreti americani, se non addirittura che la "liberazione" dell'ostaggio fosse stata in qualche modo concordata con i rapitori. Galloni conferma questi sospetti, rivelando una sorta di politica a doppio binario da parte dei servizi segreti Usa nei due casi: collaborativa nel caso di Dozier, per nulla collaborativa nel caso del rapimento di Moro. In effetti Galloni aveva già rivelato qualcosa di simile qualche anno fa, il 22 luglio 1998 davanti alla Commissione parlamentare sulle stragi, quando riferì che Moro gli aveva detto: "La cosa che mi preoccupa è che credo che i Servizi segreti americani e israeliani abbiano elementi sulle Brigate rosse che ci sarebbero utili per le nostre indagini, ma non ce li hanno detti". Secondo questa prima dichiarazione Moro avrebbe lamentato solo una mancanza di informazioni da parte dei servizi Usa e israeliani, mentre ora Galloni precisa che il presidente della DC era "certo" che essi avessero degli infiltrati nelle "BR" e che di questo non tenessero informate le autorità italiane. Il vero obiettivo del rapimento Moro La differenza è sostanziale, e tale da dare corpo all'ipotesi, già avanzata da alcune fonti e suffragata da diversi elementi mai chiariti finora, della presenza di spie della Cia e del Mossad dietro le quinte del rapimento di Moro. In particolare le rivelazioni di Galloni confermano in pieno quello che noi abbiamo sempre denunciato e sostenuto fin dall'inizio della vicenda di Moro, e cioè che il suo rapimento, detenzione e assassinio furono pianificati ed eterodiretti, tramite l'infiltrazione della Cia e del Mossad nelle sedicenti "Brigate rosse", da parte del governo Usa per impedire che si realizzasse il disegno di Moro di pilotare l'ingresso del PCI in un governo di "unità nazionale" insieme alla DC. A conferma di ciò Galloni aggiunge nell'intervista altri particolari significativi, come l'osservazione che "tutti i magistrati che hanno lavorato sul rapimento Moro hanno detto che le dichiarazioni delle BR non sono state del tutto convincenti. I brigatisti interrogati ci dicono di aver raccontato tutto ma sappiamo che non è così. Qualcosa ci hanno taciuto, resta da capire che cosa hanno voluto coprire. E l'interrogativo nasce in relazione anche ai servizi segreti deviati italiani, che rispondevano prima ai colleghi americani della Cia che ai loro superiori". E come l'impressione riportata dai suoi numerosi viaggi negli Usa effettuati tra il 1978 e il 1984, dove "venni a sapere - confida l'ex vicepresidente della DC e del CSM - che la Cia era estremamente preoccupata per l'Italia, per il fatto che se i comunisti arrivavano al governo loro non avrebbero potuto mettere certe basi in Italia: una questione di vita o di morte, per loro, rispetto alla quale qualunque atto sarebbe stato giustificabile". Che gli americani avessero informazioni di prima mano sul rapimento di Moro, tali che se avessero voluto avrebbero potuto portare all'individuazione della prigione di Moro di via Montalcini, per Galloni è dimostrato anche dallo strano preannuncio del rapimento dello statista democristiano, fatto tre giorni prima in forma criptica dal giornalista Mino Pecorelli, legato ai servizi italiani "deviati" e alla Cia, sul suo foglio scandalistico "OP". "L'assassinio di Pecorelli - aggiunge l'intervistato - potrebbe essere stato determinato dalle cose che il giornalista era in grado di rivelare". Le rivelazioni di Galloni sul coinvolgimento dei servizi segreti americani nella vicenda Moro sono suffragate anche da una testimonianza del giornalista de "l'Unità" Luigi Cancrini, che in un articolo sul suddetto quotidiano del 7 luglio riporta le confidenze che gli furono fatte nel 1990 in punto di morte dal professor Franco Ferracuti, docente di psicologia giuridica all'università della Sapienza, uomo legato ai servizi segreti e alla P2 e facente parte della commissione del ministero degli Interni istituita da Cossiga al tempo del sequestro di Moro: il professore gli rivelò che le riunioni della commisione che coordinava al massimo livello le azioni di tutte le forze dell'ordine erano "non solo frequentate ma sostanzialmente dirette da due funzionari della Cia". Reazioni sprezzanti Malgrado tutto ciò le dichiarazioni di Galloni a Rainews24 sono state praticamente ignorate tanto dalla destra neofascista quanto dalla "sinistra" borghese, ormai perfettamente convergenti nel negare qualsiasi interpretazione "dietrologica" del rapimento e dell'uccisione di Moro, attribuendoli esclusivamente all'ideologia "rivoluzionaria" aberrante dei sedicenti "brigatisti rossi". C'è da segnalare tuttavia gli interventi di due "parti in causa", e cioè i senatori neofascisti Francesco Cossiga e Paolo Guzzanti. Il primo, con una lunga lettera a "l'Unità" del 7 luglio, in cui ridicolizza "i ricordi sinistri di Galloni", sostenendo che al tempo del rapimento Moro mai quest'ultimo, pur essendo a stretto contatto con lui come suo referente per la DC, gli prospettò l'ipotesi di un'infiltrazione della Cia e del Mossad nelle "BR". Il secondo, che è anche presidente della Commissione Mitrokin, con un fondo su "Il Giornale" della famiglia di Berlusconi di cui è anche il vicedirettore, in cui rigetta le rivelazioni di Galloni quali frutto di una falsa tesi diffusa allora dal Kgb sovietico, che a suo dire sarebbe invece il vero servizio segreto infiltrato nelle "BR" e che ordinò e diresse per loro tramite il rapimento e l'assassinio di Moro. Per quanto riguarda Cossiga c'è da dire che ammesso dica il vero (cosa che nel suo caso c'è sempre da dubitare), non ci sarebbe comunque da meravigliarsi che Galloni non gli avesse riferito le preoccupazioni di Moro, specie se essendo depositario delle confidenze dello statista DC fosse stato già allora a conoscenza del ruolo di Cossiga come capo di Gladio, e quindi referente diretto dei servizi segreti americani. Quanto alla tesi di Guzzanti, pur non escludendo del tutto che anche il Kgb possa aver avuto contatti e infiltrati nelle "BR", cosiccome analoghi interessi alla Cia e al Mossad nel far fallire il "compromesso storico", da qui a scambiarne il ruolo con gli americani nel caso Moro ce ne corre. Basti pensare alla vicenda del rapimento dell'imam egiziano e a come la Cia si muove in tutta libertà nel nostro Paese e con la piena collaborazione dei servizi segreti italiani, suoi stretti alleati dal 1945 in poi, per capire chi tra i due - Cia o Kgb - abbia potuto più facilmente attuare e gestire un'operazione politico-militare così complessa come il rapimento e l'uccisione di Moro. E in ogni caso, ammesso che a rapire Moro fosse stato un servizio segreto avversario della Cia, possibile che questa, che opera in Italia come in casa sua, non ne sapesse nulla e non fosse in grado di scovare la prigione del sequestrato? Si provi a immaginare un'operazione altrettanto spettacolare e clamorosa, attuata dalla Cia in un paese dell'allora blocco socialimperialista sovietico, condotta per 55 giorni sotto il naso del Kgb, senza che questo riuscisse a capirci nulla. Quantomeno irreale! Resta da capire perché Galloni si è deciso solo ora, dopo quasi trent'anni, a rivelare l'importante confidenza di Moro, quando tutto è stato abbuiato e nessuno, né a destra né a "sinistra", ha più interesse a fare luce sui veri burattinai, in Italia e all'estero, che hanno tirato le fila del suo rapimento e sul disegno politico che lo ha ispirato: che è quello piduista della seconda repubblica neofascista, presidenzialista e federalista di Gelli, Craxi e Berlusconi, ma che oggi sta bene anche alla "sinistra" borghese composta da rinnegati, falsi comunisti, riformisti e democristiani. Il fatto è che anche Galloni, come appartenente a tale "sinistra", ha coperto questo disegno è stato complice, ed è per questo che le sue rivelazioni finiscono per essere reticenti e tardive e cadere oggi sostanzialmente nel vuoto. Mentre se fatte a suo tempo avrebbero avuto ben altro peso ed effetto sulla situazione politica. 13 luglio 2005 |