Nuova esternazione di appoggio e incoraggiamento al neoduce Berlusconi
Gelli: "Con la P2 avevamo in mano l'Italia. Il nostro piano è stato realizzato"
"Manca solo la divisione delle carriere tra pm e giudici". "Tutti gli italiani dovrebbero rimpiangere il fascismo di Mussolini"
A distanza di qualche settimana dalla presentazione del suo programma "Venerabile Italia" su Odeon tv, Licio Gelli è tornato a parlare per dare pagelle ai leader politici, per fare il punto sulla realizzazione del suo "piano di rinascita democratica" e rivendicarne i diritti d'autore, per rievocare con nostalgia il fascismo mussoliniano e additarlo come il modello a cui deve tendere chi detiene il potere in Italia.
Lo ha fatto il 4 dicembre scorso con ben due interviste, una al giornalista Klaus Davi, pubblicata sul sito di You Tube, e l'altra a Pandoratv.it, trasmessa anche su Sky, in cui ha raccontato anche dettagli sulla cerimonia di affiliazione di Berlusconi alla P2, che risalirebbe al 26 gennaio 1978, lo stesso anno in cui con l'acquisto di Telemilano il neoduce iniziò, guarda caso, la sua "irresistibile ascesa" nel mondo delle televisioni private. Come appunto aveva previsto Gelli nel suo "piano di rinascita democratica", in cui si indicava nella "dissoluzione" del monopolio pubblico della Rai e la creazione al suo posto di una potente rete di tv private il mezzo per assicurarsi il controllo dell'opinione pubblica.
Berlusconi non ha mai potuto smentire tale affiliazione, ma ha sempre minimizzato, sostenendo di aver ricevuto la sua tessera P2 per posta e solo per l'insistenza del suo amico Roberto Gervaso. Ora Gelli dice qualcosa di più che smentisce questa tesi di comodo, rivelando le circostanze dell'iniziazione del neoduce, avvenuta nella sede romana della loggia P2 in via Condotti, sopra la gioielleria Bulgari, con la "cerimonia della spada", e che l'attuale premier è stato nella sua loggia per ben 5 anni. Altro che tessera per posta, quindi. Tantopiù che Gelli ribadisce che l'affiliazione alla P2 non veniva chiesta "per fare carriera", perché i suoi adepti erano tutti personaggi importanti, che la carriera l'avevano già fatta. No, chi aderiva alla loggia segreta era consapevole di aderire ad un disegno politico anticomunista di controllo del potere finalizzato ad impedire che l'Italia cambiasse colore.
"Con la P2 avevamo in mano l'Italia. Con noi c'era anche l'esercito, la guardia di finanza, la polizia, tutte nettamente comandate da appartenenti alla loggia", ha sottolineato a questo riguardo il "maestro venerabile. "Ora la sinistra non farebbe più paura alla P2?", gli è stato chiesto. "Ma figuriamoci! Oggi per difendersi da questa sinistra non ci sarebbe nemmeno bisogno di una loggia segreta", è stata la risposta sarcastica di Gelli. Il quale anzi si è compiaciuto di osservare ancora una volta che il suo "piano di rinascita democratica" è ormai pienamente realizzato. "O quasi", ha aggiunto sornione, precisando che "manca solo la divisione delle carriere giudiziarie". "Io ho sempre sostenuto - ha spiegato - che pm e giudici si debbono odiare. Mi sono battuto a lungo affinché nella selezione del personale fosse inserita una visita psichiatrica".
Le stesse precise identiche tesi che sta portando avanti il neoduce Berlusconi sulla controriforma giudiziaria e che ha rilanciato con il massimo del clamore alla presentazione del nuovo libro di Vespa, quando ha proclamato che per fare la "riforma della giustizia" è pronto a cambiare la Costituzione anche a colpi di maggioranza. Sarà un caso che questo proclama presidenzialista segua di pochi giorni l'esortazione di Gelli ad andare avanti per la sua strada "senza dialogo con le minoranze" e a basare invece la sua strategia politica su "una ragnatela capillare" che comanda e controlla l'Italia? Che altro non è che la loggia P2, che evidentemente è ancora ben viva e vegeta e continua a controllare i gangli vitali del potere economico, politico, militare e mediatico nel Paese.
Il messaggio di Gelli al neoduce è chiaro: "Vai avanti che hai tutto il nostro appoggio". Come ieri lo hanno avuto prima Andreotti ("un grandissimo statista, ha salvato l'Italia") e Craxi, anche lui "un grande statista, diceva o sì o no". Del resto chi potrebbe rimpiazzare Berlusconi per portare avanti il progetto della P2, oggi incardinato nella terza repubblica capitalista, neofascista, presidenzialista, federalista e interventista? Non certo Veltroni, il quale "dovrebbe scomparire perché fa promesse che non può mantenere", dice Gelli. Mentre Berlusconi "se cadesse sarebbe il caos per il Paese".
Qual è allora l'Italia che vuole la P2 e che il neoduce Berlusconi è chiamato a realizzare? Gelli ne tratteggia il profilo con rapidi cenni, come la "mano forte come Scelba" per domare la rivolta nelle scuole e nelle università, la messa dei sindacati "a libro paga" dai padroni, i "campi di concentramento per gli extracomunitari in attesa di rispedirli nel loro paese", e così via. In una parola un ferreo fascismo mussoliniano, da lui sempre rimpianto e che "tutti gli italiani dovrebbero rimpiangere", anche perché "all'epoca non c'erano in giro né gay né lesbiche, ma serenità, lavoro, sicurezza". "Se ci fosse oggi starei al suo fianco", ha sottolineato sornione il "venerabile" con un'implicita esortazione al neoduce Berlusconi ad esercitare fino in fondo il suo ruolo di nuovo Mussolini del regime neofascista e della terza repubblica.

4 febbraio 2009