Un milione a Roma da tutta Italia Gay Pride contro il governo e la chiesa Il PMLI aderisce ufficialmente alla manifestazione Battuto il "Family Day" Dal corrispondente della Cellula "Rivoluzione d'Ottobre" di Roma Sabato 16 giugno si è svolto a Roma un imponente Gay Pride che ha visto un milione di manifestanti. Da piazza Parco San Paolo, alla stazione Metrò Piramide, e fin lungo le mura cittadine, un unico insieme di manifestanti hanno sfilato in corteo rivendicando - queste le parole d'ordine del Pride - "Parità, dignità, laicità". Parità tra i cittadini lgbtq (lesbiche, gay, bisex, trans, queen); dignità civile nella società ed a livello legislativo; laicità per dire stop all'ingerenza e all'influenza vaticane su questi temi e in generale. Nell'appello si leggeva: "rivendichiamo che il Parlamento e il Governo, così come le forze sociali e politiche, riconoscano e garantiscano uguale dignità e pari diritti nel rispetto del principio della laicità dello Stato italiano e della sua autonomia da ogni ingerenza confessionale". Il Gay Pride ha chiesto inoltre "l'estensione del matrimonio civile o istituto equivalente", giustamente, nonostante il matrimonio borghese strategicamente verrà superato, ma che nello stato attuale della società è un diritto che deve essere garantito a tutti, anche alle coppie gay. Insomma, una marea di manifestanti che è andata ben oltre le aspettative degli organizzatori, ha invaso la capitale e si è simbolicamente ripresa a suon di numeri Piazza San Giovanni, dove si era appunto svolta la manifestazione razzista del "Family Day" con la quale la destra borghese e cattolica italiana si arrogava il diritto di imporre allo Stato e all'intera società, la famiglia cattolica come unico e universale modello di famiglia. Basterebbe fare un raffronto con le stime della questura per capire il successo della manifestazione di sabato: trecentomila persone secondo le "forze dell'ordine". Un milione per gli organizzatori. Mentre il 12 maggio scorso, per l'oscurantista "Family Day" le stime questurine si erano fermate a 200 mila. Da rilevare l'elevata partecipazione popolare, femminile e giovanile. Le sigle non si contano. Arcigay, Arcilesbica, Arcitrans, Circolo omosessuale "Mario Mieli'', Fuori, Rete Evangelica Omosessualità. C'è l'associazione dei genitori con figli omosessuali su un trenino con locomotiva fischiante, ci sono i "No Vat" con i cartelli "Più autodeterminazione, meno Vaticano", c'è l'Unione atei e agnostici razionalisti. Tra le forze politiche, oltre al PMLI che ha aderito ufficialmente alla manifestazione, ci sono i Giovani comunisti, i Giovani socialisti, il mc-PCL, i Verdi, alcune bandiere del PRC e del PdCI, e qualche sporadicissima bandiera dei DS portata da singoli manifestanti. Si è così rivelata opportunistica l'adesione della moribonda Quercia al Gay Pride (come del resto quella di altri partiti membri del governo) per coprirsi a sinistra e non deludere totalmente e per l'ennesima volta la propria base. Negli slogan, sugli striscioni e nel corteo palpabile la delusione e la rabbia verso il governo Prodi e il suo appiattimento sui diktat vaticani. La manifestazione animata da 40 carri si è svolta senza incidenti, in un clima festoso e rilassato. Su certi mass-media della borghesia, come al solito, allo scopo di sviare e svilire gli obiettivi politici, si è centrata l'attenzione su fatti isolati (ad esempio alcuni spogliarelli) e se ne sono fatte vedere immagini e foto, per fomentare l'idea degli lgbtq come individui perversi e malati, tesi predicata dal Vaticano e dai parlamentari più reazionari, bigotti e omofobi della destra e della "sinistra" borghesi. Nelle intenzioni di chi le ha messe in pratica tali azioni avevano un carattere volutamente polemico e contestatorio nei confronti del Vaticano e del governo. Tuttavia, essendo di stampo individualista, finiscono per nuocere alla salute del movimento prestando il fianco ai diffamatori degli omosessuali. Comunque il Gay Pride è stato sicuramente un gran successo, una grande risposta al papa nero e alla Cei, al governo, oltre che al governo Putin, che a Mosca ha fatto recentemente reprimere duramente un'altra manifestazione per i diritti degli omosessuali. Da condannare, invece, le scritte nazifasciste "la Roma fascista non vi vuole", "gay raus", "basta froci" contornate da svastiche e croci celtiche che nella notte precedente il Gay Pride erano apparse in più zone di Roma, cosiccome i manifesti intimidatori degli squadristi di Forza nuova. 20 giugno 2007 |