Contro l'omofobia e il razzismo In 200mila sfilano al Gay pride Dalla manifestazione bolognese critiche al governo Berlusconi e alla chiesa di Ratzinger Apprezzata la delegazione del PMLI diretta da Branzanti Dal nostro corrispondente dell'Emilia-Romagna A conclusione di un percorso che è durato diversi mesi, che ha visto lo svolgimento di diversi Gay Pride, a Roma, Milano, Biella e quello del 5 luglio in programma a Catania, di un calendario fatto di 40 iniziative che hanno affrontato i temi dell'omofobia, della laicità, della libertà di espressione, dei matrimoni gay, del ruolo delle religioni nella sfera pubblica, e che nell'ultima settimana aveva visto Bologna teatro di conferenze, presentazioni di libri, tornei sportivi, proiezioni e spettacoli teatrali, si è tenuta il 28 giugno la manifestazione nazionale del Gay Pride, un appuntamento importante per la comunità LGBT (Lesbiche, Gay, Bisessuali, Transessuali) che ha portato nel capoluogo emiliano-romagnolo circa 200.000 manifestanti. La sfilata del Gay Pride, che commemora la rivolta di Stonewall, con gli scontri del 1969 fra gli omosessuali e la polizia di New York, è stata preceduta dalle consuete becere polemiche discriminatorie, in particolare da parte di esponenti regionali del Pdl che avevano minacciato di presidiare il Comune per evitare la partecipazione del gonfalone, come qualcuno aveva proposto, e dalla ministro delle "pari opportunità" Mara Carfagna (Forza Italia) che nei giorni precedenti aveva negato il patrocinio all'iniziativa, mentre vi ha aderito opportunisticamente l'omologa ministro ombra del PD, Vittoria Franco, dopo che in quasi due anni di governo Prodi sono state fatte solo chiacchiere sui già insufficienti pacs e dico. Sono tanti gli LGBT e gli etero che si radunano in Piazza Ravegnana, sotto le due Torri, dove sin dalla mattina è allestito un info point, molti gli striscioni delle associazioni, i cartelli, qualcuno provocatoriamente è vestito da suora e da prete. Da Piazza Ravegnana è partito alle 14,30 un primo corteo solo a piedi al quale ha preso parte anche il PMLI, che aveva aderito ufficialmente. La delegazione del Partito, diretta dal compagno Denis Branzanti, Responsabile del PMLI per l'Emilia-Romagna, era composta da militanti e simpatizzanti provenienti da Forlì, Rimini, Modena, Cesena più un compagno della provincia di Teramo, e portavano diverse bandiere dei Maestri e del PMLI e dei cartelli coi manifesti con le parole d'ordine "Il neoduce Berlusconi. Fermiamo l''uomo della provvidenza' e della terza repubblica" e "Nessuna discriminazione sui diritti per LGBT. Riconoscere le coppie di fatto di qualsiasi orientamento sessuale. Per l'Italia unita, rossa e socialista", riportata anche nei corpetti. Durante la prima parte di corteo i marxisti-leninisti hanno lanciato ininterrottamente parole d'ordine quali: "Basta ingerenze basta pressioni, taccia il Vaticano via Berlusconi", "Per i Gay diritto di unione, tra Stato e Chiesa separazione", "Da Prodi a Berlusconi la musica non cambia, è la Chiesa che comanda", e altre ancora (vedi elenco pubblicato a parte), parole d'ordine che hanno evidentemente colto nel segno visto il consenso che hanno raccolto tra i manifestanti. Grande successo hanno avuto anche i cartelli, in particolare quello contro il neoduce Berlusconi che è stato superfotografato, come poche volte prima. Alle 15,30 il corteo è giunto ai Giardini Margherita per ripartire poco dopo assieme ai camion delle Associazioni che diffondevano musica, giungendo in piazza VIII agosto, attraversando alcuni luoghi simbolici quali la prima sede italiana di un circolo omosessuale e il monumento alle vittime omosessuali del nazi-fascismo. All'arrivo vi sono stati interventi di associazioni LGTB e un concerto. Se la prima parte aveva un carattere più politico, questa era più una festa anche se non mancavano striscioni, cartelli e qualche coro, come dal camion dei genitori di figli gay: "O etero o gay, son sempre figli miei". Questa parte più festosa della manifestazione è comprensibile dato che gli LGTB non possono mostrarsi quotidianamente come tali a meno di non subire vergognose discriminazioni nella vita sociale come nel lavoro e questa è una delle poche occasioni in cui possono farlo. Non è mancata la partecipazione dei marxisti-leninisti che hanno continuato a sventolare le proprie bandiere e tenere alti i cartelli in particolare nei pressi del camion dell'Udu. A parte una bandiera del moribondo PRC e una del PdCI, il PMLI è stato l'unico Partito presente con una delegazione ufficiale, molto apprezzata dai manifestanti come già detto sia per i cori lanciati che per le proprie insegne. I marxisti-leninisti sono stati ben accolti nei diversi settori in cui si sono inseriti durante le due parti del corteo. Sono state diffuse 500 copie di un volantino specifico (testo pubblicato a parte), redatto e stampato grazie al contributo fondamentale di un simpatizzante e un buon numero di copie de Il Bolscevico, nonché diverse spille dei Maestri, anche a una ragazza che ha definito la bandiera dei Maestri "la più bella di tutto il corteo". E' stata quindi una grande giornata per la battaglia contro le discriminazioni sessuali, sia per il movimento LGBT che ha dimostrato di non farsi intimorire neanche dal governo del neoduce Berlusconi e ha rilanciato con forza sul tema di pari diritti e dignità per tutti, ed anche per il PMLI che ha partecipato a questa grande manifestazione, in entrambe le sue parti, riscuotendo un grande consenso e dimostrando anche in questa occasione che il PMLI è l'unico Partito realmente comunista nel nostro Paese e che sta sempre dalla parte delle masse. La delegazione è stata seguita costantemente dal compagno Dario tramite telefono e il Responsabile regionale ha ricevuto una telefonata dal Segretario generale del Partito, compagno Giovanni Scuderi, prima della manifestazione. La Commissione centrale di organizzazione ha inviato una lettera di ringraziamenti ai membri della delegazione sottolineando tra l'altro l'importanza della realizzazione e diffusione del primo volantino sul tema, "un importante contributo alla linea del Partito su LGBT". Durante i comizi del Gay Pride si è verificato uno spiacevole episodio. E' stato impedito all'esponente di Facciamo Breccia, Graziella Bertozzo, di accedere al palco perché voleva srotolare uno striscione. Il ricorso a un poliziotto, che ha fermato e denunciato la Bertozzo, si poteva certamente evitare, noi comunque lo critichiamo ed esprimiamo la nostra solidarietà all'attivista lesbica. 9 luglio 2008 |